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Come possiamo difenderci dalle zanzare nell'orto o nel giardino usando soluzioni naturali? In questo video vediamo come usare l'olio di neem e altri consigli e rimedi naturali per evitare il proliferare delle zanzare nel nostro orto o giardino.
Per la nebulizzazione sulle piante ricordiamo di intervenire solo la sera, per evitare con il sole alto di perdere l'effetto del neem e provocare scottature sulle piante.
Il suolo è un luogo pullulante di vita e non sempre si fa bene nel lavorare la terra (che non vuol dire solo vangare). Anzi, il suolo è il luogo più biodiverso che ci sia. Ospita infinite forme microscopiche e altrettante macroscopiche, animali e vegetali. Nel suolo tutti questi esseri viventi trovano riparo e nutrimento, ma sono allo stesso tempo loro stessi a creare questo ambiente che caratterizza il nostro pianeta, che si chiama, per l’appunto, Terra. Si può dire che in quei pochi centimetri di materia, che ricoprono parte della crosta terrestre, si incontrano il cielo e la terra. Qui il sole offre l’energia per il compimento della fotosintesi, la CO2 si trasforma in zuccheri, mattoncini della materia organica. Quando questa incontra la roccia madre, si forma il suolo. Un matrimonio impossibile senza l’intervento della microbiologia. Servono secoli perché se ne formi un solo centimetro e una stagione di interventi sbagliati per perderne molto di più. Il suolo ha bisogno di attuare cicli di rigenerazione del suolo, per questo deve conservare la biodiversità capace di compierli.
Lavorare la terra, è giusto farlo?
L’intervento dell’uomo, purtroppo, ha già distrutto una grandissima parte di questa preziosa e complessa materia formatasi in miliardi di anni di evoluzione. E il processo distruttivo si è accelerato con lo sviluppo dell’agricoltura industriale, fatta di grandi mezzi e interventi chimici per la coltivazione. Se non vogliamo che il nostro pianeta diventi completamente inospitale per noi dobbiamo permettere al suolo di rigenerarsi e, visti i danni fatti fino a qui, favorire tali processi in ogni modo, anche occupandoci di un piccolo orto. Ecco dieci strategie per aiutare il suolo a tornare vitale.
Non disturbarlo con troppe lavorazioni
Gli organismi che vivono nel suolo occupano diverse nicchie ecologiche. Quando effettuiamo delle lavorazioni allo scopo di favorire l’attecchimento delle nostre colture, andiamo a disturbare queste nicchie. Più sarà profonda e invasiva la lavorazione e più tempo impiegherà la vita a ripristinare un equilibrio. In agricoltura è inevitabile questa attività di disturbo, ma possiamo effettuare i nostri interventi in modo da fare meno danno possibile. Vanno evitate per esempio le lavorazioni che stravolgono la stratificazione dei livelli del suolo e l’utilizzo di sostanze chimiche che interferiscono con i processi naturali.
Utilizzando la forca vanga si arieggia il suolo senza rigirarlo
Le forme di vita del suolo hanno spesso bisogno per vivere di ossigeno, proprio come noi. Per questo la terra deve mantenersi sempre porosa. Una terra sana, ricca di vita, è piena di micro-cavità e l’aria può penetrarvi facilmente fino ad una certa profondità. Man mano che la terra perde materia organica e quando non presenta una copertura naturale che la difenda dagli agenti atmosferici, perde la sua porosità e si forma una sorta di crosta che non permette gli scambi gassosi. Se abbiamo crosta sull’orto dobbiamo romperla per far respirare gli ortaggi, ma se avremo lavorato in sintonia con la natura il problema non si porrà. Attraverso questi micro canali si muove anche l’acqua, una terra compatta e senza vita non farà penetrare acqua in profondità a danno delle falde acquifere e della stabilità idrogeologica.
