Dante
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In occasione del Dantedì 2022 il Centro per il libro e la lettura va in scena con tre appuntamenti. Si parte lunedì 21 marzo, Giornata Mondiale della Poesia, con l’incontro in anteprima “Tre Poeti Divini“, promosso in collaborazione con la Fondazione Corriere della Sera e dedicato all’interpretazione teatrale che della Commedia hanno reso Sanguineti, Luzi e Giudici. Il programma culmina, venerdì 25 marzo, nelle due iniziative digitali di “Città che legge Dante” a Taormina e Padova.
https://cepell.it/il-centro-per-il-libro-e-la-lettura-per-il-dantedi-2022/
La Fiaba della Divina Commedia che accompagna i più piccoli nei luoghi del poema dantesco, con una trama appassionante del viaggio ultraterreno più conosciuto al mondo. Una fiaba coinvolgente delle atmosfere, dei personaggi e dei mostri danteschi a fianco del Sommo Poeta, del suo maestro Virgilio e della sua amata Beatrice.
Con leggerezza e profondità anche i più piccoli si avvicinano al mondo e al pensiero di Dante, vivendo insieme a lui incontri e avventure.
Accompagnano il testo 20 illustrazioni di Alessandro Sanna, un sublime omaggio artistico al poeta fiorentino padre della lingua e della letteratura italiana e non solo.
In occasione del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri, Topolino celebra il Sommo Poeta in edicola.
Sono tanti gli eventi, le pubblicazioni e gli omaggi dedicati a Dante Alighieri in questo settecentesimo anniversario della sua morte. Anche Topolino e Panini Comics celebrano il Sommo Poeta con una serie di storie inedite e pubblicazioni speciali che potremo trovare in edicola a partire da oggi, mercoledì 15 settembre 2021.
Topolino 3434 è infatti il primo dei quattro episodi che porterà Paperi e giovani lettrici e lettori in un mitico viaggio in giro per l’Italia sulle tracce di Dante Alighieri. Scopriamo insieme i titoli dei volumi dedicati al Sommo Poeta.
Con il primo volume, Topolino 3434, sarà possibile anche acquistare il volume Topolibro, Dante Alighieri raccontato da Topolino al prezzo di € 6,90. Al suo interno quattro incredibili storie dedicate appunto al padre della lingua italiana e la prefazione del cantautore, scrittore e insegnante italiano Roberto Vecchioni. Dunque imperdibile l’appuntamento in edicola per gli appassionati del genere.
Gli altri volumi dedicati a Dante sono anche Zio Paperone e il Centounesimo Canto, scritta da Alessandro Sisti e illustrata da Alessandro Perina; L’Inferno di Topolino, un’edizione cartonata con copertina telata e dettagli in oro, con i colori di Fabio Celoni e Luca Merli.
Per i collezionisti e amanti del fumetto sarà disponibile anche La Deluxe Edition che ha il prezzo speciale di € 79,00: un volume pregiato di 96 pagine in formato gigante a tiratura limitata e numerata a mano che racchiude la versione integrale e definitiva della grande parodia Disney in una nuova colorazione firmata da Fabio Celoni e Luca Merli. Sarà disponibile in libreria, fumetteria e online.
Inoltre c’è anche La Saga di Messer Papero e Ser Paperone, pubblicato lo scorso marzo in apertura delle celebrazioni dantesche: un viaggio dei Paperi in Toscana, dove incontreranno Dante e tanti personaggi delle sue opere.
Siete appassionati di Topolino e delle opere di Dante Alighieri? Acquisterete i volumi speciali della Panini Comics dedicati al Sommo Poeta? Vi aspettiamo nei commenti.
La vita di Dante Alighieri è strettamente legata agli avvenimenti della vita politica fiorentina. Alla sua nascita, Firenze era in procinto di diventare la città più potente dell'Italia centrale. A partire dal 1250, un governo comunale composto da borghesi e artigiani aveva messo fine alla supremazia della nobiltà e due anni più tardi vennero coniati i primi fiorini d'oro che sarebbero diventati i "dollari" dell'Europa mercantile. Il conflitto tra guelfi, fedeli all'autorità temporale dei papi, e ghibellini, difensori del primato politico degli imperatori, divenne sempre più una guerra tra nobili e borghesi simile alle guerre di supremazia tra città vicine o rivali. Alla nascita di Dante, dopo la cacciata dei guelfi, la città era ormai da più di cinque anni nelle mani dei ghibellini. Nel 1266, Firenze ritornò nelle mani dei guelfi e i ghibellini vennero espulsi a loro volta. A questo punto, il partito dei guelfi, si divise in due fazioni: bianchi e neri.
Dante Alighieri nasce a Firenze il 29 maggio 1265 (la data è presunta, comunque compresa tra maggio e giugno) da una famiglia della piccola nobiltà. Nel 1274, secondo la Vita Nuova, vede per la prima volta Beatrice (Bice di Folco Portinari) della quale si innamora subito perdutamente. Dante ha circa dieci anni quando muore la madre Gabriella, la «madre bella». Nel 1283 anche suo padre Alighiero di Bellincione, commerciante, muore e Dante a 17 anni diviene il capofamiglia.
Il giovane Alighieri segue gli insegnamenti filosofici e teologici delle scuole francescana (Santa Croce) e domenicana (Santa Maria Novella). In questo periodo stringe amicizie e inizia una corrispondenza con i giovani poeti che si fanno chiamare «stilnovisti». Nelle Rime si trova l'insieme dell'opera poetica di Dante, dagli anni della gioventù fiorentina, lungo in corso della sua carriera letteraria, che non risultano inseriti in alcun'altra opera. È in questo contesto che possiamo trovare le tracce del distacco consapevole che è seguito alla prima stesura dell'"Inferno" e del "Purgatorio", che avrebbe condotto Dante verso false concezioni filosofiche, tentazioni della carne e piaceri volgari.
