Claudia Ottavia - All'ombra dell'imperatore
di Tabatha Brustoloni Grasselli, Eva Amici, Vittoria Turchetto, Irene Dei Rossi e Matilde Marchetti
Claudia nasce da Messalina e Claudio, donna la cui fama di meretrice è arrivata sino ai tempi moderni, e già da piccola deve convivere non solo con il potere, ma anche con la crudeltà della morte. Quando ha solo otto anni, la madre inscena, durante un banchetto, il matrimonio con Gaio Silio, importante politico romano, nonostante fosse appunto moglie di Claudio.
L'INFANZIA
L’Imperatore fino a quel momento ha chiuso un occhio su tutte le relazioni adulterine della moglie, ma non può tollerare un affronto simile, che va a minare la stabilità del suo potere e condanna Messalina e il suo fittizio marito a morte. Claudia Ottavia ha otto anni e il padre fa giustiziare la madre Claudio non risparmia nemmeno la figlia dalla punizione per il comportamento di Messalina, e la fa esporre nuda di fronte alla casa materna per diversi giorni. L’Imperatore dubita che Claudia sia davvero sua figlia, visto il numero di amanti accolti fra le lenzuola dall’Imperatrice.
Ma il peggio deve ancora venire. L’anno seguente, Claudio sposa Agrippina Minore, madre di Nerone e nipote di Claudio stesso. Agrippina non si accontenta di essere Imperatrice consorte, vuole il potere per sé e per il figlio. L’unico modo per ottenerlo è uccidere il marito e far salire Nerone al trono. Per raggiungere lo scopo, è necessario muovere diverse pedine nel modo giusto; pedine che si muovono esattamente come progettato da Agrippina. A circa 13 anni, Claudia Ottavia sposa Nerone, che di anni ne ha 16, e finisce, senza volerlo, a far parte del gioco politico che porta il marito al potere a discapito di Britannico, suo fratello di sangue.
Nonostante la sua famiglia fosse coinvolta in intrighi e tragedie, come l’infame scandalo di Messalina, poco si sa della sua infanzia. Tuttavia, è probabile che abbia ricevuto un’educazione adeguata per una ragazza di famiglia aristocratica romana, con un focus su letteratura, musica e norme sociali. La sua infanzia sarebbe stata segnata dalla posizione elevata della sua famiglia e dai costanti giochi di potere della politica romana.
Ottavia, una bambina orfana di madre e con un padre assente è promessa in sposa a Lucio Giunio Silano, un giovane soldato aristocratico. Tuttavia, Agrippina Minore, già sposata due volte, interviene approfittando della situazione e convince Claudio, l'imperatore, a promettere Ottavia in sposa a suo figlio, Nerone. Per farlo, Agrippina manipola la situazione e accusa Silano di un presunto incesto con la sorella.
Claudio, debole e influenzabile da Agrippina, concede il matrimonio tra Nerone e Ottavia, rimuovendo gli ostacoli legali. La donna si serve del censore Vitellio per eliminare Silano, accusandolo di un eccessivo affetto per la sorella.
Agrippina mira a consolidare il potere di suo figlio, Nerone, attraverso l'adozione da parte di Claudio e il matrimonio con Ottavia, progettando di escludere il figlio legittimo di Claudio, Britannico, dalla successione al trono. La donna riesce a rimuovere gli ostacoli, incluso l'allontanamento di Ottavia dalla famiglia imperiale tramite un'adozione.
Nerone sposa Ottavia nel 53 d.C., ma il matrimonio è segnato dalle infedeltà di Nerone con altre donne, tra cui Poppea. Ottavia deve affrontare il dolore di perdere suo fratello Britannico, ucciso per ordine di Nerone, e il declino del padre Claudio, che muore in circostanze misteriose.
Agrippina, disprezzata da Nerone per il suo controllo eccessivo, viene gradualmente allontanata dalla vita politica. Nel frattempo, la relazione tra Nerone e Poppea si intensifica, minacciando la posizione di Ottavia come moglie dell'imperatore. Poppea, con il suo fascino e la sua intraprendenza, diventa una figura chiave nella vita di Nerone, mentre Agrippina scompare lentamente dal quadro.
La situazione di Ottavia è sempre più difficile, dovendo affrontare il tradimento di Nerone e la presenza di Poppea. La rivalità tra le due donne si intensifica, portando ad un crescente isolamento di Ottavia.
Nerone, l'infame imperatore romano, emerge come un abile manipolatore della realtà, capace di nascondere il suo odio dietro una facciata di dispiacere e di utilizzare il potere per eliminare chiunque minacci la sua posizione. La sua capacità di dissimulare è sottolineata dalla frase di Seneca "velare odium fallacibus blanditiis" per descrivere la tendenza di Nerone a coprire l'odio con l'inganno.
Il sovrano, isolato e sempre più solo nel palazzo, cerca di eliminare tutti coloro che potrebbero rappresentare una minaccia al suo potere, come Seneca, Afranio Burro e la stessa Ottavia. Ordina la morte di Rubellio Plauto e Fausto Cornelio Silla nel 62 d.C., una mossa strategica che, secondo Tacito, lo libera da potenziali minacce politiche.
