CAPITOLO 8
ATLANTICO 2
1 e 2 marzo
Ritorniamo a Ledfatt Cove, Davide e Roberto torneranno a terra per fare rifornimento di acqua (Roberto conosce bene il territorio e sa dove è possibile trovare fontane libere di acqua) ovviamente io resto a bada di entrambe le barche che, sicuramente sono ben ancorate, ma resta una bella responsabilità; solo quando arriva Olivier, il vicino francese, mi concedo una bella dormita. Ci spostiamo nella tarda mattinata del giorno seguente verso i reef nella baia di Nonsuch dove ci gustiamo un bel tramonto e ci prepariamo per la partenza verso l'isola di Barbuda. Dopo un mese ad Antigua finalmente riprendiamo il mare, il 3 marzo all'alba, dopo aver ceduto il passo a un gran bello squall. Ci precederà Roberto che conosce la rotta e naviga ai Caraibi da sette anni.
Roberto ci raggiunge per un saluto
tramonto a Nonsuch Bay
spettacolare alba con rapido passaggio di squall
L'uscita è molto delicata, ma seguiamo Roberto che ci precede, cazzarola non basta e assaggiamo il reef con attimi di tensione, ma tutto è bene cio' che finisce bene e prendiamo il largo con piacere.
Atterriamo a Barbura dopo aver percorso 28 miglia in 4 ore, bellissima navigazione con vento traverso mure a dritta, 14 nodi di vento e più di 6 nodi di velocità media.
Barbuda, la sorella minore di Antigua, è un'isola corallina, piatta, ma proprio tanto piatta, è difficile vederla da lontano, con un'area di circa 176 chilometri quadrati, non potendo essere coltivata, fu trascurata fino al XI secolo, quando fu riscoperta da re Carlo II che la regalo' alla famiglia Codrington in cambio di alcuni montoni all'anno per arricchire la mensa reale. Pare però che la famiglia Codrington non allevasse solo montoni ma si dedicasse al più redditizio “allevamento di schiavi” e che fossero particolarmente selezionati da essere molto richiesti in tutte le altre isole. Fortunatamente non vi è più traccia di quei tempi, l'isola è molto povera e vive di pesca e piccole colture, è poco turistica per la pericolosità dei numerosi reef che la circondano. E' necessario fare molta attenzione all'atterraggio.
Possiede alcune delle più belle spiagge del mondo, tutte deserte, coperte da sabbia bianca finissima che, grazie a piccole conchiglie rotte mescolate nella sabbia, appaiono rosa in alcune aree. (la più lunga è 10 km di spiaggia bianca disabitata).
Atterriamo esattamente a Spanish Point, all'interno di Gravenors bay, consigliatoci da un'amica tedesca che speriamo di ritrovare in navigazione, qui l'Atlantico incontra il mar dei Caraibi e si vede, l'ingresso è molto delicato e la tensione dopo l'assaggio mattutino è altissima, finalmente gli occhi si riempiono, il paesaggio è potente e la natura prorompente.
Ancoriamo dietro ai reef e le onde dell'oceano si sentono, s'infrangono con potenza, il vento soffia mediamente sui 16 nodi con raffiche oltre i 20, ci sono tre barche e tre catamarani, tanti bambini; bello vederli liberi e sereni.
Non vedo l'ora di tuffarmi, mentre Davide va a controllare l'ancora io sistemo tutto ciò che si è ribaltato in navigazione e mi preparo, pinne e maschera che spettacolo guardate l'ambiente:
Vedo Davide tornare verso la barca molto guaradingo, continua a fermarsi a guardarsi attorno con una faccia inizialmente strana, poi un poco spaventata e chi c'è ad accoglierci, un bel barracuda (cazzarola mi hanno appena detto che sono più pericolosi degli squali).
Ero già mezza in ammollo, che mi pregustavo una bella nuotata in quest'acqua cristallina, la migliore di tutti i Caraibi ed è subito depressione. Io ho conosciuto il mare che ero già grandicella e dopo aver visto il film di Spielberg “lo squalo”, tanto per rendervi l'idea, poi sono consapevole di tutto, ma io se non vedo il fondo e cosa mi sta attorno, sono poco tranquilla, immaginatevi se sono certa di essere nel loro territorio. La missione per me è sapere cosa fanno tutti i bimbi vicini di casa. Sapete che fanno: “nuotano e giocano con i barracuda che sono pesci molto curiosi, non solo, hanno anche visto un piccolo squalo”; questo la mamma vicina di casa.
