Enrico IV

Durata h. 02:04:35

RAI 17 Marzo 1967 - Teatro

Pubblicato in data 05/nov/2012

Rara e splendida edizione dell'Enrico IV. Salvo Randone ipnotico, semplicemente magnifico.Pubblicato in data 11/apr/2014

Enrico IV è una commedia in 3 atti di Luigi Pirandello. Fu scritta nel 1921 e rappresentata il 24 febbraio 1922 al Teatro Manzoni di Milano. Considerato il capolavoro teatrale di Pirandello insieme a Sei personaggi in cerca di autore, Enrico IV è uno studio sul significato della pazzia e sul tema caro all'autore del rapporto, complesso e alla fine inestricabile, tra personaggio e uomo, finzione e verità. Il personaggio di Enrico IV, del quale magistralmente non ci viene mai svelato il vero nome, quasi a fissarlo nella sua identità fittizia, è descritto minuziosamente da Pirandello. Enrico è vittima non solo della follia, prima vera poi cosciente, ma dell'impossibilità di adeguarsi ad una realtà che non gli si confà più, stritolato, nelle altrui vedute, nel ruolo fisso del pazzo. Pirandello trova sensatezza nella follia, che diviene punto di rottura con la falsità della realtà: se Enrico IV è un alienato emarginato dalla società, si schiera nelle lunghe fila dei personaggi novecenteschi che si arroccano in altre dimensioni rispetto alla realtà sensibile e che sono coscienti della loro situazione, come il Des Esseintes di Joris Karl Huysmans o Rosario Chiarchiaro di un suo lavoro precedente, La patente. Enrico IV è quindi personaggio del suo tempo, metafora dell'uomo moderno con tutte le sue problematiche. Sebbene pazzo, lo si connota come personaggio positivo, distruttore di verità fittizie ma, al contempo, è anche sinonimo di repressione volontaria, di senso della rinuncia autoindotto. L'opera è stata il cavallo di battaglia del grande Salvo Randone, che per diverse stagioni la rappresentò magistralmente in tutta Italia. Questa presentata è l'edizione mandata in onda dalla RAI il 17 marzo del 1967 sul Programma Nazionale con la regia di Claudio Fino, superbamente interpretata ed una delle più applaudite.

Personaggi e interpreti :

Enrico IV: Salvo Randone; La marchesa Matilde Spina: Neda Naldi; Sua figlia Frida: Teresa Ricci; Il marchese Carlo Di Nolli: Umberto Ceriani; Il barone Tito Belcredi: Carlo D'Angelo; Il dottor Dionisio Genoni: Loris Gizzi; Landolfo(Lolo): Carlo Cataneo; Arlaldo(Franco): Giancarlo Fantini; Ordulfo(Momo): Luciano Fino

Bertoldo(Tino): Armando Bandini; Il vecchio cameriere Giovanni: Mario Pucci; Primo valletto: Dino Peretti; Secondo valletto: Lorenzo Logli

Trama:

Un borghese romano prende parte ad una battuta di caccia nella quale impersona Enrico IV, alla messa in scena prendono parte anche Matilde di Spina, donna di cui è innamorato, ed il suo rivale in amore Belcredi. Quest'ultimo disarciona Enrico IV che nella caduta batte la testa e si convince di essere realmente il personaggio storico che stava impersonando. La follia dell'uomo viene assecondata dai servitori che il nipote Di Nolli mette al suo servizio per alleviare le sue sofferenze; dopo 12 anni Enrico guarisce e comprende che Belcredi lo ha fatto cadere intenzionalmente per rubargli l'amore di Matilde, che poi si è sposata con Belcredi ed è fuggita con lui. Decide così di fingere di essere ancora pazzo, di immedesimarsi nella sua maschera per non voler vedere la realtà dolorosa. Dopo 20 anni dalla caduta, Matilde, in compagnia di Belcredi, della loro figlia e di uno psichiatra vanno a trovare Enrico IV. Lo psichiatra è molto interessato al caso della pazzia di Enrico IV, che continua a fingersi pazzo, e dice che per farlo guarire si potrebbe provare a ricostruire la stessa scena di 20 anni prima e di ripetere la caduta da cavallo. La scena viene così allestita, ma al posto di Matilde recita la figlia. Enrico IV si ritrova così di fronte la ragazza, che è esattamente uguale alla madre Matilde da giovane, la donna che Enrico aveva amato e che ama ancora. Ha così uno slancio che lo porta ad abbracciare la ragazza, ma Belcredi, il suo rivale, non vuole che sua figlia sia abbracciata da Enrico IV e si oppone. Enrico IV sguaina così la spada e trafigge Belcredi ferendolo a morte: per sfuggire definitivamente alla realtà "normale" (in cui tra l'altro sarebbe stato imprigionato e processato), decide di fingersi pazzo per sempre.