ARTE
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Il Bel Mondo all’affermarsi della modernità. Protagoniste le donne alla moda.
Donna in scena! La figura femminile protagonista di un affascinante racconto del bel mondo tra Otto e Novecento. Un mondo in equilibrio tra tradizione e progresso in cui la donna conquista alla modernità spazi di libertà e indipendenza. I più grandi ritrattisti dell’epoca saranno i cantori di questo loro magico momento, chiamati a eternare i volti e gli sguardi, a trasporre sulle tele il profumo, lo charme, l’erotismo di un’epoca davvero unica.
Nella sontuosa mostra Donna in scena. Boldini, Selvatico, Martini, promossa dal Comune di Treviso, diretta da Fabrizio Malachin e allestita dal 13 aprile al 28 luglio al Museo Santa Caterina, si danno convegno celebrità, da Eleonora Duse a Wally Toscanini, da Lyda Borelli a Toti Dal Monte, accanto a eleganti esponenti della borghesia e della nobiltà trevigiana, veneta e nazionale, immortalati dai colori dei più affermati pittori a cavallo tra i due secoli, artisti spesso specializzati nel grande ritratto femminile, e per questo celebri, ammirati, e contesi. Da Giovanni Boldini, a Giacomo Grosso, da Cesare Tallone, a Vittorio Corcos, fino al britannico John Lavery, oltre agli Italiens de Paris Giuseppe de Nittis e Federico Zandomeneghi. Importante la selezione dei grandi veneti del momento quali Ettore Tito, Pietro Pajetta, Eleuterio Pagliano, e soprattutto Giulio Ettore Erler e Lino Selvatico, il “Boldini Veneto” campione del ritratto alla moda di primo Novecento, tra Venezia, Milano e l’Europa. Corona una selezione di prim’ordine l’eccezionale presenza dei più importanti capolavori di Alberto Martini, precursore del surrealismo e ritrattista dall’atmosfera magica.
Al Museo Santa Caterina sta per alzarsi il sipario su un percorso tra grandi dipinti, spesso capolavori assoluti, concessi alla mostra da Istituzioni, Musei e Collezioni pubbliche e private, insieme a disegni, sculture e affiches – dal trevigiano Museo Nazionale della Collezione Salce –, oltre a una scelta di abiti, ventagli, cappellini d’epoca che porterà in scena gli anni della Belle Époque. Una rappresentazione certo parziale, in quanto restituisce l’immagine di una parte della società minoritaria e privilegiata, quella protagonista del bel mondo, della mondanità, dei salotti alla moda e della joie de vivre, che gareggiava per posare di fronte ai pittori più in voga, ma non una semplice passerella di belle donne e di straordinaria pittura. Donna in scena è una mostra che ci porta a riscoprire, rivivere, e sognare, il fascino di un’epoca, proiettata verso la modernità, ma anche decadente e sensualmente romantica.
“Dopo le fortunate retrospettive su Canova e Arturo Martini e Juti Ravenna, con questa mostra intendiamo approfondire l’indagine sui nostri migliori artisti attivi tra ’800 e ’900”, le parole del Sindaco Mario Conte. “Quello è stato infatti un periodo particolarmente vivace per Treviso sia dal punto di vista economico, con il nascere di imprese e attività economiche di successo, e con esse di una borghesia facoltosa, ma anche artisticamente propulsive. Basti pensare a quel gruppo di giovani che si ritrovava attorno a Gino Rossi e ad Arturo Martini. Per questi ultimi, così come per tutti i veri protagonisti, l’ambiente veneziano rimane il primo punto di riferimento, ma con la tendenza a confrontarsi con gli ambienti più alla moda, Milano, Monaco e Parigi in particolare. Treviso riafferma, ancora una volta, il suo ruolo nell’arte con una grande mostra, promuovendo le proprie bellezze e peculiarità facendo conoscere i suoi migliori interpreti in una continua indagine volta ad arricchire il panorama culturale”.
Aspetto, quest’ultimo che sottolinea anche il direttore dei Musei Civici di Treviso, Fabrizio Malachin. “La mostra prende le mosse dall’attività di due protagonisti della scena trevigiana e veneta di quell’epoca che l’Istituto desidera far riscoprire al grande pubblico nel 100° e nel 60° della morte: Lino Selvatico (Padova, 20 luglio 1872–Treviso, 25 luglio 1924) e Giulio Ettore Erler (Oderzo, 20 gennaio 1876–Treviso, 9 gennaio 1964). Artisti celebri, in particolare per i grandi ritratti femminili, fino ai nudi sensuali ma mai volgari, che hanno raccontato il nascere di quel ‘piccolo’ mondo borghese veneto. Le loro opere sono una finestra su un’epoca romantica, affascinante, mondana ma anche decadente. Entrambi sono legati a Treviso per le vicende biografiche personali e artistiche”.
Il progetto nasce anche da un fatto straordinario per i Musei Civici di Treviso, ovvero la recente acquisizione del vasto nucleo di opere (dipinti, bozzetti, disegni, incisioni, schizzi e lavori giovanili e preparatori) dell’artista Lino Selvatico di proprietà della famiglia, in forma di comodato gratuito e, in parte, di donazione. Si tratta di oltre 50 dipinti e circa 300 opere grafiche, a cui vanno ad aggiungersi stampe e fotografie usate dall’artista per studio e soprattutto l’archivio privato del pittore, costituito da 25 faldoni di documenti, diari e lettere manoscritti, per lo più inediti, fotografie di famiglia, l’archivio personale e la biblioteca personale di 1200 volumi. Questo nucleo non è attualmente esposto, in questa occasione una scelta delle migliori opere viene quindi presentata per la prima volta”.
DONNA IN SCENA
Boldini, Selvatico, Martini
Mostra a cura di Fabrizio Malachin
13 Aprile 2024 - 28 Luglio 2024
Treviso, Museo Santa Caterina
APRI IL VOLANTINO
Biofilia, la prima biennale dedicata all’incontro tra l’arte e l’ambiente.
Dal 15 luglio al 15 settembre 2022 Genova ospita un progetto che trasforma la città in un museo a cielo aperto coinvolgendo più location tra Villa Croce, Porto Antico e i palazzi del centro storico. Una cornice esclusiva, in uno scenario suggestivo per un evento straordinario.
Arte e ambiente, un binomio sempre più importante per la salvaguardia del pianeta. Contro la catastrofe climatica, la bellezza della natura e la sua poesia aprono a nuovi, inediti scenari e diventano fonte d’ispirazione per grandi artisti, fotografi, filmakers.
Su questa falsariga BIOFILIA – Biennale Arte e Ambiente, è destinata a rendere il capoluogo ligure protagonista nel contesto della più importante sfida dei nostri tempi, quella che vede il genere umano impegnato nel salvataggio della terra.
Genova, la città di Colombo, della Lanterna, del Barocco, della grande poesia e del pesto, sarà dunque in prima linea con un grande evento dedicato all’arte e all’ambiente e con azioni che non si fermeranno al contesto cittadino ma che guarderanno a obiettivi ben più ambiziosi.
Donatello in Toscana
presentazione pubblicazione
FIRENZE | PALAZZO STROZZI
SALA ALTANA
Donatello in Toscana – Itinerari è la nuova pubblicazione, edita da Marsilio Arte e a cura di Francesco Caglioti, che propone un viaggio tra le opere di Donatello conservate nella regione, attraverso testi dedicati a venti diversi luoghi e un ricco apparato iconografico
Firenze 16/06/2022 - 26/09/2022
nuova mostra personale di Francesco Forconi, in arte SKIM, artista proveniente dal mondo dei graffiti e della street art, a cura di Simone Teschioni...
Firenze - 06/04/2022 : 13/09/2022
L’ESPOSIZIONE OFFRE AL PUBBLICO LA POSSIBILITÀ DI CONOSCERE E APPREZZARE LE OPERE DI UN GRANDE PITTORE DEL NOVECENTO ITALIANO DI RADICE EMINENTEMENTE TOSCANA, EPPURE PROFONDAMENTE LEGATO ALLE VICENDE ARTISTICHE EUROPEE DEL SUO TEMPO.
Inaugurata il 13/06/2022 a Milano, in Largo Richini, la scultura dedicata a Margherita Hack, l’astrofisica di fama internazionale di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita. Il progetto è stato promosso da Fondazione Deloitte, in collaborazione con Casa degli Artisti e con il supporto del Comune di Milano - Ufficio Arte negli Spazi Pubblici. Alla cerimonia hanno partecipato Tommaso Sacchi (Assessore alla Cultura di Milano), Guido Borsani (Presidente di Fondazione Deloitte), Fabio Pompei (CEO Deloitte Italia), Elio Franzini (Rettore Università Statale Milano), Valentina Kastlunger (Presidente Casa degli Artisti), Sissi (artista autrice dell’opera e accademica bolognese) e Simona Cerrato (ricercatrice e divulgatrice scientifica).