Nuoticchio intorno alla barca mentre Davide esplora i reef intorno, devo acclimatarmi prima di fare una bella nuotata …. a terra in quest'acqua davvero eccezionale, andare oltre il limite per me è più impegnativo che non attraversare l'Atlantico. Però quando metto la testa sott'acqua non uscirei più.
Purtroppo la barriera è mezza morta, colpa dell'uragano Irma del 2017 che qui ha davvero devastato e cambiato il il territorio, ma io credo anche che l'essere umano ci abbia messo del suo e non solo i naviganti, ma anche i local.
Per me però, che ho visto pochi coralli in vita mia, è comunque bello, ci sono pesci che non ho mai visto, molto colorati di svariate dimensioni, con faccie simpatiche, razze e mante, calamaretti, scheletri di aragoste, ma ciò che più mi colpisce è l'ossario che c'è sulla spiaggia. Un vero cimitero di conchiglie e coralli, per chilometri, perfino verso l'interno. Ho saputo anche che i cadaveri delle conchiglie e delle lumache di mare, sono il frutto della caccia dei local che se le mangiano, infatti tutti gli scheletri sono forati, per permettere l'estrazione del mollusco (voglio credere che sia per fame).
Nel tardo pomeriggio ed anche il giorno seguente facciamo una piacevole camminata esplorativa dei dintorni e ci godiamo il bel mar dei Caraibi. Ci siamo solo noi naviganti e nessun altro, la civiltà è lontana, e inizio ad immergermi e a gustarmi questa meravigliosa natura.
il reef in lontananza
oltre il reef il mare è potente
Davide e Roberto in cammino
queste piccole piante crescono sulla roccia, incredibile!
ed ecco l'ossario per chilometri sulla spiaggia
pure quello incredibile!
perfino all'interno ce ne sono sparse sul terreno
alba sulla bella baia di Gravenors bay
5 marzo
Il capitano ha deciso, si parte verso la laguna di Codrington, Codrington è anche la capitale dell'isola, sta scritto che non è un gran che, che non c'è nulla, che è paesello di povere case sparse con tetti di lamiera; siamo curiosi e comunque ci dobbiamo andare per i documenti d'uscita dallo stato di Antigua e Barbuda. La navigazione si svolge tutta all'interno dei reef, e abbiamo capito che si deve navigare a vista, aspettiamo l'orario con la luce migliore per percorrere le 15 miglia che ci separano dalla laguna di Condrington
Pare anche che scendere a terra non sia così facile per i numerosi cani randagi e comunque alla laguna o viene un water taxi a prenderci oppure la vicina di catamarano ci dà un passaggio col suo dinghy a motore; per noi col dinghy a remi non è possibile sia per la distanza che per il vento contrario all'andata.
Si parte!
Piacevolissima navigazione in un mare stupendo, sempre in guardia ed occhi aperti a scrutare il mare. Ecco trovata un'altra attinenza col mondo dell'alpinismo. A mio parere navigare nei reef è come camminare sul ghiacciaio, è indispensabile saper leggere il territorio, interpretarne ogni sfumatura, procedere pian piano, è davvero emozionante! Davide è sicuramente più in tensione di me, lo stesso anche io percepisco la sua preoccupazione e sto a prora occhi sgranati e antenne ritte, con non poca responsabilità. Quando ancoriamo presso 11 mile bay, gli occhi si riempiono e ci rilassiamo, sono attimi di felicità.
vista da Carisma
chiusura della bag della randa
che location!
soli
eccole le conchiglie! cibo prelibato dei local insieme alle aragoste
grazioso paguro
riusciamo pure a fare una raccolta di cocchi
bel tramonto da Carisma
La prima esplorazione a terra è davvero simpatica: i cani randagi mi fanno paura tanto quanto gli squali, quindi io scendo a terra armata del mio opinel e di un grosso coltello da cucina, mi vien da ridere, Davide invece si porta appresso un remo. Ci incamminiamo lungo la lunga e incantevole spiaggia verso il molo da dove dovremmo partire per Condrinton domattina. Il molo è situato dietro un enorme resort distrutto dall'urgano, le foto che vi mostro sono molte del resto l'impatto è davvero significativo. Giunti al resort sentiamo i cani abbaiare, troviamo il molo e andiamo in direzione opposta ai latrati e rientriamo in barca.
resort sullo sfondo
la forza dell'uragano
rientro in barca sani e salvi
Difficile trovare un water taxi, ci dà una mano anche Roberto, ma se ad Antigua bisogna essere molto pazienti, a Barbuda non ci sono certezze e dobbiamo aspettare il mattino seguente, forse qualcuno verrà a prenderci.
