Per chi lo emette, lo realizza, lo crea, il suono è un parto.
Quanta fatica costa partorire, creare?
Credo che solo una madre sappia dare un’adeguata risposta a questa domanda.
Il suono è una nascita: un misto di sacrificio e di gioia… udibile.
Il suono è.
Prima non c’era, ora c’è.
C’è e poi non c’è, ritorna e non c’è nuovamente, poi… riappare in alternanze ritmiche, ora semplici, ora complesse, dilatate, ravvicinate.
Il suono-ritmo è fatto di presenze e di nascondimenti, di vita e di morte, di suono e di silenzio, di essere e di non essere…
Questo pulsante giuoco ritmico, che chiamiamo suono, si espande nel corpo o nello spirito, riunendosi con chi lo ha creato, ricreando a sua volta l’uno originario.
Il suono è quindi l’eco acustica della presenza del suo creatore.
Il suono è il suo creatore.
Nel suono è racchiusa la dimensione corporea, fisica, del creatore e, al contempo, la sua dimensione corporeo-emotivo-spirituale che si manifesta per il tempo della sua durata.
Il suono è identità.
Il suono è unicità.
Il suono è soggettività.
Il suono è la presenza acustica di un’emozione.
Il suono è la presenza dell’emozione del suo creatore.
Il suono è la presenza dell’emozione dell’essere.
Il suono è il movimento di un’emozione.
Il suono è movimento e movente.
Il suono è diretto in ogni dove.
A volte il suono è semplicemente pura esistenza.
A volte il suono è accolto, da qualcuno.
A volte il suono risuona con un altro suono e allora… chissà, magari… qualcosa di magico accadrà…