Sviluppo urbano di Piazzola Sul Brenta

Piazzola Piazzola sul Brenta è una cittadina a nord di Padova, che a fine Ottocento è stata oggetto, per mano di Paolo Camerini, quasi unico proprietario del paese e delle campagne che lo circondano, di un intervento che ne ha fatto il primo polo industriale del padovano.

Per la verità la vocazione manifatturiera di Piazzola nasce nel corso del Seicento, quando la famiglia veneziana Contarini fa scavare la roggia, che attraversa il paese e che da essa prende il nome, usando le sue acque per animare un sostanzioso gruppo di opifici: mulini, maglio, pila da riso, follo da panni, sega da legname, filatoio-torcitoio da seta.

 

Al loro fianco costruisce il primo embrione di villaggio operaio, destinato ad ospitare il personale addetto, le cosiddette “casette”, ancor oggi esistenti lungo via Rolando da Piazzola, pur se aggiornate; un'iniziativa dettata dal fatto che il paese, centro amministrativo dei possedimenti di famiglia dal 1546, è in sostanza costituito da una grande villa con le sue dipendenze e da poche altre case nei pressi

Opifici e alloggi per gli artieri sono ancora in attività, con l'eccezione del filatoio-torcitoio e l'aggiunta di una filanda da seta, quando Paolo Camerini realizza, nel corso degli anni '90 dell'Ottocento, uno iutificio, una fabbrica di concimi artificiali, una fornace da laterizi, una fabbrica di conserve alimentari, tutti impianti mossi dall'energia idraulica della roggia Contarini che attraversa il paese.

 

Le nuove industrie creano numerosi posti di lavoro, richiamando lavoratori dai paesi circostanti, per i quali è necessario provvedere idonei alloggi. Nasce da qui la trasformazione del vecchio, piccolo abitato in uno di maggiori dimensioni, in grado di soddisfare le nuove esigenze.

Le prime idee di trasformazione urbanistica risalgono già al 1889, in concomitanza di lavori di ampliamento della filanda, seguite un anno dopo dalla proposta fatta al Comune di creare due nuove vie, perpendicolari al viale centrale del paese, lungo le quali collocare servizi quali il municipio, le scuole, l’asilo, le cucine economiche, ecc.. La proposta non trova attuazione ma è indice del fatto che ci si rende conto che la struttura del paese non è più adeguata alle nuove esigenze che l'industria comporta. Bisogna aspettare il 1896 perché parta con decisione un progetto urbanistico generale, che trasforma radicalmente l'intero abitato, fino ad allora concentrato ad ovest della grande villa, dotandolo di un reticolo viario in buona parte nuovo, caratterizzato da una griglia di strade rettilinee, che si intersecano ortogonalmente, suddividendolo in una serie di ordinati isolati rettangolari, lungo i cui lati si collocano, ad intervalli regolari, i fabbricati residenziali destinati agli operai.

 

 

 

L'orientamento delle vie è dettato dal viale Silvestro Camerini, lo “Stradone” nato alla fine del XVII secolo per volere di Marco Contarini quale strada scenografica di accesso alla Villa.

 

 

Le attività manifatturiere, pur distribuite per forza di cose lungo il corso della roggia Contarini, che le alimenta, sono sparse nel tessuto urbano, senza che si crei una zona industriale a se stante. Come già accaduto in altre parti del Veneto, anche qui si pone attenzione a non sradicare le famiglie operaie, tutte di diretta derivazione contadina, mantenendole a stretto contatto con la terra.

Le case operaie, in una primissima fase realizzate a schiera e destinate a più famiglie, senza terreno attorno, divengono ben presto unità monofamiliari isolate, a due piani, regolarmente disposte lungo le maglie del nuovo reticolo viario cittadino. Ognuna dispone di cucina, 4 camere da letto, granaio, stalla per 3 capi, porcile, pollaio e fienile, “con attorno un terreno che potesse impiegare le ore perdute degli operai, i vecchi e le donne rimaste a casa, abitazioni che dessero saluberrima residenza e con l’ambiente di campagna contribuissero a togliere tutti gli inconvenienti che si riscontrano nelle abitazioni operaie delle città industriali”; un pozzo davanti casa completa la dotazione. Nel lotto di terra adiacente ogni famiglia cura un orto per i bisogni familiari, aiutata in questo dai consigli degli agronomi della Cattedra Ambulante d’Agricoltura.

Completa il quadro una serie di villini destinati ai dirigenti delle fabbriche, collocati più a contatto con gli stabilimenti.

All'interno dello schema urbanistico trovano posto vari fabbricati dedicati ai servizi sociali, quali le Scuole, l'Asilo infantile, le Docce pubbliche, l'Ambulatorio medico, la Palestra, il Macello, il Mercato coperto, il Teatro e la Caserma dei Carabinieri.

