A Roma a Palazzo Bonaparte, che si affaccia su Piazza Venezia, è stata recentemente allestita la mostra dedicata a Maurits Cornelis Escher, con circa 300 opere del grande artista olandese.
Maurits Cornelis Escher nacque il 17 giugno 1898 a Leeuwarden. Tutti lo chiamavano “Maukie” o “Mauk”.
Suo padre George era ingegnere civile e andò a lavorare in Giappone alla fine del XIX secolo su invito dell’imperatore.
Nel 1903 la famiglia di Mauk si trasferì ad Arnhem, dove lui trascorse un’infanzia serena, nonostante avesse problemi fisici: a sette anni fu inviato in un centro di convalescenza per bambini, per rinforzare la sua costituzione fisica.
Seguiva lezioni di pianoforte e falegnameria ma già da piccolo amava disegnare.
Dal 1919 frequentò la scuola di Architettura e arti decorative di Haarlem: studiò architettura per un breve periodo, quindi in seguito si concentrò solo sulle arti decorative. Infatti, quando mostrò i suoi disegni al professore di arti grafiche, Samuel Jessurun de Mesquita, questo lo convinse a passare al suo corso. Maurits avrebbe quindi potuto perseguire la carriera di grafico e illustratore.
Dopo l’università ad Haarlem, Maurits si recò più volte in Italia, dove nacquero alcuni dei suoi più importanti disegni, e nel 1922, in Spagna. A Granada visitò l’Alhambra e si imbatté nelle piastrelle di stile moresco, che ebbero una forte influenza sulle sue opere. Nel marzo del 1923 si innamorò di Giulietta della famiglia Umiker. Escher e Jetta si sposarono il 12 giugno 1924, a Viareggio ed ebbero tre figli.
Durante l’estate del 1925, i due giovani si stabilirono in un appartamento a Roma. Nel loro soggiorno nella capitale italiana, Maurits visitava ogni primavera una regione del medesimo Paese: Calabria, Sicilia, Abruzzo e Campania. Escher amava le lunghe camminate e queste diedero spunto a molti dei suoi disegni.
Nel febbraio del 1924, la galleria d’arte De Zonnebloem organizzò la prima mostra di Escher nei Paesi Bassi. Negli anni successivi ci furono molte sue mostre anche in Italia.
I suoi viaggi in Italia, Spagna e Corsica erano per lui una grande fonte di ispirazione. Le sue condizioni economiche però non erano delle migliori e oltretutto l’ascesa del movimento fascista in Italia gli era sgradita. Fu così che Escher e la moglie si trasferirono nel paesino di Château-d’Oex, in Svizzera, ma l’ambiente isolato e il freddo lo resero infelice. Nel 1937 si trasferirono a Uccle, nei dintorni di Bruxelles, in Belgio.
In Italia, Escher era sempre riuscito a trarre ispirazione dai paesaggi mediterranei: nelle sue stampe di quel periodo, infatti, la natura e la sua osservazione svolgevano un ruolo determinante e le immagini raffigurate dall’artista apparivano sempre molto vicine alla realtà. I paesaggi svizzeri e belgi invece non lo ispiravano ed è per questo che Escher iniziò a staccarsi dalla realtà per passare alla fantasia. Maurits passava ore a realizzare mondi nuovi, ricchi di situazioni impossibili, ma sempre con l’Italia sullo sfondo.
Nel 1941, la famiglia Escher si stabilì definitivamente a Baarn, nei Paesi Bassi.
Escher vendeva le proprie stampe, ma ciò non era sufficiente a mantenere la propria famiglia.
Su commissione cominciò a disegnare dei francobolli per la Posta.
Dalla seconda metà degli anni Trenta, Escher si mise a sperimentare con più decisione creando immagini impossibili e stupefacenti, ma riproducibili, dato che per lui l’arte, se è vera, deve essere riproducibile.
Nel 1951, la rivista britannica «The Studio» scrisse delle sue opere, seguita da «Time» e «Life».
L’attenzione della stampa creò un grande interesse negli USA.
Vennero organizzate numerose esposizioni delle sue opere.
Negli ultimi anni della sua vita, Maurits venne sottoposto a numerosi interventi e nel 1970 si trasferì in una casa di riposo.
Escher morì il 27 marzo 1972 all’ospedale Diakonessenhuis di Hilversum.
Trent’anni dopo la sua morte ne verrà riconosciuto il genio inaugurando all’Aja l’Escher Museum.
Le opere
Escher è un artista apprezzato sia da chi ama l’arte figurativa sia da chi si occupa di scienza, visti i contenuti legati alla geometria e all’ottica presenti nelle sue composizioni. Le immagini di Escher sono belle e coinvolgono con la loro ambiguità chi le osserva.
L’artista olandese ha cercato di rappresentare sia i piccoli dettagli del mondo (gocce, insetti, fili d’erba), sia l’idea di infinito. Nelle opere riduce progressivamente la grandezza delle figure. Esse, pur rimanendo perfettamente riconoscibili, diventano sempre più piccole, minuscole e danno l’idea di continuare senza fine oltre il bordo del foglio.
