Novità editoriali

Margherita Cassia, Ulpia Severina Augusta. Domina e dea, Roma 2022


Delle dodici Augustae vissute durante il cinquantennio della cosiddetta “anarchia militare” che caratterizzò il III secolo (235-284 d.C.) – Caecilia Paulina, moglie di Massimino il Trace, Furia Sabinia Tranquillina, sposa di Gordiano III, Otacilia Severa, coniuge di Filippo l’Arabo, Herennia Etruscilla, consorte di Decio, Cornelia Supera, moglie di Emiliano, Cornelia Gallonia, seconda moglie di Valeriano, Cornelia Salonina, sposa di Gallieno, Sulpicia Dryantilla, forse moglie dell’usurpatore Regaliano, Zenobia, vedova di Odenato (Regnum Palmyrenum), Victoria, madre dell’usurpatore Vittorino (Imperium Galliarum), Ulpia Severina, coniuge di Aureliano, e Magnia Urbica, sposa di Carino – ed elencate nella fondamentale prosopografia di Anne Kolb pubblicata nel 2010, Ulpia Severina risulta essere certamente una fra le più enigmatiche e meno note, anche se, sulla base della consistente emissione monetale a suo nome, molti studiosi hanno ragionevolmente ipotizzato che, dopo la morte del marito, ella possa aver persino governato da sola fino all’ascesa al trono di Tacito.

Francesca Rohr Vio, Powerful Matrons. New political Actors in the Late Roman Repubblic, Sevilla 2021


The mos maiorum stated that only men could hold magistracies and military office, operating in the spaces dedicated to the city’s politics — the senate, the popular assemblies, the courts, the Forum. Women, on the other hand, were obliged to conform to traditional behavioural models which excluded them from any form of political activity. Nevertheless, in the 1st century BCE, the emergency situation of the civil wars led some women to undertake political initiatives. This opportunity arose from the Roman matrons’ contingent need to represent and replace the men who until recently had managed the city’s politics, and to safeguard the ruling power among the families on which the oligarchic system was founded. Their contemporaries and subsequent historiographers often found ways to justify these women’s actions in order not to compromise their families’ reputations. To that end, certain legends, recast during the Late Republic and the Early Principate, identify authoritative precedents that would legitimise women’s initiatives in the present. This book studies the protagonists, the methods, the aims, the consequences, and the judgement of matrons’ political acts. The purpose of this study is twofold: on the one hand, it seeks to shed light upon a defining moment in the history of women; on the other hand, it aims to reconstruct a crucial aspect of the political history of ancient Rome.

Francesca Rohr Vio, Le custodi del potere. Donne e politica alla fine della repubblica Romana, Sellerio 2019


Nell’antica Roma le donne non ebbero mai ac­cesso alla carriera politica. Il modello di compor­tamento proposto alle matrone dal periodo arcai­co fino all’età imperiale le escludeva da qualsiasi partecipazione alla vita della comunità, identifi­cando nella casa la sede appropriata delle attività femminili. Nondimeno, tra la fine del II e il I secolo a.C., periodo segnato da lunghe guerre civili, gli uo­mini disertarono le sedi tradizionali della vita isti­tuzionale, e sempre più di frequente le residenze private divennero il luogo delle decisioni e le ma­trone si sostituirono ai loro uomini, intervenendo in questioni di stato. In circostanze eccezionali portarono le proprie istanze anche all’esterno, nei luoghi tradizionali della politica e pressoché esclusivamente maschili: le strade di Roma, il foro, gli accampamenti mi­litari. Diversi i contesti e le modalità della loro azione: la stipula o lo scioglimento di accordi ma­trimoniali, gravidi di ripercussioni politiche; l’e­ducazione dei figli ai valori familiari e collettivi; la custodia della memoria gentilizia; il consiglio ai propri uomini su questioni di interesse comune; le incursioni nella vita militare. Esito di un perio­do connotato da tratti di emergenza, tali iniziative non segnarono una svolta nella prassi politica ro­mana; tuttavia l’intervento normalizzatore di Au­gusto, sedate le guerre civili e instaurato un nuovo modello di governo, tenne conto di queste espe­rienze, che influenzarono la condizione e l’azione delle donne della famiglia imperiale.

