La storia della famiglia Breda e della sua Villa a Campo San Martino

 

 

I Breda, antica famiglia originaria di Limena, furono concessionari dell'attività di escavazione della ghiaia e sabbia del fiume Brenta fin dai tempi della Repubblica di Venezia, ed in seguito del Governo Lombardo-Veneto e del Regno d'Italia.

Agli atti dell'archivio comunale di Campo San Martino, nell'anno 1840, troviamo un Giovanni Breda come fornitore della ghiaia occorrente per la manutenzione di alcune strade comunali. In seguito, l'11 gennaio 1846, il nipote Felice Luigi Breda, di Santo, appena diciannovenne a quell'epoca essendo del 1827, si stabilì a Campo San Martino fondando una sua forte attività d'escavazione da quel tratto di fiume.

Doveva questi essere persona di gran carisma in quanto, impegnatosi in politica ancora ai tempi del regno Lombardo-Veneto, fu eletto nel 1861 Primo Deputato, divenendo poi Sindaco con l'avvento del Regno d'Italia (1867), carica che egli non abbandonò più sino alla morte avvenuta il 25 aprile 1895.

L'elezione delle cariche politiche non era a suffragio universale come oggi, ma erano ammessi a votare solo i cittadini maschi che avessero nel territorio comunale un "censo", cioè una rendita o delle proprietà tali da pagare al Comune una certa tassa, che per Campo San Martino era di Lire 5 annue. Nel 1869 la lista degli aventi diritto al voto era di 96 persone. Ciò non toglie che Felice Luigi Breda non fosse più che degno di occupare la carica di primo cittadino per un così lungo periodo, essendosi dimostrato amministratore oculato e lungimirante, specialmente nell'esecuzione delle opere pubbliche, quali il municipio (acquistato da privati nel 1869), le scuole elementari del capoluogo e della frazione Marsango, il cimitero di Marsango-Busiago, tutte opere che prima non esistevano e per le quali si suppliva fittando di volta in volta dei locali ove erano disponibili, e seppellendo i morti delle frazioni sul retro delle chiese parrocchiali, come nel medioevo.

Le scuole costruite dall'Amministrazione Breda, oltretutto, si dimostrarono di concezione così valida da essere state utilizzate, per cento anni, dal 1886 al 1986 a Campo San Martino, e solo qualche anno in meno a Marsango. Anche la rete stradale comunale fu riadattata sotto la guida del Sindaco Breda, rete stradale che, se si eccettuano la Strada Regia Postale Padova-Cittadella e la strada Grande da Piazzola a San Giorgio delle Pertiche, era costituita a metà dell'ottocento da viottoli interpoderali formatosi spontaneamente col passaggio dei carri e delle persone, privi di fondo stabilizzato e assolutamente impraticabili nella stagione piovosa, come testimoniano numerose cronache d'epoca.

Per quanto riguarda le cariche politiche di Felice Luigi Breda c'è da segnalare che era consigliere comunale anche a Curtarolo, paese contiguo a Campo San Martino e attraversato dal Brenta, in cui Breda scavava la ghiaia, e a San Giorgio delle Pertiche, paese d'origine della moglie Amalia Cogo, la quale era possidente.

Era previsto dalla legge che per la possidente, non potendo essa esercitare il diritto di voto in quanto donna, votasse il marito, che poteva di conseguenza ricoprire cariche politiche.

Non si sa esattamente dove si stabilirono i Breda alla loro venuta da Limena, ma si reputa veramente probabile che essi siano andati ad occupare uno stabile, poi abbattuto, che sorgeva sul punto esatto dove ore sorge villa Breda, ex sede del distretto n.4 dell'Usl di Cittadella.

Al catasto austriaco del 1835 risulta infatti una piccola proprietà di cinquemila metri quadrati, su cui insiste una casetta. Nel successivo catasto autro-italiano del 1845, la proprietà appare ampliata da due stabili di recente costruzione di cui uno, di forma rettangolare, potrebbe essere stato una stalla, o meglio una scuderia per il ricovero dei cavalli da tiro necessari per il traino dei barconi sul Brenta. L'intestazione della partita catastale era "Breda Giovanni, Angelo, Domenico, Sante fratelli fu Stefano", e Sante era il padre di Felice Luigi. Il 20 agosto 1847 la proprietà passò tutta a quest'ultimo.