Essendo un grafico, usava quasi esclusivamente sei diverse tecniche di incisione: su linoleum, le xilografie, le xilografie di testa, le acqueforti, le mezzetinte e le litografie.
Nei suoi tanti disegni e soprattutto nelle incisioni su legno o su metallo poi stampate su carta, Escher ha creato universi possibili che rendono visibile un particolare aspetto del mondo: la relatività, l’ordine e il caos, l’inganno della terza dimensione, la bellezza delle figure regolari, la metamorfosi delle forme, il gioco dei riflessi su superfici tonde, l’illusione di spazi senza fine.
Escher rappresenta illusioni ottiche di vario tipo. Mani che disegnano appartiene al genere delle figure ‘ad anello’, nelle quali è rappresentato un movimento senza principio né fine: altri esempi di questo tipo di illusione sono le opere Cascata e Salita e discesa.
Un altro tema è ispirato da una visita all’Alhambra, fortezza e palazzo arabi della città spagnola di Granada, di cui ammirò i mosaici realizzati dagli Arabi per decorare il palazzo: decorazioni geometriche regolari che riempiono una superficie con tasselli di diverse forme, come in un puzzle.
Lui ha provato a dare la stessa impressione anche con figure di animali.
Le opere che Escher dedica a questo tema (come Mosaico o Metamorfosi) hanno un interesse per i matematici, che vi vedono realizzate le ricerche sul problema del riempimento regolare delle superfici piane.
Nel 1969 Mick Jagger scrisse all’artista per chiedergli la creazione di un’opera da utilizzare come copertina per un album dei Rolling Stones, ma Escher si rifiutò.
Gli effetti logici, matematici, geometrici e fisici delle sue opere sono variegate, ma possono essere riassunte in tre tipologie principali:
- tassellature degli spazi bi e tridimensionali, utilizzo di tessere ripetute con tutte le possibili variazioni di forma e di dimensioni;
- processi ricorsivi come il moto perpetuo, dove un trucco percettivo-prospettico permette all’acqua di una cascata di azionare un mulino e tornare ad alimentare la stessa cascata, e l’effetto Droste (dalla scatola del cacao olandese): un’immagine in cui è presente l’effetto Droste ha all’interno un’altra piccola immagine di se stessa, che a sua volta ne contiene un’altra più piccola e così via, teoricamente all’infinito;
- l’autoreferenzialità, come nel caso delle due mani che si disegnano vicendevolmente, o delle lucertole che escono e rientrano nel foglio in cui sono disegnate.
Le opere più interessanti a Palazzo Bonaparte
Metaformosi II
Impossibile non notare Metamorfosi, con i suoi quattro metri di lunghezza e i 20 cm di altezza. È stata realizzata tra il 1939 e il 1940 e rappresenta molti elementi presenti tra i suoi vecchi quadri. Al principio possiamo notare quadrati bianchi e neri prendere le sembianze di animali quali rettili e figure quali esagoni. Successivamente trasforma gli animali in figure geometriche, che divengono a loro volta alveari dai quali escono delle api che, fondendosi con lo sfondo, danno vita a pesci che si tramutano in uccelli e che finiscono col diventare un paesaggio.
Questo, dopo esser diventato una scacchiera, ritorna alla sua forma originale.
Giorno e notte
In questa opera è presente ancora il tema della metamorfosi ed è influenzata dalla corrente del futurismo italiano. Nel paesaggio si scorgono però caratteristiche di paesaggi tipici olandesi: canali, mulini a vento. I campi si trasformano in uccelli, due stormi volano in direzione opposta e spostandosi da sinistra a destra il paesaggio diurno si trasforma in notturno.
Mano con sfera riflettente
La litografia rappresenta la mano dell’artista che regge tra le dita una sfera nella quale è riflessa la sua immagine e quella del suo studio. Il mondo reale e quello irreale si compenetrano.
Contrasto Ordine e caos
La litografia rappresenta il contrasto tra ordine e caos. Il dodecaedro è perfetto: armonico e simmetrico. Il caos è rappresentato da una scatola vuota, il guscio di un uovo rotto, una pipa di gesso, una bottiglia di vetro in pezzi e un foglio di carta accartocciato.
Belvedere
La figura non potrebbe mai avere un’esistenza fisica nella realtà: il primo e il secondo piano non sono paralleli e le colonne che reggono gli archi si intersecano in modo paradossale.
La scala che porta al secondo piano dell’edificio inoltre è contemporaneamente all’interno e all’esterno di esso, cioè si tratta di una scala impossibile.
Escher scrive a proposito di quest’opera: “In basso a sinistra giace un pezzo di carta su cui sono disegnati gli spigoli di un cubo. Due piccoli cerchi marcano le posizioni ove gli spigoli si intersecano.
Quale spigolo è verso di noi e quale sullo sfondo? È un mondo tridimensionale allo stesso tempo vicino e lontano, è una cosa impossibile e quindi non può essere illustrato. Tuttavia è del tutto possibile disegnare un oggetto che ci mostra una diversa realtà quando lo guardiamo dal di sopra o dal di sotto.” Il cubo di cui parla Escher è noto con il nome di cubo di Necker. (Livia Latini)
5 gennaio 2024