Realizzata in bronzo e alta 270 centimentri, la statua è stata donata al Comune di Milano da Fondazione Deloitte, che si farà carico della manutenzione ordinaria e straordinaria per gli anni a venire.
“La scultura rappresenta un tributo ai meriti scientifici di Margherita Hack”, ha dichiarato Guido Borsani, Presidente di Fondazione Deloitte, “ma soprattutto vuole offrire un modello positivo per le future generazioni. Si tratta di un progetto in cui Fondazione Deloitte crede fermamente e che si inserisce in un percorso iniziato due anni fa con l’istituzione dell’Osservatorio sulle materie STEM, nato con l’obiettivo di stimolare ragazze e ragazzi a intraprendere percorsi di studio in ambito tecnico-scientifico. Oggi, con la posa di quest’opera, speriamo di offrire ai giovani – e soprattutto alle ragazze – un modello a cui ispirarsi. Un modello che li spinga a essere curiosi, a studiare, a capire il mondo attraverso la scienza”.
L’opera intitolata Sguardo Fisico è stata realizzata dall’artista bolognese Sissi. La scultura in bronzo rappresenta Margherita Hack come una metamorfosi: una persona nata dagli elementi di una galassia e impegnata a studiare le stelle che la formano. Il corpo è di colore grigio intenso: emerge dal magma della vita che pulsa dentro la crosta terrestre. Le mani di colore oro, come gli astri incastonati nella galassia sono alzate verso il cielo per guardarvi attraverso senza strumenti. Il titolo gioca con la sua identità di astrofisica: lo Sguardo è il senso capace di percepire gli stimoli luminosi; Fisico non solo richiama la radice della sua professione, ma anche la concretezza e solidità del suo atteggiamento intellettuale e filosofico.
L’opera è stata la vincitrice del concorso di idee lanciato a luglio 2021, a cui hanno aderito otto artiste italiane e internazionali. È stata realizzata tra febbraio e maggio 2022 con e presso la Bottega d’arte Ceramica Gatti di Faenza e la Fonderia artistica De Carli di Torino, con il supporto di Casa degli Artisti.
“Come Casa degli Artisti siamo orgogliosi di aver fatto parte di questo progetto”, ha commentato Valentina Kastlunger, Presidente di Casa degli Artisti. “Un progetto corale che ha messo insieme il lavoro di tante persone e tanti mondi diversi: scienza, arte, impresa, istituzioni pubbliche e organizzazioni non profit. Siamo da parte nostra convinti che l’arte possa avere un ruolo importante nel ridefinire lo spazio pubblico, materiale e immateriale. Scegliere come modello una scienziata, una donna e un’interprete del contemporaneo come Margherita Hack è significativo. Scegliere di farlo attraverso il linguaggio dell’arte, donando a Milano l’opera di un’artista che è riuscita a reinterpretare il concetto di monumento senza stravolgerlo ma senza rimanerne imprigionata, a rispettare il difficile criterio della riconoscibilità inserendovi elementi simbolici e concettuali immediatamente comprensibili anche ai passanti casuali, è lungimirante”.
L’iniziativa nasce dall’impegno di Fondazione Deloitte per promuovere le materie STEM soprattutto tra le nuove generazioni e dalla volontà di tutte le parti coinvolte di ampliare il patrimonio artistico nazionale e urbano, dando visibilità e riconoscimento alle donne che hanno contribuito alla storia e alla cultura della nostra società. La scelta di Largo Richini, davanti all’Università Statale di Milano, in una posizione centrale e di grande visibilità, intende fare leva sulla forte valenza simbolica del luogo per gli studenti e le studentesse, che rappresentano i principali destinatari e destinatarie dell’opera.
Immagine: Sissi, Sguardo Fisico, 2022. Su gentile concessione di Fondazione Deloitte.
‘Les Voyageurs’, tre sculture bronzee alte 3 metri di Bruno Catalano, sono state posizionate sul molo della Madonnina e vi resteranno per tutta l’estate. L’inziativa è una collaborazione del Comune con la Galleria Ravagnan di Venezia. "Opere bellissime per una location incredibile – ha detto l’assessore alla Cultura Sandra Mei -: il molo della Madonnina, il nostro porto cuore della città, luogo di arrivi e partenze per definizione, naturali suggestioni per un grande artista che lascerà il segno nella nostra città". "Sono molto felice di questa opportunità – ha spiegato Chiara Ravagnan dell’omonima galleria -, Viareggio è una città bellissima e sono orgogliosa che l’opera di Bruno Catalano sia qui al porto della Madonnina e in contemporanea a Venezia, due città che vivono di forti emozioni e che sanno conquistare chi sa amare l’arte e la bellezza". Le sculture, intitolate Pierre David, J4 e Khadine, rappresentano persone in viaggio. Appaiono così, a prima vista, come incompiute, con vistose parti clamorosamente mancanti, obbligando i riguardanti a chiedersi perfino come possano stare in piedi, realizzando peraltro, Catalano, prevalentemente figure che camminano con una valigia o una borsa nella mano. Catalano è nato in Marocco: nel 1975 la famiglia fu mandata in esilio e si rifugiò a Marsiglia. Da qui l’importanza del tema del viaggio nelle sue opere.
Il greco antico utilizzava diversi termini per definire le possibili declinazioni dell’amore: Eros, il desiderio passionale; Philia, l’amore tra amici; Storge, l’affetto verso i propri familiari; Anteros, l’amore corrisposto; Himeros, il desiderio fisico; Pothos, la tensione verso ciò che desideriamo; Thélema, il piacere per ciò che si fa; e Agape, l’amore incondizionato e universale.
La maggior parte delle lingue moderne non è così precisa e spesso, come annotava Italo Calvino nelle sue Lezioni Americane, oggi si “tende a livellare l’espressione sulle formule più generiche, anonime, distratte, a diluire i significati, a smussare le punte espressive, a spegnere ogni scintilla che sprizzi dallo scontro delle parole con nuove circostanze”. Il lessico a nostra disposizione sembra, per pudore o per inadeguatezza, non riuscire a delineare nella sua completezza il caleidoscopio di sentimenti che la vita ci offre ogni giorno, comprimendo così le molteplici sfumature di quello che, per comodità, siamo abituati a chiamare Amore. Ma se con le parole è facile ingarbugliarsi e perdersi nell’elaborazione di concetti astratti, la fotografia può invece aiutarci a ricostruire il sottotesto della narrazione convenzionale e domestica dell’amore. Prima di tutto, perché il medium fotografico non si esprime attraverso termini dai confini netti, ma lo fa attraverso suggestioni visive che risuonano in noi a seconda delle nostro vissuto personale; in secondo luogo perché attraverso la grammatica delle immagini è possibile costruire narrative sottili, che sfuggono alle definizioni, svelando livelli di lettura e di interpretazioni inediti. In definitiva, la fotografia restituisce una rappresentazione stratificata e poliforme dell’Amore, ed è proprio nella molteplicità del linguaggio fotografico che si riversano le infinite possibilità del “discorso amoroso” di cui parlava Roland Barthes: un discorso frammentario, perché complesso, ma necessario e, nella sua inafferrabilità, onnipresente nella vita di ognuno di noi.
Dai ritratti di famiglia che restituiscono un’immagine della società in cui sono contestualizzati, fino alle storie d’amore che hanno caratterizzato ogni epoca – rivelandone talvolta anche le sue contraddizioni—, l’amore ha accompagnato la fotografia nel rapido e tumultuoso processo di sviluppo che la contraddistingue. E mentre la fotografia cambiava, anche il nostro modo di raccontare e vivere l’Amore è cambiato: infatti, il linguaggio visivo è diventato, sempre di più, uno dei modi attraverso cui impariamo a comunicare e ad instaurare relazioni con gli altri e con noi stessi. Nella vita di tutti i giorni, la fotografia insegna a volersi bene, a perdersi, a dimenticarsi; in poche parole, ci guida nell’esprimere i nostri sentimenti senza pretendere di definirne i contorni e dargli un nome.Dai ritratti di famiglia che restituiscono un’immagine della società in cui sono contestualizzati, fino alle storie d’amore che hanno caratterizzato ogni epoca – rivelandone talvolta anche le sue contraddizioni—, l’amore ha accompagnato la fotografia nel rapido e tumultuoso processo di sviluppo che la contraddistingue. E mentre la fotografia cambiava, anche il nostro modo di raccontare e vivere l’Amore è cambiato: infatti, il linguaggio visivo è diventato, sempre di più, uno dei modi attraverso cui impariamo a comunicare e ad instaurare relazioni con gli altri e con noi stessi. Nella vita di tutti i giorni, la fotografia insegna a volersi bene, a perdersi, a dimenticarsi; in poche parole, ci guida nell’esprimere i nostri sentimenti senza pretendere di definirne i contorni e dargli un nome.
