Georges Pierre Seurat e Paul Signac sentivano il bisogno di andare oltre l'impressionismo, diminuendo l'aspetto gestuale della pennellata e ponendo una regola alla sua base. Rifiutarono quindi l'emozione soggettiva come fonte dell'opera ritenendo invece che l'arte dovesse muoversi in parallelo con le nuove ricerche ottiche, in diretto legame con la scienza. Nacque così il Neoimpressionismo, quel particolare movimento che si propose appunto di sviluppare e superare l'Impressionismo, dando vita intorno al 1885 alla tecnica del pointillisme, cioè puntinismo. I colori, depositati puri sulla tela con la punta del pennello e sotto forma di piccoli puntini separati, vengono ricomposti e fusi dalla retina dell'occhio di chi osserva il quadro. Il luogo dove si componeva il colore non era più, dunque, la tavolozza, ma il quadro stesso. Così i soggetti raffigurati non erano più la parte fondamentale del dipinto e pian piano non venne più utilizzata la tecnica en plein air, caratteristica del gruppo impressionista.
A Seurat non piaceva il termine puntinismo; avrebbe preferito chiamare la sua tecnica "divisionismo", nome che caratterizzò esponenti italiani quali Giovanni Segantini e Giuseppe Pellizza da Volpedo, oppure "cromo-luminismo", espressione che poneva l'attenzione sui valori luministici dei colori, o ancora "Impressionismo scientifico", contrapponendolo a quello più poetico di Claude Monet e gli altri.
Signac, dopo la prematura scomparsa dell'amico Seurat, ne continuò le ricerche viaggiando e studiando molto oltre che dipingendo. Il movimento si diffuse così anche altrove, come per esempio a Milano dove, finalmente, acquisì la definizione di Divisionismo.