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Servilia
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Giulio Cesare è morto, pugnalato proprio da quegli uomini che considerava a lui più fedeli. Ora Servilia, la sua amante più duratura ma anche madre del suo assassino, è disposta a fare qualsiasi cosa per proteggere il figlio dalle conseguenze di questo atroce gesto. Le guerre civili minacciano il destino della Repubblica e le strategie della politica si studiano all’interno delle abitazioni private dei potenti. In che modo la matrona sfrutterà la sua rete di conoscenze per salvare il figlio, Bruto?
Autrice: Sara Borrello.
Voci: Giorgio Boem (Svetonio), Sara Borrello (Servilia), Luca Brollo (Cassio), Elena Missaggia (narratrice), Alvise Merelli (Bruto), Alessandro Rucco (Cicerone).
Montaggio e produzione: Elena Missaggia, Valentina Rossi.
Sigla. Sigla. Benvenuta o benvenuto, questo è Matronae, il podcast che restitusce la voce alle donne dell’antica Roma. In questo episodio parleremo di Servilia, amante di Cesare e madre del suo assassino.
Narratore. Roma, 15 marzo 44 a.C., Curia di Pompeo.
[rumori di sottofondo: confusione, grida, scompiglio]
Narratore. Durante una riunione del Senato, ventitré pugnalate mettono fine alla vita di Giulio Cesare, console e dittatore perpetuo. Ad infliggerle è un gruppo di congiurati che, per varie ragioni, si oppone alla politica di Cesare. Tre sono gli uomini a capo della congiura: Cassio Longino, Decimo Bruto, e, soprattutto, Marco Bruto.
Giorni, settimane, mesi turbolenti seguono l’omicidio di Cesare. Questo assassinio apre uno dei periodi più tormentati della storia di Roma. Sono anni di guerre civili, di sanguinosi scontri tra cittadini romani che parteggiavano per gli uccisori o per gli eredi politici di Cesare.
Ottaviano, figlio adottivo del defunto, e Marco Antonio, suo braccio destro, si impongono sulla scena come leader della parte cesariana insieme al nobile (M. Emilio) Lepido, opposta a quella repubblicana guidata da Marco Bruto e Gaio Cassio.
Dopo il cesaricidio, un’amnistia salva le vite dei congiurati. Tuttavia, ai funerali di Cesare, il discorso tenuto da Antonio scatena la folla contro Cassio, Bruto e gli altri congiurati. Pericolosi tumulti mettono in serio pericolo le loro vite. A Bruto e Cassio è ormai chiaro che Roma non è più un luogo sicuro.
Cicerone, politico e intellettuale di spicco, è testimone diretto di quei travagliati momenti e prezioso informatore per ricostruire gli eventi. Le sue lettere ci informano sugli spostamenti di Bruto, suo caro amico. Sappiamo che nell’aprile del 44 a.C. Bruto lascia Roma per spostarsi nelle sue residenze del Lazio meridionale. Rimanere in Italia è però pericoloso quasi quanto restare a Roma.
Bruto e Cassio meditano di partire oltremare, ma sono indecisi. I due inviano frequenti lettere a Cicerone: vogliono avere consiglio su cosa sia meglio fare. A inizio giugno dello stesso anno stabiliscono di incontrarsi con alcuni loro sostenitori ad Anzio, in una villa di Bruto. Le residenze aristocratiche spesso ospitano riunioni politiche. Questa pratica è particolarmente diffusa al tempo delle guerre civili, quando molti uomini sono in fuga o nascosti o a capo di eserciti, e la dialettica politica si sposta dalle sedi pubbliche a luoghi privati. Nelle domus nuove alleanze nascono, vecchie alleanze sono riconfermate o si sciolgono, si stabiliscono strategie politiche.
Cicerone, che è presente, offre una cronaca dettagliata di quell’incontro in una delle sue lettere destinate all’amico Attico.