La selezione degli autori dell’edizione 2022 del Photolux Festival presenta la molteplicità dei possibili approcci – alcuni nuovi e contemporanei, altri più classici e tradizionali – al tema dell’amore, che si traducono in storie e incontri unici e diversi, dove tutti possiamo ritrovare un po’ di noi stessi.
Con la proposta espositiva di “You can call it Love” abbiamo pensato alla fotografia non più come uno specchio o come una finestra – citando la storica distinzione di John Szarkowski -, ma come una macchina a raggi X, capace di vedere attraverso di noi e di dare voce ad alcuni sensazioni, desideri, emozioni che nemmeno sappiamo di avere.
21 Maggio 2022 - 4 Settembre 2022
https://palazzoblu.it/mostra/explore-oceani-ultima-frontiera/
Oceani, ultima frontiera è una mostra fotografica dedicata all’esplorazione dei mari, dai pionieri come Jacques-Yves Cousteau e Sylvia Earle, storica explorer di National Geographic e tra le prime donne a dedicarsi all’oceanografia, fino alle imprese più moderne, come il ritrovamento del Titanic.
Incontreremo le specie più affascinanti degli abissi, dai giganteschi mammiferi marini ai predatori più feroci, ma anche tappeti di alghe dove i pesci vanno a riprodursi e a nutrirsi, e le distese colorate delle barriere coralline. Con una sezione speciale dedicata agli abitanti del nostro mare, il Mediterraneo.
A 110 anni dalla sua nascita e a 45 anni dalla morte di Ugo Guidi, Forte dei Marmi vuole celebrare un grande artista che nella sua intensissima produzione di opere si è messo al servizio della materia, contribuendo al processo di trasformazione ma lasciando poi che la natura, dal tempo, dalla pioggia al vento lasciasse il segno definitivo.
L’esposizione al Fortino, organizzata dall’associazione Fortemente Noi, voluta dal Comune di Forte dei Marmi, con il patrocinio della Regione Toscana e della Provincia di Lucca, si aprirà sabato 16 aprile e resterà nelle sale del Fortino Leopoldo I fino al 19 giugno. La mostra, curata dalla Commissione Statue e Monumenti del Comune di Forte dei Marmi ospita 61 opere del maestro Guidi selezionate tra la produzione dedicata al soggetto Cavallo e Cavaliere.
“Quando abbiamo inaugurato la rotatoria all’ingresso di Forte dei Marmi – spiega il sindaco Bruno Murzi – al centro della quale è stata collocata la statua di Ugo Guidi “Cavallo e Cavaliere”, insieme alla famiglia mi ero ripromesso di organizzare una mostra proprio su questi soggetti così cari al Maestro, talmente evocativi, da averne ispirato una notevole e variegata produzione.”
All’interno del Fortino il visitatore potrà osservare infatti sculture realizzate in diversi materiali e tecniche di colorazione, grafiche e un bassorilievo realizzato sul polistirolo.
Una delle cifre dell’artista, nato a Montiscendi, ma fortemarmino di adozione, è quella di aver sperimentato nel corso della sua vita materie diverse dal nobile marmo, come la pietra, il tufo versiliese, l’argilla il legno, il cemento e perfino la lamiera. Per realizzare le sue opere non usa strumenti elettrici ne si fa supportare da maestranze, lui richiede il rapporto fisico diretto con l’opera che scolpisce.
“Sono certo che il visitatore – prosegue il primo cittadino – saprà cogliere e apprezzare nelle opere in mostra, lo spirito indomito del Maestro Guidi che non si è mai adagiato, ma ha sempre cercato, scavato per trovare corrispondenze emotive nella reazione dei materiali utilizzati, producendo oltre 600 opere, buona parte delle quali, grazie ai figli Vittorio e Fabrizio, ancora oggi sono conservate nella casa “Museo Ugo Guidi” a Vittoria Apuana.
Qui, nel giardino di questa casa, l’artista intingeva anima e corpo per poter creare le sue opere, perché era proprio lì che prendevano vita le sue sculture, fra pini, pioppi e platani., non in un atelier o un polveroso laboratorio.”
Scultore e pittore, nato a Possagno nel 1757 e morto a Venezia nel 1822, Canova è il maestro italiano del Neoclassicismo: un genio indiscusso il suo, capace di capolavori che trovano posto nei più importanti musei del mondo, dal Louvre all'Hermitage.
Tra le istituzioni in prima linea ci sarà il Comune di Possagno, in stretta collaborazione con il Museo Canova che si è già aggiudicato le risorse (784.000 euro provenienti dal bando promosso dal Ministero della Cultura) per realizzare il progetto "Restauro e digitalizzazione del complesso architettonico canoviano". Il progetto interesserà l'Ala Ottocentesca del museo (composto dalla Gypsotheca, dalla Casa natale, dalla Biblioteca e dall'Archivio) fatta edificare dal fratellastro dello scultore, l'abate Giovanni Battista Sartori, al fine di ospitare le opere canoviane appositamente trasportate da Roma, ultima sede di lavoro dell'artista. Sul fronte delle mostre, il calendario è denso, con alcuni progetti già inaugurati negli ultimi mesi del 2021.
Ai Musei Civici di Bassano del Grappa (Vi) per esempio come primo "atto" celebrativo è stata realizzata la completa digitalizzazione dell'intero Archivio Canoviano conservato nella Biblioteca, oltre all'allestimento della mostra "Ebe Canova" ospitata fino 30 maggio 2022. La mostra presenta al pubblico la grazia "ritrovata" della celebre statua in gesso di Canova del 1817: grazie alle nuove tecnologie, i frammenti dell'opera (che era andata in pezzi dopo il bombardamento alleato su Bassano nel 1945), conservati nei depositi dei Musei Civici per più di 70 anni, sono stati rimessi insieme a ricomporre la forma originaria. Accanto al capolavoro, assieme a dipinti, disegni e meravigliosi libri illustrati, un approfondimento sulla figura mitologica di Ebe, simbolo dell'eterna giovinezza.
https://www.finestresullarte.info/artisti/antonio-canova
https://www.arte.it/canova/verso-il-2022-nel-segno-di-canova-17781
9 aprile 26 settembre 2022
www.finestresullarte.info/flash-news/2c-mostre.php Finestre sull'Arte. Rivista online d'arte antica e contemporanea
Donatello, il Rinascimento
19 marzo – 31 luglio 2022 Fondazione Palazzo Strozzi
In occasione della mostra Donatello, il Rinascimento (19 marzo – 31 luglio 2022) Fondazione Palazzo Strozzi propone la speciale iniziativa Donatello in Toscana.
Esplora la mappa e scopri l’itinerario che parte da Palazzo Strozzi, a Firenze e prosegue in un percorso che si snoda in sedici tappe e oltre cinquanta opere disseminate in tutta la regione Toscana.
Scopri le schede di approfondimento dedicate ai vari punti di interesse e accedi al catalogo completo delle opere di Donatello.
Immergiti nell’universo donatelliano, accedi alla mappa e crea il tuo itinerario!
l'ora degli eco-murales. Il focus nell'App de «la Lettura
https://www.corriere.it › la-lettura › 22_aprile_15
Nel nuovo numero l'installazione «mangia smog» dell'artista olandese Nouch a Palermo
https://www.agi.it/blog-italia/street-art/airlite_street_art_roma-6097610/post/2019-08-28/
La fondazione Beyeler propone 85 opere di un'icona dell'arte americana, un'artista che ha unito la sensualità, l'eleganza sofisticata e una potente letteratura della natura.
Con un’importante retrospettiva su Georgia O’Keeffe (1887–1986), la Fondation Beyeler dedica la prima mostra nel 2022 a una delle pittrici più importanti del XX secolo e figura di spicco dell’arte moderna americana.
Dalle prime astrazioni di O’Keeffe alle sue iconiche rappresentazioni di fiori e paesaggi del sud-ovest degli Stati Uniti, la retrospettiva offre una selezione completa dei dipinti dell’artista, alcuni dei quali sono raramente mostrati, provenienti da collezioni pubbliche e private.