Arando la terra con un mezzo meccanico, un trattore o una motozappa, si può formare ad una certa profondità un compattamento del suolo, che intervento dopo intervento, formerà uno strato sempre più impenetrabile per le radici. Per le piante sarà come vivere in un vaso con poca terra a disposizione. Anche l’assorbimento dell’acqua sarà sfavorito da questo fenomeno. Un ripuntatore nelle grandi estensioni e una grelinette nel piccolo orto permettono di rompere la suola di lavorazione.
Intorno alle radici delle piante, nella cosiddetta rizosfera, vivono microorganismi simbionti, batteri benefici e patogeni, funghi micro e macroscopici, ma anche macrorganismi come anellidi, artropodi, molluschi. Se estraiamo le radici delle piante che coltiviamo distruggiamo in un batter d’occhio il loro mondo. Invece lasciando le radici nella terra queste continueranno a fornire nutrimento e decomponendosi lasceranno aperti canali di passaggio per aria, acqua e altri abitanti del suolo.
I lombrichi sono gli abitanti più noti del suolo, mangiatori e lavoratori instancabili non possono mancare in una terra sana. Ogni giorno compiono percorsi verticali sugli strati del suolo, mangiando la materia organica in decomposizione che trovano in superficie e mischiandola, nello loro apparato digerente, con la polvere della roccia madre che ingurgitano in profondità. Ne deriva un humus di lombrico ricchissimo di nutrienti, perfetto per la crescita delle piante. Cerchiamo di non disturbarli con lavorazioni frequenti e non uccidiamoli con concimi chimici o prodotti fitosanitari. E facciamoli prosperare anche in apposte compostiere per utilizzare il loro fertilissimo vermicompost.
Il suolo è il regno della biodiversità, il 95% di quella terrestre vive proprio là e la presenza di così tante forme di vita è necessaria al mantenimento di un equilibrio. Inoltre vanno considerati tutti gli esseri viventi che, in vario modo, dipendono dal suolo e hanno su di esso un impatto. Le monocolture o i pascoli intensivi hanno conseguenze negative sul suolo, mentre un bosco misto riesce a creare un impareggiabile strato di fertile e profumato humus. Osservando e copiando la natura si scoprono ottime strategie per la fertilità del suolo.
Tutto il brulichio di vita di cui abbiamo parlato fin qui, ha bisogno di mangiare per prosperare e moltiplicarsi. I vegetali lo sanno, per questo donano al suolo, attraverso le radici, circa il 30% degli zuccheri che producono con la fotosintesi. Il consiglio è di tenere nella terra piante vive il più a lungo possibile anche utilizzando la tecnica del sovescio, che prevede di far crescere una pianta al solo fine di nutrire il suolo. Prima che termini il suo ciclo vitale le piante da sovescio vengono tagliate e lasciate nella terra per il processo di decomposizione. Un altro nutrimento utile per la terra è il brf, il cippato di ramaglie fresche, che integrato nella terra nutre e fa prosperare i funghi che decomponendo la lignina ci donano humus.
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Tieni sempre la terra coperta
La pacciamatura, ovvero la copertura del suolo, fatta con materia organica viva, ma più spesso morta, è una tecnica che aiuta molto la salute del suolo. Una coperta di paglia, fieno, lana, segatura, foglie o trifoglio nano rilascia nutrimento al suolo, lo difende dagli eccessi di caldo e di freddo, riduce l’evaporazione d’acqua, limita la crescita delle erbe spontanee, evita il compattamento, il dilavamento e la creazione di una crosta. Anche in questo caso stiamo imitando la natura che non lascia mai scoperto il suolo, se non ne deserto e nelle rocce più impervie.
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Alterna le tue colture
Ciascuna pianta per vivere ha bisogno di un suo mix di sostanze nutritive, diverso per ciascuna specie. Se coltiviamo troppo a lungo piante uguali o dalle esigenze simili finiremo per far esaurire nel suolo gli elementi di cui si nutrono. Alternare le colture dà il tempo alla terra di rigenerare i nutrienti, opera che compie grazie ad altre piante e organismi. Inoltre cambiare spesso coltura limita malattie e parassiti che, una volta giunti in un territorio, tendono a rimanere fin quando saranno presenti piante interessanti per loro.