Cicerone. «Sono arrivato ad Anzio, ben prima di mezzogiorno. Bruto, che aveva richiesto la mia presenza, mi viene incontro contento di vedermi. Siamo in molti ad essere stati convocati: ci sono anche alcune donne, tra cui Servilia, madre di Bruto, Tertulla, sorella di Bruto e moglie di Cassio, e Porcia, cugina e moglie di Bruto. Tutti erano al corrente di quello che era accaduto qualche giorno fa: il senato ha stabilito che Bruto e Cassio partissero per l’Asia e la Sicilia per acquistare del grano per Roma. Bruto mi ha chiesto: » (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Bruto. «Cicerone, dovrei accettare o rifiutare questo incarico di così poco conto?» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Cicerone. «Durante il mio viaggio ho riflettuto molto sulla questione e sono giunto alla conclusione che sì, Bruto debba accettare questo compito come pretesto per stare lontano da Roma. Ed ecco Cassio. Orgoglioso come è, si rifiuta di accettare questa mansione.» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Cassio. «Dovrei forse accettare un insulto come se fosse un onore?» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Cicerone. «Mi domanda con sguardo infuocato. ‘E quindi, cosa intendi fare?’» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Cassio. «Andarmene in Grecia.» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Cicerone. «Risponde Cassio. ‘E tu, Bruto?’ gli chiedo. Bruto mi risponde: » (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Bruto. «Io vorrei tornare a Roma, se pensi che sia una buona idea.» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Cicerone. «'A me non lo sembra, perché non sarai al sicuro’ gli faccio notare. (…) Quindi, ho azzardato una proposta: togliere di mezzo Antonio, che è ancora console, convocare il senato, aizzare il popolo a favore di Bruto e Cassio e impadronirsi del potere repubblicano! Ed ecco che vengo bruscamente interrotto da quella tua amica, Servilia, che non mi ha permesso di aggiungere altro.» (Cic., ad Att. XV, 11, 1-2)
Servilia. «Hoc vero neminem umquam audivi!» "Questo, davvero, non l’ho mai sentito dire da nessuno." (Cic., ad Att. XV, 11, 2)
Narratore. Di fatto, Cicerone stava proponendo a Bruto e Cassio di tornare a Roma per compiere un colpo di stato, una proposta che Servilia non avrebbe mai potuto condividere: avrebbe inevitabilmente esposto suo figlio a dei rischi troppo grandi, mettendo in pericolo la sua stessa vita.
Servilia ha da tempo un ruolo chiave nelle decisioni della parte cesaricida, a cui è imparentata. Nei mesi precedenti aveva regolarmente informato Cicerone sulle intenzioni di Bruto e Cassio, quando ancora meditavano se lasciare l’Italia. Solo grazie al suo intervento hanno deciso, almeno per ora, di non lasciare la penisola. Come lo stesso Cicerone ha constatato,
Cicerone. «Bruto è ossequiente ai consigli e anche alle preghiere della madre: come posso mettermi in mezzo?» (Cic., ad Att. XV, 10)
Narratore. In una delle sue lettere, Cicerone ha quindi ammesso che Bruto ascolta Servilia al di sopra di ogni altra persona. Sempre grazie a Cicerone possiamo sapere di più circa le azioni di Servilia in questo preciso momento storico. Togliendo dal decreto del Senato ogni riferimento a questa mansione attribuita a Bruto e Cassio, i due uomini sarebbero stati liberi di andare oltremare senza il vincolo di questo incarico da loro ritenuto degradante.
Ma, vi chiederete, come potrà mai una donna far eliminare un incarico stabilito addirittura per decreto del Senato?
Servilia fu una matrona romana di antica e nobile stirpe e visse al centro di una fitta rete di parentele e di conoscenze importanti. Fu madre di Bruto, il più noto assassino di Cesare, suocera di Cassio, altro capo della congiura, ma anche di Marco Emilio Lepido, uno dei cesariani più fedeli al dittatore. Ma, soprattutto, fu nota al suo tempo per essere stata la più intima e duratura amante di Giulio Cesare.
Svetonio. «Sed ante alias dilexit Marci Bruti matrem, Serviliam.» "Più di tutte amò Servilia, madre di Marco Bruto." (Svet., De vita Caesarum, I, 50)
Narratore. Così dirà di lei Svetonio, biografo di Cesare. La relazione tra Cesare e Servilia non è stata solamente fisica o amorosa: con Cesare la matrona ha condiviso una stessa linea politica. Ha anche cercato di indirizzare Bruto verso Cesare e verso l’orientamento politico che lui ha rappresentato, ma, purtroppo, con scarsi risultati. Proprio la sua duratura relazione con Cesare le ha permesso di conoscere i suoi sostenitori e affiliati. Grazie a queste conoscenze e al rispetto che questi uomini le portano Servilia sa di poter agire dietro le quinte e di influenzare le decisioni della politica.