A 20 anni sposa Gemma Di Manetto Donati, appartenente a un ramo secondario di una grande famiglia nobile, dalla quale avrà quattro figli, Jacopo, Pietro, Giovanni e Antonia.
Nel 1292, due anni dopo la morte di Beatrice, comincia a scrivere la "Vita Nuova". Dante si consacra così molto presto completamente alla poesia studiando filosofia e teologia, in particolare Aristotele e San Tommaso. Rimarrà affascinato dalla lotta politica caratteristica di quel periodo e costruirà tutta la sua opera attorno alla figura dell'Imperatore, mito di un'impossibile unità. Tuttavia nel 1293, in seguito a un decreto che escludeva i nobili dalla vita politica fiorentina, il giovane Dante è costretto ad attenersi alla cura dei suoi interessi intellettuali.
Nel 1295 un'ordinanza decreta che i nobili riottengano i diritti civici, purché appartenenti ad una corporazione. Dante si iscrive a quella dei medici e dei farmacisti, la stessa dei bibliotecari, con la menzione di «poeta». Quando la lotta tra Guelfi Bianchi e Guelfi Neri si fa più aspra, Dante si schiera col partito dei Bianchi che cercano di difendere l'indipendenza della città opponendosi alle tendenze egemoniche di Bonifacio VIII Caetani, Papa dal dicembre 1294 al 1303.
Nel 1300 Dante viene eletto tra i sei «Priori» - custodi del potere esecutivo, i più alti magistrati del governo che componeva la Signoria - che, per attenuare la faziosità della lotta politica, prendono la difficile decisione di fare arrestare i più feroci leader dei due schieramenti. Nel 1301, proprio mentre a Firenze arrivava Charles de Valois e il partito dei Neri prendeva il sopravvento (sostenuto dal papato), Dante viene chiamato a Roma alla corte di Bonifacio VIII. Iniziano i processi politici: Dante, accusato di corruzione, viene sospeso dai pubblici uffici e condannato al pagamento di una pesante ammenda. Poiché Dante non si abbassa, al pari dei suoi amici, a presentarsi davanti ai giudici, Dante viene condannato alla confisca dei beni e «al boia» qualora si fosse fatto trovare sul territorio del Comune di Firenze. E' così costretto a lasciare la sua città con la coscienza di essere stato beffato da Bonifacio VIII, che l'aveva trattenuto a Roma mentre i Neri prendevano il potere a Firenze; Bonifacio VIII si guadagnerà così un posto di rilievo nei gironi dell'"Inferno" della "Divina Commedia".
A partire dal 1304 inizia per Dante il lungo esilio. Dalla morte di Beatrice agli anni dell'esilio Dante si dedica allo studio della filosofia (per lui l'insieme delle scienze profane) e compone liriche d'amore dove lo stile della lode così come il ricordo di Beatrice sono assenti. Il centro del discorso non è più Beatrice ma «la donna gentile», descrizione allegorica della filosofia che traccia l'itinerario interiore di Dante verso la saggezza. Redige il Convivio (1304-1307), il trattato incompiuto composto in lingua volgare che diventa una summa enciclopedica di sapere pratico. Quest'opera, è una sintesi di saggi, destinati a coloro che, a causa della loro formazione o della condizione sociale, non hanno direttamente accesso al sapere. Vagherà per città e Corti secondo le opportunità che gli si offriranno e non cesserà di approfondire la sua cultura attraverso le differenti esperienze che vive.
Nel 1306 intraprende la redazione della "Divina Commedia" alla quale lavorerà per tutta la vita. Quando inizia «a far parte per se stesso», rinunciando ai tentativi di rientrare con la forza a Firenze con i suoi amici, prende coscienza della propria solitudine e si stacca dalla realtà contemporanea che ritiene dominata da vizio, ingiustizia, corruzione e ineguaglianza. Nel 1308 compone un trattato in latino sulla lingua e lo stile: il "De vulgari eloquentia", nel quale passa in revisione i differenti dialetti della lingua italiana e proclama di non aver trovato «l'odorante pantera dei bestiari» del Medioevo che cercava, ivi compresi il fiorentino e le sue imperfezioni. Pensa di aver captato «l'insaziabile belva in quel volgare che in ogni città esala il suo odore e in nessuna trova la sua tana». Fonda la teoria di una lingua volgare che chiama «illustre», che non può essere uno dei dialetti locali italiani ma una lingua frutto del lavoro di pulizia portato avanti collettivamente dagli scrittori italiani. È il primo manifesto per la creazione di una lingua letteraria nazionale italiana.
Nel 1310 con l'arrivo in Italia di Enrico VII di Lussemburgo, Imperatore romano, Dante Alighieri spera nella restaurazione del potere imperiale, che gli permetterebbe di rientrare a Firenze, ma Enrico muore. Dante compone "La Monarchia", in latino, dove dichiara che la monarchia universale è essenziale alla felicità terrestre degli uomini e che il potere imperiale non deve essere sottomesso alla Chiesa. Dibatte anche sui rapporti tra Papato e Impero: al Papa il potere spirituale, all'Imperatore quello temporale. Verso il 1315, gli viene offerto di ritornare a Firenze. Il suo orgoglio ritiene le condizioni troppo umilianti: rifiuta con parole che rimangono una testimonianza della sua dignità umana: «Non è questa, padre mio, la via del mio ritorno in patria, ma se prima da voi e poi da altri non se ne trovi un'altra che non deroghi all'onore e alla dignità di Dante, l'accetterò a passi non lenti e se per nessuna siffatta s'entra a Firenze, a Firenze non entrerò mai. Né certo mancherà il pane».
