Il presepio: un amore senza tempo … per fanciulli senza età

IL PRESEPIO: UN AMORE SENZA TEMPO… PER FANCIULLI SENZA ETA’.

Bambole e soldatini, figure sicuramente presenti nella nostra infanzia, sono elementi, e non giocattoli, determinanti e indispensabili per la crescita di ogni fanciullo.

Una bambola da coccolare per la bimba ed un manipolo di soldatini per il bimbo danno modo a entrambi di invertire il ruolo che li vuole al di sotto di chi è grande e che spesso, almeno ai loro occhi, ma di certo per amore, commette qualche sopraffazione nei loro riguardi.

I giochi sono tanti, ma quelli da sempre preferiti riguardano la riproduzione di un mondo un po’ più piccolo come case, stazioni di servizio, giostre, schieramenti di soldatini ecc. dove il bimbo si sente grande, forte ed artefice di tutto.

La stessa cosa avviene col presepio. Lo desideri, lo realizzi e poi… lo ammiri, in silenzio, come si osserva la fiamma in un camino, godendo del tepore che diffonde e riandando con la mente forse a ricordi, chissà forse ancestrali, o più semplicemente della fanciullezza.

Il presepio, chi lo ha fatto lo osserva in un certo modo, come una creatura propria, voluta e poi amata. Sì il presepio è amore, un rito che ogni anno si ripete e ti coinvolge, perché il Natale non è un giorno o forse tre come la Pasqua, ma è tutto un tempo che fa suo, oltrepassando l’anno che incede e giunge sino all’Epifania.

Il Natale per gli uomini è tempo di rinnovato amore, come la primavera lo è per le stagioni, con il risveglio e l’esplosione della natura tutta. Al centro di tanto fervore, giubilo e speranza… l’attesa, la nascita e poi l’adorazione del piccolo bambino ed il presepio, che rappresenta l’evento, è il centro dell’attenzione nella casa.

Potenza del Natale: è proprio un bambinello che ogni anno riesce ad intenerire tutti e ad avvicinare le genti.

E’ un evento che già ai primi di dicembre mette tutti in grande agitazione.

Napoli è la prima, per storia e fantasia, ove culto e tradizioni si fondono: c’è chi l’otto dicembre, all’Immacolata Concezione, già espone il suo presepio e chi invece ancora un po’ si attarda, ma quasi tutti approntano, in trepidante attesa, tra muschi e pastorelli, un piccolo giaciglio.

E’ il più piccolo della famiglia, poi, che nella Notte Santa preleva il Bambinello, va in giro per la casa seguito in processione da tutta la famiglia e lo adagia nella grotta, tra auguri e commozione.

Ha così culmine il Natale e, nel giro di una notte, sembra esaurirsi e spegnersi un fatto tanto atteso. Ma la tradizione vuole che tutto resti tal quale, in attesa almeno dei doni dei Re Maggi, il giorno sei gennaio, tempo di Befana per tanti bambini. A Napoli c’è poi chi attende il 17, festa di S. Antonio Abate, festeggiato con enormi falò accesi per strada, “a lampa e Sant’Antuono” appunto, dove tra il sacro ed il profano, tra mobili vecchi e tant’altro ancora si incendia anche il presepio, una cosa ormai “passata”.

Altri ancora aspettano la Candelora, il 2 febbraio, giorno nel quale si celebra la presentazione di Gesù nel Tempio e quindi il suo ingresso nel mondo degli adulti.

E’ solo allora che gli ultimi ostinati ripongono il presepio, un mondo piccolo e antico approntato per accogliere qualcuno che ormai Bambino non è più.

La casa d’improvviso diviene un po’ più vuota dopo un mese di festeggiamenti trascorsi in compagnia con amici e parenti.

Come negli anni di scuola qualcuno ti istruisce con nozioni che ti torneranno utili per gli anni futuri così accade anche con il presepio che sempre ritorna per ricordarti tante cose e per ben disporti ad affrontare il prossimo, la vita e tutto il resto un po’ più da cristiano ed in pace con te stesso.

Francesco Acerbo