Lezione 3

Comunicazione Marsupiale: Informazione e figure retoriche della comunicazione in Architettura

08/10/2021


Figure retoriche

LA figura retorica. Strumento sintetico nato all’interno del linguaggio della tradizione classica. Esse perdono molto valore nell’epoca industriale, dove si cercava soprattutto la concretezza. Come nell’architettura così nella letteratura. Il linguaggio deve essere oggettivo.

Nella filosofia dell’epoca industriale, la logica e la matematica prendono il sopravvento sulla riflessione (da Russel a Wittgenstein). I linguaggi sono estremamente pratici.

L’architettura, si vuole presentare come macchina, come meccanismo (soprattutto nel razionalismo tedesco e sovietico)

Osservando la pubblicità

In epoca industriale il prodotto viene venduto attraverso la sua funzionalità. Si sostiene che il prodotto sia di valore perché sia “durevole, efficiente, più economico, ecc”. la pubblicità tende ad essere oggettiva.

Nell’epoca dell’informazione, la pubblicità è tutta soggettiva! Chi è target può comprendere anche de messaggi visuali apparentemente insensati agli occhi dei non consumatori.

In architettura

L’architetto danese Jorn Utzon nel 1955 vince il concorso per la progettazione dell’auditorium di Sydney. In giuria c’è Ero Saarinen, architetto americano di origine finlandese (autore del terminale di New York). Architetto di grande slancio sperimentale che spinge fortemente per la vittoria di questa opera per la vittoria del bando.

Opera è “strana” nel senso che si concentra soprattutto sul messaggio filosofico, emozionale e quindi soggettivo. La sua stranezza la porta ad essere anche non apprezzata dai grandi maestri suoi contemporanei.

Il processo creativo per Utzon è stato molto complesso, ricco di metafore ed immagini (il volo, la vela, il guscio) che finiscono per diventare simboli della città di Sydney. Il messaggio di slancio creativo e concettuale di Utzon però va perdendosi nei tempi non maturi in cui l’opera viene progettata (anni 60) e infine completata (fine anni 80).

Solo negli anni 90 la società inizia ad apprezzare e preferire l’informazione e la narrazione sulla funzionalità e la praticità oggettiva.

Negli anni 80 vari esponenti europei (Portoghesi in Italia) rompono il taboo dello stretto rapporto tra forma e funzione, ma lo si fa in forma nostalgica e stoicista verso le architetture passate, fino all’idea di ordine.

In architettura nel 1990 si afferma il Post-Modernismo. Si esalta l’architettura come proprietà dell’epoca corrente e quindi da fondere ai valori dell’informazione e della comunicazione

Daniel Libeskind a Berlino è il primo, nella progettazione dell’ampliamento del museo ebraico, a porre all’interno della sua architettura una serie di figure retoriche e metaforiche che lacerano il rapporto tra la funzione museale e immagine “classica” del museo. Soprattutto in pianta, c’è una commistione di un percorso lineare e di un percorso zigzagato e fortemente irregolare che suscita molte emozioni nella percorrenza.

Libeskind è il “vero campione” che da inizio alla narrazione emotivo simbolica nell’architettura. Il decostruttivismo, linee spezzate ed un’estetica violentemente contemporanea. Rientra in gioco la forma, rientra la metafora e tutti questi aspetti dell’architettura che erano stati rimossi dalle architetture razionaliste e funzionaliste.

Dopo poco, viene creato il museo Guggenheim di Bilbao, dalla mano di Frank Gehry. Osservando il Guggenheim di New York di Frank Lloyd Wright inaugurata nel 1958 (circa) si vede come la sua genesi è fondamentalmente funzionalista.

Nel 1997 si vede come l’opera sia totalmente metaforica e audace. Organizzazione è apparentemente senza senso, si sviluppa sotto ad un ponte decollando in una torre senza funzione. Linterno, è organizzato come una basilica decostruita.

Queste architetture della comunicazione sono poli di attrazione economica, che se non richiamano per la loro praticità, la loro bellezza funzionale in quanto musei efficaci, attraggono le masse e le menti più sensibili con l’emotività e le impressioni sensibili che esse suscitano e generano alla vista e con esperienza.

Steven hall, ad Helsinky, progetta tra l’edificio classico del parlamento, le molte opere di Aalto lungo il fiume e la stazione “eclettica” progettata dal padre di Hero Saarineen.

Holl è sempre molto oncreto nel suo progettare. Parte sempre e solo da presupposto molto concreti per il suo lavoro. Sovrappone due ordini differenti apparentemente per dialogare con i due fronti. Ma non è morfologia, bensì è una metafora che allinea con l’intreccio dei nervi ottici – chiamasi “Chiasma” (nome stesso del progetto). Chiasma sarà anche il nome del museo stesso.