Nel 1319 Dante è invitato a Ravenna da Guido Novello da Polenta, Signore della città; due anni più tardi lo invia a Venezia come ambasciatore. Rientrando da Venezia Dante viene colpito da un attacco di malaria: muore a 56 anni nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 a Ravenna, dove oggi si trova ancora la sua tomba.
La trama propone enigmi, cattura il lettore tenendolo sospeso e avvinto. La Storia con la maiuscola scorre anche oltre la vita del poeta, con l'orrore della peste che Dante non vide, le lotte intestine all'interno del Comune in declino, le Signorie nascenti, la crisi del papato trasferitosi ad Avignone, le speranze dei ghibellini in un imperatore in grado di liberare l'Italia.
Dante, in questo anno speciale in cui ricorrono settecento anni dalla sua morte. Non si finisce di esplorarlo, di venerarlo, di amarlo, per la sua qualità di assommare l’intero genere umano nella sua opera. Credo che tutti, dopo essersi accostati a lui anche per poco, lo vivano come parte di sé e si sentano confermati, riconosciuti. Il suo carisma è la relazione; egli non finisce di interrogare i suoi, anche nostri personaggi e la nostra anima nelle tre cantiche che lo accompagnarono nell’esilio di oltre sedici anni, dal 1304 al 1321.
Il libro segreto di Dante di Francesco Fioretti (Newton Compton, 2012, pp. 277). Lo studioso nel romanzo riproduce la Firenze del XIII e XIV secolo con veridicità visionaria. Insieme a lui entriamo nelle botteghe dei lanaioli e nelle grandi banche che fecero di Firenze la capitale del mondo di allora; conosciamo gli intrighi del potere, l’ascesa del fiorino, le prime grandi crisi del capitale finanziario che vive di rischio e di sfruttamento dei meno abbienti. Scopriamo l’animo della figlia di Dante, Antonia, divenuta suor Beatrice. Soprattutto ci accostiamo alla Divina Commedia e alle sue allegorie, attraverso un professore dantista che scrive scendendo dalla cattedra e immergendosi nelle passioni, da cui è necessario uscire sapienti e purificati, proprio come accade al poeta che attraversa i tre mondi, ascendendo.
Il libro vendette oltre trecentomila copie e venne tradotto in sette lingue. In apparenza è un thriller e pone una domanda bruciante sulla fine del grande artista: Dante morì veramente di febbri malariche, o fu invece assassinato? Assillata da questo dubbio, la figlia, insieme a un ex templare di nome Bernard e a Giovanni, medico e forse figlio illegittimo dell’Alighieri, inizia la ricerca dei presunti assassini. Troppi gruppi di potere e singole persone avevano motivo di sbarazzarsi di Dante. Uno dei mandanti sembra essere il marito di Beatrice Portinari, il banchiere ser Mone dei Bardi, per gelosia. Inoltre: perché Dante aveva deciso di nascondere gli ultimi tredici canti del Paradiso? Cosa si cela in essi? Forse la nuova mappa del Tempio, simbolo dell’opposizione alla situazione politica europea?
La trama propone enigmi, cattura il lettore tenendolo sospeso e avvinto. La Storia con la maiuscola scorre anche oltre la vita del poeta, con l’orrore della peste che Dante non vide, le lotte intestine all’interno del Comune in declino, le Signorie nascenti, la crisi del papato trasferitosi ad Avignone, le speranze dei ghibellini in un imperatore in grado di liberare l’Italia. Dante dopo morto è sentito come un profeta, soprattutto per la profezia del Veltro contenuta nell’Inferno:
"Molti son gli animali a cui s’ammoglia / e più saranno ancora, infin che’l veltro / verrà, che la farà morir con doglia. […] Questi la caccerà per ogne villa / fin che l’avrà rimessa ne lo ‘nferno / là ove ‘nvidia prima dipartilla.” (Inferno, 1, 100 e seg.)
Il veltro è il cane da caccia che dovrebbe apparire nel panorama politico per uccidere la lupa, l’avidità, riportandola nell’inferno dove deve stare.
Dante venne ingiustamente accusato dai Guelfi Neri di concussione, in pratica di furto, da chi praticava la corruzione come mestiere. Non poteva non immaginare un riscatto, non solo per sé, anche per quell’Italia definita “umile”, per chiunque subisce. E l’umiltà è la qualità della Vergine, da lui posta accanto alla Trinità. Non era tale, ancora, il dogma e la simbologia, Maria viene assunta in cielo molti secoli dopo… Soltanto i Catari, o Albigesi, sterminati nella terza crociata, onoravano la donna, e gli stilnovisti cantori della “donna mea”, madonna. Chi era anche solo in sospetto di eresia, rischiava il rogo. Da qui la necessità di nascondere i versi, scritti in pagine di pergamena, occultate. L’intolleranza è un male tipico dell’essere umano, pare; se poi viene sancita dalla legge, si può arrivare al delirio.
