Salmo 88 È possibile sperare nell’aiuto di Dio?

Che senso ha vivere libero tra i morti?


1 Canto. Salmo. Dei figli di Core. Al maestro del coro.

Sull’aria di «Macalàt leannòt». Maskil. Di Eman, l’Ezraita.

2 Signore, Dio della mia salvezza,

davanti a te grido giorno e notte.

3 Giunga fino a te la mia preghiera,

tendi l’orecchio alla mia supplica.

4 Io sono sazio di sventure,

la mia vita è sull’orlo degli inferi.

5 Sono annoverato fra quelli che scendono nella fossa,

sono come un uomo ormai senza forze.

6 Sono libero, ma tra i morti, come gli uccisi stesi nel sepolcro,

dei quali non conservi più il ricordo, recisi dalla tua mano.

7 Mi hai gettato nella fossa più profonda, negli abissi tenebrosi.

8 Pesa su di me il tuo furore e mi opprimi con tutti i tuoi flutti.

9 Hai allontanato da me i miei compagni,

mi hai reso per loro un orrore. Sono prigioniero senza scampo,

10 si consumano i miei occhi nel patire.

Tutto il giorno ti chiamo, Signore, verso di te protendo le mie mani.

11 Compi forse prodigi per i morti? O si alzano le ombre a darti lode?

12 Si narra forse la tua bontà nel sepolcro,

la tua fedeltà nel regno della morte?

13 Si conoscono forse nelle tenebre i tuoi prodigi,

la tua giustizia nella terra dell’oblio?

14 Ma io, Signore, a te grido aiuto

e al mattino viene incontro a te la mia preghiera.

15 Perché, Signore, mi respingi? Perché mi nascondi il tuo volto?

16 Sin dall’infanzia sono povero e vicino alla morte,

sfinito sotto il peso dei tuoi terrori.

17 Sopra di me è passata la tua collera,

i tuoi spaventi mi hanno annientato,

18 mi circondano come acqua tutto il giorno,

tutti insieme mi avvolgono.

19 Hai allontanato da me amici e conoscenti,

mi fanno compagnia soltanto le tenebre.


Il salmo descrive la sfiducia nella vita: troppe cose non vanno bene e non c’è motivo di sperare che cambino. Ha senso trovare motivi per aggrapparsi ancora alla vita? “Sin dall’infanzia sono povero e vicino alla morte, si consumano i miei occhi nel patire, mi fanno compagnia soltanto le tenebre. Tutto il giorno ti chiamo, Signore, verso di te protendo le mie mani. Giunga fino a te la mia preghiera, tendi l’orecchio alla mia supplica. Io sono sazio di sventure”.



Signore, quanti bocconi amari la vita mi costringe ad ingoiare: eventi destabilizzanti, malattie improvvise, perdita di persone care, lavoro precario … Come dice il salmista “mi circondano come acqua tutto il giorno, tutti insieme mi avvolgono. Signore, a te grido aiuto e al mattino viene incontro a te la mia preghiera. Sono come un uomo ormai senza forze. Perché, Signore, mi respingi? Perché mi nascondi il tuo volto?”.