Per quei lavoratori che risiedono nei paesi vicini e non hanno modo di compiere tutti i giorni il tragitto da casa al posto di lavoro, vengono anche previsti un Refettorio, un Dormitorio ed un Ricreatorio. Non manca l’apertura (1904) di un “Circolo di riunione e gioco del tennis ad uso dei soci”. Seguono negli anni la costruzione della nuova Chiesa parrocchiale, della Cassa di Risparmio e quella di un ricovero per anziani.

Viene allestito anche l'Albergo "La Capitale", dotato di scuderie per ospitare cavalli e carrozze degli ospiti che ora frequentano Piazzola e le sue industrie; nel primo dopo guerra l'albergo viene convertito in Municipio, funzione che conserva tuttora.

In paese nel 1929, solo esempio in provincia di Padova, esistono una società di mutuo soccorso maschile ed una femminile. Lo scoppio della Prima guerra mondiale non incide più di tanto sulle industrie di Piazzola, che continuano ad ampliarsi, anche a seguito della costruzione della ferrovia Padova Piazzola, avvenuta nel 1911.

Agli inizi degli anni ‘20 Paolo Camerini può affermare che le sue iniziative in campo industriale ed agricolo danno lavoro in paese a circa 4.000 operai, 2/3 dei quali donne, con piena occupazione, e che Piazzola è il centro industriale più importante della provincia di Padova, con un abitato ordinato con “numerose case coloniche operaie che rispecchiano il benessere, l’agiatezza e la tranquillità”.

Il paese si regge “come una grande azienda familiare dove l’azione della complessa amministrazione segue amorevolmente i singoli individui nei loro primi bisogni”. In questo clima di ottimismo vengono pianificate ulteriori iniziative industriali e nuovi e più impegnativi progetti in campo civile ed infrastrutturale, quali il completamento dell’emiciclo di portici mancanti di fianco alla villa, nuovi fabbricati per i servizi, ivi compreso un albergo, il porto fluviale e la stazione ferroviaria sulla futura linea Ostiglia – Treviso.

 

L'arrivo della crisi economica mondiale, innescatasi negli Stati Uniti nel 1929, colpisce anche Piazzola, provocando la sospensione del programma edilizio e manifatturiero: restano sulla carta il completamento della piazza davanti alla villa, il porto fluviale, la latteria sociale ed altri progetti minori; la linea ferroviaria Treviso – Ostiglia viene anch'essa rallentata e realizzata solo alla metà degli anni ’30. Ha inizio un lungo periodo di crisi, a seguito del quale gli stabilimenti subiscono reiterati fermi e ridimensionamenti, che si riflettono inevitabilmente sull'intero paese.

Nel secondo dopoguerra le fabbriche locali, reduci da un lungo periodo di ristrettezze, iniziato alla metà degli anni ’30 e proseguito con gli anni del conflitto mondiale, hanno ormai macchinari antiquati e trovano difficoltà a confrontarsi con concorrenti esteri agguerriti, entrano progressivamente in crisi e cessano una dopo l'altra le attività. Solo con il tempo iniziano a sorgere nuove imprese e gradatamente la comunità riesce a trovare un nuovo equilibrio.

Nel 1948 Luigi Camerini, succeduto al padre Paolo morto nel 1937, cede al Comune una serie di strade e vari immobili tra cui il Municipio, il Macello pubblico, la piazza Paolo Camerini, il Campo della fiera, l’ex Asilo (divenuto circa dieci anni prima Consorzio Comunale di Vigilanza Igienica). La cessione delle strade, in particolare, regolarizza una inusuale situazione, che si trascinava dai primi del ‘900, e che vedeva un privato cittadino proprietario delle vie di un paese, date in comodato d’uso gratuito all’Amministrazione Comunale.

Nei primi anni ’50 avviene infine la vendita delle restanti proprietà Camerini in Piazzola, ad iniziare dalle case operaie costruite nel periodo a cavallo tra Otto e Novecento, avvenimento che mette a subbuglio tutto il paese, abituato da decenni ad avere un’entità, l’Amministrazione Camerini, che si occupa di tutta la gestione dei problemi della comunità. Alla fine viene concordato di dare il diritto di prelazione ai fittavoli che, aiutati da mutui concessi dalla Cassa per la Piccola Proprietà Contadina, acquistano case e poderi sui quali vivono.

 Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60, quando in altre località italiane e venete è in pieno svolgimento il cosiddetto “boom economico”, il paese è ancora in una fase di stasi, cosa che consente di mantenere la struttura urbana di fine Ottocento abbastanza integra. Non si verifica qui l’edificazione selvaggia che caratterizza altri centri abitati veneti, ma si mantiene l’impronta data da Paolo Camerini a tutto l’abitato, pur con modifiche ed alterazioni locali. Persiste ancor oggi lo schema viario fatto di strade rettilinee che si intersecano a 90 gradi, lungo le quali si conservano molte delle case operaie costruite a cavallo tra Otto e Novecento, alcune manomesse, altre praticamente integre.