Relazione e Terapia

Se accettiamo di fare terapia ad un diversabile - quindi accettiamo di stargli vicino - mentre cerchiamo il senso profondo della nostra vita, ci accorgiamo che davanti a noi ci sono strade simili.

(23) “Né il possesso, né l’unità del piano, né l’unità del concetto, possono legarmi ad altri. Assenza di una patria comune che fa dell’Altro lo straniero; lo straniero che viene a turbare la mia casa. Ma lo Straniero significa anche il libero. Su di lui non posso potere.”

Quando lo straniero ci disturba a casa nostra, siamo posti davanti a un bivio: scegliere il turbamento e il regalo sconosciuto che questi ci offre, oppure optare per il nostro povero mondo, pieno di sicurezze ma privo di consapevolezza ed energia.

La nostra scelta deve cadere su un nuovo modo di pensare: un percorso senza potere, un “io” («funzione io» nella Psicoterapia della Gestalt) con poca egemonia. Questa scelta ci impone di accettare di non avere supremazia sull’Altro.

È così che aiutiamo i diversabili nella ricerca del loro potere, cioè quando ci apriamo alla consapevolezza di non averne nei loro confronti. I diversabili sono oltre la nostra presa.

(24) “Sfugge alla mia presa per un fatto essenziale, anche se dispongo di lui. Non è interamente nel mio luogo. Ma io che non ho con lo Straniero un concetto comune, sono, come lui, senza genere. Siamo il Medesimo e l’Altro.”

Ecco che, abbandonato il nostro potere, vicino ai diversabili impariamo a vivere senza violenza, apriamo i nostri occhi.

Spesso, le persone diversamente dotate ci insegnano il linguaggio. La relazione terapeuta-diversabile è il nido dove nasce il linguaggio.

(25) “Cercheremo di mostrare che il rapporto del Medesimo e dell’Altro - al quale sembriamo imporre delle condizioni così straordinarie - è il linguaggio. Il linguaggio attua infatti un rapporto tale che i termini non sono limitrofi in questo rapporto, tale che l’altro, malgrado il rapporto con il Medesimo, resta trascendente al medesimo.”

Dobbiamo sentire il nostro animo nel profondo, così da comprendere molti aspetti significativi, ma con sola questa profondità, rischiamo di perdere la strada maestra.

(26) “La relazione del Medesimo e dell’Altro - o metafisica - si dispiega come discorso nel quale il Medesimo, raccolto nella sua ipseità di «io» - di ente particolare unico ed autoctono - esce da sé.”