Gli intrecci della navigazione

di Alessandra Di Tizio

Quest’anno con la scuola abbiamo fatto una bellissima esperienza a Dongo sul lago di Como, abbiamo frequentato un corso per tre giorni consecutivi, in cui abbiamo imparato ad andare in vela, ma non solo: abbiamo compreso quanto sia importante la comunicazione con la propria squadra,  rimanere lucidi anche durante i momenti più difficili e trovare una soluzione in poco tempo e non può mancare la concentrazione, perché basta un attimo per scuffiare e cadere in acqua.

La poesia Ulisse di Umberto Saba e lo sport della vela possono sembrare apparentemente distanti. Secondo me, la maggior parte delle connessioni tra questi due elementi sono principalmente emotive, psicologiche e fisiche: un velista in mare, nella poesia, è come quando Ulisse si impegna in un viaggio avventuroso. Entrambi cercano di esplorare l'ignoto e superare le sfide. Uno dei requisiti fondamentali per praticare vela è infatti la determinazione e la resistenza fisica e mentale. Nella poesia, Ulisse rappresenta la determinazione umana nell'affrontare le difficoltà e perseverare nonostante le avversità. 

Ovviamente non poteva mancare il contatto con la natura, infatti la vela è un'attività che richiede una connessione profonda con essa, comprendendo i venti, le correnti e il comportamento del mare, o nel nostro caso, del lago. Queste sono solo alcune connessioni possibili tra la poesia Ulisse di Umberto Saba e lo sport della vela. 

Uno dei primi ricordi che ho di questa gita è l’ingresso nella stanza in cui avremmo dormito poco più tardi rispetto al nostro arrivo. Appena sono entrata ho notato che il soffitto era tutto in legno di un colore che ricordava vagamente il caramello. Tutti i letti erano a castello con un materasso che al tatto era ruvido ma sembrava confortevole, appoggiato alle fredde aste di metallo che lo tenevano sollevato. Anche il comodino vicino al mio letto era fatto di legno e appena lo toccavo mi venivano i brividi. Il mio naso era pieno del profumo del legno misto all’umidità. Dalle ampie finestre entrava tanta luce quanto il rumore del canto degli uccelli di giorno, mentre di notte, il fruscio delle foglie sugli alberi.

Durante questo viaggio, non ho intervistato nessuno, però ci sono comunque molti aspetti che mi hanno colpito durante le lezioni, sia teoriche che pratiche. Per esempio, ci hanno spiegato che il nostro principale punto di riferimento da utilizzare per seguire una giusta traiettoria, la “Casa gialla”, era in realtà un manicomio che poi è stato chiuso e adesso è diventato un centro di recupero. Poi, a parere mio, è stata molto stimolante la lezione sui nodi perchè è interessante pensare a come una cima si possa annodare e creare intrecci per decine di utilizzi tutti diversi. Ciò che mi ha stupito è che Giona, l’istruttore più giovane, conosceva circa venti nodi diversi, ma Armando, quello più anziano, circa una trentina e io non riuscivo a ricordarmi neppure gli otto nodi che ci ha fatto imparare.