A ridosso della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne venerdì 26 novembre 2021 studenti e docenti del Liceo Classico D. Manin hanno partecipato all’incontro online con la scrittrice Rosa Ventrella, autrice del libro Benedetto sia il padre.
Rosa Ventrella è un’insegnante di origini baresi, che vive a Cremona da più vent’anni ed è scrittrice di fama internazionale; di recente è andata in onda la miniserie Storia di una famiglia perbene, tratta dal suo libro omonimo, pubblicato nel 2018. L’incontro è stato introdotto e guidato dalla prof.ssa Simona Frassi, docente di Discipline Letterarie, Latino e Greco presso il Liceo.
In Benedetto sia il padre viene descritta la vita di Rosa, una donna che ha vissuto il dramma di essere cresciuta in una famiglia con un padre violento e una madre sottomessa, incapace di reagire e di proteggere la figlia, tanto che lei stessa, fin da ragazza, avrebbe voluto salvare la madre.
L’esistenza di Rosa è profondamente segnata tanto che, nemmeno da adulta, si sente completamente libera da quella miseria e quella sofferenza. La vicenda è contemporanea ed è ambientata nella Bari vecchia, una città nella città, ancestrale e attraversata da passioni e da legami di sangue forti e cupi.
Attraverso le domande poste all’autrice con grande interesse e curiosità da parte degli studenti è stato possibile approfondire il tema di drammatica attualità della violenza agita sulle donne.
Alla domanda relativa alle ragioni che hanno spinto l’autrice a scrivere una storia che è anche una denuncia, Rosa Ventrella ha spiegato che desiderava raccontarla da tempo, da quando era una ragazzina, e che la stesura del libro l’ha portata ad affrontare un percorso personale di crescita in cui ha scoperto come affrontare una tematica che tanto l’ha interrogata nel corso degli anni.
“Se Rosa avesse posto al tempo le domande alla madre, la sua vita sarebbe stata diversa?” chiede una studentessa. “No – risponde Rosa Ventrella – questo non avrebbe portato a esiti diversi e forse migliori, perché talvolta i modelli contano di più delle parole, dei consigli: il modello della madre Agata era per Rosa più forte. La madre avrebbe quindi potuto fare poco, perché talvolta si tratta proprio di un percorso personale in cui bisogna riuscire ad affrontare e superare problemi, drammi, e le parole di una madre non sempre sarebbero efficaci.”
Solo quando è ormai già madre, Rosa si rende conto di aver costretto la figlia a vivere la stessa esperienza drammatica “che ha marchiato” anche lei, la sua “infanzia incompiuta, la violenza riflessa”. Ecco allora che Rosa reagisce, intraprende un percorso di crescita che coincide con il ritorno a casa, che “simboleggia un riscoprire se stessa come donna e persona”.
Durante l’incontro - inserito in un ciclo di conferenze promosso dal Liceo per promuovere la lettura, cui referente è la prof.ssa Ilaria Spotti - l’autrice ha potuto spiegare quanto sia stato al contempo “bello” e “durissimo” scrivere quest’opera, poiché il suo intento era quello di rivolgersi sia agli uomini che alle donne, di raggiungere i loro cuori per un positivo cambiamento. La sua soddisfazione più grande, infatti, è stata proprio conoscere, attraverso messaggi e lettere ricevuti, di essere riuscita a rappresentare il dolore delle donne maltrattate ma anche la loro forza e il faticoso cammino, di alcune di loro, di riappropriazione della propria vita.
L’incontro si è chiuso con un messaggio di apertura, di accoglienza e rispetto per l’altro da sé rivolto ai ragazzi e alle ragazze e con l’augurio che la loro giovinezza sia ricca di pensieri belli e di sogni da coltivare.
Lucia Bellini, Elena Mignoni - IIIB LIC