Così, grazie all’intraprendenza di Servilia, Bruto e Cassio poterono partire liberamente alla volta dell’Oriente. Tra Grecia, Siria ed Egitto arruolano soldati e si preparano alla resa dei conti con i cesariani.
Intanto, a Roma, le matrone – madri, mogli, sorelle e figlie dei politici e comandanti romani– giocano un ruolo sempre più fondamentale. L’omicidio di Cesare ha aperto una nuova stagione di guerre civili, in cui membri delle stesse famiglie combattono su fronti opposti.
Cicerone. «Prudentissima et diligentissima femina.» "Donna molto prudente e attenta." (Cic., ad Brut. I 18,1)
Narratore. Così l’ha definita Cicerone in una lettera destinata a Bruto, ormai in Oriente da un anno.
In quanto madre di Bruto, nel luglio del 43 a.C., Servilia convoca una riunione nella propria casa per discutere una specifica questione: dare seguito alle richieste del figlio, che chiede con insistenza di poter tornare a Roma, oppure farlo rimanere in Grecia, luogo più sicuro per lui?
Di nuovo, Cicerone, che riferirà in una lettera a Bruto una parte di questo incontro, ha un’opinione diversa da quella di Servilia: vuole infatti che Bruto torni in Italia. La matrona, però, teme le conseguenze di questo rientro, che ritiene pericoloso per l’incolumità del figlio.
La pietas, la devozione, e l’amore materno verso il figlio, la portano, a fare tutto quel che può per non fargli correre rischi. Ciò che le interessa più di ogni altro è fare la scelta che tenga Bruto più al sicuro.
A tal fine convoca e presiede questo incontro, di cui sarà l’unica donna a partecipare, ne stabilisce l’ordine del giorno e, ascoltate le opinioni dei sostenitori di Bruto, sarà lei a prendere la decisione finale.
Sebbene le fonti non riferiscano la conclusione della riunione, né Bruto né Cassio fecero mai ritorno dall’Oriente. La volontà di Servilia dovette prevalere. Suo figlio e suo genero moriranno oltre un anno dopo queste vicende, nell’ottobre del 42 a.C., durante le due battaglie di Filippi, dove combattranno contro Antonio e Ottaviano.
Le azioni di cui Servilia fu protagonista dimostrano che, nonostante le matrone fossero tradizionalmente escluse dalle cariche politiche, di fatto furono in grado di agire per influenzare le dinamiche politiche dei loro tempi.
Anche se la voce di Servilia ci è pervenuta attraverso una sola frase, le sue poche parole pronunciate in contesti privati ma dal forte significato politico e la sua decisiva opinione hanno inciso significativamente nel destino della tarda Repubblica romana.
Titoli di coda. Podcast prodotto dall'Università Ca' Foscari di Venezia, GIEFFRA e VeDPH.
Julio César está muerto, ha sido apuñalado por los mismos hombres a los que consideraba sus seguidores más leales. Ahora Servilia, su amante más duradera pero también la madre de su asesino, está dispuesta a todo para proteger a su hijo de las consecuencias de este acto atroz. Las guerras civiles amenazan el destino de la República y la política se desarrolla en las casas privadas de los más poderosos. ¿Cómo utilizará la matrona su influencia para salvar a su hijo Bruto?
Autora: Sara Borrello.
Traductoras al español: Emanuela Pizzulo, Elena Villa.
Voces: Ginevra Calza, Aurora Moretto, Ilaria Pegoraro, Emanuela Anna Pizzulo, María Ramos Romero, Giulia Rasente, Elena Villa.
Editora y productora: Elena Missaggia.
Cortina musical. Bienvenida o bienvenido, esto es Matronae, el pódcast que les devuelve la voz a las mujeres de la antigua Roma. En este episodio vamos a hablar de Servilia, amante de César y madre de su asesino.
Narrador. Roma, 15 de marzo del 44 a. C., Curia de Pompeyo.
Durante una reunión del Senado, veintitrés puñaladas ponen fin a la vida de Julio César, cónsul y dictador perpetuo. Los asesinos son un grupo de conspiradores que, por varias razones, se oponen a la política de César. Tres son los hombres al mando de la conjura: Casio Longino, Décimo Bruto y, sobre todo, Marco Bruto.
Días, semanas, meses turbulentos siguen al homicidio de César. Este asesinato abre uno de los períodos más angustiosos de la historia de Roma. Son años de guerras civiles, de peleas sangrientas entre ciudadanos romanos que toman partido por los asesinos o los herederos políticos de César.
