Le competenze cognitive sono abilità mentali che includono un vasto repertorio di capacità, da quelle di memorizzazione alle capacità procedurali, dalle abilità di linguaggio a quelle legate al pensiero.
Ci sono diversi modelli di classificazione di queste competenze, ad esempio il modello che distingue le capacità cognitive di basso livello come quella di richiamare ed elencare, dalle capacità cognitive di livello elevato, le cosiddette higher order cognitive skills, come il problem solving, il test delle ipotesi, la presa di decisioni, la capacità di valutazione, la riflessione.
Ci sono competenze cognitive che, indipendentemente dalla loro complessità, devono essere sviluppate fin da bambini e mantenute anche da adulti, avvalendosi di metodi didattici specifici atti a potenziarle.
1. L’inquiry-based learning e l’ibse
Ponendosi delle domande, gli studenti esercitano la loro agentività e sviluppano abilità di problem solving complesse e rilevanti. Quando i bambini sono in grado di porre delle domande e di indagare le risposte, allora divengono consapevoli dei propri processi di apprendimento.
Mentre i docenti tendono a progettare avendo esperienze e risultati precisi in mente, il curricolo dell’inquiry-based learning è flessibile e aperto, si modifica con le idee dei bambini e con le loro domande. I bambini apprendono meglio trovando le risposte alle loro domande; il loro coinvolgimento attivo nel processo di apprendimento facilita infatti la comprensione dei concetti, il pensiero creativo e l’acquisizione dei processi di indagine che sono necessari per il lifelong learning. Inoltre, quando i docenti sostengono i bambini nel seguire e indagare le proprie idee, non soltanto promuovono l’apprendimento intorno alle idee specifiche che stanno indagando, ma mettono anche i bambini nella condizione di esercitare il loro senso di agentività e di autonomia, promuovendo l’indagine, la curiosità e l’esplorazione come approcci all’apprendimento.
L’ambiente di apprendimento in cui si propone l’indagine contiene materiali e prevede spazi che promuovono la curiosità, l’indagine e che suscitano stupore. Materiali e risorse interessanti forniscono infatti lo stimolo agli studenti per porsi le domande e per avviare le indagini. La modalità collaborativa per l’inquiry based learning è un ulteriore elemento arricchente, soprattutto se i bambini collaborano per risolvere un problema o per indagare un elemento che suscita il loro interesse. L’esposizione alle idee e alle prospettive altrui aiuta, infatti, a migliorare la comprensione e a rafforzare le relazioni reciproche.
Sternberg R. J. (1998). Metacognition, abilities, and developing expertise: What makes an expert student?. Instructional science, 26 (1-2), 127-140.
Beyer B. K. (2008). What research tells us about teaching thinking skills. The Social Studies, 99(5), 223-232.
Nell’insegnamento delle scienze ci sono, storicamente, due approcci distinti:
1. Nel primo, che si chiama approccio deduttivo, l’insegnante presenta un concetto, le sue implicazioni logico-deduttive e fornisce esempi applicativi. Questo approccio viene anche denominato trasmissione top-down.
2. Il secondo approccio è quello induttivo, che lascia molto più spazio all’osservazione, alla sperimentazione e ad una costruzione da parte dello studente della propria conoscenza guidata dal docente. Questo è l’approccio denominato bottom-up
Le definizioni si sono evolute nel corso del tempo e, oggi, l’approccio induttivo viene chiamato IBSE (Inquiry Based Science Education).
Esso è stato promosso dalla commissione Europea nel 2007 come approccio pedagogico basato sull’indagine, che stimola la formulazione di domande e che prevede una sequenza di fasi che comincia con il porsi delle domande, la formulazione di ipotesi, la verifica delle ipotesi tramite esperimenti e la discussione dei risultati. Per applicare questo metodo viene adottato il modello 5E, che consiste nelle fasi:
a) engagement lo studente viene coinvolto in modo attivo ponendosi domande significative relative all’osservazione di un fenomeno.
b) explore inizia una fase sperimentale, durante la quale gli studenti svolgono un esperimento con cui cercare delle risposte, registrando dati, identificando variabili, creando grafici.
c) explain lo studente formula una spiegazione e viene introdotto a modelli e teorie, con un supporto da parte dell’insegnante per l’individuazione del lessico giusto.
d) elaborate lo studente approfondisce e rinforza quanto già appreso applicandolo in situazioni nuove, che possono a loro volta far emergere nuove domande e ipotesi da esplorare.
e) evaluate lo studente valuta le competenze sviluppate e il proprio livello di comprensione raggiunto, attraverso la realizzazione di un prodotto finale che sarà valutato tramite autovalutazione, valutazione tra pari e valutazione da parte del proprio insegnante.
