…..Il paesaggio, o meglio il disegno dello spazio che tutto contiene, è il luogo dove avvengono i fenomeni, sia quelli collegati al nostro agire che quelli a noi assolutamente estranei, frutto delle particolari condizioni ambientali che li producono e li comprendono…..
….Tagliare, strappare, colorare, sono gesti consueti che rimandano alla nostra infanzia ma che appartengono, anche, alla storia del fare artistico, degli
antichi mestieri, sino all’avvento delle nuove tecnologie con il prevalere del virtuale sul reale. Nel cestino, serbatoio di frammenti negati, posto accanto al tavolo da lavoro, si ritrovano i resti di foto o scarti di lavorazione, parti di fogli strappati, trucioli e mine di matite colorate. L’azione di riutilizzo di questi materiali apre a imprevedibili scenari, che creano le condizioni per un personale nomadismo concettuale. L’immagine restituita come pura visione, sembra svelare una nuova sostanza, immersa com’è in ambienti dove i termini di confronto sono entità variabili dominate dall’apparire del paesaggio, puro disegno dello spazio dell’esperienza….
Perse le tracce di antiche civiltà sono rimasti i resti di architetture senza storia, costruiti con immagini fotografiche ricomposte in modo da rappresentare la vitalità della natura plasmata dal lavoro dell’uomo, per abitanti di luoghi misteriosi. Immerse nella densità di una natura selvaggia priva di ogni traccia di vita umana, segnano nuove presenze, inerti, nella contemplazione del loro disfacimento………