Octaviano, hijo adoptivo del difunto, y Marco Antonio, su mano derecha, junto con el noble Marco Emilio Lépido, entran en escena como líderes de la parte cesariana, opuesta a la facción republicana liderada por Marco Bruto y Cayo Casio.
Después del asesinato, una amnistía salva las vidas de los conspiradores. Sin embargo, en el funeral de César, el discurso pronunciado por Antonio posiciona a la multitud en contra de ellos. Peligrosos tumultos ponen en riesgo sus vidas. Bruto y Casio tienen claro que Roma ya no es un lugar seguro.
Cicerón, político e intelectual prominente, es testigo directo de aquellos atribulados momentos y un valioso informador para reconstruir los eventos. Sus cartas nos informan sobre los desplazamientos de Bruto, su querido amigo. Sabemos que en abril del 44 a. C. Bruto deja Roma para trasladarse a su residencia en el Lacio meridional. Sin embargo, permanecer en Italia es casi tan peligroso como quedarse en Roma.
Bruto y Casio contemplan la posibilidad de partir a ultramar, pero están indecisos. Los dos envían frecuentes cartas a Cicerón: quieren consejo para saber cuál es la mejor opción. A principios de junio de ese mismo año deciden encontrarse con algunos de sus seguidores en Anzio -una ciudad al sur de Roma-, en una de las villas de Bruto.
Las residencias aristocráticas acogen a menudo reuniones políticas. Esta práctica está muy extendida durante las guerras civiles, cuando muchos hombres están huyendo, escondidos o al mando de ejércitos, y la dialéctica política se traslada de las sedes públicas a los lugares privados. En las domus -las casas- se forjan nuevas alianzas, las antiguas se confirman o se deshacen y se deciden estrategias.
Cicerón, que está presente, ofrece una crónica detallada de aquel encuentro en una de las cartas destinadas a su amigo Ático.
Cicerón. «He llegado a Anzio mucho antes del mediodía. Bruto, que requería mi presencia, se acerca a mí, contento de verme. Somos muchos los convocados: también hay algunas mujeres, entre ellas Servilia, madre de Bruto, Tértula, hermana de Bruto y mujer de Casio, y Porcia, prima y mujer de Bruto. Todos están informados de lo que ha ocurrido hace algunos días: el Senado ha decidido que Bruto y Casio partan hacia Asia y Sicilia para conseguir trigo para Roma.
Bruto me pregunta:» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Bruto. «Cicerón, ¿debería aceptar o rechazar esta encomienda tan trivial?» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Cicerón. «Durante mi viaje había reflexionado mucho sobre el asunto y había llegado a la conclusión de que sí, Bruto tenía que aceptar aquella tarea como pretexto para permanecer lejos de Roma.
En cambio, Casio, tan orgulloso como siempre, se niega a aceptar esta misión.» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Casio. «¿Acaso debería aceptar un insulto como si fuera un honor?» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Cicerón. «Me pregunta con mirada iracunda. ‘Y entonces, ¿qué pretendes hacer?’» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Casio. «Irme a Grecia.» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Cicerón. «Responde Casio. ‘¿Y tú, Bruto?’, le pregunto. Bruto me contesta:» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Bruto. «Yo querría regresar a Roma, si piensas que es una buena idea.» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Cicerón. «‘A mí no me parece una buena idea, porque no estarás a salvo’ le advierto. […] Entonces, me aventuro con una propuesta: ¡quitar de en medio a Antonio, que todavía es cónsul, convocar el Senado, poner al pueblo a favor de Bruto y Casio y tomar el poder republicano! Y entonces me interrumpe bruscamente aquella amiga tuya, Servilia, que no me permite añadir nada más.» (Cic., ad Att. XV, 11, 1-2)
Servilia. «Hoc vero neminem umquam audivi!» ‘De verdad, jamás había oído algo así.’ (Cic., ad Att. XV, 11, 2)
Narrador. Efectivamente, Cicerón estaba proponiendo a Bruto y Casio regresar a Roma para dar un golpe de Estado, una propuesta con la que Servilia nunca habría podido estar de acuerdo: expondría inevitablemente a su hijo a un riesgo demasiado serio, poniendo en peligro su propia vida.
