Il mio cuore batte italiano.

Il mio cuore batte italiano. (Mein Herz schlägt italienisch.)

Per me l’espressione “il mio paese” non sta ad indicare né il luogo in cui sono nata, né quello in cui vivo, bensì il luogo in cui mi sento a casa. È un posto piuttosto lontano, anche se si trova sullo stesso continente. Lontano, ma non abbastanza da essere irraggiungibile, tant’è che posso visitarlo più volte all’anno. Circa 822 chilometri di autostrada e strade di grande comunicazione attraverso le più belle montagne d'Europa: già il viaggio è di per sé una rivelazione e mi dà brividi di piacere lungo la schiena. Lo ammetto, impreco come uno scaricatore di porto quando devo procedere a passo d’uomo o addirittura mi ritrovo bloccata in un ingorgo. Ma del resto, non si vive sempre in corsia di sorpasso. In questi casi c'è più tempo per osservare i castelli, le residenze nobiliari e le rovine che costellano in gran numero i pendii e le gole, come perle sul filo di una collana, attraverso le Alpi e giù fino al Lago di Garda. Ve ne sono più di 400, e alcuni sfoggiano nomi illustri.

La sensazione di essere a casa comincia ad affiorare non appena mi avvicino alle montagne della regione alpina. Il percorso più breve per raggiungere la meravigliosa valle dell'Inn e il Brennero è infatti quello che passa per Garmisch-Partenkirchen e Seefeld. In bus turistico, in pullman internazionale o in auto, ho percorso questa strada innumerevoli volte. E ogni volta ho l’impressione che le montagne mi dicano: “Ma guarda, sei di nuovo qua? Non riesci proprio a stare senza di noi, vero?”

Hanno ragione, questi giganti che sfiorano le nuvole con la testa e di fronte ai quali noi esseri umani sembriamo formiche. Senza di loro non posso stare. Sua Maestà la Montagna chiama, e la sua più ardente ammiratrice accorre per renderle omaggio. Così le vette si sentono lusingate e mi risparmiano frane, valanghe e slavine. Già, perché la loro maestosità è insidiosa: basta un acquazzone o un sasso che rotola al momento sbagliato, ed ecco scatenarsi tutta la potenza distruttiva di questi giganti di pietra.

Finora le montagne sono state sempre gentili con me. Mi hanno lasciato scoprire le loro bellezze nascoste, così tante che per me il viaggio è già quasi una meta. E infine mi guidano, schierandosi ai due lati come un picchetto d’onore, fino al vero oggetto dei miei desideri: circondata dall'acqua in mezzo a catene montuose che si elevano verso il cielo, ecco Sirmione, la piccola penisola all'estremità meridionale del meraviglioso Lago di Garda. Le popolazioni che si stabilirono qui prima degli Antichi Romani apprezzavano già questo gioiello sulle cui rive sgorgano sorgenti calde e curative.

Nell’attimo stesso in cui imbocco il ponte che conduce alla città vecchia e al Castello Scaligero, la sensazione di essere a casa mi avvolge come un mantello. Nei vicoli stretti e accoglienti mi sento tutt’uno con ogni ciottolo del selciato, conosco uno ad uno tutti i vecchi ulivi e so come stanno le imponenti bouganville che attirano innumerevoli insetti con i loro fiori purpurei.

“Credi nella reincarnazione?” mi sussurrano le pareti delle Grotte di Catullo.

“Non ne sono sicura”, rispondo io facendo scorrere le mani sulle pietre chiare che nel corso dei tanti secoli della loro esistenza hanno visto sicuramente di tutto, dal tripudio gioioso delle feste ai peggiori drammi. Qui si percepisce il respiro della storia, e io lo inspiro profondamente mentre cammino. Più e più volte, come se anch’io fossi parte di queste pietre. Giunta proprio sulla riva, di fronte alle sorgenti calde, torno indietro. Mi soffermo davanti ai gusci vuoti di conchiglie depositati sulla spiaggia. Ogni volta. Li sento raccontare in un sussurro le meraviglie del lago mentre vengono accumulati lì dalle onde, accarezzandosi l’un l’altro con un lieve sciabordio. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, dalla notte dei tempi.