La mostra di Basilea vuole attirare l’attenzione sull’attualità del modo di vedere audace e radicale di O’Keeffe ed è la prima grande retrospettiva dell’artista a Basilea oltre a essere la prima panoramica completa dell’opera dell’artista in Svizzera in quasi 20 anni.
La mostra è organizzata dal Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid, dal Centre Pompidou, Parigi, e dalla Fondation Beyeler, Riehen / Basel in collaborazione con il Museo Georgia O’Keeffe, Santa Fe.
La retrospettiva è aperta al pubblico dal 23 gennaio al 22 maggio 2022.
Si potrebbe discutere per ore su quel che Francesco Caglioti scrive nell’introduzione del catalogo della sua mostra Donatello. Il Rinascimento, quando ribadisce che le ricerche storico-artistiche tendano vieppiù al superamento dell’approccio legato alle vicende dei singoli maestri. La formula della mostra monografica sul singolo artista non è ancora in affanno, ma si può ragionevolmente prevedere che occasioni come la mostra che Caglioti ha ordinato tra le sale di Palazzo Strozzi e del Museo del Bargello andranno diradandosi in un futuro non lontano, per diversi motivi, anche se può sembrare paradossale in mezzo al diluvio di mostre che ogni anno s’abbatte sul nostro paese e non solo: questioni legate alle mode e agli orientamenti degli studî (si prospettano, per esempio, tempi in cui i musei e gl’istituti della cultura concentreranno molto le loro attenzioni sulle raccolte permanenti), alla sostenibilità, alle stesse tempistiche della cosiddetta industria culturale. Ecco allora che, con comprensibile enfasi, il direttore di Palazzo Strozzi, Arturo Galansino, evidenzia che la mostra su Donatello figura tra quelle che si posson considerare “irripetibili”. A dar retta alla macchina della comunicazione, in Italia ci son decine di mostre irripetibili ogni anno, ma per la rassegna curata da Caglioti l’aggettivo è ben speso: chi avrà l’opportunità di varcare il portone di Palazzo Strozzi prima e quello del Bargello poi si troverà dinnanzi a un percorso che, quand’anche dovesse conoscere repliche, sarà verosimilmente tra svariati decennî.
La mostra di Caglioti è riuscita a radunare un numero impressionante di opere, superando di gran lunga le due mostre del centenario donatelliano, le due esposizioni ch’erano state organizzate tra il 1985 e il 1986: un Omaggio a Donatello al Museo del Bargello e Donatello e i suoi, quest’ultima con due tappe, la prima al Forte del Belvedere di Firenze e la seconda al Detroit Institute of Arts (anche la mostra di Palazzo Strozzi e Bargello andrà in trasferta, prima a Berlino e poi a Londra, con un itinerario di visita che sarà però differente rispetto a quello fiorentino). Per comprendere la rarità della mostra sarà dunque opportuno un rapido confronto con le mostre degli anni Ottanta. Se l’Omaggio a Donatello, mostra “conservativa” come la definì Giuliano Briganti perché non spostò opere, aveva offerto la possibilità d’una ricognizione sul nucleo del Bargello e si proponeva come un evento dalle dimensioni piuttosto contenute, più ambiziosa era invece la mostra del Belvedere, che non poté tuttavia contare su prestiti dal Bargello, e si concentrò soprattutto sul Donatello giovane (fu quella, peraltro, la prima mostra in cui si poterono osservare a confronto i crocifissi di Donatello e Brunelleschi). Al Belvedere figuravano diverse delle opere oggi in mostra a Palazzo Strozzi: la Madonna Bardini, per esempio, all’epoca assegnata a Donatello in via dubitativa e oggi restituita al novero degli autografi del maestro. E poi ancora il busto-reliquiario di San Rossore, il San Giovanni Battista della Cattedrale di Siena che si mostrava, anche lui per la prima volta, in condizioni di visibilità più favorevoli rispetto a quelle abituali, la Madonna di Pietrapiana. La mostra di Palazzo Strozzi e del Bargello va oltre: è un viaggio onnicomprensivo lungo tutta la carriera di Donatello, dall’inizio alla fine, con opere che si sono mosse per la prima volta dalla loro sede (è il caso, per esempio, del prestito “manualistico” del Banchetto di Erode, smontato per la prima volta dal fonte battesimale del Battistero di Siena), con focus tematici di ampio respiro (la sola sezione sul Donatello padovano potrebbe fare storia a sé), con una quantità di opere che difficilmente si riscontra anche nelle monografiche meglio riuscite.
Si potrebbe riassumere tutto in poche parole: a Palazzo Strozzi e al Bargello c’è quasi tutto quello che si poteva spostare. E quel poco che manca per arricchire un percorso completo su Donatello (la Maddalena del Museo del Duomo, per esempio, o la Giuditta di Palazzo Vecchio) è a portata di mano. Obiettivo dichiarato della mostra, è quello di far emergere con forza la personalità di Donatello come artista di rottura, come artista talmente moderno da poter essere considerato una sorta di contemporaneo di Michelangelo malgrado il grande Buonarroti fosse nato vent’anni dopo la scomparsa del padre del Rinascimento in scultura, come “patriarca e simbolo di un’intera epoca dell’arte occidentale”, scrive con trasporto Caglioti nell’appassionato pannello introduttivo che il pubblico trova nella prima sala della mostra. Occorreva dunque una mostra, potrebbe obiettare qualcuno, per ribadire quel che già si sa? La risposta è affermativa, e le ragioni sono diverse. Intanto, potremmo pensare a Donatello. Il Rinascimento come a una mostra che solleva la figura di Donatello da ogni categorizzazione: non è solo un artista di svolta, ma è un artista, sottolinea giustamente Caglioti, che “ha introdotto nella storia nuovi modi di pensare, di produrre e di vivere l’arte”. La sua rivoluzione non è solo “tecnica”, si passi il termine: i precisi e inappuntabili confronti che la mostra disloca lungo tutto il percorso dimostrano come i suoi meriti e i suoi primati (inventore dello stiacciato, inventore del monumento equestre rinascimentale, inventore della statuaria moderna) vadano anche al di là di quelli che si possono attribuire a un Masaccio o a un Brunelleschi. E c’è poi il problema del “canone” (il termine è di Caglioti) delle opere di Donatello, particolarmente sentito tra anni Trenta e Cinquanta: anche se Donatello è artista a tal segno studiato che è difficile immaginare spettacolari progressi sulle indagini che lo riguardano, la mostra di Palazzo Strozzi e Bargello rappresenta anche un’occasione per ristabilire alcuni punti fermi alla luce degli avanzamenti degli ultimi anni.
Rinoceronti, elefanti e struzzi: gli animali dello scultore “Stefano Bombardieri” arrivano a Forte dei Marmi dal 9 aprile al 16 luglio 2022. Un invito alla riflessione sul rapporto che l’uomo sta costruendo con gli la fauna selvatica, dalla prospettiva delle nuove generazioni.
Dal 08 Dicembre 2021 al 02 Ottobre 2022 LUCCA
A Fosdinovo giovedì 17 marzo alle 18:30 l’apertura di “Lunigiana Land Art”, progetto vincitore dell’Avviso pubblico “Borghi in Festival” promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, festival diffuso in programma sino a luglio 2022 nei 12 comuni della Lunigiana. Ospite dell’evento Mario Cresci, tra i maggiori autori della nostra epoca, uno dei sei artisti chiamati a condurre i workshop On-Site - con Jacopo Benassi, Marina Caneve, Tom Lovelace, Felicity Hammond, CESURA
La Lunigiana terra di antiche leggende, castelli, misteri e tradizioni ancestrali si apre all’arte contemporanea e lo fa con “Lunigiana Land Art”.
Si tratta di un progetto diffuso per la valorizzazione del territorio che ha vinto il bando “Borghi in Festival” promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea e dalla Direzione Generale Turismo del Ministero per i beni e le attività culturali.
Partecipano 12 comuni: oltre a Mulazzo (capofila di rete), Bagnone, Casola in Lunigiana, Comano, Filattiera, Fosdinovo, Licciana Nardi, Podenzana, Pontremoli, Tresana, Villafranca in Lunigiana, Zeri e una rete di oltre 30 soggetti tra Pro Loco e associazioni locali con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara.