Servilia ya hace tiempo tiene un papel fundamental en las decisiones de la parte republicana, con la que está emparentada. En los meses anteriores había informado regularmente a Cicerón sobre las intenciones de Bruto y Casio, cuando todavía meditaban sobre la opción de marcharse de Italia. Solo gracias a su intervención habían decidido -al menos por el momento- no abandonar la península.
Como el proprio Cicerón constata,
Cicerón. «Bruto es obediente a los consejos y oraciones de su madre: ¿cómo puedo interponerme?» (Cic., ad Att. XV, 10)
Narrador. En una de sus cartas, Cicerón admite que Bruto escucha a Servilia más que a ninguna otra persona.
También gracias a Cicerón podemos saber algo más sobre sus hazañas en este preciso momento histórico. Eliminando del decreto del Senado toda referencia a esta misión atribuida a Bruto y Casio, los dos hombres habrían sido libres de partir a ultramar sin la vinculación de este encargo considerado degradante.
Pero, os preguntaréis, ¿cómo es posible que una mujer sea capaz de modificar lo establecido incluso por decreto del Senado?
Servilia fue una matrona romana de antigua y noble estirpe y vivió en el centro de una densa red de parientes y conocidos importantes. Fue madre de Bruto, el asesino más conocido de César, suegra de Casio, otro dirigente de la conspiración, pero también de Marco Emilio Lépido, uno de los seguidores más fieles del dictador. Pero, sobre todo, fue conocida en su tiempo por haber sido la amante más íntima y duradera de Julio César.
Suetonio. «Sed ante alias dilexit Marci Bruti matrem, Serviliam.» «Más que a todas amó Servilia, madre de Marco Bruto.» (Svet., De vita Caesarum, I, 50)
Narrador. Esto dirá de ella Suetonio, biógrafo de César.
La relación entre César y Servilia no era solamente física o amorosa: con César la matrona compartía la misma línea política. También había intentado guiar a Bruto hacia César y hacia su orientación política, pero lamentablemente con escasos resultados. Había sido precisamente su duradera relación con César la que le permitió conocer a sus seguidores y partidarios. Gracias a estas conexiones y al respeto que estos hombres le veneraban, Servilia sabía que podía mover hilos e influenciar las decisiones políticas.
De esta manera, gracias a la iniciativa de Servilia, Bruto y Casio pueden partir libremente hacia Oriente. Entre Grecia, Siria y Egipto reclutan soldados y se preparan para la venganza contra los cesarianos.
Mientras tanto, en Roma las matronas – madres, mujeres, hermanas e hijas de políticos y comandantes romanos – desempeñan un papel cada vez más importante. El asesinato de César ha abierto una nueva oleada de guerras civiles en las que miembros de las mismas familias combaten en frentes opuestos.
Cicerón. «Prudentissima et diligentissima femina.» “Mujer muy prudente y atenta.” (Cic., ad Brut. I 18,1)
Narrador. Así la define Cicerón en una carta destinada a Bruto, el cual se encuentra en Oriente desde hace un año.
En cuanto madre de Bruto, en julio del 43 a. C., Servilia convoca una reunión en su propia casa para discutir un asunto específico: ¿acceder a las exigencias de su hijo, que pide con insistencia poder regresar a Roma, u obligarlo a permanecer en Grecia, un lugar más seguro para él?
Nuevamente, Cicerón, que relata parte de esta reunión en una carta a Bruto, tiene una opinión distinta a la de Servilia: quiere que Bruto vuelva a Italia. Sin embargo, la matrona teme las consecuencias de este regreso, que considera peligroso para la incolumidad de su hijo.
La devoción y el amor materno la guían a hacer todo lo que está en sus manos para impedir que su hijo corra riesgos. Lo que más le interesa es tomar la decisión que mantenga a Bruto a salvo.
A tal efecto, convoca y preside esta reunión, en la que será la única mujer, y establece el orden del día. Finalmente, escuchadas las opiniones de los seguidores de Bruto, será ella quien tomará la decisión definitiva.
A pesar de que las fuentes no informan sobre el resultado de la reunión, ni Bruto ni Casio regresaron de Oriente. La voluntad de Servilia debió de prevalecer.
Su hijo y su yerno morirían más de un año después de estos acontecimientos, en octubre del 42 a. C., durante las dos batallas de Filipos, donde combatirán contra Antonio y Octaviano.
Las acciones de las que Servilia fue protagonista demuestran que, a pesar de que las matronas fuesen tradicionalmente excluidas de los cargos políticos, en realidad, pudieron influir en las dinámicas políticas de su época.