Reintegra l’humus
Anno dopo anno le nostre coltivazioni orticole consumano humus. In realtà, se non raccogliessimo gli ortaggi, i cicli di rigenerazione naturale ne reintegrerebbero sempre la parte mancante. Dal momento che sottraiamo alla terra tante sostanze con i nostri raccolti c’è bisogno di restituirle quanto consumato. Lo si fa aggiungendo compost, stallatico, letame, sovescio e altra materia organica.
La campagna di Plantlife "No Mow May" invita a non tagliare l’erba a maggio e l’obiettivo è favorire insetti, biodiversità e benessere dei singoli.
In un solo giorno d'estate , un acro di prato fiorito può contenere 3 milioni di fiori e produrre 1 kg di zucchero nettare per gli impollinatori.
Ma dagli anni '30 abbiamo perso quasi 7,5 milioni di acri di prati e pascoli ricchi di fiori . Solo l'1% della nostra campagna ora offre questa festa floreale per gli impollinatori.
Contro questa perdita, gli habitat come i prati sono diventati sempre più importanti. Con 15 milioni di giardini in Gran Bretagna, i prati hanno il potenziale per diventare le principali fonti di nettare .
In risposta a questi risultati, ti stiamo incoraggiando a lasciare il tuo tosaerba nel capannone e lasciare che tutto il tuo prato cresca alto, solo per il mese di maggio. In questo modo, le piante più piccole come il trifoglio, le margherite, il dente di leone, il trifoglio ... avranno la possibilità di fiorire e dare agli impollinatori un vantaggio.
Inerbimento e sfalcio - gestire l'erba tra gli alberi
Giant Trees Foundation
La capitozzatura è una tecnica di potatura che prevede un taglio drastico sul tronco della pianta o sulle branche principali. In genere si pota a capitozzo con l’idea di abbassare la pianta, per cui si interviene tagliando a una determinata altezza in modo indiscriminato.
Nella grande maggioranza dei casi questo approccio è profondamente sbagliato.
Le piante sono la fonte dell'aria che respiriamo e della maggior parte del cibo che mangiamo, eppure spesso non pensiamo a mantenerle in salute. Questo può avere risultati devastanti. La FAO stima che ogni anno fino al 40% delle colture alimentari vada perduto a causa di parassiti e malattie delle piante . Questo lascia milioni di persone senza cibo a sufficienza e danneggia gravemente l'agricoltura, la principale fonte di reddito per le comunità rurali povere.
La salute delle piante è sempre più minacciata. Il cambiamento climatico e le attività umane hanno alterato gli ecosistemi, riducendo la biodiversità e creando nuove nicchie in cui i parassiti possono prosperare. Allo stesso tempo, i viaggi e il commercio internazionali sono triplicati di volume nell'ultimo decennio e possono diffondere rapidamente parassiti e malattie in tutto il mondo causando gravi danni alle piante autoctone e all'ambiente.
Proteggere le piante da parassiti e malattie è molto più conveniente che affrontare le emergenze fitosanitarie conclamate. I parassiti e le malattie delle piante sono spesso impossibili da sradicare una volta che si sono stabiliti e la loro gestione richiede tempo e denaro. La prevenzione è fondamentale per evitare l'impatto devastante di parassiti e malattie sull'agricoltura, sui mezzi di sussistenza e sulla sicurezza alimentare e molti di noi hanno un ruolo da svolgere.
La potatura dell’ulivo è un’arte complessa con millenni di tradizione, si tratta di una pianta che tende a formare una chioma fitta di frasche, oltre a crescere molto, anche in altezza. Lo scopo dell’intervento di potatura è invece disciplinare la vegetazione, in modo che la luce e l’aria possano raggiungere ogni parte della chioma, oltre a tenere dimensioni che siano pratiche nella gestione e nella raccolta delle olive.