Ma niente da fare e allora decidiamo di arrangiarci e sperare ancora nella buona sorte. Ritorniamo al molo, meno armati del giorno precedente, un solo coltello e un bastone. Incontriamo un local che custodisce e lavora per il resort, anche lui prova a cercare un taxi per attraversare la laguna e dopo svariati tentativi si rende disponibile ad accompagnarci con la sua barca quando ha terminato i suoi lavori entro un'ora. Ci rassicura anche sui cani che vengono lberati al tramonto e richiusi all'alba. Che fortuna!
Non abbiamo capito come, ma partiamo per Condrington con Salomon, un pescatore delle famose conchiglie, che era nei paraggi e che con pochi easy dollar ci porta in città e ci riporterà al molo nel pomeriggio.
Salomon il pescatore di conchiglie, prima lavorava al resort
A voi le mie immagini di questa città, che ha molto da ricostruire. Una delle domande che mi hanno fatto i marinai che già la conoscono è stata se era ancora una città fantasma. Rispondo di no. Io ho visto una città distrutta, ma persone coraggiose, disponibili e generose che cercano dignitosamente e col sorriso di vivere onestamente. Di certo anche questo posto meritava ancora un po' di tempo per conoscerlo e capirlo meglio.
ed ecco la dogana semplice ma efficace
Fuori dalla dogana ci fermiamo anche dopo aver sbrigato le pratiche perchè, gentilmente l'impiegato ci ha dato le password della wifi. Dopo giorni di sconnessione scarichiamo ciò che ci serve per navigare e inviamo un pò di saluti ai nostri cari.
Nella grande calura siamo un poco affamati, sappiamo che l'unico ristorante della città è chiuso, ci affidiamo alla buona sorte che ci assiste. On the road troviamo giovani ragazze che ci cucinano aragoste freschissime, per me alla griglia per Davide con formaggio per la modica cifra di 6 euro a testa.
il nostro super ristorante
eccellente
7 marzo
Ultimo giorno a Barbuda, bella e selvaggia, povera ma ricca, non facile ma poco turistica, autentica; me la portero' nel cuore con i suoi colori, la sua atmosfera, la sua trasparenza, la sua gente gentile e coraggiosa. A malincuore nel pomeriggio partiremo per Sint Maarten, ma la mattinata sulla 11 miles bay è davvero speciale.
8 marzo
Verso le sedici salpiamo per un altro mondo, Sint Maarteen, definita la Honk-Kong caraibica, zona che è porto franco, tra le poche aperte.
Arriviamo alle ore 6.30 dopo aver percorso 70 miglia in 13 ore è l'alba dell'8 marzo.
video traverata e note tecniche
Saint Martin – Sint Maarten
La più piccola isola al mondo ad essere divisa tra due stati sovrani. Dopo la scoperta di Colombo, molti stati si disputarono la sovranità soprattutto per lo sfruttamento delle numerose saline. Dopo anni di cruenti scontri, narra la leggenda, che un francese e un olandese, scelti tra i più veloci e, corroborati, il primo da vino e il secondo da gin, schiena contro schiena si misero a correre in direzioni opposte costeggiando il perimetro dell'isola finchè non si trovarono sul lato opposto. Fu così determinata, in maniera pacifica e originale, il territorio che ognuno dei due paesi avrebbe dovuto occupare da quel momento in poi dopo l'abolizione della schiavitù l'economia ebbe un crollo fino a che non furono abolite tutte le tasse di importazione ed esportazione dichiarando l'isola porto franco, da qui St. Martin è diventata il centro commerciale dei Caraibi. Qui si possono trovare attrezzature nautiche a buoni prezzi cosi come potremo provvedere ad una cambusa a prezzi inferiori e ad una scelta migliore che ad Antigua.