La decisione di allontanare Ottavia è motivata dalla consapevolezza di Nerone dell'affetto del popolo per lei e dalla sua preoccupazione che Poppea, la sua nuova moglie, non sia ben accolta. Ottavia, discendente della gens che ha portato la pace a Roma, rappresenta una figura storica e carismatica. Nerone, tuttavia, la accusa pubblicamente di sterilità e incapacità di dare un erede a Roma.
Ci sono alcune divergenze tra le fonti riguardo alla tempistica degli eventi, con Tacito che indica una contemporaneità tra l'allontanamento di Ottavia e il matrimonio con Poppea, mentre Svetonio riporta undici giorni di differenza. Nerone, per giustificare il provvisorio allontanamento di Ottavia, la accusa anche di infedeltà coniugale, aggiungendo un altro strato di infamia alla sua figura.
Inoltre viene rivolta un'accusa di relazione con uno schiavo ad Ottavia, accusa che le fonti concordano nel considerare falsa e indegna. Tigellino, alleato di Poppea, conduce interrogatori pressanti alle ancelle di Ottavia.
Ottavia viene confinata in Campania sotto la custodia militare, apparentemente come misura precauzionale contro la presunta minaccia che rappresenta. Nerone dimostra così di essere disposto a utilizzare ogni mezzo per mantenere il suo potere, anche se ciò comporta l'umiliazione e l'allontanamento di coloro che potrebbero minacciare la sua autorità.
LE ACCUSE
Mentre Nerone, guidato e controllato da Seneca, iniziava brillantemente la sua vita pubblica come imperatore di Roma, Ottavia, mite e tranquilla, non partecipò mai alla vita dissoluta del marito. Bisogna ricordare che Nerone era sposato con figlia di Claudio per motivi politici e dinastici.
Iniziò qui il declino del potere che Agrippina aveva sul figlio il quale in poco tempo riuscì ad allentare il controllo della madre e dei precettori. Nerone progettò e portò ad esecuzione l'eliminazione di Britannico, che nel 55 morì avvelenato durante un banchetto per mano di uomini mandati dall'imperatore (cfr. Tacito, XIII, 15).
«In Agrippina il terrore e la costernazione si dipinsero con tale violenza sul volto che fu chiaro che ella ignorava ogni cosa [...], si vedeva strappare l'ultima carta nel gioco. [...] Anche Ottavia, per quanto ancora inesperta per l'età aveva imparato a dissimulare il dolore, l'affettuosa pietà, ogni sentimento dell'animo.» (Tacito, Annali, XIII, 12, BUR, Milano, trad.: B. Ceva)
Agrippina, furente si rivoltò per cercare di riappropriarsi del potere che le sfuggiva: teneva incontri segreti con amici e sostenitori e perfino con Ottavia, scatenando la reazione del giovane imperatore che estromise del tutto la madre dal palazzo. Nella vita di Nerone, poi, apparve Sabina Poppea: figlia di Tito Ollio, già amico di Seiano, caduto in disgrazia insi eme a questi.Lei prese il nome dall'avo materno Poppeo Sabino che aveva goduto di fama e dignità consolare ed era moglie di Rufrio Crispino. Si fece sedurre da Otone, amico di Nerone e futuro imperatore. Se sia stata Poppea a lusingare Nerone o viceversa è, naturalmente, materia di discussione; rimane il fatto che Nerone allacciò una intensa relazione con Poppea, Otone fu spedito in Lusitania quale governatore, Agrippina vide scomparire tutte le sue residue speranze. D’altra parte, Poppea
vedeva chiaramente che Nerone non avrebbe divorziato per lei da Ottavia finché l'aggrovigliata situazione della famiglia imperiale non si fosse delineata un po' meglio grazie alla scomparsa di alcuni dei personaggi che frenavano la libertà dell'imperatore.
Agrippina era una di questi. verrà uccisa nel 59 dal prefetto della flotta di Miseno ed ex precettore di Nerone, il liberto Aniceto. In realtà, non è vero che Nerone ordinò la morte di sua madre per poter ripudiare Ottavia e sposare Poppea. Nerone la fece uccidere per evitare che si formasse attorno a lei un nucleo di rivolta contro lo stesso imperatore. Fu un atto crudele, ma necessario per lui. Nel 63 Nerone e Poppea ebbero una figlia che però morì neonata. Solo Ottavia resisteva mitemente ma saldamente a frapporsi fra Poppea e Nerone; allora egli capì che doveva sbarazzarsi della moglie.
«pur viveva ritiratissima, insopportabile a lui perché era la figlia di Claudio e perché godeva delle simpatie del popolo. [...] Poiché vide che qualsiasi delitto ch'egli avesse compiuto era ritenuto nobile impresa, scacciò Ottavia, col pretesto della sterilità e subito sposò Poppea. [...] Costei costrinse uno dei servi di Ottavia ad accusarla di relazione amorosa.»
(Tacito, Annali, XIV, 59-60, BUR, Milano, trad.: B. Ceva)
Ottavia fu allontanata dalla corte ed esiliata in Campania sotto la sorveglianza di alcuni soldati. Tuttavia, la figlia di Claudio godeva del favore del popolo che si ribellò. Nerone si vide costretto a richiamarla a corte.