Una forma di allevamento che risponde molto bene a questi obiettivi è il vaso policonico, non per niente si tratta della tecnica più diffusa per la gestione degli oliveti in tutta Italia.
www.coltivazionebiologica.it/pacciamatura-orto-corteccia-di-pino-paglia
Per pacciamatura si intende la pratica di spargimento del pacciame sul terreno. Questa azione è utile a tutelare le nostre piante da gelo, insolazione ed erbe infestanti. Si tratta di una tecnica di coltivazione indispensabile per rendere il nostro orto davvero biologico. Quando specifichiamo che intendiamo parlare di pacciamatura naturale, intendiamo dire, ovviamente, che il pacciame scelto è di origine naturale. Come per l’appunto la paglia.
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A marzo avviene il passaggio tra inverno e primavera ed è un mese molto importante per le piante, vediamo la natura riprendere vita dopo il gelo dei mesi precedenti.
Anche nel frutteto avvengono cambiamenti in questo periodo: la dormienza si interrompe e le gemme si cominciano a schiudere. Per questo motivo è molto importante finire le potature, visto che poi in piena attività vegetativa non sarà possibile intervenire su piante fiorite.
In base alla zona climatica e al tipo di pianta, marzo potrebbe essere già troppo tardi, per questo è bene tenere d’occhio le proprie piante e potare nel momento giusto.
Il periodo ideale per la potatura delle piante da frutto è appena prima della piena ripresa vegetativa. Infatti è importante approfittare della stasi delle piante che avviene in inverno, ma è anche utile fare tagli quando il clima non è eccessivamente rigido, per non sottoporre le ferite alle intemperie.
In questo il mese di marzo in gran parte dell’Italia può essere un ottimo periodo per le potature. Sui rami saranno ben visibili le gemme, cosa che aiuta molto a capire dove e come intervenire nella selezione dei rami produttivi.
Tuttavia bisogna tener conto che marzo potrebbe essere anche un po’ troppo tardi: a seconda dell’annata, del tipo di pianta e della zona climatica ci si può trovare facilmente in piena fioritura, può quindi essere un rischio aspettare questo mese. In particolare chi ha tante piante da gestire non può attendere marzo.
Marzo è un mese chiave per la potatura dell’olivo e della vite, due colture importantissime per il nostro paese. Oltre a questo possiamo potare le drupacee, in particolare il pesco, che mal sopportano il freddo sulle ferite e che quindi può esser positivo aspettare all’ultimo per effettuare i tagli.
Le piante pomacee invece, quali melo e pero, sono più resistenti e per questo in genere si preferisce potarle a febbraio. Dove questo non sia stato fatto è opportuno valutare se siamo ancora in tempo a farlo a marzo e affrettarsi a intervenire prima che sia troppo tardi.
C’è poi il tema della potatura degli agrumi, che differiscono rispetto agli altri fruttiferi. Per queste specie sempreverdi come arancio e limone ci sono diverse teorie sul momento migliore in cui taglire i rami. Marzo può essere un buon momento per farlo.
Naturalmente ogni indicazione di periodo deve essere rapportata al proprio clima: marzo in un frutteto di montagna alpino è completamente differente rispetto al marzo in zona costiera dell’Italia meridionale.
Ecco alcune guide rispetto alla potatura di marzo:
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Oltre alle potature a marzo possiamo mettere a dimora nuove piante (approfondimento: come piantare un albero da frutto).
L’inizio primavera è anche il momento di fare trattamenti preventivi contro le principali patologie (ad esempio bolla del pesco, ticchiolatura, corineo), ma questa è una cosa che dobbiamo valutare in base allo stato della pianta, alle eventuali problematiche diffuse nel frutteto l’anno precedente e alle condizioni climatiche. Difficile quindi generalizzare indicazioni valide per ogni situazione.
Oltre al frutteto marzo è un lavoro ricco di lavori da fare nell’orto, in particolare rispetto alle semine.
Il marchio Edagricole, nato nel 1937 per contraddistinguere la produzione della prima casa editrice italiana interamente dedicata al settore agricolo, è oggi marchio leader nell’informazione del settore agroalimentare, di proprietà della società New Business Media del Gruppo Tecniche Nuove di Milano.