9-10-11-12 marzo
Ormeggiamo nella parte Olandese a Simpson bay lagoon, enorme distesa d'acqua molto riparata dai venti, l'accesso è regolato da un ponte apribile, nell'omonima marina per tre giorni, il tempo necessario per fare tutti i rifornimenti di acqua e viveri. Dopo molti giorni di ormeggio all'ancora è piacevole stare in marina con molte comodità.
VIDEO PONTE
Marigord, capoluogo francese, baia importante con un porto Royale stile costa azzurra, carina la zona del mercato forse il luogo più autentico, piacevole la passeggiata a Fort Louis, da dove si gode una bella vista sulla baia.
per le vie di Marigord - anche qui l'uragano ha lasciato il segno
il caricamento delle foto nel sito spesso non è fedele alle foto originali rubacchia qualche contorno
Marigord -Baie Nettlè
Marigord - Baie del la Potence
Fort Louis e visuale sul Porto e sulla baia di Marigord
Lasciamo Merigord dopo aver cercato il grande supermercato per fare cambusa e la lavanderia e ci dirigiamo verso la capitale olandese, pecorrendo le dissestate strade che attraversano la parte nord dell'isola da ovest verso est. Facciamo due passi verso Baie de l'Embouchour costeggiando queste oasi di acqua salata paradiso di varie specie di uccelli.
laghi salati
il mare è molto basso e contornato da reef
Philipsbourg, capoluogo olandese, cittadina commerciale, offre di tutto, a lei l'appellativo di Honk Kong caraibico, navi da crociera ormeggiate nella baia che, fortunatamente per noi, non stanno scodellando centinaia di turisti all'assalto dell'acquisto duty-free.
mercatini
molti vendono targhe
tra una casa e l'altra in città questo lo standard
pulcini on the road
Impressionate il numero di casinò presenti sull'isola.
13 marzo
Vorremmo raggiungere Petit Caye, piccola e selvaggia spiaggetta spessso deserta, nell'estremo nord dell'isola raggiungibile a piedi mezz'oretta da Grand Cayes grande selvaggia spiaggia di fronte all'isola di Tintamarre e alla piccola Pinel. Tutta la zona fà parte di una riserva naturale.
sullo sfondo Tintammare così definita per le belle tinte del mare
Grand Cayes
Segnali e indicazioni meno di zero, quasi neppure quelle stradali, immaginate i sentieri, qui non cammina nessuno, tranne qualche escursionista come noi.
Quindi raggiungiamo il “Cul de Sac” zona residenziale e cerchiamo l'inizio del sentiero. Diamo un passaggio in automobile a due americane escursioniste che sembra abbiano l'itinerario a......portata di cellulare e le seguiamo. Loro poco dopo abbandoneranno, noi proseguiremo per un paio d'ore, sulle colline, su un sentiero battuto solo dagli asini, bello e selvaggio, la calura e l'assenza di vento rendono la passeggiata più faticosa di quel che dovrebbe essere e non raggiungiamo neppure la spiaggia, ma un belvedere sull'Anse Marcel.
isola di Pinel
Anse Marcel
Ci consoliamo con un gelato in paese e cerchiamo Happy bay, considerata una delle più belle spiagge dell'isola e ci godiamo un meritato bagno e un po' d'ombra sotto una magrovia.
sentiro verso Happy Bay
14 marzo
Dobbiamo consegnare l'automobile alle ore 12:00 quindi, su consiglio di Walter, un ragazzo equadoreno che abbiamo conosciuto a Habby Bay, andiamo nella vicina spiaggia di Lay e Cole Bay, pittoreschi i personaggi che incontriamo, dalla pornostar renouvellé (immaginiamo noi), alla simpatica coppia, al guardiano delle spiagge a cui non sfugge nulla.
15-16-17 marzo
C'è bonaccia ai Caraibi, da non crederci quindi restiamo qui tranquilli e beati aspettando il vento che ci porterà in Repubblica Dominicana, la prossima meta, dove aspetteremo il nostro amico Pepo che ci raggiunge per la traversata, mitico! É notizia di questi giorni che è riuscito a prenotare il volo, siamo veramente felici; di tutti gli amici che ci dovevano raggiungere ai Caraibi è l'unico che ci ha creduto fino in fondo e ci è riuscito. Abbiamo deciso di non andare a Cuba, non abbiamo i tempi tecnici, non vogliamo ancora fare il vaccino, obbligatorio se si entra a Cuba, per ora nella 3 fase di sperimentazione e non ancora definitivamente approvato.
