Lezione 25

Spazio come Informazione

16/01/2022


Lo Spazio come Informazione

Bruno Zevi – Libro

Varie epoche con diversi temi fondamentali su cui fa diversi excursus. La manipolazione dello spazio come tema fondamentale dell’architettura.

In Zevi, questo tema è molto forte perché lui era un grande appassionato dell’architettura organica, Aalto e altri grandi ma soprattutto, su tutti, Frank Lloyd Wright. In loro infatti è riconoscibile il tema dello spazio come centralità nel fare architettura.

Ovviamente il tema di che tipo di spazialità prende l’architettura cambia di epoca in epoca. Lo spazio di una chiesa bizantina ad esempio sappiamo riconoscerlo come uno spazio mono direzionato, separato in volumi; lo spazio barocco ad esempio è radicalmente opposto nel suo essere dilatato e con confini fluidi e laschi tra le parti. Lo spazio è centrale come tema di studio e di definizione.

Bruno Zevi è nato nel 1918 e muore nel 2000. Egli era un docente di progettazione che però ha sempre spinto molto sulla teoria. Sulla sostanza.

Credette molto nel tema della rivoluzione informatica.

Parliamo dello Spazio come Organo.

Immaginiamo un parallelismo tra architettura e medicina. Lo sguardo medico si concentra sull’organi comprendendo il rapporto “forma-funzione” di ogni organo. Quale funzione è collegata alla forma che un organo evolve. Un penserò positivista che porta alla formazione di alcuni specialismi professionali.

In architettura, in un certa fase almeno, diventa molto forte il rapporto forma-funzione. Ad alcune funzioni, sono necessaria alcune forme, pensiero positivista anch’esso appartenente al filone moderno e più precisamene del funzionalismo europeo.

Oltreoceano, questo va molto in sintonia col pensiero di Wright, il quale lavora spesso con la concezione organica tra spazio e funzione, il “problema” è che nella sua rivoluzione e innovazione, Wright generava funzioni nuove e quindi definiva forme nuove e poco riconoscibili ai più.

Il museo Guggenheim

Per Wright il museo è un percorso, un nastro di rappresentazione. La funzione rappresentazione deve andare all’interno dell’organo spirale e nastro.

Ad un certo punto, in medicina ci si accorge che non basta guardare al singolo organo, bensì al Sistema. Sistemi di ogni tipo sono presenti nel nostro corpo. Alla medicina organica si affianca e sovrappone la medicina sistemica (cautamente chiamata così)

Anche in architettura inizia quindi ad affermarsi un’architettura di Sistemi. Non c’è più la gerarchia e la separazione dell’organicità, bensì i sistemi si sovrappongono, si intrecciano. Coesistono contemporaneamente sistemi che riguardano vari fronti: Il rapporto urbano, i sistemi espositivi, il gioco plastico, il sistema costruttivo. Tutti processi che devono essere processati e ottimizzati in rapporto matematico con le altre.

È l’avvento informatico che rende possibile questa complessità e la sua gestione. L’informatica permette di mettere a sistema tutte queste voci.

I primi usi del calcolatore nell’architettura si vedono negli anni 50. In Italia, Luigi Moretti, uomo molto potente e di influenza, aveva accesso ai più prestanti calcolatori.

L’architettura di sistema

L’architettura di Ghery è l’architettura legata alle potenzialità espressive. È un’architettura che vive un’enorme facilitazione nel raggiungere risultati così complessi .

Il problema vero però è come fare il salto di paradigma. Non è fare l’IT per fare l’architettura più forte possibile. Il problema è quello di come fare a cambiare lo statuto dell’architettura. Come fare il salto i paradigma!

Osservando in sequenza il Guggenheim di Wright; quello di Gehry; e la nuvola di Diller+Scofidio, campiamo come le cose cambino e saltino chiaramente.

Il concetto di Modello

Il conetto di Reificazione.

Il concetto di protesi: superare limiti del corpo costruendo delle protesi. Ampliamenti del corpo e anche della mente, on gli strumenti scientifico-cognitivi. Nel tempo futuro o verso il passato (telescopi)

TUTTI QUESTI CONCETTI, CONVERGONO!