Alle riviste, diffuse a pagamento sia in abbonamento postale sia in versione digitale, si affianca un catalogo libri di oltre 300 titoli, nel quale si possono trovare sia volumi che approfondiscono le tematiche agronomiche, veterinarie, agroalimentari e paesaggistiche dal punto di vista tecnico e legislativo per un target di studiosi ed universitari, sia libri di taglio tecnico-pratico rivolti a chiunque operi, a qualsiasi livello, anche hobbistico, nell’ambito dell’agricoltura e di tematiche affini (giardinaggio, food).
Ogni rivista è anche un sito web costantemente aggiornato con news ed approfondimenti verticali e una porta di accesso ai servizi messi a disposizione gratuitamente per gli utenti abbonati.
Da anni Edagricole è inoltre fortemente impegnata nell’ambito della formazione agli imprenditori agricoli e ai tecnici mediante il progetto Nova Agricoltura, che valorizza l’innovazione sostenibile in agricoltura in una intensa attività di convegnistica in tutti i settori dell’agricoltura moderna.
Colture Fuori Suolo
Idroponica e coltivazione in substrato
di Luca Incrocci, Fernando Malorgio, Daniele Massa e Alberto Pardossi
Il libro, con l'utilizzo di box e schede di approfondimento e alternando capitoli descrittivi ad altri più di carattere tecnico-scientifico, tratta i vari aspetti tecnici e pratici delle colture fuori suolo applicate anche nelle vertical farm e nell’acquaponica.
Completa l'opera una trattazione dettagliata delle principali specie ortive e ornamentali coltivate fuori suolo in Italia
New Business Media
Il volume copre l’intera filiera olivicolo-olearia: dalle caratteristiche compositive alla qualità dell’olio vista in relazione alle variabili agronomiche e tecnologiche di produzione, dalle nuove tecnologie volte alla valorizzazione dei co-prodotti ottenuti dal processo estrattivo, in un’ottica di economia circolare, fino agli aspetti normativi aggiornati relativi alla commercializzazione del prodotto.
Nel testo vengono messe in luce le più moderne metodiche analitiche sia per indagare la caratterizzazione e l’origine geografica degli oli sia per approfondire gli aspetti relativi alle fonti di contaminazione e di sicurezza alimentare.
Largo spazio trovano inoltre le innovazioni di processo nel settore dell’estrazione meccanica degli oli vergini di oliva: una vera e propria “rivoluzione tecnologica” volta al miglioramento della qualità del prodotto e dell’efficienza estrattiva.
Un capitolo è completamente dedicato al rapporto tra consumo di olio d’oliva, principale fonte di grassi della Dieta mediterranea, e salute, relativamente ai principali gruppi di malattie cronico-degenerative.
Indice: Composizione chimica degli oli vergini di oliva rispetto alle altre fonti vegetali - L’impianto per l’estrazione dell’olio vergine - Raffinazione dell’olio d’oliva vergine e lampante ed estrazione e raffinazione dell’olio di sansa - Estrazione, conservazione, packaging e qualità - Uso e valorizzazione dei sottoprodotti dell’estrazione meccanica - Nuovi approcci alla valutazione di qualità e autenticità - Metodi analitici per la determinazione dell’origine geografica - Ossidazione e stabilità dell’olio - Contaminanti e residui di trattamenti - Olio d’oliva e salute - La normativa sugli oli d’oliva e di sansa di oliva.
Lanfranco Conte, già Professore Ordinario di Chimica degli Alimenti presso l’Università degli Studi di Udine e Coordinatore del Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari, è stato membro o delegato di Commissioni Tecniche o gruppi di lavoro di organismi nazionali e internazionali quali UE, COI, Codex Alimentarius, EFSA, oltre a essere Membro della Società Italiana per lo Studio delle Sostanze Grasse, Accademico ordinario dell’Accademia dei Georgofili e dell’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio.