Ci spiace moltissimo era una delle mete principali del nostro viaggio, preferiamo rimandare, una toccata e fuga non avrebbe senso e sarebbe anche molto faticosa. Hasta la proxima Cuba, hasta la victoria!
Ci godiamo le comodità di quest'isola, come viene definita perfino sulla targa delle automobili, Friendly; c'è molta libertà in senso generale, convivono pacificamente moltissime razze e popolazioni diverse, del resto l'Olanda è da sempre stata una nazione molto aperta e libera.
tramonti su Carisma
in pasticceria....pure loro sono golosi!
una parte della cambusa per la traversata
mentre cammini guarda sempre dove metti i piedi
18 marzo
Lasciamo con piacere il nostro ancoraggio nella laguna di Simpson Bay. Dopo giorni piacevoli con molte comodità, l'aumento del vento ha reso il nostro ancoraggio precario, pertanto la situazione s'è fatta assai delicata: non possiamo lasciare la barca incustodita, quindi, sbrigate le pratiche d'uscita alla dogana, dopo una notte di veglia a turni alterni, riprendiamo il mare.
19 marzo
Festa del papà con i nostri migliori auguri e un po' di nostalgia di vederli.
In verità dovremmo partire nel pomeriggio, ma con quest'ancoraggio, verso le 10:30 ..... leviamo l'ancora per la repubblica Dominicana, la direzione è, per ora, sempre ovest 270/300° e dopo tanto ovest si avvicina anche il momento di cambiare direzione.
Tutta d'un fiato, la traversata, perchè le numerose isole che incontreremo purtroppo sono chiuse.
lasciamo Sint Maarten
Virgin Island sullo sfondo
costeggiando Puerto Rico
Nessuno proprio nessuno in giro, come quasi sempre in oceano, ma qui navighiamo abbastanza vicini alle coste. In tre giorni di navigazione abbiamo avvistato due navi in ingresso alle Virgin Island, una fronte a Purto Rico e una verso Hispaniola, così come la chiamava Cristoforo Colombo. Una vela costeggia Porto Rico con noi, lei è molto più veloce.
Solo pesci volanti e uccelli marini molto belli e diversi dal solito, tipo grosse anatre quasi oche, vi aggiornerò sulla specie. Giovi è sempre con noi ogni giorno che ora posso dirvi che è un : “ gran coda di paglia” tropicale.
Il mare è inquieto, Davide ha un po' di nausea, ma leggera e io sto bene, comunque dobbiamo riprendere piede marino.
Davide nauseabondo
Prima notte
Tranquilla, passa velocemente, così come il giorno, questo scorrere del tempo senza tempo è unico.
Mangiamo per pranzo riso con …. provate ad indovinare: patate, carote, zucchine di nuovo aggiungiamo una feta vegan e curcuma, per variare un po'! Per cena carne alla pizzaiola con pan tostato. Mangiamo con gusto.
Seconda notte
Poco tranquilla, umida, ci fanno visita molti squall, mordono e fuggono, ci seguono, costringono Davide a cambi di vela impegnativi, mentre sta dormendo. Fà freschetto, il vento è aumentato e pure l'onda.
E' arrivata la primavera! Molto strano se non hai trascorso un inverno freddo e hai sofferto il cambio umido per tutto il mese. L'oceano è tutto un fiore.
E' meglio il riflesso del sole sul mare o sulla neve? Questo magico luccichio è il mio dilemma del pomeriggio.
Terza notte
Molto nuvoloso, come sempre siamo in largo anticipo sulla tabella di marcia, dobbiamo rallentare per arrivare con un poco di luce. Alle due cambiamo direzione per diminuire velocità a 0.5 knt.......si balla. Pranzo libero e per cena pasta con i broccoli.
Spettacolare ingresso nella baia di Samanà, ci accolgono 10/15 balene, di cui pero' ci godiamo le alte fontane d'acqua degli sfiatatoi fino a 10 metri di altezza. Le balene vengono qui per l'accoppiamento. La baia è grande si percepisce una natura ancora selvaggia e primordiale, pare proprio di essere ai tropici!