Eugenio Giani presidente della Regione Toscana ha dichiarato: “Essere scelti tra otto progetti vincitori su oltre 600 proposte di partecipazione mi sembra un grande risultato, che sottolinea il valore di un’area straordinaria. L’avviso, promosso dalla Direzione generale Creatività contemporanea del ministero della cultura, indetto per il finanziamento di attività culturali per la rigenerazione urbana, culturale ed economico-sociale dei piccoli Comuni d’Italia, premia un progetto ambizioso che promuove la riscoperta lenta dei territori attraverso le espressioni artistiche e culturali, una modalità di cui la nostra regione è naturalmente capofila. Questo ulteriore riconoscimento ufficiale ci rende particolarmente orgogliosi”.
C’è tempo fino al 21 febbraio per partecipare al bando, attraverso il sito web www.lunigianalandart.it gli artisti potranno proporre i loro progetti al comitato scientifico.
Tra i partecipanti saranno scelti 6 vincitori che parteciperanno a sei residenze d’artista in sei comuni.
Gli artisti selezionati risiederanno così nel territorio della Lunigiana realizzando le loro opere in un contesto unico in dialogo con la natura e le comunità che lo abitano, per una nuova narrazione del territorio.
Tra le azioni previste oltre alle residenze: workshop, talk e interviste, installazioni e produzioni, tour ed esperienze conoscitive, performance musicali, teatrali e di comunità con un articolato programma di eventi tra marzo e giugno che culminerà in un festival finale dal 30 giugno al 3 luglio 2022. https://www.lunigianalandart.it/
Dal 19 marzo 2022 al 31 luglio 2022 la Fondazione Palazzo Strozzi e i Musei del Bargello presentano Donatello, il Rinascimento, una mostra storica e irripetibile che mira a ricostruire il percorso di uno dei maestri più importanti e influenti dell’arte italiana di tutti i tempi. Le opere di Donatello saranno messe a confronto con capolavori di artisti a lui contemporanei quali Brunelleschi e Masaccio, Mantegna e Giovanni Bellini, ma anche successivi come Raffaello e Michelangelo.
A cura di Francesco Caglioti e concepita come un’unica mostra su due sedi, Palazzo Strozzi e Museo Nazionale del Bargello, l’esposizione diviene un viaggio attraverso oltre 130 opere straordinarie, provenienti da più di cinquanta tra i più importanti musei e istituzioni al mondo.
Daily art, ironia, attimo: sono le parole chiave della mostra diffusa “SANDRO GORRA. L’ARTE DELL’ATTIMO”, a cura di Gianluca Marziani, che inaugura sabato 5 marzo alle ore 17 presso la Chiesa di Sant’Agostino a Pietrasanta alla presenza dell’artista e delle istituzioni, e dal 6 marzo al 5 giugno 2022anima vie, piazze e luoghi d’arte della città, dal centro storico fino al pontile di Marina di Pietrasanta.
dal 25.02.2022 al 26.06.2022
LA MOSTRA
Dart – Chiostro del Bramante
presenta
CRAZY
La follia nell’ arte contemporanea
19.02.2022 – 08.01.2023
a Roma un grande progetto creativo ed espositivo a cura di Danilo Eccher
21 artisti di rilievo internazionale, più di 11 installazioni site-specific inedite: per la prima volta le opere d’arte invaderanno gli spazi esterni e interni del Chiostro del Bramante di Roma, perché la follia non può avere limiti.
La percezione del mondo è il primo segnale di instabilità, il primo contatto fra realtà esterna e cervello, fra verità fisica e creatività poetica, fra leggi ottiche e disturbi neurologici.
I 21 artisti chiamati a partecipare sono parte di questa follia.
Carlos Amorales, Hrafnhildur Arnardóttir / Shoplifter, Massimo Bartolini, Gianni Colombo, Petah Coyne, Ian Davenport, Janet Echelman, Fallen Fruit / David Allen Burns e Austin Young, Lucio Fontana, Anne Hardy, Thomas Hirschhorn, Alfredo Jaar, Alfredo Pirri, Gianni Politi, Tobias Rehberger, Anri Sala, Yinka Shonibare, Sissi, Max Streicher, Pascale Marthine Tayou, Sun Yuan & Peng Yu.
La pazzia, come l’arte, rifiuta gli schemi stabiliti, fugge da ogni rigido inquadramento, si ribella alle costrizioni, così anche Crazy, il progetto di Dart – Chiostro del Bramante a cura di Danilo Eccher. Nessun percorso ordinario e prevedibile a favore di un’esplosione creativa capace di espandersi, come le colate di pigmento di Ian Davenport sulle scale, e di modificare la percezione spaziale, come l’ambiente di Gianni Colombo (1970). Una violenta onda d’urto che invade ogni stanza accessibile, mescolando e garantendo forti salti espressivi fra le opere, dai neon di Alfredo Jaar, visibili anche all’esterno, sino all’immersione totalizzante di Fallen Fruit / David Allen Burns e Austin Young. Una narrazione complessa, soggettiva, obliqua; un’atmosfera inclusiva e partecipativa; una distribuzione di opere e spazi isolati e autonomi in tutti i luoghi disponibili, anche invadendo locali solitamente esclusi dai percorsi.
Dart – Chiostro del Bramante
All’interno dell’architettura rinascimentale ideata da Donato Bramante nel 1500: grandi mostre, artisti italiani e internazionali, progetti ideati e prodotti e poi una libreria, una caffetteria, una serie di spazi accoglienti, un luogo straordinario nel centro di Roma a pochi passi da piazza Navona.
Grazie alla leadership al femminile e alla gestione appassionata e competente della presidente Patrizia de Marco e delle figlie Laura, Giulia e Natalia de Marco, Dart – Chiostro del Bramante si è affermato negli anni come punto di riferimento per tutti coloro che vogliono scoprire l’arte moderna e contemporanea, con mostre di alto valore artistico e culturale, percorsi didattici per ogni fascia d’età, laboratori e visite guidate per tutti i pubblici.
Dart – Chiostro del Bramante: la cultura della cultura.
LA COLLEZIONE MAST
la Fondazione MAST presenta una straordinaria selezione di oltre 500 immagini tra fotografie, album e video della propria collezione, che occupano tutte le aree dedicate alle esposizioni, negli spazi di MAST. Immagini iconiche di autori famosi del mondo, fotografi meno noti o sconosciuti, artisti finalisti del MAST Photography Grant testimoniano visivamente il mondo a cui abbiamo sopra accennato. La mostra, proprio per la sua complessità, è stata strutturata in 53 capitoli dedicati ad altrettanti concetti illustrati dalle opere rappresentate. L’intero argomento richiede un elenco di termini non sempre esaustivi, vista la portata di professioni, tematiche, funzioni, valori ripresi dal mondo del lavoro.
La forma espositiva è quella di un alfabeto che si snoda sulle pareti dei tre spazi espositivi e che permette di mettere in rilievo un sistema concettuale che dalla A di “Abandoned” arriva fino a W di “Waste”, “Water” e “Wealth” (le parole che cominciano con la Z sono rare in inglese). L’alfabeto rappresenta uno strumento che vuole indicare i punti di interesse e le zone più intense con le quali si fa luce il senso di ogni immagine. Il lessico visivo evoca connessioni e interazioni che possano stimolare considerazioni più ampie: lungo il percorso espositivo in nero sono indicate le tematiche affrontate specificamente nelle opere presentate, in chiaro quelle che rimandano a un pensiero critico ulteriore.
Anche per gli artisti e fotografi presentati, i numerosi capitoli possono essere vissuti come villaggi in cui convivono a stretto contatto vecchi e giovani, ricchi e poveri, sani e malati, operai e intellettuali, o aree industriali in cui si concentrano centinaia di professioni, punto di incontro di percezioni, atteggiamenti, progetti più disparati.
La fotografia documentaristica incontra l’arte concettuale; gli antichi processi di sviluppo e di stampa su diversi tipi di carta fotografica, come la tecnica all’albumina si confrontano con le nuove possibilità offerte dagli sviluppi tecnici e dalla innovazione digitale e inkjet; stampe dominate dal nero profondo affiancano opere dai colori vivaci. Sul piano temporale, solo al XIX secolo è stata dedicata una sezione legata alle fasi iniziali dell’industrializzazione e della storia dell’arte della fotografia. L’importanza del tema del lavoro, i capolavori che lo mostrano e la loro qualità offrono una opportunità unica di osservazione e riflessione.
