Agrippina Minore - Vittima della sua stessa ambizione
Agrippina Minore - Vittima della sua stessa ambizione
di Giada Diquigiovanni, Vittoria Guerra, Giovanni Stefinlongo e Giulia Vianello
Agrippina Minore fu una delle donne più potenti e ambiziose della storia romana.
Figlia di Agrippina Maggiore e Germanico, pronipote di Augusto e sorella di Caligola. Agrippina visse in un'epoca di violenze e intrighi: la sua famiglia fu perseguitata da Tiberio e poi da Caligola stesso. Agrippina seppe sopravvivere e tramare per raggiungere il potere, sfruttando la sua bellezza, la sua intelligenza e la sua discendenza; non esitò a commettere incesto, adulterio, omicidio e tradimento.
Il suo obiettivo principale era quello di assicurare il trono al suo unico figlio. Nerone, nato dal primo matrimonio con il nobile Domizio Enobarbo. Dopo la morte di Caligola, Agrippina sedusse e sposò lo zio Claudio, divenuto imperatore nel 41 d.C., e lo convinse ad adottare Nerone come suo erede, a scapito del figlio naturale, Britannico. Le fonti antiche raccontano che fu lei ad avvelenare Claudio con un piatto di funghi per far acclamare Nerone come nuovo imperatore a soli 17 anni. Nel momento in cui Nerone raggiunse il potere, Agrippina si rese conto che il figlio non era un burattino nelle sue mani, ma un sovrano con ambizioni proprie.
LA BRAMA DI POTERE DI NERONE
ll rapporto tra Agrippina e Nerone fu complesso e controverso.
Secondo alcune fonti, i due avrebbero avuto una relazione incestuosa, alimentata dall'ambizione.
Agrippina esercitò una forte influenza sul figlio, controllando le sue scelte politiche e la sua vita privata. Nerone, però, mal sopportava la presenza ingombrante e autoritaria della madre che gli impediva di seguire le proprie inclinazioni artistiche e amorose.
Rilievi di Agrippina e Nerone dal Sebasteion di Afrodisia
NERONE E POPPEA SABINA
Inoltre, Nerone innamoratosi di Poppea Sabina, fu spinto da lei a liberarsi di Agrippina e della sua prima moglie, Ottavia, figlia di Claudio.
Poppea desiderava il potere e l’autorità che derivavano dal ruolo di Augusta e solamente la scomparsa di Agrippina avrebbe aperto la strada al suo matrimonio con Nerone e al conseguente consolidamento del suo potere. Agrippina, infatti, era una figura estremamente influente a corte e la sua presenza rappresentava una minaccia per Poppea.
UN OMICIDIO PIUTTOSTO COMPLICATO
Nerone progettò di eliminare la madre, ma questo non avvenne senza difficoltà in quanto Agrippina sfuggì a diversi tentativi di assassinio: Nerone si mostrò indeciso su come ucciderla (Tac., Ann. 12, 3-8: "Hactenus consultans veneno an ferro vel qua alia vi."). In primo luogo egli pensò di utilizzare il veleno ma, dopo la scomparsa di Britannico, avvenuta proprio a causa di un avvelenamento, Agrippina si era resa immune grazie agli antidoti e, se questo non fosse stato abbastanza, la donna era costantemente sorvegliata e protetta da uomini fedeli.
Un'idea ingegnosa gli fu offerta dal liberto Aniceto, capo della flotta e nemico di Agrippina, che informò il princeps della possibilità di costruire una nave che, durante il viaggio, grazie ad un apposito congegno meccanico, si sarebbe aperta facendo così annegare la donna. Infatti, nulla più del mare offriva la possibilità di disgrazie accidentali e se Agrippina fosse stata portata via da un naufragio, nessuno avrebbe pensato di attribuire questo delitto all'imperatore. L’idea fu accolta favorevolmente, dal momento che Nerone celebrava le feste quinquatrie presso Baia. Qui accolse Agrippina con la scusa di una riconciliazione, la condusse a Bauli e, mentre la stava salutando prima della partenza, la strinse in un finto abbraccio.
Una volta in viaggio, Agrippina si trovò sulla nave con Crepereio Gallo e Acerronia ma, ad un tratto, ormai giunti in alto mare, il soffitto della cabina, appesantita da una gran quantità di piombo, crollò abbattendosi su Crepereio che restò ucciso. Agrippina e Acerronia, invece, riuscirono a salvarsi protette dalle spalliere del letto, abbastanza robuste da reggere l'impatto. Acerronia a quel punto, probabilmente molto scossa dall'accaduto, commise la terribile ingenuità di gridare di essere la madre dell'imperatore e venne uccisa dai servi infedeli. Agrippina rimase in silenzio e in questo modo riusci a sfuggire alle armi dei sostenitori di Nerone. Caduta in mare, nuotando, riusci a raggiungere una barca di pescatori e da loro venne portata alla sua villa dove si fece medicare le ferite.
Nerone aspettava la notizia dell'avvenuta esecuzione del delitto; gli venne invece riferito che Agrippina era scampata al tentato omicidio e che aveva riportato solo qualche ferita superficiale, ma aveva corso un rischio sufficiente a non lasciar dubbi sul mandante.
FESTE QUINQUATRIE
Antiche celebrazioni romane in omaggio a Minerva, festeggiate per cinque giorni a partire dal 19 marzo. Questa data segnava il quinto giorno successivo alle Idi di marzo. Durante tali festività, sì svolgevano diverse cerimonie e pratiche: consacrazione delle armi a Marte, purificazione delle tubae (le trombe da guerra), consultazione degli indovini, riconoscimenti per oratori e grammatici.
LA FEROCIA DI NERONE
Una volta ricevuta la notizia, per paura che la madre potesse denunciare l'accaduto Nerone decise di ucciderla senza alcun inganno ma in maniera diretta, tramite dei sicari. II prefetto della flotta di Miseno, Niceto, il capitano della nave utilizzata precedentemente per la congiura, Erculeio e il centurione Obarito insieme ad altri fedeli dell'imperatore circondarono la villa in cui si era rifugiata Agrippina dopo l'accaduto e, una volta sfondata la porta, si recarono nella stanza della madre dell'imperatore.
La camera era illuminata debolmente da un solo lume ed era presente un'ancella. L'angoscia di Agrippina aumentava di minuto in minuto, mentre aspettava che qualcuno si recasse da lei. Quando se ne andò di li anche l'unica ancella che era rimasta, Agrippina, dopo aver pronunciato "Tu quoque me deseris" ("Anche tu mi abbandoni"), guardò avvicinarsi coloro che erano stati incaricati di ucciderla. I sicari circondarono il suo letto e Trierarco colpi la testa della donna con un bastone, mentre il centurione impugnava l'arma per l'uccisione, Agrippina, protendendo il ventre, esclamò "Ventrem feri" ("Colpisci il ventre") e mori per le pugnalate inferte.
DOPO LA MORTE DI AGRIPPINA
La morte di Agrippina ebbe gravi conseguenze per Nerone; egli fu accusato di matricidio, un crimine orribile agli occhi dei romani, e dovette affrontare la condanna morale del Senato, del popolo e dell’esercito. Per giustificare il suo gesto Nerone diffuse la voce che Agrippina stesse tramandando contro di lui e che avesse tentato di ucciderlo.
Il regno di Nerone fu segnato da una crescente instabilità, da rivolte e congiure che portarono alla sua disfatta e al suo suicidio nel 68 a.C.