Ma ora è giunto il momento di far visita alla mia gelateria preferita. Poco dopo, eccomi lungo il fossato del castello con in mano un gigantesco gelato al puffo che sembra una montagna blu. Voglio godermi in santa pace questa dolce leccornia, ammesso che i gabbiani me lo consentano. Sono bravissimi a strappare dalle mani dei turisti tutto ciò che è commestibile. Ma con me non ci riescono, ci conosciamo troppo bene. Ormai gli abitanti del posto sostengono che è colpa mia se non è rimasto praticamente più nessun puffo. Il gelato alla fragola si fa con le fragole, quindi il gelato al puffo si fa con i puffi… basta! Con un gran sorriso mi metto in fila insieme ai turisti di passaggio che vogliono fare un giro in barca. Ormai non so più quante volte l’ho già fatto. I barcaioli parlano raramente il tedesco e in genere neppure l’inglese, quindi mi assumo volentieri il compito di tradurre in tedesco ciò che loro spiegano in italiano. Mi aiutano in questo sia il vocabolario che ho appreso finora, sia la mia conoscenza delle particolarità di questo magnifico lago.

Ogni volta che giunge il momento di partire, l'ultima passeggiata attraverso il fossato è per me come una camminata verso il patibolo. Ogni arrivederci suona al mio orecchio come se fosse un ultimo saluto, anche se so benissimo che tornerò. Subito le montagne iniziano a sussurrare e ad allettarmi: “Perché te ne vai? Resta qui e nasconditi nelle nostre grotte. Nessuno ti troverà”.

E ad ogni partenza sono sempre più tentata di accettare la loro proposta.

(Übersetzung von tolingo GmbH März 2022)


Il mio cuore batte italiano. (Mein Herz schlägt italienisch.)

Mit dem Wort Heimat verbinde ich nicht den Ort meiner Geburt, nicht einmal den, wo ich lebe, sondern jenen, wo ich mich zu Hause fühle. Dieser Ort liegt ziemlich weit weg, wenngleich auf demselben Kontinent. Jedoch nicht unerreichbar fern, sodass ich ihn mehrmals im Jahr besuchen kann. Rund 822 Kilometer über Autobahnen und Fernstraßen durch die schönsten Gebirge Europas, wo schon der Weg allein eine Offenbarung ist und mir wohlige Schauer über den Rücken treibt. Klar fluche ich wie ein Bierkutscher, wenn ich im Zuckeltrab fahren oder gar im Stau stehen muss. Das Leben findet halt nicht nur auf der Überholspur statt. So bleibt mehr Zeit, die unzähligen Burgen, Adelssitze und Ruinen an den Hängen und auf Klüften zu betrachten, die sich, wie Perlen auf einer Schnur, durch die Alpen und bis hinunter zum Gardasee ziehen. Über 400 sind es, von denen einige klangvolle Namen tragen.

Das heimatliche Gefühl beginnt sich zu regen, kaum dass ich in die Bergwelt der Alpen eintauche. Denn der kürzeste Weg ins wundervolle Inntal und zum Brennerpass führt über Garmisch-Partenkirchen und Seefeld. Ob mit dem Reisebus, dem Fernbus oder dem Auto – ich bin die Strecke schon unzählige Male gefahren. Und jedes Mal scheinen die Berge zu sagen: Na, bist du auch schon wieder da? Hältst es ohne uns wohl nicht aus?

Recht haben sie, die Giganten, die mit ihren Köpfen die Wolken berühren und uns Menschen ameisengleich erscheinen lassen. Ich halte es ohne sie wirklich nicht aus. Ihre Majestäten, die Berge, rufen und ihre glühendste Bewunderin erscheint, um ihnen zu huldigen. Dann fühlen sie sich geschmeichelt und verschonen mich mit Erdrutschen, Muren und Lawinen. Denn ihre Erhabenheit ist tückisch. Ein Regenguss oder ein rollendes Steinchen zur falschen Zeit genügen, um die Zerstörungskraft der steinernen Riesen zu entfesseln.