Leggi tutto sul sito www.mast.org/the-mast-collection
Orario: da martedì a domenica, ore 10.00-19.00
Ingresso gratuito
Visita in sicurezza: l’ingresso agli spazi del MAST, in base al DL 221/2021, è consentito solo ai possessori di Green Pass Rafforzato (ottenuto per vaccinazione o guarigione). Sono esentati i bambini al di sotto dei 12 anni e i soggetti esenti sulla base di idonea certificazione medica. È obbligatorio l’uso della mascherina FFP2 all’ingresso, all’interno degli spazi espositivi e durante gli eventi. Gli ingressi alla mostra verranno gestiti in base alla capienza degli spazi espositivi. Info sulle misure di prevenzione e sicurezza messe a punto dalla Fondazione MAST.
from thu 10 feb — to sun 22 may
@Fondazione MAST
A visual alphabet of industry, work and technology | Dalla collezione MAST oltre 500 immagini tra fotografie, album e video
27/10/2021 - 27/03/2022
Museo di Roma
Con l’esposizione Klimt. La Secessione e l’Italia l’artista austriaco torna a Roma, dove 110 anni fa, dopo aver partecipato con una sala personale alla Biennale di Venezia del 1910, fu premiato all’Esposizione Internazionale dʼArte del 1911.
Klimt. La Secessione e l’Italia è una mostra promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, co-prodotta da Arthemisia che ne cura anche l’organizzazione con Zètema Progetto Cultura, in collaborazione con il Belvedere Museum e in cooperazione con Klimt Foundation, a cura di Franz Smola, curatore del Belvedere, Maria Vittoria Marini Clarelli, Sovrintendente Capitolina ai Beni Culturali e Sandra Tretter, vicedirettore della Klimt Foundation di Vienna.
La mostra ripercorre le tappe dell’intera parabola artistica di Gustav Klimt, ne sottolinea il ruolo di cofondatore della Secessione viennese e – per la prima volta – indaga sul suo rapporto con l’Italia, narrando dei suoi viaggi e dei suoi successi espositivi.
Klimt e gli artisti della sua cerchia sono rappresentati da oltre 200 opere tra dipinti, disegni, manifesti d’epoca e sculture, prestati eccezionalmente dal Belvedere Museum di Vienna e dalla Klimt Foundation, tra i più importanti musei al mondo a custodire l’eredità artistica klimtiana, e da collezioni pubbliche e private come la Neue Galerie Graz.
La mostra propone al pubblico opere iconiche di Klimt come la famosissima Giuditta I, Signora in bianco, Amiche I (Le Sorelle) (1907) e Amalie Zuckerkandl (1917-18). Sono stati anche concessi prestiti del tutto eccezionali, come La sposa (1917-18), che per la prima volta lascia la Klimt Foundation, e Ritratto di Signora (1916-17), trafugato dalla Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza nel 1997 e recuperato nel 2019.
Fanno da cornice a questi grandi lavori del maestro austriaco e contribuiscono al racconto del periodo della Secessione viennese, anche dipinti e sculture del Museo Belvedere, firmati da altri artisti, quali Josef Hoffmann, Koloman Moser, Carl Moll, Johann Victor Krämer, Josef Maria Auchentaller, Wilhelm List, Franz von Matsch e molti altri. Cartoline autografe documentano in mostra i viaggi in Italia di Klimt, che visitò Trieste, Venezia, Firenze, Pisa, Ravenna – dove si appassionò ai mosaici bizantini – Roma e il lago di Garda, cui si ispirarono alcuni suoi paesaggi. Questi viaggi furono importanti per l’evolversi della sua ricerca creativa e ne accrebbero l’influsso sugli artisti italiani. Per questo al Museo di Roma a Palazzo Braschi le opere di Klimt saranno messe a confronto con quelle di artisti italiani come Galileo Chini, Giovanni Prini, Enrico Lionne, Camillo Innocenti, Arturo Noci, Ercole Drei, Vittorio Zecchin e Felice Casorati che – recependo la portata innovativa del linguaggio klimtiano molto più dei pittori viennesi del loro tempo – daranno vita con diverse sensibilità e declinazioni alle esposizioni di Ca’ Pesaro e della Secessione romana.
Grandi capolavori ma non solo. Al Museo di Roma, infatti, grazie alla collaborazione tra Google Arts & Culture Lab Team - nuova piattaforma di Google dedicata all’approfondimento delle arti - e il Belvedere di Vienna, tornano in vita tre celebri dipinti conosciuti come Quadri delle Facoltà - La Medicina, La Giurisprudenza e La Filosofia -, allegorie realizzate da Klimt tra il 1899 e il 1907 per il soffitto dell’Aula Magna dell’Università di Vienna e rifiutate da quest’ultima perché ritenute scandalose. Ciò che rimane di queste opere andate perdute nel 1945 durante un incendio scoppiato al castello di Immendorf in Austria, sono solo alcune immagini fotografiche in bianco e nero e articoli di giornale. La sfida di Google Arts & Culture è stata quindi di ricostruire digitalmente i pannelli a colori, attraverso il
Machine Learning (un sottoinsieme dell'Intelligenza Artificiale) e con la consulenza del dott. Franz Smola, curatore della mostra e tra i maggiori esperti di Klimt al mondo.
In uscita il nuovo prodotto editoriale di Finestre sull'Arte: il libro Cronache dal mondo dell'arte 2021. Un volume a tiratura limitata di 430 pagine, con 65 foto a colori, al prezzo di 18 €, per ripercorrere tutto quello che è accaduto nel mondo dell'arte in questo 2020 attraverso 65 fatti selezionati da noi.
Dal restauro del ritratto di Dante nella Cappella del Podestà al Museo del Bargello alla scoperta della statua stele in Lunigiana, dalla vendita dell'NFT dei record a 69 milioni di dollari all'apertura di Casa Balla, dalla grande mostra sull'Inferno alla scoperta dell'Ecce Homo che forse è di Caravaggio. Un libro per rivivere il 2021 dell'arte con una selezione degli articoli di Finestre sull'Arte. E inoltre, una selezione di approfondimenti, le interviste, le recensioni delle mostre migliori, opinioni, restauri e molto altro. La tiratura è limitata
SELVATICI E SALVIFICI
Gli animali di Mario Rigoni Stern
Palazzo delle Albere, 22 ottobre 2021 - 27 febbraio 2022
A cura di Fiorenzo Degasperi e Giuseppe Mendicino
In occasione del centesimo anniversario della nascita di Mario Rigoni Stern il MUSE con il MART presenta la mostra “Selvatici e salvifici. Gli animali di Mario Rigoni Stern” dedicata agli animali raccontati dal grande narratore dell’Altipiano dei Sette Comuni.
L'esposizione temporanea è un omaggio alla scrittura asciutta, limpida ed evocativa di Mario Rigoni Stern e agli animali che ha incontrato e raccontato durante la sua vita di uomo di montagna, di cimbro dell'Altipiano.
Ospitata a Palazzo delle Albere, "Selvatici e salvifici" raccoglie le opere di quattordici artisti con sculture, dipinti e fotografie di diversi soggetti animali selvatici
https://www.itinerarinellarte.it/it/mostre/tano-pisano-meccano-a-pietrasanta-2875
Sono un vero e proprio incanto le edizioni illustrate MinaLima. Libri curatissimi nel dettaglio, decorati, coloratissimi, interattivi, che sembrano prendere vita invece che essere degli oggetti fatti di carta. Ma chi sono i MinaLima? Perché il marchio si chiama così? Quali libri esistono tradotti e pubblicati in italiano e da quali case editrici? Scopriamolo insieme.
Le edizioni illustrate MinaLima sono perfette per essere collezionate, regalate e ammirate. Da Harry Potter a Il meraviglioso mago di Oz, sono davvero tantissimi i libri che si potrebbero esporre sugli scaffali delle nostre librerie, per incantare amici e parenti e per rendere più magico e colorato il nostro tempo tra le mura domestiche.
Ma i MinaLima hanno anche lavorato al mondo cinematografico di Harry Potter. Curiosi di saperne di più? Scopriamo insieme chi sono e cosa fanno questi due super graphic designer.
I graphic designer legati al mondo di Harry Potter hanno dei nomi che sembrano proprio usciti dal mondo magico: Miraphora Mina e Eduardo Lima. Di origini cipriote lei, di origini brasiliane lui, i due grafici ora vivono e lavorano a Londra di diversi anni.
Si sono conosciuti lavorando per il mondo cinematografico di Harry Potter e lavorano insieme da oltre vent’anni ormai: il mondo magico che ormai è nell’immaginario collettivo di tutti, gli oggetti di scena più iconici e riconoscibili dei film sono tutto merito loro. Trovandosi in grande sintonia umana e creativa hanno lavorato tanto finché il loro laboratorio non è diventato un vero e proprio studio. Al numero 157 di Wardour Street a Londra potrete trovare House of MinaLima, che definire negozio è riduttivo. Si tratta di uno shop che sembra quasi un museo, l’entrata in un mondo magico in cui perdersi per ore.