Da notare, per quanti conoscono la zona, che la proprietà di cui si parla non comprendeva in quegli anni il fabbricato padronale ancora oggi esistente, ex sede del Pronto Soccorso; questo fabbricato, con un altro gemello situato a sinistra del grande cancello d'ingresso ed abbattuto forse prima del 1850, era detto nei documenti di allora "Casino Rosso" o "Corte Casona" ed era residenza di campagna di un illustrissimo personaggio, imparentato con la Casa imperial Regia: Francesco V d'Austria Este, arciduca di Modena.

Questo nobiluomo, che aveva la sua residenza stabile al Cataio, presso Battaglia Terme, era titolare in Campo San Martino di una grande proprietà: ben 194 ettari di terreno, inferiore solo a quella dei Mussato a Busiago che era di 231 ettari. La proprietà del duca di Modena passò, con rogito del 29 novembre 1875, tutta a Luigi Camerini, compresa la Corte Casona.

L'importanza per Campo San Martino della Corte Casona fino alla metà del secolo scorso è testimoniata senza ombra di dubbio da un fatto: dal centro del paese, piazza antistante la chiesa, partiva una strada detta Via Finanza, che puntava in linea retta sul cancello della Corte. Per proseguire verso Pieve bisognava prendere un viottolo che costeggiava il muro di cinta. La Corte Casona divenne dei Breda il 2 settembre 1876.

Felice Luigi Breda ebbe tre figli maschi: Cesare, Ernesto e Silvio. Il primogenito Cesare (1849/1911) fu subito destinato ad assumere in proprio l'attività del padre; infatti, per ovvi motivi politici, non potendo Felice Luigi come Sindaco, assumersi la fornitura al Comune della grande quantità di ghiaia necessaria per la manutenzione stradale, già a 21 anni Cesare fu titolare dell'Impresa ed appaltatore di questo servizio.

Furono proprio Cesare Breda ed il padre, nelle loro vesti di titolare d'Impresa e datore di lavoro il primo, e di protagonista della vita pubblica quale Sindaco il secondo, i componenti la famiglia che più condizionarono la storia del paese negli anni dal 1870 al 1895. Quegli anni infatti, a partire dall'Unità d'Italia, durante i quali si andava organizzando il nuovo Stato unitario, videro in Campo San Martino l'affermarsi della grande proprietà terriera con l'avvento di Luigi Camerini, latifondista che non coltivava direttamente il terreno, ma preferiva dare i fondi suddivisi in piccole "cesture" su cui l'affittuale si costruiva il "casone" e poi veniva spremuto con contratti annuali o biennali di volta in volta più onerosi. Furono questi gli anni della grande migrazione dei veneti verso il Sudamerica, che videro in questo Comune la partenza di circa 750 persone, quasi tutti giovani, su un totasle di poco più di 2.500 abitanti.

Scrive il Sindaco Breda al Commissario Distrettuale di Camposampiero il 27 febbraio 1880: "...i fitti in generale sono sproporzionati alla quantità dei terreni...; da ciò ne consegue che quei contadini, ritraendo appena il vitto quotidiano con l'opera giornaliera...nella possono risparmiare nei mesi critici dell'inverno, nei quali per vivere sono costretti ad abbandonarsi alla questua, meno però per quelli che sono atti ed abituati ai faticosi lavori di ghiaia sul Brenta, pei quali i lavori medesimi difficilmente mancano."

Emerge da questo quadro l'importanza economica rivestita dall'escavazione della ghiaia per il paese, cui si devono aggiungere gli ingenti, per quei tempi, lavori pubblici elencati in apertura, che si compirono sempre a cura di capimastri concittadini, avvalendosi esclusivamente di maestranze del luogo.

