A scuola possiamo trovarci, concretamente, a dover operare con ragazzi con diverse tipologie di handicap, proviamo ad analizzarne alcune tenendo conto che: non esiste la categoria handicap, ma tanti tipi di handicap, anzi persone con handicap ed ognuna di loro ha una propria storia, una sensibilità, e pone a noi, che ci riteniamo normali, una serie di problemi e di interrogativi rispetto alla nostra capacità di interagire con loro e di facilitargli o meno le relazioni con noi e con gli altri.
Nel caso di DISABILITÀ UDITIVA si ha un grave ritardo nello sviluppo e nell’uso del linguaggio e nella comprensione della parola: la conseguenza maggiore è l’isolamento nei confronti dell’ambiente in cui il soggetto vive e un’esperienza ridotta ed alterata del mondo verso cui è possibile rivolga atteggiamenti di ostilità. L’intervento educativo dovrà mirare a ridurre il più possibile tale isolamento ricorrendo proprio a modalità di comunicazione alternative e puntando a sviluppare al massimo le capacità cognitive ricorrendo alla pluralità degli stili comunicativi dell’alunno sordo.
La vista è il senso principale che consente di avere una buona maturazione anche a livello intellettivo; il bambino normovedente percepisce la realtà attraverso un processo di sincresi - analisi - sintesi in quanto può ricorrere alla modalità imitativa. Nel soggetto non vedente o ipovedente devono entrare in gioco i sensi vicarianti ma per fare questo necessita di essere stimolato. Il processo di conoscenza avviene utilizzando analisi e sintesi; egli arriverà, quindi, più tardi, alla consapevolezza della propria individualità e all’acquisizione della rappresentazione del linguaggio e presenterà un notevole ritardo nello sviluppo delle funzioni motorie in quanto avrà un atteggiamento passivo nei confronti dell’ambiente circostante; tutto ciò lo porterà ad avere difficoltà relazionali. L’educazione alla tattilità permette di conoscere le proprietà degli oggetti attraverso le mani e i piedi mentre grazie alla percezione aptica il soggetto riesce a percepire l’aria, la presenza di persone o di ostacoli.
E’ importante che il bambino verbalizzi le esperienze fatte perché il canale verbale dovrà sostituire quello visivo.
E’ un disturbo più o meno grave, determinato da cause prenatali o da fattori che abbiano agito nel periodo dello sviluppo che comprende deficit del funzionamento sia intellettivo che adattivo negli ambiti della concettualizzazione, della socializzazione e delle capacità pratiche.
Questi bambini presentano una notevole riduzione della capacità di analisi e integrazione degli stimoli esterni e una evidente limitazione nella capacità di comprensione. Rientrano in questa categoria le sindromi genetiche (come la Sindrome di DOWN,Sindrome di Williams, Sindrome di Prader-Willi, Sindrome di Angelman)l’autismo,le insufficienze mentali, le patologie del comportamento(ADHD,DOP).
Riguarda le varie tipologie di menomazione funzionale degli arti superiori ed inferiori di varia natura, congenita o acquisita, da patologia cerebrale, midollare o periferica, che comportano la totale o parziale limitazione del movimento. Rientrano in questa categoria le paralisi cerebrali infantili(PCI) di diversa gravità, gli esiti di episodi infettivi a carico del sistema nervoso centrale (encefalite, meningite) e di eventi traumatici.
Colpisce la motricità globale e/o quella fine (paralisi spastiche, atassie, goffaggine etc.) ed è il più delle volte congenito, ma può anche essere la conseguenza di un trauma (es. incidente stradale). Determina incapacità della persona a svolgere una determinata funzione motoria. Non è correggibile, ma attraverso la riabilitazione motoria, l’eventuale uso di protesi (es. tutori, carrozzine, ma anche computer), ed il costruttivo atteggiamento delle persone che sono intorno, si può aiutare la persona con handicap motorio a raggiungere o a recuperare tutta l’autonomia possibile.
