Gli Auguri ed i Presepi di Mimma Trivella

Mimma Trivella, che dal 2001 al 2010 ha percorso i “Cammini di Santiago”, pubblicando poi i suoi diari di viaggio nel sito

http://mimmatrivella.myblog.it

si è cimentata nella realizzazione di una clip per fare gli auguri di Buon Natale a tutti noi, utilizzando i presepi di origine siciliana facenti parte della sua vasta collezione, giustamente denominata

“Presepi da tutto il Mondo”.

Si tratta di una collezione “che viene da lontano”, sia in termini di tempo sia per la provenienza degli oltre 400 Presepi, visionabile e navigabile cliccando sul seguente link

https://sites.google.com/site/ipresepidimimmatrivella/

ci accoglierà una clip riepilogativa che ci darà un’immediate e completa visione della vastità e particolarità della collezione.

Altre clip ci consentiranno di visionare i presepi secondo la seguente ripartizione:

Italia

Asia

Africa

Europa

Medio Oriente

America Centrale e del Sud

Presepi dentro bolle di vetro

Presepi in materiali vari

Presepi Particolari

Il Presepio di Famiglia

Il Presepio di Jakeline e Paolo

Il Presepio di Eros

Il Presepio di Zia Ginevra

I Presepi del 2012

Nella pagina di esordio Mimma racconta com'è nata .......

La mia passione per i presepi.

Fu a causa della cagionevole salute di mio fratello, per la quale il medico suggerì l’aria di montagna come sicuro giovamento alla sua guarigione, come in realtà avvenne, che mio padre, ferroviere, chiese ed ottenne un trasferimento al Brennero.

Lui ci andò qualche settimana prima di noi per consentirci una migliore sistemazione e lo raggiungemmo, la vigilia di Natale di molti anni or sono, ma di quella notte, avevo 3 anni, ho ricordi molto sfumati.

Il freddo era pungente e l’abitazione non aveva il riscaldamento, sebbene risultasse essere stato installato già da una ventina d’anni; come sovente accade, allora come oggi, il danaro si perse per altre vie. Nell’intento di riscaldarci mia madre accese il fuoco in un braciere ed il monossido di carbonio stava quasi per ucciderci se mio padre fortunosamente ed inaspettatamente non avesse anticipato, dopo una notte di servizio, il suo rientro per il Santo Natale.

Mio padre che faceva anche il falegname come suo padre ed i suoi avi prima di lui, aveva il suo banco da lavoro sistemato in un angolo in cucina poiché era l’unico luogo caldo della casa e nei miei ricordi compare qua e là, su quel banco, la presenza di qualche Santo in legno scolpito che aveva bisogno delle sue cure.

Non so come, ma il mattino di Natale improvvisamente appariva sul suo banco, oltre ai vari doni “portati da Gesù Bambino”, un magnifico abete adornato di candeline e di tanti piccoli giocattoli colorati che, sotto la stagnola luccicante, nascondevano un meraviglioso cuore di cioccolato.

Di quel “cioccolato luccicante” ci era concesso di gustarne uno solo al giorno ma all’epifania l’albero, ahimè era sempre spoglio e solitario.

Il Natale al Brennero era comunque sempre magnifico ma la cosa fantastica, a cui penso ancora con la bocca spalancata come allora, sono le stelline di Natale. Piccoli e sottili fili rivestiti di un materiale prodigioso che consumandosi spandevano intorno migliaia di stelline splendenti e dorate. Che magia!

Un’altra magia, almeno per me, era la S. Messa di mezzanotte quando, eccezionalmente insieme alla comunità austriaca, ascoltavamo la celebrazione natalizia. La cosa magica, come una favola meravigliosa, era dovuta al fatto che la Messa fosse cantata. Ovviamente da loro poiché noi italiani, con l’avvicendarsi delle molte famiglie che venivano ad abitare al Brennero solo per pochi anni, non potevamo permetterci di avere un coro che cantasse così bene.

C’erano poi le musiche natalizie così coinvolgenti che non ho più risentito così intense e partecipate.

E per finire la neve: alta, soffice e bianchissima. Io la guardavo incantata scendere per ore accovacciata sul davanzale interno della finestra.

Anche questo coprire la vita con coltri bianche e silenzi indimenticabili e mai più riproposti è nel mio cuore con indimenticabile gioia e commozione.

Ma a questi Natali così straordinari mancava il Presepio.

Non era consuetudine prepararlo nelle nostre case. E non lo era neppure prepararlo in Chiesa che era abbellita con una profusione di alberi e rami di abete. Eravamo tutti più poveri ed il benessere non era entrato nelle nostre vite. Il Presepio costava mentre l’albero si poteva reperire liberamente nei boschi.

In Chiesa, oltre ai paramenti sacri molto preziosi, c’era solamente una grande riproduzione del Bambino Gesù sistemato sul tabernacolo dell’altare a differenziare la solennità del Natale.