 

 Annesso all'escavazione era lo "squero", cantiere navale dove si costruivano le grandi barche per il trasporto della ghiaia, che si trovava a sud dell'attuale ponte sul Brenta, di fianco alla trattoria Pasqualon. Ricordi di anziani riferiscono che era così ben attrezzato da evadere ordinazioni di barche anche da terzi, oltre a soddisfare il bisogno interno.

 

Alla morte di Felice Luigi Breda, avvenuta come detto nel 1895, la Ditta, come tutte le proprietà immobiliari di Campo San Martino passarono in eredità al secondogenito Ernesto, e venne trasformata nella "Società anonima commercio ghiaie e cementi" con sede in Padova; agente del luogo fu il sig. Giovanni Rigato. Da un documento del 1925, questa società si trovava quell'anno in liquidazione, ed infatti subentrò nell'attività la ditta Finesso.

Altra attività gestita dai Breda era la filanda, situata a fianco dell'abitazione sulla strada per Pieve. Non è conosciuta la data di inizio dell'attività; il terreno su cui insisteva, di proprietà originaria del Duca di Modena e passato poi a Luigi Camerini, fu acquistato da Felice Luigi Breda il 2 settembre 1876 e non vi si trovava alcun fabbricato. E' certo comunque che la filanda funzionò fino al 1910, anno in cui fu chiusa per le proteste dei vicini delle forti esalazioni provenienti dalla lavorazione dei bachi da seta. Una relazione del 1918 ne auspica la riapertura, asserendo che era determinante per l'economia del paese, dando lavoro a circa cento operaie.

Successivamente l'attività di lavorazione dei bozzoli riprese grazie a Paolo Camerini, che utilizzò questi locali in forza di un contratto di affitto fino alla sua morte avvenuta nel 1938.

Dal primogenito Cesare, emigrato nel 1899 con la sua famiglia a San Giorgio delle Pertiche, va detto che fu l'unico a rimanere fedele al paese natale anche dopo deceduto, è infatti sepolto nella tomba di famiglia del cimitero di Campo San Martino con gran parte dei suoi discendenti.

Detto di Cesare, parliamo del terzogenito Silvio, morto a soli 32 anni (1857/1890), riservandoci di scrivere del secondo e di gran lunga più famoso, Ernesto, in seguito. Voci raccolte in ambienti storici ma non confermate, riferiscono di Silvio come di un notaio.

L'unico atto documentato riferito a lui è del 27 luglio 1885, dove è indicato come Presidente della "Cassa di Prestiti di Campo San Martino", costituita in quella data allo scopo di raccogliere i risparmi e concedere prestiti a tasso di favore ai residenti, sul modello delle moderne Casse Rurali e che annoverava tra le cariche sociali tutti i cittadini più in vista del paese. Non si sa se questa Cassa funzionò mai, in quanto nei documenti custoditi presso l'archivio comunale non se ne fa mai menzione. Anche Silvio, come i genitori e il fratello Cesare, è sepolto a Campo San Martino.

Ernesto Breda (Campo San Martino 1852, Milano 1918), fu personaggio molto importante anche in ambito nazionale. Secondogenito di Felice Luigi fu attratto subito dall'attività imprenditoriale nel campo ferroviario dall'illustre cugino Vincenzo Stefano Breda, più anziano di lui di quasi ventisette anni, si iscrisse alla facoltà di ingegneria dell'ateneo Patavino, conseguendo la laurea nel 1876.

Vincenzo Stefano Breda era imprenditore immobiliare, presidente della "Società veneta per imprese e costruzioni pubbliche" di Padova, specializzata nel campo delle grandi opere come strade, fortificazioni, opere idrauliche ed edifici pubblici e privati, specializzato nel campo ferroviario, tutto da organizzare a quei tempi. Lavori significativi furono la realizzazione delle ferrovie Padova-Camposampiero-Cittadella-Bassano nel 1875 e Vicenza-Cittadella-Treviso nel 1876.