(prima curiosità: la citazione è sbagliata! Dante scrive: «Non ragioniam di lor...»). E chi non conosce il verso «Amor ch'a o amato amar perdona», che tanta fortuna ha avuto nella musica italiana? Ma cosa significa? E quante volte abbiamo detto a un amico - pieno di guai fino al collo - «stai fresco»? Che cosa hanno in comune queste espressioni e le tante altre raccolte nel libro? La medesima paternità. Nascono tutte dalla penna di Dante Alighieri, il massimo genio linguistico della storia, il quale - con la sua Divina Commedia - ha incrementato vertiginosamente il patrimonio lessicale dell'italiano. Parla come Dante ospita una ricognizione dei più famosi ma anche dei meno noti versi di Dante entrati nella lingua quotidiana, per lo più usati da chi parla senza la consapevolezza della loro provenienza. L'ampia documentazione offerta in queste pagine è la prova del fatto che, se anche noi ignoriamo Dante, Dante non ignora noi, ed è sempre sulle nostre labbra, in ogni momento della «nostra vita»! Quante volte, parlando, citiamo Dante senza saperlo? E siamo certi di citarlo bene? Un libro che svela la presenza nascosta ma costante del sommo poeta nella nostra vita quotidiana. Prefazione di Claudio Giovanardi
Un libro sul più grande poeta nella storia dell'umanità, a settecento anni dalla sua morte, e sulla nascita della nostra identità nazionale; per essere consapevoli di chi siamo e di quanto valiamo.
Dante è il poeta che inventò l'Italia. Non ci ha dato soltanto una lingua; ci ha dato soprattutto un'idea di noi stessi e del nostro Paese: il «bel Paese» dove si dice «sì». Una terra unita dalla cultura e dalla bellezza, destinata a un ruolo universale: perché raccoglie l'eredità dell'Impero romano e del mondo classico; ed è la culla della cristianità e dell'umanesimo. L'Italia non nasce da una guerra o dalla diplomazia; nasce dai versi di Dante. Non solo. Dante è il poeta delle donne. È solo grazie alla donna – scrive – se la specie umana supera qualsiasi cosa contenuta nel cerchio della luna, vale a dire sulla Terra. La donna è il capolavoro di Dio, la meraviglia del creato; e Beatrice, la donna amata, per Dante è la meraviglia delle meraviglie. Sarà lei a condurlo alla salvezza. Ma il poeta ha parole straordinarie anche per le donne infelicemente innamorate, e per le vite spente dalla violenza degli uomini: come quella di Francesca da Rimini. Aldo Cazzullo ha scritto il romanzo della Divina Commedia. Ha ricostruito parola per parola il viaggio di Dante nell'Inferno. Gli incontri più noti, da Ulisse al conte Ugolino. E i tanti personaggi maledetti ma grandiosi che abbiamo dimenticato: la fierezza di Farinata degli Uberti, la bestialità di Vanni Fucci, la saggezza di Brunetto Latini, la malvagità di Filippo Argenti. Nello stesso tempo, Cazzullo racconta – con frequenti incursioni nella storia e nell'attualità – l'altro viaggio di Dante: quello in Italia. Nella Divina Commedia sono descritti il lago di Garda, Scilla e Cariddi, le terre perdute dell'Istria e della Dalmazia, l'Arsenale di Venezia, le acque di Mantova, la «fortunata terra di Puglia», la bellezza e gli scandali di Roma, Genova, Firenze e delle altre città toscane. Dante è severo con i compatrioti. Denuncia i politici corrotti, i Papi simoniaci, i banchieri ladri, gli usurai, e tutti coloro che antepongono l'interesse privato a quello pubblico. Ma nello stesso tempo esalta la nostra umanità e la nostra capacità di resistere e rinascere dopo le sventure, le guerre, le epidemie; sino a «riveder le stelle».
La Divina Commedia di Dante Alighieri, poema allegorico scritto in versi, di straordinaria bellezza e profondità, a distanza di oltre sette secoli resta un libro attualissimo, utile per comprendere il nostro incerto presente. Ecco perché a 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, Aldo Cazzullo continua il suo viaggio attraverso l’Italia in compagnia di Dante Alighieri con questo secondo volume, ispirato dal Purgatorio: Il posto degli uomini. Dante in Purgatorio dove andremo tutti (Mondadori 2021, collana “Strade blu”, pp. 288).
Il primo volume, A riveder le stelle (Mondadori 2020), che ha superato le 250mila copie, era dedicato all’Inferno dantesco; nel secondo volume lo scrittore e giornalista Aldo Cazzullo rivolge il suo sguardo al Purgatorio, il luogo dove il tempo, a differenza che sulla Terra, non avvicina alla morte, bensì alla salvezza. Il Purgatorio, che divide Inferno e Paradiso, “il posto degli uomini”, dove andremo tutti.
A riveder le stelle è anche il titolo dello spettacolo portato in scena e in televisione dall’autore insieme al cantautore fiorentino Piero Pelù.EDI SU AMAZON
Nel nuovo libro dedicato al mondo che porta alla salvezza, Cazzullo spiega ai lettori la visione del Purgatorio per Dante. Il Purgatorio è il mondo dei colori: l’Inferno è il buio, il Paradiso è luminoso; il Purgatorio è sempre cangiante.
Il Purgatorio non è un abisso, è una montagna, che si innalza sino al cielo della Luna, il primo cielo del Paradiso. Sorge dall’oceano australe, agli antipodi di Gerusalemme, e in cima ha il giardino dell’Eden, simbolo dell’innocenza, dove le anime torneranno dopo essersi purificate nell’ascesa. Inoltre il Purgatorio non è un Inferno alleggerito, è il contrario dell’Inferno. Nel Purgatorio non ci sono le tenebre, splende il sole. Non ci sono diavoli torturatori, volano gli angeli. Non si scende, si sale. Non si sentono lamenti, gemiti, bestemmie, ma canti, salmi, melodie.
Ed è la musica che scandisce le tappe del viaggio. Qui gli spiriti chiamano il poeta “frate”, cioè fratello. Nel Purgatorio il tono medio non è la disperazione ma la speranza. Quindi il Purgatorio è un bel posto.
“Il nostro posto, e pure quello di Dante: convinto di dover espiare il peccato di superbia”.
