Passo Carbogna

Via Carbogna fu fino a metà dell'ottocento uno dei Passi (servizio di zattere) e Porti sul Brenta.

Questo passo era di proprietà della Casa Contarini di Piazzola e godeva degli stessi diritti di quello di  Carturo più a nord e il passo di Campo San Martino più a Sud.

Il passo congiungeva la località Carbogna con la località Romanie che dal 1° gennaio 1883 venne aggregata per Decreto al territorio di San Giorgio in Bosco 

pur mantenendo al tempo la dipendenza ecclesiastica dalla Chiesa di Presina  

Era quindi un punto di attraversamento e ai più attenti non sarà sfuggito che tutt'ora al di là del Brenta, in corrispondenza di via Carbogna di Presina c'è Via Carbogna di San Giorgio in Bosco

Da qui infatti si poteva attraversare il Brenta per raggiungere il Comune di San Giorgio in Bosco nella Frazione di Lobia in corrispondenza dell’antica località di PERSEGARA (così chiamata per le estese coltivazioni di pesche – “perseghi”, menzionata fino al XII sec., dove vi era una fortezza distrutta da Ezzelino e sulla riva del Brenta una chiesetta dedicata a S. Margherita, che fu la prima parrocchiale di Lobia (detta Lobia di Persegara), ed il palazzo dei nobili Grifalconi.

Questo territorio fu più volte soggetto alle terribili inondazioni del Brenta, che ne cambiarono l’aspetto stesso.

Nel corso 1797 una paurosa inondazione distrusse la località di Persegara lasciando solo poche macerie e nessuna traccia degli edifici.

Attualmente vi sono solo alcune case sparse e un VECCHIO MULINO del XVIII secolo., ancora funzionante, in un angolo di paesaggio d’altri tempi.

 

 

Nel 1916 Paolo Camerin chiese ed ottenne di poter estrarre ghiaia dal fiume Brenta, da un cantiere a Carbogna attraverso l'impiego di 145 operai.  

In tale ottica, venne installato un raccordo ferroviario a scartamento (= distanza fra le due rotaie dei binario) ridotto (mm 600) che collegava a Piazzola Carbogna, località posta a circa 3,5 Km a nord. Qui, sul greto dei fiume Brenta, veniva caricata a mano la ghiaia sui carrelli per essere trasportata alla stazione di Piazzola dove veniva trasferita sui pianali della ferrovia a scartamento normale. Questo treno fu soprannominato il “trenino della ghiaia”. 

Ne 1923 Entrava in funzione il prolungamento della ferrovia Padova - Piazzola fino a Carmignano. Il raccordo di Carbogna veniva prolungato di altri 3 Km fino a Carturo. Qui il duca Paolo Camerini installò un importante cantiere per l’estrazione e la lavorazione della ghiaia dal fiume Brenta: una draga galleggiante scavava, vagliava e scaricava sulle varie barche che la affiancavano il materiale così selezionato. Completato il carico, le barche percorrevano un breve tratto di fiume e, attraverso un apposito canale che si staccava da questo, entravano nel cantiere propriamente detto. Qui venivano scaricate a mezzo di u-n impianto elevatore a tazze, costruito a cavallo dei canale, che pescava dalla cavità della barca la ghiaia che, per gravità, a mezzo di canale metalliche, cadeva nei vagoni ferroviari.

 

Il Passaggio della Ferrovia Camerini a Presina di Piazzola Sul Brenta.

Nella foto il bivio Carbogna.

Nel 1933 Subentrava in questa attività la società A.N.A. FINESSO di Padova. Immediatamente dopo la fine della guerra 1940 - 1945 l’impianto di escavo di Carturo veniva sostituito da escavatori cingolati semoventi e la ghiaia, a mezzo vagoncini della portata di 2 me., trainati da locomotori, trasportata ad un impianto fisso di vagliatura e frantumazione. I vari prodotti si scaricavano poi nei vagoni ferroviari. Una o più volte al giorno giungevano da Piazzola i convogli di carri vuoti (20 o 30 vagoni). Venivano sganciati i vuoti e agganciati i pieni che iniziavano così il loro viaggio verso Padova formando “il trenino della ghiaia”.

Il materiale destinato al mercato di Padova si fermava sul piazzale di Padova - Borgomagno. Veniva scaricato, dapprima a mano, dai vagoni su carretti a cavalli, della portata di circa 1 mc., per essere portato ai cantieri di costruzione in città. Successivamente lo scarico a mano fu sostituito da mezzi meccanici che prelevavano la ghiaia dai vagoni e la innalzavano ad una batteria di silos. I cavalli erano stati sostituiti da automotrici che passando sotto ai silos caricavano rapidamente il materiale per caduta.

Borgomagno era raccordato con le FFSS e la ghiaia poteva così essere avviata ad altre destinazioni come Rovigo, Ferrara, Bologna, Venezia, ecc.. L’attività continuò così fino al 1957, quando le esigenze di mercato e l’affermarsi dei trasporto su strada imposero un nuovo cambiamento: trasporto dalle cave su strada a mezzo autotreni di grande portata e scarico nell’impianto di “Portello”.