La storia della famiglia Camerini

Luigi Camerini (1819-1885)

Nato ad Argenta nel 1819, il conte Luigi Camerini era figlio di Paolo Francesco Camerini e di Loredana Guerrini (vedi schema genealogico). All’età di soli due anni rimase orfano del padre e così venne allevato dal citato leggendario zio Silvestro detto il carriolante. Costui morì nel 1866 senza eredi (il figlio e le tre figlie erano infatti precocemente deceduti) e così Luigi divenne l’erede universale di tutti i suoi beni.

Luigi aveva promesso allo zio che si sarebbe sposato, e nel 1870 mantenne la promessa prendendo in moglie la contessa padovana Francesca Fava, detta Fanny.

Nel delta, il conte Luigi concepirà un ambizioso progetto di bonifica di tutti i terreni dell’isola, dei quali fino ad allora venivano coltivati solamente quelli che si trovavano lungo le sponde dei fiumi. Il resto del territorio, essendo in gran parte paludoso, veniva infatti sfruttato unicamente come valli da pesca, da caccia e per la raccolta delle canne palustri.

Poco dopo aver avviato l’opera di redenzione, però, nel 1885 il Conte Luigi muore a Padova, dove era nel frattempo stato anche eletto consigliere comunale. La sua eredità passerà all’unico figlio, il diciassettenne Paolo. Ma sarà la madre, la contessa Francesca Fanny Fava, a condurre tutti i beni fino alla maggiore età del figlio. Manterrà la sede del suo Direttorio presso l’agenzia di Stienta, dove c’era il fidatissimo agente G. Suzzi e darà in enfiteusi molti terreni, decurtando anche i tempi di pagamento delle rate annue degli affitti: da una a due e senza deroghe.

Paolo Camerini (1868-1937)

Nel 1889 Paolo diviene maggiorenne e, dopo la laurea in giurisprudenza, conseguita nel ‘91 presso l’università di Padova, (dove nell’89 aveva fondato il settimanale satirico “Lo studente”) prenderà la direzione di tutta la possessione.

Il conte Paolo era nato a Padova il 29 Luglio 1868 e ben presto dimostrò grandi doti di intraprendenza assumendo la direzione di tutti i beni lasciati dal padre Luigi: terreni per oltre 100.000 ettari, beni mobili e immobili, tra cui in particolare la Villa Contarini di Piazzola sul Brenta, varie industrie, il palazzo Camerini in via Altinate a Padova, e il palazzo Nappi a Stienta ecc.

A Piazzola sul Brenta, Paolo, dà inizio a grandi lavori che miglioreranno le condizioni di vita dei cittadini e realizzerà un ambizioso progetto agricolo-industriale: prima demolisce le malsane abitazioni di canna e paglia dei suoi dipendenti e poi, sempre per gli stessi, ne costruirà di nuove.

Farà opere di bonifica, suddividendo le sue proprietà in appezzamenti regolari, dotandoli di nuove case coloniche con strade e canali di scolo e d’irrigazione. I suoi contadini, a loro volta, presteranno la loro manodopera sia nei campi che nell’allevamento del bestiame, così pure nelle sue industrie, per il cui funzionamento il conte farà costruire una centrale elettrica dalla potenza di 500 CV.

L’attività industriale comprendeva due fornaci per laterizi, una fabbrica di concimi chimici, uno iutificio, una filanda per la seta, una fabbrica di acido solforico, un’altra di conserve alimentari, una di ghiaccio, una segheria, poi officine per le riparazioni meccaniche, essiccatoi per il tabacco e una latteria con caseificio.

Si deve ancora alla sua intraprendenza anche la costruzione del tronco di ferrovia Padova-Piazzola. Più tardi costruirà anche l’ippodromo di Padova, che sarà a lui intitolato.

A Piazzola sul Brenta il conte Paolo impegnerà ingentissimi capitali per la ristrutturazione di villa Contarini, riportandola agli antichi splendori (il pro-zio Silvestro la utilizzava esclusivamente come magazzino per lo stoccaggio delle derrate che immetteva sul mercato al momento più favorevole).

