Sull'onda 

della navigazione


di Irene Crespi

Nella gita a Dongo, abbiamo vissuto un'esperienza che richiama in modo suggestivo la poesia Strada di Zenna di Vittorio Sereni. Questo parallelismo emerge nella navigazione che abbiamo intrapreso sul lago di Como, durante la stagione estiva. 

Come i giovani spensierati descritti nella poesia, ci siamo trovati a bordo delle barche, determinati a divertirci e scherzare, momentaneamente dimenticando le preoccupazioni e i pensieri più bui della vita. 

Strada di Zenna 


Ci desteremo sul lago a un’infinita
navigazione. Ma ora
nell’estate impaziente
s’allontana la morte.
E pure con labile passo
c’incamminiamo su cinerei prati
per strade che rasentano l’Eliso.

Si muta
l’innumerevole riso;
è un broncio teso tra l’acqua
e le rive nel lagno
del vento tra stuoie tintinnanti.
Questa misura ha il silenzio
stupito a una nube di fumo
rimasta qua dall’impeto
che poco fa spezzava la frontiera.

Vedi sulla spiaggia abbandonata
turbinante la rena,
ci travolge la cenere dei giorni.
E attorno è l’esteso strazio
delle sirene salutanti nei porti
per chi resta nei sogni
di pallidi volti feroci,
nel rombo dell’acquazzone
che flagella le case.
Ma torneremo taciti a ogni approdo.
Non saremo che un suono
di volubili ore noi due
o forse brevi tonfi di remi
di malinconiche barche.

Voi morti non ci date mai quiete
e forse è vostro
il gemito che va tra le foglie
nell’ora che s’annuvola il Signore.

                                                                       Vittorio Sereni

La navigazione ha reso possibile questa sospensione dalla realtà, con il vento che ci carezzava il viso e il sole che danzava sulla superficie del lago. Tuttavia, c'era molto di più in gioco di quanto potesse apparire. La navigazione sul lago di Como, in particolare l'uscita in barca durante un temporale, ha richiesto un impegno serio e una connessione profonda tra i membri dell'equipaggio. La danza dei gesti necessari per regolare le vele e rispondere alle mutevoli raffiche di vento era una coreografia intricata. Una piccola imprecisione avrebbe potuto significare la "scuffiata," ovvero la barca ribaltata. Quindi, dovevamo lavorare insieme come ingranaggi di un orologio, tutti con un ruolo specifico, senza margine per errori. 

Le lezioni dei velisti del luogo erano fondamentali. Abbiamo imparato a fare i dieci nodi più importanti del mondo velico, un'abilità preziosa non solo per la navigazione ma anche per la vita quotidiana. Inoltre, abbiamo appreso a leggere i venti, identificando i venti provenienti dai punti cardinali e comprensione dei fenomeni associati. Questo ci ha resi consapevoli dell'importanza di ascoltare il vento e osservare il cielo. La navigazione si è rivelata uno sport molto più impegnativo di quanto avessimo immaginato, richiedendo concentrazione, coordinazione, pazienza e coraggio. Questa esperienza sul lago di Como ci ha insegnato che la vela è uno sport sottovalutato, praticabile solo in specifici ambienti come il mare, l'oceano o i laghi del Nord Italia. 

Navigare sul lago di Como, in particolare a Dongo, ci ha portato in un contesto che, nonostante la sua apparente normalità, ha una storia straordinaria. Qui, nel 1945, la cattura di Benito Mussolini segnò la fine della Seconda Guerra Mondiale in Italia e del regime fascista. Questa storia ci ha reso ancora più consapevoli del significato di ciò che stavamo facendo.

In sintesi, la navigazione a Dongo non è stata solo un'esperienza di divertimento, ma una lezione di vita che ha unito la spensieratezza dei giovani descritti nella poesia di Sereni con l'importanza del lavoro di squadra, della concentrazione e del rispetto per la natura e la storia del luogo. Siamo diventati navigatori a 360 gradi, pronti a navigare non solo le acque del lago ma anche le sfide della vita.