La moodboard è una raccolta di immagini, ma possono anche essere oggetti, che rappresentano le fonti di ispirazione che un designer ha seguito nel progettare qualcosa. E' la rappresentazione visiva e tattile dell'identità del progetto. Chiamalo concept, se vuoi sembrare più cool in una seduta creativa.
Partiamo dalla traduzione letterale. Mood in inglese vuol dire umore, board tavola. Dunque? Ecco la definizione: è una tavola che raccoglie suggestioni per restituire l’atmosfera e lo stile di un progetto. Mi spiego meglio. La moodboard è una raccolta di immagini, ma possono anche essere oggetti, che rappresentano le fonti di ispirazione che un designer ha seguito nel progettare qualcosa. E’ la rappresentazione visiva e tattile dell’identità del progetto. Chiamalo concept, se vuoi sembrare più cool in una seduta creativa. Come avrai capito, in questo post faccio man bassa di inglesismi.
Hai presente le mappe mentali? Ecco, il meccanismo è abbastanza simile. Si mettono insieme elementi diversi che, grazie alle relazioni di senso che intrattengono tra loro, portano a qualcosa che sarebbe difficile definire a priori. E con le immagini viene tutto più semplice. Il segreto è presto detto: il nostro cervello adora le immagini e le interpreta al volo. A colpo d’occhio riusciamo a scorgere incoerenze e opportunità che la parola scritta spesso nasconde.
Facciamo qualche esempio. Come faresti a definire l’identità di una collezione di moda? Con una moodboard. Allo stesso modo, potrebbe servirti per rappresentare le sensazioni evocate da una canzone o da uno spot pubblicitario, oppure la filosofia con quale vuoi arredare uno spazio o disegnare una linea di prodotti. Insomma, la puoi usare in molte situazioni.
Prima di di qualche consiglio su come si fa una moodboard, distinguiamo tra quelle fisiche e quelle digitali. Con fisiche intendo un foglio o una lavagna sul quale incolli immagini, testi, disegni, mappe, biglietti, e tutto quello che serve a dare un’anima al tuo progetto. Oppure, la versione casereccia e meno ortodossa, può essere un tavolo su cui metti degli oggetti legati tra loro.
Ho visto fare qualcosa del genere da una costumista, che ha raccolto abiti e accessori che secondo il suo gusto definivano un personaggio. Mi sembrò un’idea geniale (ma magari è un modo di fare standard dei costumisti), perché abiti e oggetti dicono molto di una persona, del suo stile, delle suo background professionale e culturale. Riuscire a trovare la coerenza tra tutto, rendendo interessante e credibile il personaggio, non è cosa da poco. Prendere fisicamente gli abiti e gli accessori, toccarli e spostarli, costruire un piccolo mondo, è molto meglio che sedersi a tavolino e pensare in modo astratto.