«Il popolo, lieto, salì al Campidoglio a venerare gli dei; rovesciò le statue di Poppea, sollevò a spalle quelle di Ottavia, e copertele di fiori le collocò nel Foro e nei templi.»
(Tacito, Annali, XIV, 59-60, BUR, Milano, trad.: B. Ceva)
La moderna storiografia è decisamente scettica sulla versione di Tacito, circa la descritta sostituzione delle statue di Poppea con quelle di Ottavia, operata dal popolo. Poppea era divenuta moglie di Nerone da pochi giorni e non ci sarebbe stato il tempo necessario per erigere alcuna statua alla nuova imperatrice. In ogni caso la rivolta durò poche ore. Nerone mandò i soldati a disperdere i ribelli e le statue di Poppea ritornarono al loro posto. Poppea si gettò ai piedi di Nerone implorando protezione da quelli che lei definì tentativi di omicidio da parte dei clientes di Ottavia, radunati per l'occasione.
Nerone, spaventato, visto che l'accusa di adulterio con uno schiavo non era stata confermata dai precedenti interrogatori delle ancelle, si rivolse nuovamente ad Aniceto convincendolo a "confessare" di essere stato l'amante di Ottavia. Diversamente dall'omicidio di Agrippina, questa volta non era necessario per il liberto usare la spada. Dimenticando una precedente "accusa" di sterilità, Nerone incolpò l'ex moglie di procurato aborto per coprire l'adulterio e la esiliò nell'isola di Pandataria. Tacito ci porge una drammatica e toccante descrizione dell'uscita di Ottavia da Roma. Nessun'altra donna che si avviasse all'esilio suscitò tanta pena. La gente ricordava Agrippina esiliata da Tiberio e, più recentemente, Giulia scacciata da Claudio. Queste però erano donne che già avevano vissuto una vita abbastanza lunga e piena.
L'ESILIO A PANDATARIA E LA MORTE
La fine di Ottavia è sicuramente una delle più tragiche di cui abbiamo notizia.
Sono molteplici le ragioni di questo destino crudele, come l’accusa di adulterio avanzata da Aniceto, ma siamo sicuri sia solo questa?
Nello scenario della sua morte apparve Sabina Poppea. Non si sa se sia stata lei a sedurre Nerone o il contrario, ma sappiamo invece che dal loro incontro la vita di Ottavia cambierà.
Aniceto la denunciò per adulterio e l’intenzione della donna di muovere la flotta contro l’imperatore in un colpo di stato per porre come princeps un uomo di sua fiducia. Il liberto era già noto all’imperatore romano infatti, nel 49 d. C. uccise
sua madre, Agrippina, che tramava di riconquistare il potere su Roma tolto in precedenza proprio da Poppea.
Per la figlia di Claudio non ci fu più niente da fare, la sua fine era ormai segnata e sapeva che gli artefici di quel destino che l’aspettava erano proprio suo marito e l'amante. Ottavia capì che per sposarsi legalmente ai due non era sufficiente il suo allontanamento da Roma, ma essi volevano invece la sua morte. Infatti, Nerone dopo poco la denunciò pubblicamente e la esiliò a Pandataria. Tra le accuse mosse dall’imperatore verso la moglie, ovviamente infondate, una delle più gravi è sicuramente quella di aver effettuato molteplici aborti per nascondere i suoi tradimenti.
Il 9 giugno 63 d.C. Ottavia fu stretta in catene e le furono aperte le vene in tutto il corpo, infine le venne inflitto il colpo di grazia per concludere quella vita vissuta nel lutto, le fu tagliata la testa ed essa fu mandata a Roma, dove venne vista proprio da colei che aveva ordinato la sua decapitazione, Poppea.
Tacito negli Annales scrive. “Così Ottavia fu relegata nell’isola di Pandataria. Nessun'altra donna costretta all’esilio destò altrettanta pietà di chi la vide partire...per Ottavia il giorno delle nozze era equivalso ad un funerale, perché condotta in una casa, dove non trovò che pianto; s’era visto strappare, col veleno, il padre e, subito dopo, il fratello, poi c’era stata una serva più potente della padrona e quindi Poppea, sposata a Nerone solo per la rovina di lei, sua vera moglie; infine, quell’accusa più terribile di ogni altra morte”.
Patì una pena maggiore della morte, l’accusa di tramare verso la sua stessa
famiglia. La sua esistenza fu sempre segnata dal dolore e forse la morte fu soltanto la liberazione di quei mali che l’avevano accompagnata fin dalla tenera
età.
Orfana di padre e madre, moglie di un imperatore ricordato nel tempo per la sua follia e vittima di una strategia politica, Ottavia rappresenta la figura di una
donna che con i modi soliti di quell’epoca riuscì a contrastare l’imperatore,
costretto ad avvalersi di false accuse per mantenere la sua autorità.
Ironia della sorte, Nerone morì in disgrazia all’età di trentadue anni, lo stesso giorno in cui era stata assassinata Ottavia.