Bisher sind mir die Berge stets gewogen, lassen mich versteckte Schönheiten entdecken. So viele, dass der Weg schon fast ein Ziel ist. Doch am Ende geleiten sie mich, spalierstehend, bis zum eigentlichen Objekt meiner Begierde, das von Wasser umgeben inmitten von himmelstrebenden Gebirgszügen liegt – nach Sirmione, der kleinen Halbinsel am südlichen Ende des wundervollen Gardasees. Schon jene Völker, die vor den alten Römern hier siedelten, wussten das Kleinod zu schätzen, vor dessen Ufern warme, heilende Quellen entspringen.

Just in dem Augenblick, wo ich die Brücke zur Altstadt mit der Scaligerburg betrete, hüllt mich das heimatliche Gefühl wie ein Mantel ein. In den heimeligen, engen Gässchen bin ich eins mit jedem Pflasterstein, mit den alten Olivenbäumen auf du und du und weiß, ob es den imposanten Bougainvilleen gut geht, die mit purpurnen Blüten unzählige Insekten anlocken.

„Glaubst du an Wiedergeburt?“, flüstern die Mauern der Grotten des Catull.

„Weiß nicht so recht“, gebe ich zurück und lasse meine Hände über die hellen Steine gleiten, denen sicher von Freudenfesten bis zu schlimmsten Dramen nichts unbekannt geblieben ist, in den vielen Jahrhunderten, die sie schon hier stehen. Sie atmen Geschichte aus, ich ein, wenn ich hier wandle. Immer und immer wieder, als sei ich ein Teil von ihnen. Direkt am Ufer, den heißen Quellen zugewandt, gehe ich zurück. Bei den angespülten leeren Muschelschalen mache ich halt. Jedes Mal. Ich höre sie flüsternd von den Wundern des Sees erzählen, wenn sie leise aneinanderschabend von den Wellen umgeschichtet werden. Tag für Tag, Jahr für Jahr, seit ewigen Zeiten.

Spätestens jetzt ist es für mich an der Zeit, meine Lieblingseisdiele aufzusuchen. Augenblicke später stehe ich mit einem gigantischen, an einen blauen Berg erinnernden, Schlumpfeis am Burggraben, wo ich in Ruhe die süße Leckerei genießen will. Falls mich die Möwen in Ruhe lassen, die es perfekt beherrschen, Touristen alles Essbare aus den Händen zu reißen. Bei mir bisher ohne Erfolg. Wir kennen uns wohl schon zu gut. Einheimische behaupten inzwischen, ich sei schuld, dass es kaum noch Schlümpfe gebe. Erdbeereis aus Erdbeeren und Schlumpfeis aus Schlümpfen – basta! Mit einem breiten Grinsen reihe ich mich in die Schlange der Tagestouristen ein, die einen Bootsausflug machen möchten. Ich zähle schon lange nicht mehr, zum wievielten Mal. Da die Bootsführer selten Deutsch sprechen, meist nicht einmal Englisch, übernehme ich es gern, deren italienische Erklärungen ins Deutsche zu übersetzen. Soweit reicht mein Wortschatz inzwischen und auch meine Kenntnis von den Eigenheiten des herrlichen Sees.

Immer, wenn der Abschied kommt, ist der letzte Gang über den Wassergraben, für mich, wie einer aufs Schafott. Jedes arrivederci klingt in meinen Ohren wie ein allerletzter Gruß. Dabei weiß ich genau, dass ich wiederkommen werde. Sogleich beginnen die Berge, zu flüstern und zu locken: „Warum gehst du weg? Bleibe doch einfach hier und verstecke dich in unseren Höhlen. Niemand wird dich finden.“

Und mit jedem Abschied bin ich mehr versucht, das Angebot einfach anzunehmen.