Per dare l’idea che sia davvero un bel posto, Dante paragona di continuo il Purgatorio a quello che proprio lui ha definito il Bel Paese: l’Italia. Il paesaggio è lo stesso che il poeta ama. Le pareti della montagna sono scoscese come quelle della Liguria, come la Pietra di Bismantova, come la rocca di San Leo, mentre la luce che attraversa il fumo dell’ira è la stessa che dissolve la nebbia sull’Appennino. Se è vero che i personaggi che Dante incontra nel Purgatorio sono pur sempre peccatori, tra loro ci sono gli uomini più potenti del tempo, oltre agli artisti più grandi e figure femminili indimenticabili.
Il Purgatorio è il posto degli uomini anche perché, come tutti noi abbiamo amaramente sperimentato negli ultimi due anni, il Purgatorio può essere anche qui, sulla Terra. La pandemia da Covid–19 ha messo ciascuno di noi di fronte alla prova della vita. L’importante adesso non è dimenticarla ma superarla, certi che deve rappresentare non il punto basso, ma il punto alto del nostro ciclo. Quindi pure per noi è arrivato il momento di asciugare le lacrime, di ripartire
“consapevoli che il peggio è alle spalle e il meglio davanti agli occhi, e di sentirci come si sente Dante in cima alla montagna del Purgatorio: Puro e disposto a salire a le stelle”.
Ed è questa la straordinaria attualità della Divina Commedia redatta dal poeta che inventò l’Italia.
Quattro fermate importanti, tappe fondamentali di quelli che furono i luoghi del sommo poeta. E un treno storico che viaggerà lungo i borghi e accanto ai castelli delle città in cui si è svolta la vita di Dante Alighieri.
Si chiama “Il treno di Dante” e partirà per la prima volta il 26 giugno 2021, anno in cui si celebra il settecentesimo anniversario della morte dell’autore della Divina Commedia.
Firenze e Ravenna. La sua città natale e quella in cui il “ghibellin fuggiasco” ha vissuto gli ultimi anni della sua vita e dove è stato sepolto.
Il convoglio messo a disposizione dalla Fondazione Fs italiane percorrerà le fermate di Borgo San Lorenzo e Marradi in territorio toscano e di Brisighella e Faenza in territorio romagnolo.
Il “treno di Dante” viaggerà tutti i sabati e le domeniche a partire dal 3 luglio e fino al 10 ottobre per un totale di 28 giornate.
L’itinerario pensato per tutti coloro i quali vorranno salire a bordo del treno di Dante, prevede la partenza intorno alle ore 9 dalla stazione di Firenze Santa Maria Novella e l’arrivo alla stazione centrale di Ravenna nella tarda mattinata per poi rientrare a Firenze alle 18 circa.
Il primo viaggio sarà simbolico e si terrà domenica 6 giugno con partenza alle 14.30 dalla stazione di Firenze.
A inaugurarlo sarà il Maestro Riccardo Muti che farà sosta a Marradi, dove per l’occasione dirigerà l’Orchestra ‘Luigi Cherubini’ in occasione della riapertura del teatro accademico degli Animosi.
Il treno poi ripartirà con a bordo tutti gli orchestrali per proseguire verso Ravenna, con arrivo in serata.
Le celebrazioni per l’anniversario della morte di Dante Alighieri sono iniziate in Italia il 25 marzo con il “Dantedì”la giornata nazionale dedicata a Dante istituita dal Consiglio dei ministri nel 2020 su proposta del ministro della cultura Dario Franceschini.
Forlì, città ghibellina degli Ordelaffi, fra il 1302 e il 1313 ospitò in varie occasioni l’esule Poeta. In questo luogo, a metà strada tra la natìa città e quella che ospita i suoi resti mortali, sarà allestita la grande mostra “Dante. La visione dell’arte”.
L’esposizione intende restituire una rilettura della figura di Dante e della sua opera attraverso le immagini che lo hanno reso celebre in tutto il mondo, in un arco temporale che va dal Duecento al Novecento. L'obiettivo è di presentare le molteplici traduzioni figurative della potenza visionaria del poeta, con una particolare attenzione alle analogie tra le sue vivide parole e circa 300 opere d'arte con cui gli artisti ne hanno dato interpretazione nei secoli: Giotto, Beato Angelico, Michelangelo, Tintoretto, fino ad arrivare a Sartorio, Previati, Casorati e altri maestri del secolo scorso.
La mostra avrà un carattere internazionale, con l’esposizione di opere provenienti dalle più importanti collezioni del mondo: dall’Ermitage di San Pietroburgo, alla Walker Art Gallery di Liverpool, dalla National Gallery di Sofia alla Staatliche Kunstsammlungen di Dresda, dal Museum of Art di Toledo ai Musée des Beaux-Art di Nancy, di Tours, di Anger. Oltre naturalmente alle Gallerie degli Uffizi, che hanno messo a disposizione della mostra circa cinquanta capolavori tra dipinti, sculture e disegni, e altri importanti musei italiani quali la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, la Galleria Borghese, i Musei Vaticani e la Biblioteca Apostolica Vaticana, la Biblioteca Medicea Laurenziana, il Museo di Capodimonte.
Per il visitatore sarà come avere una mappa per un affascinante viaggio tra le parole e le immagini, a dimostrazione di come il successo corale di Dante nelle diverse forme artistiche abbia contribuito a definire, attraverso la sua eredità, i codici espressivi della nostra civiltà. Ideata e realizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e dalle Gallerie degli Uffizi, in collaborazione con il Comune di Forlì e i Musei San Domenico, la mostra è diretta da Eike Schmidt (direttore delle Gallerie degli Uffizi) e da Gianfranco Brunelli (direttore delle grandi mostre della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì). Mentre curatori del progetto sono il prof. Antonio Paolucci e il prof. Fernando Mazzocca.