A. Bielman Sanchez, I. Cogitore, A. Kolb (éd. par),

Agrippina Maggiore, una matrona nella politica della domus Augusta, 2019

Il volume indaga le trasformazioni nel ruolo sociale e pubblico delle donne nella nuova realtà istituzionale del principato attraverso la ricostruzione della biografia e dei legami politici di Agrippina Maggiore, nipote di Augusto. Tale prospettiva consente di illuminare i principali snodi di contrasto politico verificatisi all’interno e all’esterno della domus Augusta nelle fasi di ‘costruzione’ degli assetti dinastici del principato e di prima sperimentazione delle nuove dinamiche relazionali e cerimoniali ‘di corte’, valorizzando la dimensione ‘al femminile’. L’obiettivo di questo studio è verificare, attraverso il serrato confronto con una documentazione ricca e complessa, le linee di continuità ovvero di cesura fra le esperienze di opposizione politica animate da Giulia Maggiore e Giulia Minore, rispettivamente madre e sorella di Agrippina, e quella vissuta dalla protagonista, nel tentativo di far emergere dai dati disponibili non solo la natura, composizione e finalità del gruppo che si raccoglieva intorno alla matrona ma anche i profili di un’ideologia alternativa a quella professata dal nascente assetto istituzionale. Il volume concorrere, dunque, non solo alla ricostruzione del profilo biografico di Agrippina Maggiore ma anche a definire i gruppi politici che animavano la dialettica del tempo, ricostruendone l’identità, la struttura interna, gli obiettivi e la progettualità. Infine il volume si configura come contributo alla definizione delle dinamiche dell’azione politica al femminile nella prima età imperiale.

https://edizionicafoscari.unive.it/it/edizioni4/libri/978-88-6969-347-2/

Francesca Cenerini e Francesca Rohr Vio (a cura di),

"Matronae in domo et in re publica agentes - spazi e occasioni dell'azione femminile nel mondo romano tra tarda repubblica e primo impero",

Trieste, EUT Edizioni Università di Trieste, 2016, pp. 356, Polymnia. Collana di Scienze dell'Antichità. Studi di Storia romana

https://www.openstarts.units.it/handle/10077/12926

A. Bielman Sanchez, I. Cogitore, A. Kolb (éd. par),

Femmes influentes dans le monde hellénistique et à Rome, 2017

di questo volume è in corso di stampa una riedizione con aggiornamenti

Ce livre réunit des études sur les formes de pouvoir et sur l’influence qu’ont exercées des femmes, entre l’époque hellénistique et le Haut-Empire romain. Il examine dans un premier chapitre les situations de femmes proches des cercles dirigeants et qui furent tantôt bénéficiaires d’actions masculines, tantôt instrumentalisées par des hommes de leur entourage ; le second chapitre se focalise sur les rôles actifs endossés par des femmes, soit officiellement dans un cadre aulique ou sur la scène publique, soit plus discrètement à l’intérieur des demeures privées. Fondé sur la comparaison entre les deux civilisations, prêtant une grande attention à la terminologie employée par les sources, cet ouvrage conduit le lecteur à s’interroger sur les structures de pouvoir dans l’Antiquité gréco-romaine et sur la place accordée aux femmes dans ces structures.

L. Pellecchi, Tra processo e diritto materiale: la natura e la funzione dell'actio pro tutelae, in Studi in onore di Alessandro Corbino, a cura di I. Pirro, Lecce 2016, pp. 333-423

A. Buonopane, G. Cresci Marrone,

Patrone e liberti nella Transpadana romana, in Esclaves et maîtres dans le monde romain. Expressions épigraphiques des liens et relations(XXe Rencontre franco-italienne sur l’épigraphie du monde romain), Poitiers 18-19 septembre 2014.

F. Rohr Vio,

Dux femina: Fulvia in armi nella polemica politica di età triumvirale, in Viri militares. Rappresentazione e propaganda tra Repubblica e Principato, a cura di T.M. Lucchelli, F. Rohr Vio, Trieste EUT, 2015, 61-89.

http://www.openstarts.units.it/dspace/handle/10077/10821

F. Cenerini,

La donna romana. Modelli e realtà, Roma 2013 (seconda edizione)


La donna romana rappresentata dagli scrittori antichi o negli elogi funebri appare una figura ideale, matrona integerrima, sottratta al contatto con gli estranei. Viceversa, le donne «facili», quelle di condizione sociale ed economica inferiore, e le schiave, sono prive di qualsiasi statuto. Utilizzando diversi tipi di fonti, dalla letteratura alle epigrafi, il volume traccia il profilo della donna romana considerandola da tutti i punti di vista: il diritto e la famiglia, il matrimonio, l’educazione, il quotidiano (dall’abbigliamento all’acconciatura), i costumi sessuali, la religione e il lavoro. Ne emerge non un unico modello, ma tanti modi diversi di essere donna nella società dell’antica Roma.


M. G. Granino Cecere,

Il flaminato femminile imperiale nell'Italia romana, Roma, URBANA SPECIES. Vita di città nell'Italia e nell'Impero romano, 2, 2014.