Ecco: la neve, il silenzio, il profumo di resina e di spezie per i biscotti sono ciò che rimpiango dei miei Natali.

Ma qualcuno il Presepio lo faceva. Ne ricordo uno straordinario di un ferroviere-artista che abitava nella scala accanto alla nostra, di cui però non ricordo il nome (conservo due madonne di gesso fatte e dipinte da lui). Il suo Presepio lo aveva fatto tutto lui, dalle statuine ai marchingegni che servivano a far accendere e variare la luce per il giorno e la notte, oltre al movimento dell’acqua per la cascata e non ricordo quant’altro.

E forse fu da lì che incominciò la mia passione.

Il mio rapporto con questo paese è tuttora indissolubile forse perché, andandomene a 11 anni, ho lasciato in quei luoghi giochi e leggende mai più riproposti poi in seguito nella grande città.

Quando ritornammo a Verona convinsi mia madre a farne uno, allora grandissimo (avevamo una stanza libera), acquistando statuine e casette che negli anni aumentarono. Ma anche lei doveva amarlo perché con la carta crespata fece un’infinità di palme e cespugli che ancora utilizzo, nonostante siano proprio bruttini. Eppoi le luci colorate che andavano ad illuminare le varie case ed i vari luoghi (il rosso per i fuochi) ed anche questo primordiale impianto (che ora non sarebbe a norma) fu fatto da mia madre.

Insomma un magnifico Presepio che ora, in forma più ridotta, continuo a fare da sola perché temo che i miei figli, ormai adulti, rompano le “mie” statuette. Alle mie, di gesso, si sono aggiunte quelle di mio marito, ancora più vecchie e di cartapesta. Insomma un Presepio ricchissimo e che ogni anno muta con la rotazione dei personaggi.

Eravamo sposati da una decina d’anni quando acquistai un pezzo unico di terracotta proveniente dal Perù e che mi commosse in modo particolare per la semplicità e l’innocenza dei suoi personaggi e da qui la mia passione non ebbe più fine.

Per un Natale mio marito me ne regalò uno speciale con i personaggi in argento ed in occasione di un viaggio in Messico ne comprai un altro. E se dapprima la cosa era lenta ed occasionale, poi risultò sfrenata ed inarrestabile.

Ne ho acquistati di gesso e di creta, di porcellana e di metallo, di stoffa e di legno, di carta e di pasta di pane. Alcuni poi sono in resina, un materiale relativamente recente che ha il vantaggio di costare poco e quindi di poter avere una grande offerta. Ma non so perché, questi li snobbo; un po’ per la grande produzione in serie o forse perché, di questi, non riesco mai a decifrarne la provenienza e se dapprincipio erano per lo più imitazioni fatte in Cina con il tempo questi Presepi sono stati prodotti in tutto il mondo, Italia compresa.

Fino allo scorso anno riponevo i miei Presepi in cantina ed in soffitta (perché li tenevo divisi in base al materiale – alcuni non dovevano soffrire l’umidità od altri il gran caldo). E quindi su è giù per le scale per toglierli dai cartoni e riporli al finire del periodo natalizio.

Era un lavoro immane che ho un po’, solo un po’, ridimensionato collocandone alcuni, non tutti ahimè, in alcune vetrine create allo scopo.

Ogni anno mi dico che sono tanti, troppi e che devo smettere di acquistarne di nuovi ma, quando ne incontro uno diverso, non riesco a frenarmi. Ormai però questi presepi diventano ripetitivi ed inoltre i paesi di produzione, indotti dalle mode e dalle richieste, hanno dilatato e sconfinato dalle loro produzioni tradizionali.

Credo che al momento attuale ci sia un’inversione di tendenza dovuta agli importatori che preferiscono acquistare da quei paesi stoviglie ed altro materiale meno stagionale. Inoltre, forse per gli aumenti e le circostanze di mercato, forse per gli spazi che necessitano per la loro collocazione e conservazione o perché semplicemente “non è più di moda”, quest’anno l’offerta risulta ripetitiva e scarsa. Quindi ora cerco di acquistare solo oggetti particolari e piccoli, ma comunque non riesco a fermarmi.

Come non riesco a fermarmi dal tirarli fuori ogni anno dagli scatoloni per riempire la mia casa in modo esagerato. Non ci si può più muovere! E’ il mio modo di festeggiare il Natale. Ogni anno mi dico che sarà l’ultimo ma quando cesserò di farlo, probabilmente cesserà anche la mia vita od almeno la voglia di vivere che in fondo è quasi la stessa cosa.

Questa tenerezza che si rinnova in noi ogni anno con la nascita del Bambino Gesù è la riproposta della vita. Mai come in questo periodo ci sentiamo disponibili e buoni e se poi non riusciremo a mantenere i mille progetti di pace che ci siamo proposti sarà sempre una piccola occasione per essere migliori.

Natale 2009 – mimma trivella