La mostra, ospitata nei locali del Museo Storico della Fanteria dal 25 gennaio al 27 luglio 2025, è incentrata sull’opera di Dalì visto come maestro del Surrealismo che rappresenta il mondo dell’onirico, cioè del sogno. La mostra fa emergere l’idea dell’artista interpretato attraverso i suoi lavori e il mito che si è creato intorno alla sua figura, come ha spiegato il curatore Vincenzo Sanfo all’inaugurazione della mostra.
Nelle sale del Museo dedicate all’esposizione, sono presenti più di ottanta opere tra sculture, arazzi, boccette di profumo, incisioni e litografie ideate e realizzate da Dalì e non solo, ci sono anche disegni di Garcia Lorca, quadri di Mirò, Chagall, Lepri e spezzoni di film del regista Luis Buñuel produzioni che hanno contribuito alla formazione e all’ispirazione dell’artista.
Le opere provengono da collezioni private dal Belgio e dall’Italia. Questa mostra è un’occasione unica per vedere contemporaneamente le diverse opere di questo autore, famoso non solo come pittore ma che come designer e/o pubblicitario come nel caso della realizzazione del logo della Chupa Chups o delle bottiglie azzurre del Rosso Antico della Buton, messe accanto alle 100 tavole (acquerelli) dedicate alla Divina Commedia che furono commissionate dallo Stato Italiano all’artista nel 1950 per la celebrazione del settecentesimo anniversario della nascita di Dante (tavole che non furono poi utilizzate dal Governo Italiano a causa di una polemica sorta sulla scelta dell’artista non italiano).
L’aspetto del marketing e della comunicazione ispirò anche altri artisti come Andy Warhol che sulla scia di Dalì si prestò ad una massificazione commerciale della propria immagine. Ancor prima, anche d’Annunzio, oltre ad essere poeta, partecipò ad invenzioni di brand commerciali come SAIWA, la Rinascente, la parola “tramezzino” al posto di sandwich, segno che in quegli anni un artista si sentiva tale se si occupava anche del mondo della comunicazione e della pubblicità.
Nel percorso poliedrico che si sviluppa all’interno delle sale del Museo colpiscono particolarmente la Vision de l’Ange collocata nella sala dove sono ospitate le opere dedicate all’Inferno della Divina Commedia. Rappresenta un dito in bronzo, un pollice con quattro piccoli rami, che raffigura la forza e la supremazia di Dio, a destra c’è un uomo che simboleggia l’umanità e a sinistra un angelo che rappresenta la mediazione tra Dio e l’uomo. E poi L’elefante cosmico con obelisco nella sala dei cavalli, ispirato probabilmente dalla scultura realizzata su disegno di Gian Lorenzo Bernini per la piazzetta di Santa Maria sopra Minerva a Roma. L’elefante ha le zampe molto affusolate e allungate, non reali, dunque, ma appartenenti al mondo dell’onirico. Ancora, La boccetta di profumo della casa Schiaparelli con le Labbra di Venere per la quale l’artista si ispira alle labbra di Venere reinterpretando l’arte classica.
L’ambiente del Museo è accogliente, sebbene le sale siano troppo anguste per ospitare gruppi numerosi per una visita guidata e all’interno di ogni sala sono disposte numerose opere. Per alcune di esse però manca una didascalia approfondita se non si usufruisce della visita guidata. La guida all’esposizione è fortemente consigliata per comprendere il genio di Dalì che ancora anima discussioni tra i critici.
Il prezzo del biglietto può sembrare un po’ alto, ma è possibile visitare la mostra in orari comodi anche di sabato e domenica. Il Museo si raggiunge facilmente con gli autobus e la metro C o A a San Giovanni e vicino si possono visitare gratuitamente la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme e il Museo degli strumenti Musicali. (Costanza Grossi)
26 aprile 2025