Gli alunni con ADHD presentano diverse problematiche nel contesto scolastico:
forte instabilità comportamentale e necessità di muoversi senza rispettare le regole,disordine,mancanza di controllo e incapacità di trattenersi da dire quello che gli passa per la mente
incapacità di mantenere lo sforzo attentivo:difficoltà di organizzazione e pianificazione del lavoro, dei materiali e delle materie di studio
difficoltà nei rapporti interpersonali sia con i compagni che con gli insegnanti.
Spesso, questi soggetti presentano disturbi associati tra cui riveste molta importanza il DISTURBO OPPOSITIVO PROVOCATORIO (DOP) che si manifesta con comportamenti di sfida e ostilità, soprattutto nei confronti degli adulti,atteggiamenti provocatori nei confronti dei coetanei e utilizzo di un linguaggio esageratamente disinibito.I ragazzi che manifestano comportamenti aggressivi sono più a rischio di altri di sviluppare comportamenti devianti.
Si possono distinguere tre livelli:
Ad alto funzionamento, con QI nella norma o superiore alla norma (Sindrome di Asperger)
Medio funzionamento
Basso funzionamento, con associato possibile ritardo mentale e/o deficit dell’apprendimento
Nelle persone affette da autismo, qualunque sia il livello, il cervello funziona in modo diverso: ovvero se per un individuo neurotipico acquisire un’informazione è necessario “spostarsi dal punto A al punto B”, la persona autistica non lo fa direttamente ma segue dei percorsi molto più articolati, impiegando spesso un tempo maggiore e un maggior dispendio di energia; ciò avviene in concomitanza al problema del sovraccarico sensoriale.
Il soggetto autistico ha un deficit nella processazione degli stimoli, ovvero presenta difficoltà ad elaborare più informazioni contemporaneamente, pertanto, è conveniente, se non talvolta necessario, scegliere un solo canale d’informazione. Il sovraccarico sensoriale è una delle principali cause di crisi a cui può andare incontro un soggetto autistico.
Le persone autistiche presentano la “vista a tunnel” come se vedessero con i paraocchi, per cui gli oggetti e le persone appaiono nel loro campo visivo in modo improvviso. Tutto l’insieme fa si che la ricreazione rappresenti un momento di particolare stress anche perché l’autistico si trova a non comprendere il fare e il comunicare degli altri vivendo uno stato di disagio e confusione che può portare a comportamenti di crisi spesso socialmente non accettabili.
La persona autistica presenta sovente delle stereotipie, con movimenti ripetitivi del corpo o movimenti ripetitivi di oggetti; l’innesco di stereotipie spesso è sintomo di tensione.
Altro aspetto è il contatto oculare poco efficace, l’autistico solitamente non “regge” lo sguardo fisso negli occhi, emotivamente il carico è troppo intenso, essendo impegnato a decifrare una marea di altri stimoli e messaggi; accade però che spesso questo gli venga richiesto per ragioni sociali, per cui l’autistico sviluppa una tecnica di mascheramento (più efficace tra le femmine che in generale sono più sociali). Apparentemente fissano qualcuno o qualcosa mentre in realtà lo sguardo è altrove (tecnica del masking: fingono di guardarti in volto, mentre fissano la fronte, o il mento, o un punto oltre la spalla…); comunque anche quando sembrano distratti in realtà sentono, vedono e capiscono perfettamente cosa sta succedendo attorno a loro.
Altro segno caratteristico è la difficoltà a leggere il linguaggio corporeo e mimico altrui e la conseguente ansia sociale, con difficoltà a relazionarsi con i coetanei. Soprattutto difficile risulta l’elaborazione dei concetti astratti, come il tempo o lo spazio.
Anche la soglia del dolore molto spesso è diversa: i soggetti autistici possono ad esempio colpirsi alla testa ripetutamente in conseguenza di frustrazioni o di eccessiva noia, senza manifestare dolore.