Maurizio Servili è Professore Ordinario in Scienze e Tecnologie Alimentari presso il Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari ed Ambientali dell’Università degli Studi di Perugia. Ha partecipato a gruppi di ricerca nazionali e internazionali ed è membro del gruppo di esperti della chimica del Consiglio Oleico-lo Internazionale. Membro ordinario dell’Accademia dei Georgofili, vicepresidente dell’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio, è membro del Consiglio direttivo della Società Italiana per lo Studio delle Sostanze Grasse (SISSG) e socio di altre Società scientifiche.
Il seme non è solo l’inizio e la fine del ciclo di molte piante, ma è anche al centro dei grandi problemi del pianeta come la fame e la malnutrizione, il cambiamento climatico e la diminuzione di biodiversità. Essendo la fonte del nostro cibo, i semi sono anche al centro della nostra salute. Eppure questo bene prezioso, gestito per millenni dai contadini, è diventato oggetto di speculazioni finanziarie ed è controllato per oltre il 60% da un oligopolio di tre corporazioni che controlla anche il mercato dei fitofarmaci.
Questo implica perdita di autonomia da parte dei contadini nel decidere cosa seminare e, di conseguenza, perdita di autonomia da parte dei consumatori nel decidere cosa mangiare.
Questo libro si propone di fornire le conoscenze di biologia che consentono al contadino di riappropriarsi della produzione del seme, ma anche di renderlo consapevole che il miglioramento genetico, la scienza che produce le nuove varietà che dovrebbero sfamare il mondo, può essere organizzato in modo da mettere al centro i contadini, nel modello noto come miglioramento genetico partecipativo.
Il libro aggiorna, rispetto all’edizione precedente, lo stato delle conoscenze su OGM e NBT (nuove tecniche di breeding), che sono di nuovo al centro del dibattito, sostenendo, sulla base della teoria dell’evoluzione, la loro inadeguatezza ad affrontare la complessità del cambiamento climatico.
E proprio per contrastare il cambiamento climatico il libro introduce l’uso delle popolazioni evolutive, proposte dalla scienza quasi 100 anni fa, le quali da un lato mitigano le cause dell’effetto climatico, riducendo le emissioni evitando l’uso dei fitofarmaci, e dall’altro con la loro capacità di evolversi sia nel tempo che nello spazio adattano gradualmente le colture rispondendo così alla complessità del cambiamento climatico. Tutto questo consentendo ai contadini di riappropriarsi del controllo dei semi.
L’autore, Salvatore Ceccarelli, è stato professore associato di Risorse Genetiche e di Miglioramento Genetico alla Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia fino al 1987. Dal 1980 al 2011 è stato ricercatore presso l’International Center for Agricultural Research in the Dry Areas (ICARDA) ad Aleppo in Siria, dove nel 1995 ha avviato la sperimentazione sul miglioramento genetico partecipativo poi esteso a numerosi paesi. Dopo anni trascorsi in Francia e in India, nel 2017 è tornato in Italia dove continua a occuparsi come consulente di progetti di ricerca sulle popolazioni evolutive.
Tommaso Turchi ha sperimentato e ricercato, per anni, con grande scrupolo e serietà come poter produrre da soli, anche su superfici limitate, verdura per ottenere un prodotto veramente sano che nasce dalle nostre mani, e che si rivela anche un ottimo antidoto contro lo stress, per distrarsi dalle fatiche quotidiane dedicandosi a un'attivà utile che ci farà conoscere il fascino dell'autoproduzione.
Il Balconorto diventerà realtà e passione, grazie ai preziosi consigli dell'Autore, grande esperto in materia e appassionato di semi (è Presidente dell'associaizone Seed Vicious per il libero scambio di semi) che ci insegnerà quali sono le piante giuste e fornirà le poche, corrette e fondamentali regole da seguire.
Il libro ci guida attraverso: le buone pratiche per il Balconorto, Semina, Scelte bio e precauzioni, irrigazione e acqua cittadina, contenitori vasi e cassoni, terra, consociare legumi, le consociazioni, i fertilizzanti naturali, le fasi lunari. Il Cerchio che si chiude con le schede guida degli ortaggi. E ancora: semina, coltivazione, tempi di raccolta, amici e nemici, produzione dei semi.