24 Marzo 2021 - 18 Luglio 2021
Mostra promossa da Palazzo Blu - Fondazione Pisa, Società Dantesca Italiana e Comitato Nazionale per Dante700. A cura di Giorgio Bacci Pisa, Palazzo Blu Sale espositive del secondo piano Lungarno Gambacorti, 9 In occasione del…
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Dall'11 maggio all'8 agosto 2021, il Museo nazionale del Bargello in collaborazione con l'Università di Firenze presenta l’esposizione “Onorevole e antico cittadino di Firenze” che ricostruisce il rapporto tra il Sommo poeta e la città di Firenze, dagli anni immediatamente successivi alla morte fino ai Cinquanta del Trecento
www.corriere.it/sette/cultura-societa/7-web-rep-dante-20-tappe-cazzullo/index.shtml
www.raiplayradio.it/playlist/2021/03/La-Divina-Commedia-8698cd7e-ce68-48dd-96d9-519a4ea7476c.html
treccanidante.com/?gclid=EAIaIQobChMI7qaEhvPc7wIVVYl3Ch25RA55EAEYASAAEgKMx_D_BwE
Dante è stato oggetto di studi di letterati, saggi e anche ispirazione per libri di narrativa. Ecco una lista di libri per ricordare Dante nel giorno a lui dedicato e nel settimo centenario della sua morte.
Cesare Marchi, Dante in esilio, Longanesi&c, 1976.
Cesare Marchi, Dante: il poeta, il politico, l’esule, il guerrigliero, il cortigiano, il reazionario, Rizzoli 1983.
Jacqueline Risset, Dante. Una vita, Rizzoli 1995
Vittorio Sermonti, L’Inferno di Dante con la supervisione di Gianfranco Contini, Rizzoli 1988
Il Dante di Gassman: cronaca e storia di un’interpretazione della Divina Commedia, Arnoldo Mondadori Editore,1994
In Piccioletta barca: itinerari nella Divina Commedia, a cura di Chiara Allegra e Alberto Cristofori, Archimede edizioni 1998
Aggiungo la lettura integrale della Divina Commedia di Roberto Benigni, raccolta in una collezione di DVD (qui l’Inferno), e il canto dell’inferno dantesco, il grandioso episodio dell’incontro con Ulisse, rievocato in Se questo è un uomo di Primo Levi.
Ogni strumento, letterario, sonoro, multimediale è stato fondamentale per avvicinare i più giovani a Dante, intellettuale e poeta vivo ora come non mai. E non vanno dimenticati.
Dante di Alessandro Barbero
Con la sua consueta abilità narrativa, Barbero avvicina i lettori in modo graduale alla storia personale di Dante Alighieri: conoscerla più da vicino permette anche di comprendere i complessi meccanismi che dominavano la società fiorentina.EGGI ANCHE
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Aldo Cazzullo ci accompagna nel viaggio vorticoso compiuto da Dante nella settimana santa del 1300, per rivedere l’Inferno dantesco, con i suoi personaggi celebri, con quelli meno raccontati dalla tradizione, con i versi immortali legati a momenti indimenticabili.e inventò l’Italia
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Dante e musica. Galvagni indaga (con notevoli divagazioni) sugli interscambi rock-letterari tra Dante, la sua Commedia e la “corrente” progressive vecchia e nuova.e l’armonia delle sfere. La Commedia, il rock progressivo e altri percorsi
L’Inferno di Dante illustrato da Paolo Barbieri.
Non poteva mancare un libro illustrato. Paolo Barbieri propone i grandi personaggi che abitano l’Inferno della Divina Commedia e gli straordinari luoghi. Ogni tavola è accompagnata dalle terzine a cui è ispirata.
Dal 23 marzo 2021 arrivano in edicola le opere di Dante Alighieri: Corriere della Sera dedica una collana speciale al Sommo Poeta in occasione delle celebrazioni del Settecentenario dalla morte. Giovedì 25 marzo infatti si celebra il Dantedì, la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri che vede iniziative e progetti per celebrare la grandezza del poeta considerato il padre della lingua italiana. Ecco allora le date di uscita, le opere e il prezzo della collana chiamata Le opere di Dante Alighieri , del Corriere della Sera, che si compone di diciotto volumi.
In questa collana troveremo le opere del Sommo Poeta e anche i saggi dei maggiori studiosi a lui dedicati. Le prime uscite saranno chiaramente dedicate alla più celebre delle opere di Dante, la Divina Commedia. Il primissimo volume in edicola il 23 marzo sarà il primo libro della Commedia, Inferno. L’edizione che troveremo in questa collana sarà aggiornata e ci sarà anche un Dizionario di facile consultazione.
Il prezzo di uscita è pari a € 7,90 e gli arretrati delle uscite saranno disponibili dopo otto giorni dalla data di pubblicazione in edicola.
Per chi volesse acquistare l’intera collana di 18 volumi, è possibile farlo a un prezzo scontato di 142 euro invece di 160 euro sul sito ufficiale del Corriere (VEDI QUI).