Nell’isola di Polesine Camerini, nel delta del Po, avvierà grandi lavori di bonifica, portando a termine la costruzione della villa padronale, probabilmente già iniziata dal padre. Bonificherà e trasformerà gran parte dell’isola in una grande azienda agricola autonoma e autosufficiente. Paolo continuerà dunque l’opera di bonifica dell’isola già iniziata dal padre Luigi, come se fosse padrone presente. Egli si servirà, come il padre, dell’opera dei fattori, dei gastaldi e degli amministratori di fiducia, ma tutti forestieri.

Anche qui, come a Piazzola sul Brenta, saranno creati molti posti di lavoro. Paolo formerà un’azienda agricola “modello” e autonoma con alle dipendenze obbligati, conduttori di boarie e risai; assumerà stagionalmente braccianti avventizi; darà appezzamenti di risaie a mezzadria a molte famiglie e in base ai loro componenti. Assumerà personale per i servizi della villa: falegnami per la costruzione dei serramenti per le nuove case, carpentieri e fabbri per la costruzione dei carri, poi muratori, magazzinieri e guardiani.

Costruirà strade, con il sistema ortogonale come già aveva fatto a Piazzola, dando persino gli stessi nomi ad alcune strade, come ad esempio lo stradone principale, che dal Po conduce al mare, chiamandolo strada Bernina, oggi viale Isonzo, e un’altra strada la chiamerà Dalmazia, ora via Cairoli. Farà scavare canali di scolo in tutta l’isola i quali confluiranno le loro acque in un unico grande collettore che, affiancato al citato stradone, attraverserà l’intera isola da ovest a est, tagliandola a metà e che porterà le acque di scolo alla vecchia foce del Canarìn, da tempo intestato all’incile.

Alla fine di questo canale Paolo farà costruire una grande idrovora mossa con una potente macchina a vapore, (il rudere esiste ancora oggi e meriterebbe di essere salvaguardato) che sostituirà le vecchie ruote a schiaffo, prima mosse da cavalli e più tardi da macchine a vapore, dette locomobili. L’idrovora è rimasta in funzione fino alla seconda metà degli anni ‘50 dello scorso secolo, anni in cui entrò in funzione la nuova, edificata adiacente alla vecchia e dotata di pompe elettriche.

Paolo Camerini si interesserà anche dell’amministrazione pubblica e nel 1892 sarà nominato consigliere comunale a Piazzola. Si batterà per l’istruzione primaria e professionale gratuita, per il suffragio universale e anche per la riforma tributaria nonché per le autonomie comunali.

Nel 1902, il conte Paolo, verrà nominato Cavaliere del Lavoro e nel mese di Maggio del 1905 sposerà Francesca De Fabii; lo attesta una medaglia di bronzo fatta coniare da lui stesso.

 

 

Qualche anno più tardi siederà sui banchi di Montecitorio come deputato liberal-progressista fino al 1913: avrà modo di battersi con grande fervore per migliorare le leggi nell’ambito dell’agricoltura, l’industria e il commercio.

Dopo la prima guerra mondiale si determinerà una grande crisi industriale che investirà tutta l’Europa, così per lui, come per tanti altri industriali e latifondisti, avranno inizio anni molto avversi. La crisi finanziaria sarà aggravata da una nuova e cospicua tassa patrimoniale, ma anche dalle ingenti spese sostenute per il finanziamento di una fallimentare ricerca del ferro nei monti del vicentino.

Paolo Camerini dovrà pertanto registrare amaramente la progressiva decadenza di tutte le sue imprese, per cui si vedrà costretto a cederne molte o addirittura a cessarne le attività.

Nel 1925, il conte e cavaliere Paolo Camerini, venne nominato Duca per meriti epicali, ma nel 1933 il disastro economico lo porterà ad una sistematica vendita dei suoi terreni, venderà anche quelli più produttivi, nonché le rimanenti industrie, per ultima, lo iutificio.

L’11 Novembre 1937 il Duca Paolo muore a Padova, lasciando quello che restava del grande patrimonio all’unico figlio Luigi Silvestro.