Tommaso Turchi :
nato e cresciuto a Firenze, in una famiglia di artisti con ampie libertà e ideali di fine anni ’70, si diploma al liceo Scientifico. Dopo aver interrotto gli studi in architettura scommette col destino aprendo una delle prime attività in Toscana specializzata in restauro e decorazioni d’interni eseguiti con tecniche sostenibili e materiali ecologici. Dopo quasi cinque anni di attività, uno sfortunato incidente stradale ridimensiona la sua giovane carriera concedendo però più tempo ed energie alle proprie passioni un po’ offuscate dal lavoro: la fotografia e la natura.
Nel tempo le passioni sono diventate attività lavorative. Assunto come giardiniere di una dimora storica fiorentina Palazzo Pucci, è responsabile del giardino pensile all’ultimo piano del palazzo, dove mette a punto e testa i metodi naturali descritti in questo volume. Ha fondato l’associazione di custodi di semi Seed Vicious che raccoglie, riproduce e scambia varietà vegetali in difesa della biodiversità. In questo periodo ricco solo di tanta insicurezza è certo che continuerà a seminare e piantare sogni ad ogni luna propizia!
Le erbe selvatiche, ricche di principi attivi e di insoliti sapori sono risorse naturali da cui l'uomo ha sempre attinto cibo.
Saper distinguere le varie erbe, sapere dove trovarle, quando raccoglierle, come utilizzarle al meglio è molto utile e anche divertente, anche per riscoprire tradizioni e ritrovare le nostre radici.
L'uso delle erbe selvatiche , fuori dal marasma del superfluo e dell' ipertecnologico che domina il quotidiano ci riporta all'antica semplicità contadina, ci fa recuperare antichi saperi e sapori.
Le erbe citate nel volume sono accessibili a tutti, basta sapere dove cercarle nei luoghi che prediligono, riconoscerle e raccoglierle e consumarle nel modo giusto. Le erbe hanno proprietà indispensabili per l'uomo , proponendo l'uso di erbe spontanee che da generazioni sono state utilizzate sulle nostre tavole, tutto ciò pensando a un futuro possibile e diverso, senza vane nostalgie.
Laura Scalabrini: laureata in economia e commercio alla sapienza di Roma, docente di economia aziendale presso ITC Salvemini di Latina. Giornalista televisiva e su retiregionali. Già responsabile del giornale Naturambiente e Il territorio verde. Consulente per le problematiche ambientali della regione Lazio.
Claudio Biagi: chimico, tecnologo, farmaceutico. Accademico dell'università Aromatorum Urbis, Farmacista. Laureatosi a Roma ha iniziato gli studi in fitoterapia, proseguendo poi nella sua formazione e poi la specializzazione in Fitoterapia
NUOVA EDIZIONE LEF 2020!
ATLANTE dei VITIGNI e VINI di TERRITORIO
GENOTIPI ITALIANI AUTOCTONI POCO NOTI E DIFFUSI
A CURA DI ALBERTO PALLIOTTI - ORIANA SILVESTRONI - STEFANO PONI
Il patrimonio di biodiversità del vigneto Italia è ricco di genotipi autoctoni poco noti e diffusi conservati e valorizzati dall’impegno di viticoltori custodi: outsider che possono diventare i prossimi fenomeni del made in Italy enoico.
Il volume descrive 126 vitigni, originari di specifici territori di tutte le regioni italiane e a diffusione limitata, ovvero non superiore a 200 ettari di superficie coltivata, organizzati in schede di sintesi.
Nel testo vengono trattate oltre 40 specie arboree da frutto
pesco, melo, pero, olivo, uva da tavola, agrumi, avocado, mango, melograno, mirto, carrubo, gelso, pistacchio, fragola, ficodindia, mango, papaia, litchi
Per ogni specie il volume segue un approccio di filiera: dall’inquadramento botanico, al panorama varietale, dei portinnesti e agli indirizzi di miglioramento genetico, dalla progettazione e gestione dell’impianto, alla qualità delle produzioni. Uno specifico capitolo è dedicato all’arboricoltura da legno