Chiediamo subito un po' di info a una barca ormeggiata e aspettiamo Luis per le procedure di ingresso. Bella accoglienza, l'impatto con il posto ci piace molto ed è il 22 marzo.
Arriviamo alle 9:20 dopo aver percorso 370 miglia in 3 giorni e 1 ora.
nuvoloso ingresso alla città di Samanà
ecco Luis il nostro primo capitano responsabile degli ormeggi
23 e 24 marzo
Samanà ci sembra una cittadina vivace, allegra nonostante la pandemia che sicuramente anche qui ha generato crisi a livello turistico. Siamo ancorati vicini a un'isolotto molto piccolo collegato alla città da un grande e bel ponte, non si capisce la necessità di quest'opera, sull'isolotto inoltre vi è un percorso di cemento smisurato che lo attraversa e al centro lo scheletro di, non si capisce bene quale struttura, a parte due bagni, ma non sempre c'è una spiegazione per tutto. Il nostro capitano Luis, ogni mattina passa per vedere se abbiamo bisogno di qualcosa, il luogo pare sicuro, ma non è sempre scontato, lui ci ha sconsigliato di rientrare dal ponte di notte, così come di lasciare la barca aperta o il motore sul dinghy di notte (che non abbiamo).
ormeggio nella baia di Samanà
trova il delfino
lasciamo il dinghy sull'isolotto e dobbiamo attraversare a piedi i due ponti che collegano terra
verso la cittadina
questi i taxi davvero carini
fiume che attraversa la città
motorette ovunque
ambulanti
tipica guagua
rientro serale al nostro isolotto
25 marzo
Come base di partenza resteremo qui tutto il periodo fino alla partenza per le Azzorre e da qui ci sposteremo un pò in barca e un pò in auto. Quest'oggi andiamo al parco del Los Haitises, uno dei gioielli della rete dei parchi nazionali della Repubblica Dominicana (ce ne sono ben 9). Los Haitises significa in Taino “terreno collinare o montagnoso”, ospita una delle ultime foreste pluviali, ecosistema di straordinario valore ambientale con una foresta di mangrovie secolari. E' amministrato dal Ministero del Medio ambiente e dalle guide del parco spesso volontarie. Noi iniziamo dalla Baia di San Lorenzo, non ci sono molti ancoraggi, in verità.
Durante questo breve spostamento abbiamo piacevolmente chiacchierato con il nostro carissimo amico Francesco e, abbracciamo con tanto affetto e tanta stima lui e soprattutto la cara Vilma.
Abbiamo percorso 15 miglia in 2 ore e 20 minuti di una piacevolissoma navigazione ad andatura portante con genoa a riva.
“Non ci sono superlativi che possano rendere giustizia a questo scenario naturale“ (così diceva la nostra cruising guide).
Qui e nei dintorni, hanno girato scene dei films: Jurassic Park, Apocalypse now, Indiana Jones, per non dimenticare le varie edizioni dell'isola dei famosi.
Ancoriamo in un luogo davvero emozionante e andiamo subito in perlustrazione prima che faccia buio.
26 marzo
Qui piove molto, ovviamente, e c'è molta umidità. Il risveglio con passaggio di uno squall e ci prepariamo per il nostro viaggio indietro nel tempo, Un capolavoro della natura caratterizzato da uno spettacolare fenomeno i “mogotes”, particolari collinette di roccia calcarea di formazione carsica che come “panettoni” , alti circa 40 mt, emergono dall'acqua. Le colline sono ricoperte da una fitta, folta e densa vegetazione, l'erosione nel tempo ha creato bordi rocciosi calcarei pieni di insenature, anfratti e grotte, costeggiarli con il nostro canottino a remi è davvero una magia.....faticosa per chi rema, ma sempre un incanto.
mogotes
la fitta vegetazione che ricopre i mogotes
Addentrarsi poi nei secolari e spettacolari boschi di mangrovie una vera avventura, alla ricerca del boa e del lamantino.
Tutto si riempie, sono coinvolti tutti i sensi, vista, olfatto, gusto, udito. Non è da poco ascoltare il canto dei numerosi uccelli che qui vivono in paradiso, io non ne ho mai visti così tanti in vita mia, ve ne sono 230 specie tra cui: ridgway, piciformi, picidi, pellicani alcatraz, fregate macificens, ardeidi, buteo,differenti specie di aironi e trampolieri.