A pesar de que la voz de Servilia nos llega a través de una sola frase, sus pocas palabras -pronunciadas en contextos privados, pero de fuerte significado político- y su decidida intervención han incidido notablemente en el destino de la República romana tardía.
Créditos finales. Podcast producido por la Universidad Ca' Foscari de Venecia, GIEFFRA y VeDPH, en el marco del proyecto SPIN 2023: Women's Oratory in the Roman world: the gender Dimension in ancient Speeches.
Theme song. Welcome, this is Matronae. The podcast that restores the voice to the women of ancient Rome. In this episode we will discuss Servilia, Caesar's lover and mother of his murderer.
Narrator. Rome, March 15, 44 B.C., Curia of Pompey.
[background noises: confusion, shouting, chaos].
Narrator. During a meeting of the Senate, twenty-three stab wounds end the life of Julius Caesar, consul and perpetual dictator. Inflicting them is a group of conspirators who, for various reasons, oppose Caesar's policies. Three men head the conspiracy: Cassius Longinus, Decimus Brutus, and, above all, Marcus Brutus.
Turbulent days, weeks, and months follow Caesar's assassination. This murder opens one of the most troubled periods in Roman history. These were years of civil wars, of bloody clashes between Roman citizens who sided with the killers or Caesar's political heirs.
Octavian, the deceased's adopted son, and Mark Antony, his right-hand man, imposed themselves on the scene as leaders of the Caesarian side along with the nobleman (M. Aemilius) Lepidus, opposed to the Republican side led by Marcus Brutus and Gaius Cassius.
After the Caesaricide, an amnesty saves the lives of the conspirators. However, at Caesar's funeral, the speech given by Antony unleashes the crowd against Cassius, Brutus, and the other conspirators. Dangerous riots put their lives in serious danger. It is now clear to Brutus and Cassius that Rome is no longer a safe place.
Cicero, a prominent politician and intellectual, is a direct witness to those troubled moments and a valuable informant in reconstructing events. His letters inform us about the movements of Brutus, his close friend. We know that in April 44 BC. Brutus left Rome to move to his residences in southern Latium. Staying in Italy, however, is almost as dangerous as staying in Rome.
Brutus and Cassius ponder leaving overseas but are undecided. The two send frequent letters to Cicero: they want advice on what is best to do. In early June of that year, they decide to meet with some of their supporters at Anzio, in a villa belonging to Brutus. Aristocratic residences often host political meetings. This practice is especially common at the time of civil wars, when many men are on the run or in hiding or leading armies, and political discourse moves from public venues to private places. In the domus new alliances are born, old alliances are reconfirmed or dissolved, and political strategies are established.
Cicero, who is present, offers a detailed account of that meeting in one of his letters to his friend Atticus.
Cicero. «I arrived in Anzio, well before noon. Brutus, who had requested my presence, comes to meet me glad to see me. There are many of us who have been summoned: there are also some women, including Servilia, Brutus's mother; Tertulla, Brutus's sister and Cassius's wife; and Porcia, Brutus's cousin and wife. All were aware of what had happened a few days ago: the senate had decreed that Brutus and Cassius should leave for Asia and Sicily to buy grain for Rome. Brutus asked me: » (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Brutus. «Cicero, should I accept or reject this charge of such little importance?» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Cicero. «During my journey I gave much thought to the matter and came to the conclusion that yes, Brutus should accept this task as an excuse to stay away from Rome. And here is Cassius. Proud as he is, he refuses to accept this task.» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Cassius. «Should I accept an insult as if it were an honour?» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Cicero. «He asks me with a fiery gaze. 'And so, what do you intend to do?'» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Cassius. «Going away to Greece.» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Cicero. «Cassius replies. 'What about you, Brutus?' I ask him. Brutus answers me: »(Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Brutus. «I would like to return to Rome, if you think that is a good idea.» (Cic., ad Att. XV, 11, 1)
Cicero. « 'It doesn't seem so to me because you won't be safe,' I point out to him. (...) So I hazarded a proposal: get Antony, who is still consul, out of the way, summon the senate, stir up the people in favor of Brutus and Cassius, and seize republican power! And here I am abruptly interrupted by that friend of yours, Servilia, who has not allowed me to add anything more.» (Cic., ad Att. XV, 11, 1-2)
Servilia. «Hoc vero neminem umquam audivi!» "This, indeed, I have never heard anyone say." (Cic., ad Att. XV, 11, 2)
Narrator. In fact, Cicero was proposing to Brutus and Cassius that they return to Rome to carry out a coup d'état, a proposal that Servilia could never agree to: it would inevitably expose her son to too great a risk, endangering his own life. Servilia has long played a key role in the decisions of her Caesarian counterpart, to whom she is related. In previous months she had regularly informed Cicero of Brutus and Cassius' intentions, when they were still pondering whether to leave Italy. Only through her intervention did they decide, at least for now, not to leave the peninsula. As Cicero himself noted:
Cicero. «Brutus is obsequious to his mother's advice and even prayers: how can I stand in the way?» (Cic., ad Att. XV, 10)
Narrator. In one of his letters, Cicero thus admitted that Brutus listens to Servilia above all others. Again, thanks to Cicero we can know more about Servilia's actions at this precise moment in history. By removing from the Senate decree any reference to this task attributed to Brutus and Cassius, the two men would have been free to go overseas without the constraint of the assignment they considered so degrading.