Se non si ha la possibilità di vederlo di persona si possono sbirciare alcuni dettagli dall’account Instagram dei MinaLima, che è seguitissimo (conta oltre duecento mila follower) e costantemente aggiornato: quotidianamente è possibile infatti trovare post, storie e reel sul negozio e il lavoro di produzione; foto dei prodotti, dai libri alle stampe, ai gadget; dettagli e particolari colorati e curatissimi del negozio e le attività che svolgono i due graphic design nel laboratorio.
Lo studio grafico di MinaLima oltre al mondo magico di J.K. Rowiling ha creato fantastiche edizioni illustrate anche di tanti classici per ragazzi. Le edizioni hanno testo integrale con inserti cartotecnici. In Italia i loro libri sono editi da L’Ippocampo e da Salani. Quali libri MinaLima ci sono tradotti in italiano?
Alice nel Paese delle Meraviglie. Al di là dello specchio i romanzi di Lewis Carroll, pubblicati originariamente nel 1865, raccontano già di per sé di un mondo eclettico e cangiante. Immaginate se poteste entrarci dentro, e modificarlo con le vostre mani.
https://www.uffizi.it/news/fumetti-uffizi-lucca-mic
30 gennaio 2022
https://www.palazzostrozzi.org/archivio/mostre/jeff-koons-shine/
La Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Viareggio omaggia con una mostra Jean Michel Folon, artista belga che ha saputo trasporre nella pittura e nella scultura la dimensione del viaggio in tutti i suoi aspetti.
www.palazzostrozzi.org/archivio/mostre/american-art-1961-2001/
Al Museo della Città dal 2 luglio al 19 settembre 2021
Livorno, 18 giugno 2021 - "Mario Puccini.Van Gogh involontario" è il titolo della mostra a cura di Nadia Marchioni che si terrà al Museo della Città di Livorno dal 2 luglio al 19 settembre 2021.
Protagonista dell'esposizione l'artista livornese (Livorno, 28 Giugno 1869 - Firenze, 18 Giugno 1920) allievo di Fattori, i cui dipinti sono caratterizzati da pennellate rapide e corpose, colori accesi, spesso inquadrature ardite.
Qui la biografia: https://www.museofattori.livorno.it/le-opere/autori/mario-puccini/
“Una rivelazione per me sono state le cose di Mario Puccini, un selvaggio pittore livornese allievo del Fattori: ha circa 50 anni. E’ un Van Gogh involontario: fortissimo; tu vedessi che colori, tu vedessi che fiere, che paesi, che mari, che barche in porto, ammassate, catramose”.
Così scriveva il critico Emilio Cecchi alla moglie pittrice Leonetta Pieraccini nel 1913, indicando i due poli entro cui nacque e si sviluppò l’opera di Puccini; il grande erede del macchiaiolo Fattori, infatti, seppe rinnovare il messaggio del Maestro guardando ai più fulgidi esempi d’Oltralpe, uno su tutti il celebre Giardiniere di Vincent van Gogh (oggi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma), evocato in mostra come una delle maggiori novità visibili a Firenze dal 1910 presso la raccolta del collezionista-pittore Gustavo Sforni, che di Puccini divenne in quegli anni premuroso amico.
L’esperienza della reclusione in manicomio ventiquattrenne (1893-1898), per oltre quattro anni, non spense la passione di Puccini per la propria arte; sostenuto dall’esempio di amici artisti, fra cui Plinio Nomellini e Oscar Ghiglia, riprese a dipingere ai primi del Novecento, perfettamente aggiornato sulle novità europee grazie alle frequentazioni di importanti mercanti e collezionisti fiorentini ed al vivace dibattito culturale che si sviluppava nelle sale del livornese Caffé Bardi, dove s’intratteneva, durante il suo ritorno in Italia, il concittadino Modigliani, che con Puccini condivide l’anno di morte 1920.
Ad un anno di distanza dalla mostra su Modigliani, Livorno intende celebrare l’altro suo grande figlio, erede di Fattori e, come Modì, proiettato verso orizzonti culturali europei.
“Puccini sta a Fattori, come Van Gogh sta a Cézanne; ed entrambi i due coloristi, Puccini e Van Gogh, tramutano in masse fluide e vibratili i serrati e compatti blocchi dei due costruttori” scrisse Mario Tinti; questa esposizione, dove l’eredità di Lega e, soprattutto di Fattori viene evocata attraverso puntuali confronti con il più giovane artista, intende promuovere una nuova e più ampia lettura della sua opera, perfettamente allineata alla grande arte europea del primo Novecento.
La mostra, ricostruendo l’universo di artisti che contribuì alla maturazione del grande pittore, presenta centocinquanta opere, fra cui un importante nucleo collezionistico ritrovato in questa occasione, che permette al visitatore di osservare dipinti e disegni assenti dalle esposizioni pubbliche da oltre cinquanta anni, talvolta mai esposti precedentemente o, addirittura, inediti, nella straordinaria occasione di aggiornamento della conoscenza diretta di uno dei grandi artisti del nostro Novecento.
L'esposizione è promossa da Comune di Livorno, Fondazione Livorno e Fondazione Livorno – Arte e Cultura, con il patrocinio della Regione Toscana.
https://www.ilmessaggero.it/spettacoli/cultura/giacomo_balla_a_150_anni_dalla_nascita_apre_al_pubblico_la_sua_favolosa_casa_museo_di_roma-6022063.html
Il 18 luglio saranno 150 anni dalla nascita del grande artista, scultore, pittore e “parolibero” e, per celebrare la ricorrenza, il Maxxi ha deciso di celebrarlo con una grande mostra, “Dalla casa all’Universo e ritorno”, che prevede anche la riapertura, assolutamente eccezionale e su prenotazione, della leggendaria abitazione di Balla a Roma, in via Oslavia 39 B. In quella casa al quarto piano l’artista ci visse con la moglie per trent’anni, dal 1929 fino alla morte, avvenuta nel 1958, quando aveva 87 anni.
dal 18 maggio 2021 al 9 gennaio 2022
https://www.fondazionecatarsini.com/alfredo-catarsini/
La mostra è curata dalla presidente della fondazione e nipote dell'artista Elena Martinelli con la collaborazione di Adolfo Lippi, Claudia Menichini e Andrea Pucci, sarà fruibile in modo virtuale grazie alla tecnologia di acquisizione digitale 3D, da qualsiasi dispositivo smartphone, tablet e computer connettendosi al link sulla home page del sito web www.fondazionecatarsini.com. I quadri resteranno nelle belle sale di Villa Bertelli fino al 6 giugno sperando che possano essere ammirati presto anche senza l'ausilio di uno schermo. L’idea della mostra nasce dalla voglia di celebrare i 40 anni trascorsi da “Alfredo Catarsini dal 1927 a oggi”, la grande esposizione antologica che fu allestita negli spazi della Strozzina (Palazzo Strozzi) a Firenze dal 23 giugno al 12 luglio 1981, dove si poterono ammirare oltre 200 delle sue opere e i 30 anni trascorsi dall’ultima grande mostra allestita nel 1991 negli spazi di Villa Paolina Bonaparte, a Viareggio. «Nel panorama dell’arte italiana del Novecento – racconta Elena Martinelli – Catarsini fu capace di “rompere” con la tradizione per giungere a nuove e originali forme espressive che saranno esplorate in questa esposizione temporanea di alcune delle sue opere più significative». «Dal naturalismo e dalla pittura post-macchiaiola, con Catarsini – continua Adolfo Lippi – si passò a quella intimista, di carattere, di sentimenti e poi anche alla non pittura, delle inquietudini nuove, meccaniche, matematiche. Ecco, Catarsini fu il protagonista di questo passaggio dall’arte figurativa degli anni Trenta a quella astratta degli anni Cinquanta».
Il percorso esplorativo di "Alfredo Catarsini-Esplorazioni" si sviluppa lungo tre sale dove si lasciano ammirare una selezione di 64 opere realizzate nell'arco di tempo che va dal 1934 al 1982, suddivise in quattro diverse sezioni: paesaggi, figure, ritratti, autoritratti e disegni, Riflessismo e Simbolismo meccanico; questi ultimi due sono stili originali dell’artista. . Un video ripercorre poi la vicenda artistica di Catarsini attraverso le opere, le immagini della sua casa natale e del suo atelier, oggi parte integrante dei Civici musei di Villa Paolina Bonaparte, a Viareggio, e della Fondazione nata recentemente in suo nome, dove sono custodite molte delle sue opere.