Luigi Silvestro (1906-1991)

Il trentunenne Luigi Silvestro si trova innanzitutto ad affrontare i problemi relativi all’agenzia agricola di Stienta, ormai ridotta a soli 155 ettari di terreno. La vasta proprietà, era stata già frammentata e ceduta con il sistema dell’enfiteusi, dando origine a una miriade di piccoli proprietari. Luigi Silvestro, dovrà cedere 155 ettari ai conduttori, perché soggetti ai “diritti domini” dell’affranco che si protrarranno fino al 1958.

Per quanto riguarda l’azienda agricola di Polesine Camerini, il grande palazzo e gli annessi rimarranno in gestione dagli agenti e dai fattori che, per la mancata presenza del padrone, assumeranno in tutto e per tutto la direzione e la conduzione dell’azienda fino al 1953, anno in cui verrà espropriata per l’applicazione della famosa legge sulla colonizzazione dei latifondi.

Da questo momento, prenderà provvisorio possesso, sia dei terreni che della villa, l’Ente per la riforma e la colonizzazione del Delta Padano con la sede centrale a Bologna, ora E.S.A.V., che provvederà a suddividere i terreni espropriati, in piccoli poderi che verranno assegnati ai capifamiglia dell’isola, assieme a nuove case coloniche o ristrutturate. Questi nuovi assegnatari diventeranno Coltivatori Diretti e riscatteranno il loro podere con un riscatto trentennale. Da questo momento inizierà per tutta la villa un lento ma inesorabile decadimento che ancora oggi è in atto.

La villa Contarini di Piazzola sul Brenta, invece, nel 1969 sarà acquistata da un industriale di origine veneta che la aprirà al pubblico e nel 1986 verrà ceduta alla Fondazione Ghirardi di Piazzola sul Brenta. Nel 2005 sarà acquisita dalla Regione Veneto.

Di Luigi Silvestro si hanno poche notizie, visto che anche lui, come i suoi avi, nell’isola Camerini non era stato un proprietario presente. Si sa però che era un grande umanista e che ha passato gran parte della sua giovinezza viaggiando per visitare e conoscere i più remoti luoghi e genti del mondo, era molto amante della natura incontaminata.

Nel periodo del fascismo, trovandosi egli, nel 1939 nella città di Pola, criticò pubblicamente il regime. Fu perciò arrestato e mandato immediatamente al confino nell’isola di Ponza, assieme a tanti altri.

Terminati i provvedimenti restrittivi a fine guerra, nel 1946 sbarcò nell’isola d’Ischia dove trovò un posto ideale per poter fondare un giardino botanico con piante esotiche. Qui, compra 9 ettari di terreno adiacenti alla piccola baia di S. Montano, luogo che ritiene ideale per costruisce il suo parco. Lo chiamerà Negombo, che è il nome di una località dell’isola di Cylon che lui aveva visitato e amato.

Si sposa nel frattempo con Adria Scaglia, dalla quale avrà tre figli.

A Luigi Silvestro si deve un grande merito: la salvaguardia dei 9 ettari di terreno di Ischia mantenuti incontaminati. Ciò ha permesso, nel 1955, all’archeologo Giorgio Buchner, di individuare e scavare una grande necropoli, riportando alla luce migliaia di reperti archeologici di grande valore. Lì furono scoperti i primi insediamenti greci dell’isola, che risalgono all’XIII secolo A.C. Tra i reperti vi è la famosa e prestigiosa coppa di Nestore, cantata da Omero al verso 362, nel libro XXI dell’Iliade.

Negli anni ‘60 il conte Luigi Silvestro, non riconoscendo più l’isola come luogo ideale, perché invasa dal turismo di massa, abbandona il parco, ma non l’isola dove morirà il 4 Novembre del 1991.

Paolo Fulceri Camerini

Sarà il figlio Paolo Fulceri, nato nel 1953, a raccogliere il testimone continuando l’opera del padre. Nell’isola di Ischia egli si prenderà cura del il parco e lo rivitalizzerà, tanto che oggi è uno dei parchi naturali italiani più belli. 

I contenuti riportati sono estratti da un più completo lavoro del ricercatore storico Luciano Chiereghin.

L'articolo integrale è pubblicato nella rivista culturale il Ventaglio 90 N.43 del 2011