"Io Capitano" vola agli Oscar

Dopo aver vinto 2 premi alla biennale del cinema di Venezia e il premio del pubblico al Festival europeo di San Sebastian, il film di Matteo Garrone è ora in corsa per la candidatura agli Oscar come miglior film straniero. Il 23 gennaio sapremo se passerà la selezione.


“Io Capitano” è un film che racconta la storia di due ragazzi di sedici anni del Senegal che cercano di arrivare in Italia, mettendo da parte i soldi e facendo ogni tipo di lavoro. 

Così inizia la loro fuga perché partono di nascosto, senza dire nulla ai loro familiari. All’inizio del viaggio vengono portati con delle jeep in Libia per fare il passaporto falso per arrivare a Tripoli. 

Salgono su un autobus e le guardie controllano i passaporti e capiscono che sono falsi. Così, le guardie corrotte dicono loro che avrebbero dovuto  pagare 50 monete senegalesi o sarebbero andati in prigione. I ragazzi decidono di pagare la quota e arrivano in una stazione dove devono pagare altro denaro per andare a Tripoli. Loro lo fanno e continuano il viaggio su una specie di container insieme a molte altre persone. 

Durante il viaggio, mentre attraversano il deserto del Sahara, alcuni cadono e vengono abbandonati dai trafficanti ai quali di loro non interessa nulla. Questa scena mi ha fatto capire che ai trafficanti non interessa salvare la gente, a loro  importa solo del denaro. Sono persone senza emozioni, come dei robot, seguono solo gli ordini del padrone. 

Ad un certo punto li lasciano nel deserto del Sahara e se ne vanno via dicendo loro di proseguire a piedi.  Molta gente muore per disidratazione. 

Una notte vengono svegliati dalle guardie libanesi che chiedono loro altri soldi. I due  protagonisti dicono di non averne ma in realtà, uno dei due li aveva ingeriti.  Le guardie danno allora a tutti un purgante da bere e, scoperto che il cugino del protagonista ha mentito, lo portano in carcere. 

Il protagonista invece viene portato insieme agli altri in una specie di prigione dove c’era una stanza delle torture per chi non avesse fornito il numero di telefono dei propri familiari per avere soldi. Il protagonista non dà il numero di telefono e viene torturato. 

Gli salverà la vita un compagno di viaggio; insieme faranno i muratori in una villa lussuosissima nella quale il padrone gli darà l'incarico di costruire una particolare fontana in cambio del biglietto per Tripoli. 

I due lavoratori alla fine si separano e il protagonista ritrova a Tripoli il cugino ferito alla gamba perché gli avevano sparato quando era fuggito dalla prigione. Il protagonista allora lo porta in un ospedale ma a Tripoli non accettano quelli di colore così vanno a chiedere quanto costa un biglietto per la nave diretta in Italia. Ma poiché i loro soldi non erano sufficienti neanche per una persona sola, il capo di questi trafficanti propone loro di guidare la nave e portare tutte le persone  in Italia. Il protagonista accetta e, dopo un lungo viaggio, arriva in Sicilia.

Questo film è molto bello e molto educativo ed è forse uno dei miei film preferiti. 

Non lo consiglierei però ai deboli e fragili di cuore per la presenza di scene molto forti.  

La cosa che mi ha fatto più effetto è stata la sala delle torture dove gli immigrati venivano bruciati, tagliati  e picchiati se non  davano i soldi. 

Ritengo però che sia molto istruttivo perché racconta il lungo, difficile e pericolosissimo viaggio che gli immigrati devono fare per arrivare in Europa. (Leonardo Iannuzzo)

30 dicembre 2023