Agrippina Minore - madre del suo assassino
di Anna Bettinardi, Pierre Croixmarie, Maddalena Habibi Minelli, Anastasia Steffinlongo e Marta Zanetti
“Matrem occidi”. Con queste parole l’autore latino Svetonio sintetizza una vicenda assai complessa che si svolge nel I sec d.C.: l’uccisione di Agrippina Minore per volontà di suo figlio, l’imperatore Nerone. Perché mai Nerone decide di far uccidere la propria madre? Cosa sarà successo di così grave e scandaloso da portarlo a prendere una tale decisione?
Per scoprirlo dobbiamo riavvolgere il nastro della Storia.
LA VITA
Giulia Agrippina Augusta, conosciuta come Agrippina Minore, nacque nel 15 d.C. e morì nel marzo del 59 d.C. Frutto dell'unione tra Agrippina Maggiore - appartenente alla gens lulia - e Germanico - della gens Claudia -. Rappresentava, infatti, il punto di incontro tra le due componenti della dinastia Giulio-Claudia: pronipote di Augusto, nipote di Tiberio, seconda moglie di Claudio, sorella di Caligola e madre di Nerone.
IL RAPPORTO TRA MADRE E FIGLIO
Tra Agrippina e Nerone ci fu sempre un rapporto conflittuale. La madre, infatti, tendeva ad imporsi sul figlio, risultando spesso invadente, non solo sul versante politico, ma anche su quello privato. Ciò portava progressivamente al deterioramento della loro relazione, ad un punto tale che Nerone iniziò a bramare di ucciderla. A dimostrare ciò la madre da sempre premeva sull’importanza dinastica del suo matrimonio con Ottavia, opponendosi categoricamente alla sua relazione con Poppea. Questa situazione fu causa di continui scontri tra madre e figlio.
L’INCIDENTE
Il rapporto incrinato con il figlio, la ricerca di libertà e autodeterminazione di questo, portarono Nerone ad escogitare l'omicidio della madre. Dovendo far sembrare l'accaduto una disgrazia, pensò, grazie all'aiuto del liberto Aniceto, di far affogare Agrippina inscenando un incidente. Il piano era quello di riappacificarsi durante le feste quinquatrie (magari potreste inserire nell’articolo un box di approfondimento spiegando in cosa consistevano queste feste) che venivano celebrate il 19 marzo presso Baia. Qui, in dono alla madre, ci sarebbe stata una fastosissima nave, con un meccanismo interno che l'avrebbe spezzata in due in un momento prestabilito.
Inizialmente Agrippina, incerta sull'utilizzo della barca, venne rassicurata dal figlio e decise di salire . Partì con due suoi compagni, Crepereio Gallo e Acerronia. Crepereio morì sul momento; Acerronia, invece, che era sopravvissuta al crollo, si buttò in acqua insieme ad Agrippina e, gridando di essere la madre del princeps per essere soccorsa, venne uccisa con remi e pertiche. Agrippina riuscì a salvarsi, pur ferita ad una spalla e, grazie l'aiuto di alcuni pescatori, raggiunse la sua villa. Qui scrisse una lettera al figlio in cui ringraziava gli dei per averla salvata e gli chiedeva di non farle visita, in quanto aveva bisogno di riposo. Rifletté su come fosse potuto accadere un tale incidente in un mare così piatto, in assenza di vento e senza aver impattato contro gli scogli.
Venuto a conoscenza del fallimento del piano, Nerone fu preso dalla paura; infatti se fosse trapelato che era lui il mandante del tentato omicidio avrebbe rischiato di perdere il suo potere a causa di un conflitto, iniziato proprio da sua madre. E così convocò i suoi consiglieri, Afranio Burro e Seneca. Burro gli suggerì di non sbarazzarsi della madre con l'aiuto dei pretoriani in quanto questi non avrebbero mai commesso un tale omicidio poiché legati alla sua famiglia e fedeli quindi ad Agrippina.
Suggerì, invece, di chiedere ad Aniceto di terminare quanto iniziato. L’entourage di Nerone, con l'arrivo a corte del messaggero che portava all’imperatore la lettera di Agrippina, finse che questi volesse uccidere Nerone per conto della madre stessa e che successivamente la donna si sarebbe suicidata per evitare un'umiliazione.
LA MORTE
Aniceto circondò con i soldati la villa di Agrippina e irruppe in casa, sfondando la porta. Fece uscire tutti i presenti e, una volta arrivato nella camera della donna, la trovò con un’ancella, quando anche questa se ne andò, lasciando Agrippina totalmente sola, i sicari circondarono il suo letto. Il trierarco Erculcio la colpì violentemente sul capo con un bastone, poi Aniceto comandò al centurione Obarito di colpirla al ventre con una spada. Dopo la morte della madre Nerone, avendo piena possibilità decisionale, non si pose più limiti e agì in piena autonomia, senza pensare alle possibili conseguenze delle sue azioni.
Questa fu la violenta fine di Agrippina, uccisa per in quanto madre e per l’importante influenza e controllo esercitati sull’imperatore. Non venne mai resa pubblica la notizia del suo assassinio ma si diffuse la voce che si fosse suicidata in segno di pentimento per aver tentato di uccidere Nerone.
Il figlio, spargendo voci su di lei, la calunniò anonimamente dopo la sua morte, pubblicamente invece mantenne un atteggiamento sofferente per nascondere il “diu meditatum scelus” (delitto a lungo meditato).