A Pietrasanta
Dal 19 marzo al 23 maggio
Dodici sculture monumentali in cerchio ed una panchina al centro per rispettare le norme anti-Covid.
A Pietrasanta, capitale internazionale della scultura e della lavorazione artistica del marmo e del bronzo, l’arte sfida la pandemia con “La Piazza in Attesa”. Aprirà senza pubblico venerdì 19 marzo, alle ore 16.00, la collettiva promossa dal Comune di Pietrasanta e dalla Nag Art Gallery.
Il progetto artistico, partorito in questi mesi di lotta alla pandemia tra restrizioni, privazioni e dolore e nato da un’idea del curatore Vincenzo Nobile, porta a distanza di sei mesi – l’ultima mostra protagonista in Piazza Duomo era stata stata “Truly” di Fabio Viale l’estate scorsa – l’arte con i suoi messaggi potenti nel ventre della capitale internazionale della scultura attraverso le undici “figurazioni scultoree” in marmo, bronzo ed altre tecniche miste di altrettanti artisti che gravitano intorno alla realtà artistica e produttiva di Pietrasanta da moltissimi anni come Daphnè Du Barry, Tony Nicotra, Enrico Savelli, R. Bonetti, Boutros Romhein, Katarina Victor-Thomas, Misja K. Rasmussen, Alba Gonzales, Algarco, Alessandra Politi Pagnoni, Tano Pisano, Lorenzo D'Andrea.
Le sculture resteranno esposte in Piazza Duomo fino al 23 maggio per lasciare poi il posto, dal mese di giugno, il 19 precisamente, alla mostra di Giuseppe Veneziano “The Blue Banana” che coinvolgerà oltre al centro storico il Pontile di Tonfano fino alla metà di settembre, e “Italian Newbrown” nella Chiesa, nella Sala dei Putti e nella Sala Capitolo dove saranno esposti oltre sessanta lavori – opere su tela, carta e tavola e videoinstallazioni –, numerosi dei quali inediti, degli artisti Silvia Argiolas, Vanni Cuoghi, Paolo De Biasi, Fulvia Mendini, Laurina Paperina, Giuliano Sale e Giuseppe Veneziano.
DA LUNEDÌ 18 GENNAIO SARÀ VISITABILE IL DISEGNO DELLO SCULTORE. HENRY MOORE. ALLESTITA AL MUSEO NOVECENTO DI FIRENZE, È LA PRIMA MOSTRA A INAUGURARE IN UN MUSEO ITALIANO DOPO LE CHIUSURE DEGLI ULTIMI MESI.
MONTEVARCHI | PALAZZO DEL PODESTÀ | DAL 21 GENNAIO AL 6 GIUGNO 2021
In mostra in provincia di Arezzo una selezione di opere di Ottone Rosai risalenti ventennio tra le due Grandi Guerre.
Ottone Rosai (Firenze, 1895 - Ivrea, 1957), personalità ardente, a fasi alterne protagonista o vittima della storia, fu artista appassionato e controverso, altalenante tra successi professionali e profondo disagio esistenziale, che scelse di leggere le novità del suo tempo alla luce della grande arte del Tre-Quattrocento toscano.
La mostra Ottone Rosai organizzata nella storica sede di Palazzo del Podestà del Comune di Montevarchi è dedicata ad un periodo preciso della tormentata produzione artistica del pittore fiorentino, risalente agli anni tra il 1919 e il 1932 e mette in luce l'intima contraddizione connaturata nelle opere di Rosai, una sorta di controcanto calmo e pacifico all'energico eroismo dannunziano inneggiato dai Futuristi.
Le cinquanta opere esposte, per metà disegni e altrettanti oli, tutte provenienti da collezioni private, comprendono tele famose ma anche lavori del tutto inediti, emersi dalle ricerche che il curatore Giovanni Faccenda ha condotto nelle collezioni private e nelle case di chi, in Toscana e altrove, ebbe rapporti con Rosai o con i suoi galleristi ed eredi.
ANTEPRIME ONLINE DAL 29 NOVEMBRE 2020 MART - MUSEO DI ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI TRENTO E ROVERETO
In anteprima sul web echi di un altro secolo, per continuare a sognare tempi migliori.
Si intitola Giovanni Boldini. Il Piacere la grande mostra che il Mart di Rovereto dedica al Maestro ferrarese la cui arte divenne emblema di un'epoca, e che, in attesa di poter essere finalmente inaugurata, a partire dal 29 novembre lascia virtualmente le sale del museo per permettere ai futuri visitatori di assaporare da lontano un po' del fascino travolgente della Belle Époque.
Che cosa unisce Artemisia Gentileschi, stuprata a diciotto anni da un amico del padre e in seguito protagonista della pittura del Seicento, a un'icona della bellezza e del fascino novecentesco come Frida Kahlo? Qual è il nesso tra Élisabeth Vigée Le Brun, costretta all'esilio dalla Rivoluzione francese, e Charlotte Salomon, perseguitata dai nazisti? C'è qualcosa che lega l'elegante Berthe Morisot, cui Édouard Manet dedica appassionati ritratti, alla trasgressiva Suzanne Valadon, l'amante di Toulouse-Lautrec e di tanti altri nella Parigi della Belle Époque? Malgrado la diversità di epoca storica, di ambiente e di carattere, un tratto essenziale accomuna queste sei pittrici: il talento prima di tutto, ma anche la forza del desiderio e il coraggio di ribellarsi alle regole del gioco imposte dalla società. Ognuna di loro, infatti, ha saputo armarsi di una speciale qualità dell'anima per contrastare la propria fragilità e le aggressioni della vita: antiche risorse femminili, come coraggio, tenacia, resistenza, oppure vizi trasformati in virtù, come irrequietezza, ribellione e passione. Elisabetta Rasy racconta, con instancabile attenzione ai dettagli dell'intimità che disegnano un destino, la vita delle sei pittrici nella loro irriducibile singolarità.
ADO – analisidellopera.it è un progetto che coinvolge autori di diversa formazione uniti dalla comune passione per la divulgazione e la promozione del patrimonio culturale ed artistico.
Gli autori che formano il team del progetto ADO – analisidellopera.it contribuiscono ad incrementare il numero delle opere d’arte analizzate e ad arricchire le analisi già pubblicate attraverso approfondimenti che competono il proprio campo di esperienze.
Livorno, 19 marzo 2021 – È stato scoperto stamattina dopo il restauro, il Monumento al Villano, nella nuova sede di piazza del Municipio (all'incrocio tra via degli Avvalorati e angolo Scali del Corso), in occasione della ricorrenza del 415° anniversario dell'elevazione di Livorno a Città, avvenuta nel 1606. L'opera, in precedenza si trovava in Largo Fratelli Rosselli.
È stato il sindaco Luca Salvetti insieme al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, a togliere il drappo amaranto che copriva la statua, posta su un nuovo basamento in marmo con fontana, alla presenza di Lenny Bottai dell'Associazione “Repubblica dei villani”.
“L'Associazione "Repubblica dei villani" coordinata da Lenny Bottai – ha illustrato il Sindaco - ha avuto l'idea di dare valore al simbolo della storia di Livorno e della livornesità, quella più genuina e popolare. Il progetto è partito anni fa quando un gruppo di cittadini avviarono una raccolta di fondi destinata al restauro e alla valorizzazione del monumento. Poi la decisione, non casuale, di spostare la statua in piazza del Municipio. Sarà infatti strutturale ad un percorso turistico che racconta la vera essenza della livornesità. Un cammino ideale che parte dalla Fortezza Vecchia, passa da piazza del Municipio e dalla statua del Villano, prosegue costeggiando il murales che ricorda le Leggi Livornine sugli Scali delle Pietre, per concludersi con la Fortezza Nuova. La nuova collocazione del monumento del Villano è un momento emozionante che avviene in una fase difficile della pandemia, ma che serve alla città per tirare un sospiro di sollievo e vedere oltre. Un'idea di un gruppo di cittadini si è trasformata in realtà ed è stata realizzata grazie al lavoro dell'Associazione “Repubblica dei villani” e degli uffici comunali che ringrazio. Sono particolarmente soddisfatto della presenza del presidente della regione Toscana Eugenio Giani, che oggi ha voluto essere presente per ricordare l'anniversario dell'elevazione di Livorno a Città, di tutte le istituzioni e dei tanti cittadini che sono qui con noi a festeggiare”.
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