Le flaminicae, ovvero le sacerdotesse delle Augustae e delle divae della domus imperiale, appartenevano all’élite della comunità municipale in cui svolgevano le loro funzioni: rivestire un ruolo nel culto imperiale costituiva una delle rare occasioni in cui una donna poteva uscire dalla sfera domestica e godere di particolare visibilità, per cui l’onore del flaminato era particolarmente ambito e riservato dunque alle figure femminili emergenti nella società locale. Nella consapevolezza della stretta relazione esistente tra vita religiosa e realtà locale nel mondo romano, tale sacerdozio è stato preso in esame nell’ambito definito delle regioni della penisola italica, un osservatorio del tutto particolare, ben distinto dall’Urbe così come dal contesto provinciale.

Il lavoro è strutturato in due parti, in stretta connessione tra di loro. Nella prima sono presi in considerazione i diversi aspetti del flaminato nella penisola: la denominazione del sacerdozio, la sua diffusione geografica e cronologica, l’ambito sociale di reclutamento, gli atti evergetici delle sacerdotesse nei confronti delle relative comunità e gli onori ad esse attribuiti. Nella seconda si susseguono schede prosopografiche per ognuna delle sacerdotesse finora note, attraverso un esame delle relative attestazioni epigrafiche, sottolineando le relazioni sociali ed economiche di ogni donna con le singole comunità municipali, onde osservare il diverso declinarsi del culto imperiale in ciascuna di esse.

Le flaminicae erano donne che celebravano per altre donne, le imperatrici e le principesse della corte imperiale, in un ruolo che le poneva, evento raro, in rapporto in qualche modo paritetico accanto agli uomini, i flamines, preposti al culto degli imperatori.

F. Rohr Vio,

Simulazioni e dissimulazioni augustee: Giulia Maggiore, una principessa in esilio, in Atti del colloquium Augusteum. Il "perfetto inganno". Augusto e la sua politica nel Bimillenario della morte, Torino 27 febbraio 2014, a cura di S. Roda, G. De Blasio, Torino, Loescher, 2014, pp. 74-88.

F. Rohr Vio,

La voce e il silenzio: il dissenso delle matrone al tramonto della repubblica, in Lo spazio del non-allineamento a Roma fra tarda repubblica e primo principato. Forme e figure dell'opposizione politica, Atti del Convegno, a cura di R. Cristofoli, A. Galimberti, F. Rohr Vio, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2014, pp. 95-115.

F. Rohr Vio,

Fulvia. Una matrona tra i signori della guerra, Napoli, EdiSes, 2013.

Fulvia, moglie di Publio Clodio Pulcro, di Gaio Scribonio Curione, di Marco Antonio, discendente di Publio Cornelio Scipione Africano e di Gaio Sempronio Gracco. Fulvia, una matrona, dunque, al centro di una rete di relazioni familiari gravide di implicazioni nella politica romana del suo tempo, il I secolo a.C. Una donna, tuttavia, non solo oggetto delle strategie di alleanza pianificate dagli uomini della sua famiglia, secondo una prassi consolidata e legittimata dal costume degli antenati, ma anche protagonista in prima persona della vita pubblica e della scena politica: attiva nell’amministrazione del suo patrimonio, nella politica intera ed estera dello stato romano, nella gestione di reparti militari come un comandante. Questo studio si propone di ripercorrere i tratti della complessa biografia di questo personaggio, simbolo del tempo della trasformazione in cui visse, ma anche di verificarne la definizione come antimodello in una tradizione storiografica strumentalmente delegittimante.

A. Valentini,

Matronae tra novitas e mos maiorum. Spazi e modalità dell'azione pubblica femminile nella Roma medio repubblicana, Memorie dell'Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti 138, Venezia 2012.

La documentazione letteraria, epigrafica, archeologica e numismatica codifica un'immagine della matrona romana che esclude la partecipazione politica diretta e istituzionalizzata per le donne, non prevista in nessuna forma dal mos maiorum. Gli autori antichi testimoniano, tuttavia, episodi in cui soggetti femminili, a livello individuale, ma più spesso collettivo, interferiscono nella vita pubblica dell'Urbe, attraverso iniziative di chiara valenza politica: tali vicende costituiscono il focus della ricerca che ha l'obbiettivo di definire le occasioni, le modalità nonché il significato di questa azione femminile e di verificare se tali vicende rappresentino episodi isolati connessi a contesti di eccezionalità o si configurino come momenti di un processo di evoluzione delle dinamiche sociali e politiche nella Roma medio repubblicana che progressivamente garantirono alle donne delle classi sociali più elevate margini sempre più estesi di partecipazione alla vita pubblica.