Convergono nello spazio come INFORMAZIONE – parliamone dal punto di vista cognitivo.

Ricordiamo il Tempo come definitore dello Spazio. Ricordiamo lo spazio da1 a 3 dimensioni e come possono esistere spazi a dimensioni minori (percezione) e dimensioni superiori alla terza, utilizzate ed esperite nella fisica e nella matematica.

Lo spazio non è qualcosa di oggettivo, ma è un costrutto mentale, che cambia nel tempo e nei rapporti con le culture e le conoscenze. Il concetto di sazio è diverso per un uomo preistorico, un uomo del I millennio AC o per un uomo rinascimentale e un odi oggi.

L’idea di spazio è mutevole. Cambia con l’evolversi della scienza e della tecnica in generale.

Oggi, per noi, una maniera importantissima di vedere, comprendere e vivere lo spazio, è attraverso il concetto di Informazione.

Marcos Novak

Non parlando espressamente dello spazio come informazione, ma chiedendosi se esistesse o meno lo spazio invisibile. Fa un’installazione alla Biennale di Venezia 201X di una macchia sospesa in cui sono presenti dei sensori. I sensori sono ciò che riempiono lo spazio invisibile e sensibile. Le mani che si muovono in questo spazio invisibile, viene captato e tradotto in delle variazioni audio e in delle produzioni video, che mutano in continuazione e istantaneamente.

È un esperimento semplice, ma che da un’ottima definizione che lo spazio è leggibile attraverso l’informazione.

Attacchiamo il problema dal punto di vista cognitivo:

Guardiamo il colore come sinonimo dello spazio. Domanda: Il colore esiste realmente?

Rispondiamo usando 3 categorie:

1. Il colore ha una valenza contestuale: La lettura e la visione del colore deriva dal interpretazione cerebrale del contesto in cui esso è situato e mostrato. (esempio Croce)

Allo stesso modo è osservabile la trasparenza. La quale nel Bauhaus era intesa come trasparenza oggettiva. In Jean Nouvel invece era…

2. Il colore è fisiologico: La costruzione dell’occhio definisce il colore. Gli uccelli ad esempio hanno una lettura del colore molto più ampia sicché il loro occhio contiene coni di colori. I mammiferi, la cui maggior parte deriva da animali notturni, ne ha solo due, mancando del colore (inutile al buio). L0’uomo ne ha 3

3. Il colore ha una valenza cognitiva: Culture e sviluppi socio ambientali diversi, definiscono la varietà e la percezione del colore. Gli eskimesi hanno più di nomi per il bianco. I popoli latini allo stesso modo ne hanno centinaia per il blu.

Allora alla domanda se il colore esiste, cosa possiamo rispondere? Che esistono le onde elettromagnetiche. Il colore, esiste solo come informazione, contestuale, fisiologico e concettuale. È proprio laddove il colore è colto da qualcuno di noi esseri pensanti, allora esso si trasforma da radiazione elettromagnetica a informazione!

Detto ciò, il salto si può fare immediatamente dallo Spazio! Lo spazio esiste? L materia esiste oggettivamente, ma lo spazio esiste solo come interpretazione dell’uomo.

http://www.arc1.uniroma1.it/saggio/PDFgratis/AntoninoSAGGIODisegnare50Invisibile.pdf

La lettura della informazioni dello spazio vuoto può essere fatta non solo attraverso i sensori ad esempio si può usare anche le onde. Il suono ad esempio, piò essere un’alternativa.

Un’altra, le scie degli aerei. Comprendere da dove parte a dove va una scia, ti dà modo di orientarti anche in un deserto.

Trasformatore lo spazio in informazione è stato fatto in principio con le stelle! Riconoscere nei primi millenni che una delle miliardi di stelle nel cielo, non si muove…ha definito il primo grande passo di paradigma. E come si fa a ricordare e segnare questa informazione? La indico, la segno nello spazio con un picchetto, poi con una pietre o un menhir…poi con una struttura come Stonehenge, un tempio e in avanti…