"Non è né migliore né peggiore di qualsiasi altro tempo, è semplicemente un dato di fatto ed è in sé indifferente ai valori. Quel che importa non è il 'che cosa' ma unicamente e solo 'il come'". (Mies Van Der Rohe)
L’epoca moderna, che si colloca nella società dell’informazione, necessita di un rinnovamento architettonico in cui l'architettura non si limita a progettare edifici funzionali o esteticamente coerenti con modelli del passato, ma risponde alle trasformazioni radicali della società. In questo contesto, l’informatica è il motore di un cambio di paradigma: non solo uno strumento, ma una “sostanza” nuova, che plasma e ispira un'architettura orientata all’interazione e alla complessità.
Un punto cruciale dell'articolo riguarda il superamento delle categorie tradizionali della città industriale, come lo zoning che suddivide rigidamente le funzioni urbane. Nel mondo post-industriale l’architettura deve promuovere una nuova fluidità, costruendo “aree anti-zoning” in cui la distinzione tra funzioni e spazi si sfuma, dando origine a luoghi dove lavoro, natura, intrattenimento e residenza coesistono e si influenzano a vicenda. In questa visione, l'architettura non è più vincolata da strutture fisse, ma evolve come un organismo che risponde ai bisogni di una comunità in continua trasformazione. Il paesaggio urbano contemporaneo è visto non solo come uno spazio da abitare, ma come un sistema complesso e interattivo, dove l'informatica offre strumenti per creare un ambiente "vivo", capace di reagire e interagire con i suoi utenti.
Le aree industriali dismesse, ossia le brown areas, rappresentano una concreta opportunità di rinnovamento. Questi spazi, una volta simbolo dell'industria manifatturiera, oggi sono inutilizzati e aperti a nuove interpretazioni estetiche e funzionali. Progettare in questi luoghi significa abbracciare una visione dinamica e ibrida, in cui il passato industriale viene integrato in una città che si ripensa nel rapporto con la natura e con il digitale.
La nozione di spazio architettonico è mutata: non si tratta più di progettare edifici “isolati” nel contesto urbano, ma di creare spazi che interagiscono fluidamente con l’ambiente esterno, trasmettendo continuità tra interno ed esterno. Questa concezione dello spazio si lega alle nuove possibilità offerte dall'informatica e risponde al bisogno di una maggiore integrazione con i sistemi naturali e sociali, ponendo le basi per una architettura sostenibile e attenta alle esigenze in evoluzione della vita contemporanea.
Quindi l’architettura è una disciplina che, nel confrontarsi con la rivoluzione informatica, scopre nuove sostanze con cui progettare il nostro futuro. Questa architettura non è più solo un'arte del costruire, ma diventa un linguaggio capace di adattarsi, di includere la tecnologia, la natura e le persone, e di rispondere alla complessità del mondo attuale.