Lezione 4

Strumenti cognitivi e strumenti operativi come sfida per ridefinire i confini dell'Architettura: l'esempio della nozione di paesaggio e della corda

13/10/2021


Ridefinire i confini di “Architettura”

Se Vitruvio ha espanso incredibilmente i confini dell’architettura del suo tempo con i suoi studi sull’antichità, oggi, l’assorbimento nell’architettura contemporanea delle altre discipline ad esse vicine e in collaborazione, ridefiniscono i veri e propri confini del concetto di architettura.

Nuove architetture che nella modernità pongono nuove sfide alle quali dare risposte nuove.

Facciamo due grandi esempi:

IL PAESAGGIO

Il paesaggio come rapporto tra architettura e suolo.

Paesaggio è la rappresentazione estetica, condivisa collettivamente e culturalmente, ma in costante evoluzione, di una parte del mondo.

Il paesaggio non è una cosa. È rappresentazione legato ad un’interpretazione culturale del mondo. Nasce da due affreschi dei fratelli Lorenzetti nel palazzo del governo di Siena (affreschi del buon governo).

Due paesaggi uno campestre e l’altro urbano. Il paesaggio toscano è il primo e quindi il più iconico. È un paesaggio fortemente legato alla presenza umana. Un paesaggio antropizzato per una collettività in cui si riconosce la collettività toscana. Un paesaggio che è un manifesto. Che va difeso, amato, riconosciuto!

Il paesaggio però evolve, idea di paesaggio va modificandosi e arrivano “altri” paesaggi dalla diversa e nuova forza estetica.

Piet Mondrian rappresenta un paesaggio moderno, dove tutto è funzionale, omogeneo, razionale e imbrigliato. Lui come altri hanno dato gli strumenti per le future e moderne idee di paesaggio, come il paesaggio futurista.

Come lui, Paul Klee, Jackson Pollock

Il salto di paradigma è ciò che fa evolvere la concezione delle cose.

Dalla rappresentazione in evoluzione del paesaggio, poi, si passa alla diversa programmazione del paesaggio industriale e in generale antropizzato.

Focus. In inglese “Landscape” è costruito da due parole: la principale è “Scape” ovvero visione, parola al quale si può attaccare una qualunque parola che ne definisce l’ambito.

Blur – Diller + Scofidio

10000 ugelli dotati di sensori che alla variazione di alcuni dati atmosferici, creano una “nuvola” artificiale di variazione variabile. L’opera nasceva per una informazione in cui L’Information Technology era centrale.

L’opera afferma una nuova idea di paesaggio. Un’idea lontana dalla situazione odierna, ma che sicuramente fa riflettere su dei paradigmi nuovi. Come, ad esempio, sono le visionarie architetture di alcuni architetti come Gehry e Hadid.

L’architettura vernacolare o rurale. Nasce dalla raccolta di opere fotografiche e studi di Giuseppe Pagano (cercalo sul sito del prof) che già le campagne italiane raccogliendo delle intuizioni sulle architetture che prive di intenzione vanno poi ad influenzare la volontà “intenzionale” delle architetture dapprima regionali e poi nazionali.

Perché fa questa operazione? Perché il paesaggio va vissuto. Il paesaggio è esperienziale come concetto e per poterlo comprendere bisogna assorbirlo e viverlo.

LO STRUMENTO

Innanzitutto un nuovo strumento rappresenta una criticità (vedi la prospettiva) e questa spinge a dare uno sguardo del mondo in maniera diversa. Sguardi che a volte fanno costruire dei paesaggi e delle estetiche molto molto diverse dallo stato di fatto.

Ad esempio, l’arrivo della macchina fotografica alla metà del 1800, si inizia utilizzando lo strumento alla maniera della pittura. A poco a poco però si è capito come questo nuovo strumento cambiasse il nostro punto di vista.

La fotografia dalla mongolfiera del fotografo Nadar cambia anche l’utilizzo da cavalletto statico dei primi esperimenti.

Il momento e istantanea sono i nuovi soggetti specifici di questo strumento (e non utensile) nuovo. Perché non utensili, perché questi sono veri e propri strumenti che cambiano il nostro sguardo.

Koyré definisce lo strumento come materializzazione dello spirito. Basta pensare allo strumento musicale, che permette l’estensione dello spirito attraverso di esso. Non solo di compiere un’operazione materiale o pratica.

Esistono strumenti “operativi” e strumenti “cognitivi”.

La presenza di uno strumento si solidifica e materializza attraverso l’architettura. In che modo? Noi non ci pensiamo, ma ogni architettura è generata da alcuni strumenti. Oggi, grazie a strumenti come le nuvole di punti, le curve parametriche e strumenti digitali che le adoperano, sono possibili alcune architetture inconcepibile senza questi strumenti.

Ma ciò è valido anche più addietro nel tempo:

I romani, nella composizione dell’accampamento cardo-decumanico, utilizzavano uno strumento a quattro penduli a forma di croce greca chiamato “Groma”, senza il quale non sarebbe stato possibile mantenere l’ortogonalità.

Allo stesso modo, non avremmo mai avuto le opere architettoniche brunelleschiane, senza lo strumento della “Prospettiva”, che viene a reificarsi nelle opere di Brunelleschi e dei suoi contemporanei e successori.

Il cannocchiale, è strumento per guardare il mondo dal basso verso l’alto. L’opera di Caravaggio potrebbe essere stata frutto dell’utilizzo della camera ottica. Da crisi a nuova estetica.

Alexander Poyré ha scritto riguardo alla definizione di utensile: è l’estensione di una capacità fisica del nostro corpo. Un martello, una pinza, un trapano, tutti estensione del nostro corpo

Invece definisce strumento come la materializzazione dello spirito, ma è chiaro che appartiene ad un livello cognitivo. È una sfida alle capacità tecnico espressive dell’essere umano.

Ma in che senso il cannocchiale è la materializzazione dello spirito? Perché è l’effettiva materializzazione di una volontà di crescita , di spinta all’esplorazione.

Lo strumento non è risolutivo di per sé, soprattutto all’inizio e se utilizzato in termini reazionari (vedi macchina fotografica). Quando la crisi è usta verso nuovi orizzonti e creando nuove estetiche allora è utile.

In italiano utensile e strumento sono molto simili, così anche in francese. Nella cultura anglosassone, l’utensile pratico “Tool” si carica di valori che superano di molto il concetto italiano di “Utensile”

Esempio: il fucile

L’arma nel consenso anglosassone si riflette nel concetto di libertà. Quindi, pur essendo un utensile, diventa in qualche modo strumento. Potremmo usare la parola “Arma” in maniera non pratica, ma metaforica, come per una Penna, un Libro, ecc

Il Pennsylvania Rifle è stata la prima arma, il primo tool per la conquista dell’America e quindi per il raggiungimento di un obiettivo “nobile” come la determinazione della volontà di un popolo, nonché alla difesa, lo sfamarsi. Il Tool diventa strumento di “Empowerment”. Il concetto quindi non è solo linguistico, bensì culturale e sociale. Ciò è ulteriore mattoncino, che sostiene e costituisce il moderno individualismo tutto americano.

Alcuni utensili però possono divenire espressione della persona, dell’anima, soprattutto nell’ambito della produzione artigianale, nonché in alcuni ambiti in cui gli utensili divengono forma d’arte ed espressione della personalità del suo fruitore, come nella pesca ed i suoi aspetti pratici più sfaccettati.