But, you may ask, how could a woman ever have an assignment established even by Senate decree eliminated?
Servilia was a Roman matron of ancient and noble lineage and lived at the centre of a dense network of kinship and important connections. She was the mother of Brutus, Caesar's most notorious assassin; mother-in-law of Cassius, another leader of the conspiracy; and also of Marcus Aemilius Lepidus, one of the most loyal men to the dictator. But, above all, she was known in her time for being Julius Caesar's most intimate and enduring mistress.
Suetonius. «Sed ante alias dilexit Marci Bruti matrem, Serviliam.» "Most of all he loved Servilia, mother of Marcus Brutus." (Suet., De vita Caesarum, I, 50)
Narrator. Thus Suetonius, Caesar's biographer, will say of her. The relationship between Caesar and Servilia was not only physical or amorous: with Caesar the matron shared a common political line. She also tried to guide Brutus toward Caesar and the political orientation he represented, but, unfortunately, with little result. It was precisely her enduring relationship with Caesar that allowed her to get to know his supporters and affiliates. Because of this knowledge and the respect these men give her Servilia knows that she can act behind the scenes and influence policy decisions.
Thus, thanks to Servilia's resourcefulness, Brutus and Cassius were able to depart freely for the East. Between Greece, Syria, and Egypt they enlisted soldiers and prepared for a showdown with the Caesarians.
Meanwhile, in Rome, matrons – the mothers, wives, sisters, and daughters of Roman politicians and commanders – play an increasingly vital role. Caesar's murder has opened a new season of civil wars, in which members of the same families fight on opposing sides.
Cicero. «Prudentissima et diligentissima femina.» "Very prudent and careful woman." (Cic., ad Brut. I 18,1)
Narrator. As Cicero called her in a letter addressed to Brutus, by then in the East for a year.
As Brutus's mother, in July 43 B.C., Servilia called for a meeting in her own house to discuss a specific issue: should she follow up on her son's demands, who was insistent that he be allowed to return to Rome, or have him remain in Greece, a safer place for him? Again, Cicero, who will report part of this meeting in a letter to Brutus, has a different opinion from that of Servilia: in fact, he wants Brutus to return to Italy. The matron, however, fears the consequences of this return, which she considers dangerous to her son's safety.
Pietas, devotion, and maternal love for her son lead her, to do all she can to keep him from taking risks. What interests her more than anything else is to make the choice that will keep Brutus safest.
To this end, she summons and presides over this meeting, of which she will be the only woman to attend, sets the agenda, and, having heard the opinions of Brutus' supporters, she will make the final call.
Although the sources do not report the conclusion of the meeting, neither Brutus nor Cassius ever returned from the East. Servilia's will had to prevail. Her son and son-in-law would die more than a year after these events, in October 42 B.C., during the two battles of Philippi, where they fought against Antony and Octavian.
Servilia's actions show that although matrons were traditionally excluded from political office, they were in fact able to act to influence the political dynamics of their times.
Although Servilia's voice has come down to us through a single sentence, her few words spoken in private contexts but with strong political significance and her decisive opinion significantly affected the fate of the late Roman Republic.
End credits. Podcast produced by Ca’ Foscari University of Venice, GIEFFRA, and VeDPH.
Bibliografia di riferimento
Cic., ad Brut. I 18,1
Cic., ad Att. XV, 10 - 11
Svet., De vita Caesarum, I, 50
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