Ecco titoli e date di uscita dei numeri della collana:
23.03.21: La Divina Commedia: Inferno, Dante Alighieri
30.03.21: La Divina Commedia: Purgatorio, Dante Alighieri
6.04.21: La Divina Commedia: Paradiso, Dante Alighieri
13.04.21: Dizionario della Divina Commedia A-L, Enrico Malato
20.04.21: Dizionario della Divina Commedia M-Z, Enrico Malato
27.04.21: La vita nuova e Le Rime, Dante Alighieri
04.05.21: Il Convivio, Dante Alighieri
11.05.21: Opere latine: de vulgari eloquentia. monarchia, Dante Alighieri
18.05.21: Opere latine: Epistole. Ecloge. Questio de aqua et terra, Dante Alighieri
25.05.21: Dante e l’aldilà medievale, Alison Morgan
01.06.21: Dante filosofo e poeta, Rocco Montano
08.06.21: I numeri nella Divina Commedia, Manfred Hardt
15.06.21: Il lume d’esta stella, ricerche dantesche - Manlio Pastore Stocchi
22.06.21: In pro del mondo, Nicolò Maldina
29.06.21: Dante e l’Oriente, Brenda Deen Schildgen
06.07.21: Dante e Guido Cavalcanti, Enrico Malato
13.07.21: Letture dantesche, Enrico Malato
20.07.21: Dante, Enrico Malato
Vedi la collana intera qui
Una parola di Dante al giorno, per tutto il 2021. In occasione della ricorrenza dei settecento anni dalla morte del poeta, l'Accademia della Crusca pubblicherà 365 schede dedicate alla sua opera: affacci essenziali sul lessico e sullo stile del poeta, con brevi note di accompagnamento.
La parola di Dante fresca di giornata è un'occasione per ricordare, rileggere, ma anche scoprire e approfondire la grande eredità linguistica lasciata da Dante.
28 febbraio 2021
27 febbraio 2021
26 febbraio 2021
25 febbraio 2021
24 febbraio 2021
23 febbraio 2021
imparadisare
22 febbraio 2021
21 febbraio 2021
20 febbraio 2021
19 febbraio 2021
18 febbraio 2021
17 febbraio 2021
16 febbraio 2021
15 febbraio 2021
si fanno grassi
14 febbraio 2021
amor
13 febbraio 2021
botolo
12 febbraio 2021
cirro negletto
11 febbraio 2021
tremolar
10 febbraio 2021
9 febbraio 2021
intrearsi
8 febbraio 2021
7 febbraio 2021
6 febbraio 2021
5 febbraio 2021
4 febbraio 2021
3 febbraio 2021
2 febbraio 2021
dispitto
1 febbraio 2021
lonza
31 gennaio 2021
vigilia
30 gennaio 2021
marra
29 gennaio 2021
occhi di bragia
28 gennaio 2021
forcata
27 gennaio 2021
26 gennaio 2021
25 gennaio 2021
il ‘pappo’ e ’l ‘dindi’
24 gennaio 2021
orza e poggia
23 gennaio 2021
minugia
22 gennaio 2021
ammentarsi
21 gennaio 2021
baiulo
20 gennaio 2021
inverare
19 gennaio 2021
inmillarsi
18 gennaio 2021
inforsarsi
17 gennaio 2021
16 gennaio 2021
15 gennaio 2021
(Paradiso XII, 11 )
Come si volgon per tenera nube
due archi paralelli e concolori,
quando Iunone a sua ancella iube [...]
L’aggettivo, che ha il significato di ‘dello stesso colore’ (dal lat. concolorem), è usato una sola volta, al plurale, riferito al fenomeno atmosferico dell’arcobaleno doppio, a cui vengono paragonate le due corone di beati nel cielo del Sole.
14 gennaio 2021
colubro
(Paradiso VI, 77 )
Piangene ancor la trista Cleopatra,
che, fuggendoli innanzi, dal colubro
la morte prese subitana e atra.
Latinismo per “serpente velenoso”, che indica specificamente l’aspide con cui Cleopatra si diede la morte.
13 gennaio 2021
intuarsi
(Paradiso IX, 81 )
[...] perché non satisface a' miei disii?
Già non attendere' io tua dimanda,
s'io m'intuassi, come tu t'inmii"
Neologismo dantesco formato sul pronome personale tu e usato, insieme a inmiarsi, per esprimere la compenetrazione degli spiriti beati. Il verbo è stato ripreso successivamente da Alfieri e, in tempi a noi vicini, dai poeti Cesare Ruffato e Davide Rondoni.
12 gennaio 2021
biancovestito
(Purgatorio, XII, 89 )
A noi venìa la creatura bella,
biancovestito e ne la faccia quale
par tremolando mattutina stella.
“Vestito di bianco”, aggettivo usato in funzione attributiva, riferito a un angelo. È un composto in cui, come nelle lingue classiche, la testa (propriamente un participio passato) occupa la seconda posizione, modello per altri analoghi aggettivi usati nella lingua letteraria posteriore.
11 gennaio 2021
(Purgatorio XI, 81 )
"Oh!", diss'io lui, "non se' tu Oderisi,
l'onor d'Agobbio e l'onor di quell'arte
ch'alluminar chiamata è in Parisi?"
Una sola attestazione in Dante di questo termine tecnico dell’arte dei miniatori, richiamato espressamente come un francesismo (Dante ci avvisa che quest’arte è così chiamata a Parigi: c’era mai stato? Anche questo è un mistero).
C.M.
10 gennaio 2021
alo
(Paradiso, XXVIII, 23 )
Forse cotanto quanto pare appresso
alo cigner la luce che 'l dipigne
quando 'l vapor che 'l porta più è spesso [...]
È un latinismo molto raro, coniato direttamente su halos. Dante se ne serve per indicare l’alone degli astri. Il termine non avrà seguito e solo nel XVI sec. entrerà in italiano alone.
09 gennaio 2021
imbestiarsi
(Purgatorio XXVI, 87 )
[...] in obbrobrio di noi, per noi si legge,
quando partinci, il nome di colei
che s'imbestiò ne le 'mbestiate schegge.
Il verbo, formato su bestia, è usato in riferimento a Pasifae, la quale si rinchiuse in una vacca di legno per farsi possedere da un toro. Non sfugga la ripetizione del verbo nello stesso verso, prima come ‘entrare dentro una bestia’ (s’imbestiò), poi, nella forma participiale, come ‘in una sagoma di legno a forma di bestia’ (imbestiate schegge).
