Aniene Flows - Il Concept personale

Roma, novembre 2021. È un periodo questo in cui tutti noi ci stiamo ancora riappropriando dei nostri spazi, dei nostri modi di fare e di interagire, e in tal modo anche di noi stessi.

È una città che corre più veloce di prima e in modi più variegati di prima e noi abitanti cerchiamo di mantenere il passo. Un passo veloce che non ci è mai appartenuto e che non ci apparterrà mai forse. La città che oggi viviamo l’abbiamo ereditata da un passato che aspirava ad una razionale e matematica categorizzazione e parcellizzazione del mondo. La zonizzazione innalzava muri e recinzioni tra lo spazio cementificato e quello sterrato e ciò ci ha privato inesorabilmente del contatto con le nostre radici animali.

A questa tendenza si è coscientemente deciso di imporre un cambiamento. È il cambiamento è stato di paradigma. Oggi abbiamo iniziato a capire che il mondo antropizzato deve poggiarsi e tornare a fare i conti con la natura che circonda le nostre città e fare i primi passi per avviare un processo di “risarcimento” alla natura ma in verità noi stessi.

Allora che si colgano le occasioni offerte dai flussi e dalle rive del fiume Aniene per creare delle nuove parti di città che facciano da manifesto e da valvola di immissione in essa, di una natura fortemente presente e in contatto con gli spazi dell’uomo.

Che si ricamino spazi e luoghi per ritornare in contatto con la natura “semplice” degli animali “comuni” del cielo, dell’acqua e della terra. Che si dia spazio e si conviva in modo produttivo e sano financo con le specie microbiologiche! Esse, infatti, al pari della flora sanno essere anche degli alleati potenti nel pulire la nostra aria e la nostra acqua, nel nutrire i nostri suoli.

L’idea è anche e soprattutto quella di adottare soluzioni tecnologiche intelligenti utili a questo nuovo esperimento di convivenza a scale differenti. Un esempio è ad esempio è visibile in tecnologie idroponiche simili a Bit.Bio.Bot (https://www.photosynthetica.co.uk/bitbiobot), presentato alla XVII edizione della Biennale di Architettura.

Il vertical-farming componibile fa pensare a strutture che possano avere funzioni multiple ed essere a bassissimo impatto ambientale e palesare ai nostri occhi i nostri microscopici onnipresenti vicini.

Non solo questa convivenza produrrebbe un relativamente quantificabile miglioramento della vita degli esseri umani, ma fornirebbe ad esso anche un nuovo strumento di monitoraggio e analisi, creando un nuovo flusso di informazioni preziose in un periodo di grandi cambiamenti climatici.

I sistemi di alghe, infatti, avrebbero una partecipazione attiva al metabolismo della città, controllandone e monitorandone gli inquinanti; purificandone le acque; filtrandone l’aria; producendo biocarburanti e supportando la crescita di “super-food”.

Un’occasione questa per dar modo all’architettura di collaborare e venire in supporto, dell’esistente e misurabile (via satelliti ed IA) network naturale tra le specie di flora e di fauna microbiologica.

Ed è innegabile la necessità di utilizzare l’IT per dirigersi con interventi puntuali e adeguatamente calibrati, verso la visione blu e verde che è la volontà della nostra epoca.