Questo è il posto che consiglio ai miei amici Silvana e Francesco, che tanto mi sarebbe piaciuto averli qui con noi. Il “mangote” simbolo del parco è "Cayo de los pajaròs" affollatissimo di pellicani, fregate e aironi di varie specie.
Cayo de los pajaros
affollatissimo........peccato non avere attrezzature adatte per fotografare gli uccelli
Scendiamo a terra per visitare due delle grandi grotte presenti in questa Baia: Arena Cave sulla Sabana de la Mar, che ha anche una zona di accoglienza per turisti, numerose le barche che arrivano per visitare il parco. La fortuna di essere indipendenti ci permette di visitare questi luoghi in solitudine.
centro accoglienza turisti
La seconda cueva sta dentro la foresta di mangrovie è molto grande e suggestiva, sulle pareti ci sono affreschi dei nativi americani, i Taino. All'ingresso ragazzi volontari chiedono un contributo di 100 pesos, l'equivalente di due euro, chiacchieriamo un po' e poi ci gustiamo il rifugio dei nativi che probabilmente fuggivano all'invasione degli spagnoli.
27 marzo
In mattinata facciamo lavoretti vari, cucina e riposo, nel tardo pomeriggio spostiamo l'ancoraggio di poco meno di un miglio, col canottino a remi sarebbe durissima, il vento qui soffia sempre, per addentrarci nella foresta da un altro dei pochi accessi possibili.
Lo spettacolo è sempre quello......malsano e poco salubre......solo per l'uomo, quindi meglio che stia alla larga!!!
secondo ormeggio a Haitises
ingresso alla foresta
le spettacolari mangrovia di questo accesso
pontile di accesso alla foresta
ormeggio del nostro canottino
interno della fitta foresta
28 marzo
Percorriamo 17 miglia in 3 ore e 20 minuti per raggiungere Cayo Levantado, una bella bolinata, al mattino presto per non avere troppo vento contrario e raggiungiamo quest'isolotto paradisiaco. Per noi è sempre domenica, quindi ci rendiamo conto appena arrivati, che scendere a terra non fa per noi, troppo caos; la nostra fortuna è che possiamo aspettare che tutti se ne vadano per godercela in tranquillità, sia al tramonto, che il giorno successivo al mattino presto. Siamo i soli ancorati li' (non è un ancoraggio facile e sicuro). Certo lo spettacolo appena scesi è veramente sconsolante! Ce lo gustiamo al mattino presto quando è ben ripulito. (Peccato che tutta l'immondizia è accatastata nei vari angoli alla bene e meglio senza nessuna distinzione).
lo squall mattutino alla partenza
pescatori a cayo levantado
fondale dalla nostra barca
bel tramonto a Cayo Levantado
lo spettacolo serale è davvero sconsolante
al mattino però è tutto ripulito e ci godiamo il posto prima che torni l'onda umana
29 marzo
Lasciamo Cayo Levantado per rientrare a Samanà, il nostro despacio per restare a zonzo nel Parco scade oggi e il nostro amico Luis ci aspetta per ritirarlo. Con un vento in poppa di un'armonia e dolcezza che manco m' accorgo che siamo partiti, rientriamo nella baia della cittadina in una piacevole e rilassante oretta.
Quest'oggi nel pomeriggio abbiamo una videoconferenza con “I Venturieri”, il Club per la valorizzazione della Marineria Classica, di cui facciamo parte, con sede a Chioggia.
Molto piacevole la chiacchierata, che ci ha permesso di rivedere tutti gli amici Venturieri, che ci sostengono nel nostro viaggio e per noi grande opportunità di confronto e racconto.
30 marzo
Gironzoliamo per la città e per far s
pese al caotico mercato di Samanà, fortunatamente al rientro per vie più tranquille abbiamo individuato alcuni negozietti dove ci forniremo da qui in poi.
Oggi noleggiamo anche un'automobile per iniziare ad addentrarci su quest'isola che è molto grande, come la Svizzera. Firmiamo il contratto diamo una capparra di 2.000 pesos e per domani abbiamo programmato la cascata del Limon.
stazione dei guaguas
vista serale da Carisma sul ponte