08 gennaio 2021
(Inferno, XVIII, 116 )
E mentre ch' io là giù con l' occhio cerco,
vidi un col capo sì di merda lordo,
che non parea s' era laico o cherco.
Questa parola (che ricorre due volte nella Commedia) non è certo sconosciuta agli italiani del nuovo millennio. Realismo dantesco, che si esplicita bene nei canti di Malebolge. Plurilinguismo dantesco, che gli permette di dire tutto e parlare di tutto. Dante, poeta che sa essere molto concreto, e anche brutale.
07 gennaio 2021
(Inferno, XXXII, 30)
[...] com' era quivi; che se Tambernicchi
vi fosse sù caduto, o Pietrapana,
non avria pur da l' orlo fatto cricchi.
Voce onomatopeica (forse la più antica attestata nell’italiano scritto), con cui Dante rende il rumore dello scricchiolio del ghiaccio che sta per rompersi riferendosi al Cocito, il fiume ghiacciato infernale, che neppure i monti Tambernicchi e Pietrapana, cadendovi sopra, sarebbero riusciti a scalfire.
P. D'A.
06 gennaio 2021
mirra
(Inferno, XXIV, 111)
[...] erba né biado in sua vita non pasce,
ma sol d'incenso lagrime e d'amomo,
e nardo e mirra son l'ultime fasce.
La misteriosa mirra, una resina, era reputata sostanza medicinale e veniva usata anticamente anche nell’imbalsamazione. La portarono in dono i Magi a Gesù, assieme all’incenso. Dante la nomina una sola volta. La pone tra le sostanze connesse alla mitica Fenice: incenso, amomo, nardo e, appunto, mirra.
C. M.
Vai al grande Vocabolario dantesco dell'Accademia della Crusca
05 gennaio 2021
tin tin
(Paradiso, X, 143)
[...] che l'una parte e l'altra tira e urge,
tin tin sonando con sì dolce nota,
che 'l ben disposto spirto d'amor turge [...]
Voce onomatopeica, usata da Dante per indicare il gradevole suono prodotto dalle ruote del congegno di un orologio a sveglia, a cui viene paragonata la corona delle anime beate che appaiono a Dante, muovendosi in giro e cantando.
P. D'A.
4 gennaio 2021
dolenti note
(Inferno, V 25)
Or incomincian le dolenti note
a farmisi sentire; or son venuto
là dove molto pianto mi percuote
Dante comincia a sentire le grida di dolore dei condannati per aver peccato di lussuria. La diffusione della Commedia a livello popolare ha portato all’uso comune dell’espressione dolenti note per intendere ‘fatti, circostanze, argomenti spiacevoli’.
[A.N.]
3 gennaio 2021
(Inferno, V, 101)
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende
Espressione con cui Francesca da Rimini si riferisce al proprio corpo, di cui Paolo si innamorò e da cui l’anima è stata violentemente separata. Dante la usa in senso fisico; oggi l’espressione si riferisce invece a chi ha doti morali (generosità, lealtà, ecc.).
[P.D’A.]
2 gennaio 2021:
(Inferno, II, 52)
Io era tra color che son sospesi,
e donna mi chiamò beata e bella,
tal che di comandare io la richiesi
È detto da Virgilio parlando di sé, perché sta nel Limbo, ma è passato nell’italiano come forma proverbiale per indicare uno stato di incertezza e di attesa.
[C. M.]
1 gennaio 2021
trasumanar
(Paradiso, I, 70)
Trasumanar significar per verba
non si poria; però l' essemplo basti
a cui esperienza grazia serba
Neologismo dantesco per indicare un’esperienza che va oltre l’umano. Dante lo usa per indicare l’avvicinamento a Dio, ma il termine può essere esteso ad ogni condizione che vada al di là dell’esprimibile, dove le parole non bastano più.
[C. M.]
Il progetto dà vita al proposito, nato in seno all'Accademia della Crusca e prontamente condiviso dall'Istituto del CNR Opera del Vocabolario Italiano, di celebrare, attraverso un'impresa lessicografica di vasto respiro, il 750° anniversario della nascita e il 700° della morte di Dante Alighieri. A questo scopo, nel settembre del 2015, le due Istituzioni fiorentine hanno avviato i lavori per l'allestimento di un Vocabolario destinato a raccogliere l'intero patrimonio lessicale contenuto nelle opere di Dante, consultabile liberamente in rete, sempre aggiornabile e ampliabile. È tuttavia prevista, con gli opportuni adattamenti, una pubblicazione cartacea finale.
Nel giorno in cui Dante morì 700 anni fa, ricordiamo che, su proposta dei uno dei suoi scopritori, l'asteroide (65487) 2003 CD20 è stato ribattezzato "Divinacommedia"
(65487) 2003 CD20: questa è la sigla alfanumerica che ha contrassegnato per 18 anni un asteroide scoperto nel 2003. Poi, però, il 16 giugno scorso l’International Astronomical Union (IAU) lo ha voluto ribattezzare “Divinacommedia”, accogliendo la proposta di uno dei suoi scopritori: dedicarlo al capolavoro di Dante Alighieri nell’anno che ne commemora la scomparsa avvenuta a Ravenna 700 anni fa. E oggi, proprio in coincidenza del giorno della morte del poeta, l’astrofisico Gianluca Masi, ideatore e responsabile scientifico del Virtual Telescope Project, ci racconta come ebbe modo di scoprire quell’asteroide e ci guida tra alcune delle tante conoscenze astronomiche e cosmologiche presenti nel capolavoro dantesco.