Ernesto, appena laureato entrò nella Società veneta divenendone ben presto un alto funzionario. Non contento di un'occupazione come dipendente e desideroso di mettersi in proprio, acquistò nel 1886 un società milanese di costruzioni meccaniche, l'Elvetica, che era in liquidazione. Ben presto, sotto la sua guida, la nuova ditta denominata "Accomandita Ing. E. Breda & C.", si specializzò nella costruzione di locomotive e materiale rotabile ferroviario.

 

Logo della Breda Costruzioni Ferroviarie

 Targa Ernesto Breda del 1917

 

Foto 2010 degli Stabilimenti Breda

Forte delle idee maturate in frequenti viaggi di studio all'estero per conto della Società veneta, Ernesto Breda cambiò completamente l'organizzazione del lavoro dell'Elvetica, che da officina plurifunzionale divenne una fabbrica altamente meccanizzata con torni, fresatrici, presse e magli per fonderia, tutti provenienti dall'America e dal nord Europa, su cui organizzò il lavoro a catena, innovativo per quei tempi in italia. Ed i risultati si videro in maniera eclatante perché nel 1908, dopo ventidue anni di attività uscì dall'officina la millesima locomotiva, oltre a carri merci e passeggeri.

In preparazione alla prima guerra mondiale, la grande fabbrica si accinse a soddisfare anche ordinazioni di carattere bellico, iniziando la produzione di camions, munizioni, armi individuali e pesanti. Nel 1914 la Breda dava lavoro, nei due stabilimenti di Niguarda e Sesto San Giovanni, a 3.300 operai e divenne grazie alle commesse belliche, il quarto gruppo industriale italiano, dopo l'acciaieria Ilva, l'Ansaldo e la Fiat.

L'importanza data dagli eventi bellici all'aviazione portò la Breda alla costruzione di aeroplani. Nel 1918 era organizzata per sfornare 100 aerei al mese.

 

Pubblicità Breda anni 30

Alla morte di Ernesto Breda, avvenuta improvvisamente il 6 novembre 1918, la Società era costruita da un complesso di stabilimenti esteso su 3 milioni di metri quadrati tra coperto e scoperto e dava lavoro a circa 10.000 operai. La direzione passò al figlio di Ernesto, l'Ing. Giovanni Breda, ma l'effettiva guida degli stabilimenti fu subito nelle mani di altre persone e fu l'inizio dell'allontanamento della famiglia dalla società, conclusasi nel 1933 con il ritiro totale di Giovanni Breda dal comitato direttivo, in seguito a dimissioni per contrasti sulle scelte di sviluppo dell'azienda.

L'espansione continuò grazie, purtroppo, al secondo conflitto mondiale, col raggiungimento nel 1942 di quota 30.000 dipendenti.

Oggi la società, divenuta dal 1952 la "Finanziaria Ernesto Breda" a prevalente capitale pubblico (gruppo EFIM) ma con partecipazione private, controlla attraverso sei società per azioni una miriade di grandi e piccole ditte a prevalente attività meccanica, da cui escono: materiale ferroviario soprattutto locomotori elettrici), armi da guerra e da caccia, turbine idroelettriche e termoelettriche, componenti per centrali nucleari, ecc..) Fra le realizzazioni Breda di più larga conoscenza del pubblico si possono citare: l'elettrotreno "Settebello" del 1952 e l"Arlecchino" del 1960, precursori del trasporto veloce passeggeri su rotaia; nel campo degli armamenti i carri armati "Leopard" costruiti dalla consociata "OTO Melara"; nel campo dell'elettricità la centrale nucleare di Caorso e la centrale termoelettrica di Brindisi. Negli ultimi anni la Breda è divenuta specialista in campo mondiale nella realizzazione di ferrovie metropolitane.

Nonostante i forti impegni a Milano, dove aveva la residenza con la moglie Antonietta Manzoni ed i figli Giovanni, Luisa ed Amalia, Ernesto Breda trovò il tempo di dedicarsi anche al Comune di nascita: Campo San Martino. Fu eletto Sindaco nel luglio 1899, ravvisando in lui la persona più rappresentativa per questa carica, oltre al concittadino più illustre. Fu sindaco fino al 16 ottobre 1903, quando le sue dimissioni, motivate dai troppi impegni di lavoro, dopo diversi rifiuti del Consiglio Comunale vennero accettate.