2. Il metodo narrativo Irs
Metodo LRS (Leggo, Racconto, Scrivo), “dimostra come l’intelligenza emotiva in azione può dar voce al potenziale inespresso degli alunni e convogliare tale energia canalizzandola verso esiti e prodotti didattici di grande impatto scientifico”.
Il percorso di creazione della storia viene stimolato attraverso la somministrazione di alcuni input tramite la lettura di alcune storie già esistenti, organizzate per genere letterario, attraverso le quali, oltre ad attivare le capacità creative, l’insegnante cerca di stimolare il piacere per la lettura cercando di trasformare i propri studenti in lettori critici ed esperti.
Sul piano educativo, gli studenti imparano a rispettare il contributo degli altri, ad ascoltare, a collaborare meglio, ad essere maggiormente consapevoli delle proprie potenzialità, a rafforzare il senso di responsabilità e a migliorare, come si è accennato in precedenza, l’autostima. Sul piano cognitivo, oltre al pensiero divergente, si potenzia il pensiero convergente, combinandolo anche con quello convergente, si sviluppano capacità di osservazione, critiche e creative. Sul piano linguistico si potenziano le capacità linguistiche, espressive e comunicative.
Forina M. (2018). Leggo Racconto Scrivo. Edizioni San Paolo. Cinisello Balsamo.
Il percorso basato sull’approccio LRS si articola in tre fasi che vanno adattate e differenziate in base all’età degli studenti coinvolti, dei loro prerequisiti e delle unità di apprendimento pianificate:
a) Nella prima fase, quella della lettura, l’insegnante lancia una sfida emulativa proponendo un racconto di cui svela gli elementi tipici che lo caratterizzano.
b) Riflette sulla coerenza complessiva del testo e sull’efficacia del messaggio che viene comunicato al lettore, facendosi quindi un’idea su come vada progettato un testo narrativo.
c) Nella fase successiva di scrittura, il testo creato va progettato meticolosamente come lo farebbe una redazione impegnata nella realizzazione editoriale di un vero libro.
3. La comunicazione aumentata alternativa
La sfida per gli insegnanti del consiglio di classe è di comprendere come integrare le attività in classe in modo che lo studente sia in grado di apprendere come sviluppare competenze, come partecipare alle interazioni e agli scambi e come utilizzare il sistema di comunicazione aumentata alternativa.
Gli indicatori di cui occorre tener conto per prevedere l’adozione di forme di comunicazione aumentata alternativa per supportare lo studente, sono:
• la presenza di un disordine del linguaggio da moderato a severo;
• l’esistenza di un divario tra il linguaggio espressivo e quello ricettivo (lo studente ad esempio comprende in misura maggiore rispetto a quanto sia in grado di esprimersi);
• una limitata capacità di discorrere o una mancanza di miglioramento del linguaggio espressivo anche nonostante le terapie;
• la frustrazione dello studente rispetto alle sue difficoltà nel comunicare in modo efficace
I dispositivi variano in funzione delle caratteristiche specifiche dello studente. Il linguaggio può basarsi su simboli, foto o testo, o su una combinazione di questi tre elementi. I docenti dovranno valutare gli spazi della classe e gli allestimenti per renderli adeguati e per realizzare un ambiente accogliente per lo studente.
Nell’ambito di ciascuna attività che viene proposta alla classe, il docente deve innestare un’attività aggiuntiva personalizzata per lo studente con difficoltà comunicative e, allo stesso tempo, integrarla con le attività degli altri studenti, definendo i messaggi comunicativi e il vocabolario necessari a svolgere l’attività e prevedendo un’eventuale attività introduttiva e anticipatoria, che prepara lo studente all’attività che coinvolge tutta la classe