Ciò premesso risulta evidente, nella psicoterapia della gestalt, la costante del silenzio e il suo utilizzo. In un contesto gestaltico il silenzio non è perdita, non è parola mancata. Gli operatori, dunque, devono essere esercitati a stare nel silenzio in quanto luogo dove l'essenza profonda può emergere. Se l’operatore si lascia sorprendere dall’ansia del silenzio e cerca di romperlo al solo scopo di riempirlo di parole, allora si perde l'occasione di far emergere la personalità del diversabile. Il silenzio apre l'attesa e la mancanza di azione. Il trattamento in chiave gestaltica non è solamente cognitivo ma anche viscerale, quindi si apre non solo al mondo dell'io e della volontà ma anche alla visceralità, laddove il sé emergente del diversabile può intravedersi.