Mantenne comunque fino alla morte la carica di consigliere comunale. Quel che rimane di lui è la residenza di campagna, quella Villa Breda divenuta poi clinica privata e successivamente ospedale pubblico e sede del Distretto n. 4 dell'USL 15. Un aneddoto, tramandato a voce, riferisce che Breda costruì questa residenza su istigazione dell'amico Krupp, delle grandi acciaierie tedesche, il quale gli chiese come mai egli, Veneto di origine, non possedesse una villa in riva al Brenta sulla moda della grande nobiltà della Repubblica di Venezia.

La villa fu costruita nel 1900 dal capomastro Prosdocimo Cesaro di Marsango. Il grande parco fu voluto subito imponente, facendo arrivare i giganteschi cedri del Libano già adulti dai vivai di Pistoia, fino a Piazzola sul Brenta per ferrovia e poi a Campo San Martino con convogli di carri agricoli trainati da buoi. Ancor oggi Villa Breda è la più bella costruzione del paese.

 

Ma l'omaggio che Ernesto Breda lasciò al suo paese natale fu il campanile, un'opera splendida che ancor oggi è punto di riferimento per chi viene da fuori e simbolo del paese nelle foto ufficiali.

 

La lapide posta sulla porta d'ingresso dice:

questa elegante torre

che sull'aprica pianura s'aderge

costruita agli albori del secolo

su disegno del concittadino Ernesto Breda - Ingegnere

per concorde volontà di popolo

sotto la guida di don Gaetano Angeli parroco

fu restaurata e a sua funzione resa più idonea

per lo zelo del parroco don Leone Bardellone

nell'anno del Signore 1979

la comunità parrocchiale

questa memoria tramanda alle generazioni venture

chiamate a perpetuare la fede dei padri

La lapide attuale è stata riscritta in base ai ricordi del concittadino prof. Giulio Gambato nel 1979, dopo che la lapide originale, danneggiata dall'inclemenza del tempo, era andata perduta. L'altezza totale compreso il parafulmine è di m. 55.15 mentre la balaustra pedonale è a m. 23 da terra. Il lato, alla base, misura solo m. 5.80 e ciò spiega lo slancio della costruzione che sembra in effetti più alta di quanto sia in realtà, Fu costruito fra il 1906 ed il 1911 ed il concorso dell'ing. Breda non fu certamente solo nel disegno, ma si ha ragione di credere che, date le magre finanze della parrocchia a quei tempi ed il modesto contributo dato all'opera dall'Amministrazione comunale, di Lit. 500 su una spesa prevista di oltre Lit. 20.000, ci sia stato da parte sua anche un sostanzioso aiuto pecuniario nell'acquisto del materiale, dato che la manodopera veniva tradizionalmente prestata dai parrocchiani; è certo ad esempio che tutte le parti in ferro e rame, cioè il grande parafulmine sulla sommità con la bandiera girevole segnavento, che misura m. 5.50 e gli otto piccoli parafulmini ai lati della cella campanaria e del tetto, sono stati costruiti nello stabilimento Breda di Sesto San Giovanni, mentre le parti in cemento preformato come le balaustre, i cornicioni ed i pilastroni, rivelano la mano di chi ha costruito parti simili in Villa.

Dopo la morte di Ernesto Breda la famiglia diradò le visite a Campo San Martino.

L'Ing. Giovanni Breda, figlio di Ernesto, tentò un investimento nel 1938 acquistando l'intera proprietà in paese messa in vendita dagli eredi di Paolo Camerini, circa 154 ettari di terreno agricolo tutto affittato. Questa proprietà fu rivenduta agli stessi fittavoli negli anni dal 1958 al 1961; nel 1954 era stata venduta la villa con la sua dotazione di 15 ettari di fondo fra parco ed azienda agricola, con l'intento del nuovo proprietario di trasformarla in Casa di cura, inaugurata infatti nel novembre 1956.

E fu questo l'ultimo atto del totale distacco dei Breda dal loro paese di origine.