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Questo sito è dedicato a tutti quelli che vivono la moto non solo come mezzo di trasporto e che considerano più importante il viaggio piuttosto che la meta finale

Ecco la mia storia e le moto che mi hanno accompagnato in questi anni

1992 - Piaggio Vespa 50

A 14 anni i miei genitori mi regalarono una Vespa 50 rossa, proprio come quella in foto.

Non fu amore a prima vista, anzi non fu proprio amore, anche perchè oltre ad essere usata non era proprio un mezzo da sogno per un quattordicenne, ma per iniziare a prendere confidenza con le due ruote e soprattutto con le marce andava più che bene. (Vallo a capire a quell'età)

Feci parte dell'estate ad esercitarmi nei piazzali con mio padre, per poi usarla per andare a scuola durante l'anno. Ricordo che frenavo solo ed esclusivamente col freno posteriore, che era a pedale, lasciando lunghe strisce di gomma sull'asfalto e necessitando di parecchio spazio per fermarmi, meno male la velocità di punta era solo 59 km/h di tachimetro.

La usai alcune volte per uscire con gli ex compagni delle medie scooterati, ma mi resi subito conto di quanto fosse inadeguata rispetto ai vari MBK Booster dei miei amici.

Al liceo conobbi un ragazzo con una splendida Aprilia Futura 50, che contagiò con la passione della moto un altro compagno, il quale si presentò pochi giorni dopo con un'Aprilia Sintesi Replica 50.

A questo punto la voglia di moto si impossessò di me e la povera Vespa rossa venne rimpiazzata.

1993-1994 - Aprilia Europa 50

Nonostante i miei risultati scolastici non fossero proprio entusiasmanti riuscii a farmi comprare una splendida Aprilia Europa 50, usata, viola metallizzato, anche se mi sarebbe piaciuta di più color carta da zucchero, ma dopo averne viste molte optai per quella tenuta meglio a scapito del colore.

Ricordo che ci misi ben poco ad abituarmi al cambio a pedale, con sole 3 marce non era difficile, e ancora meno a cominciare a frenare con l'anteriore, tutt'altra cosa rispetto all'avantreno della Vespa.

Con questa moto si che ci andavo a scuola volentieri, dopo il primo anno cambiai addirittura la marmitta montando una Arrow, nonostante già facesse i 90 km/h, aumentando il baccano piuttosto che le prestazioni della moto.

L'anno successivo cambiai scuola e amici, ma grazie al peso contenuto, in quanto era sprovvista di carena e qualunque altro pezzo superfluo, nessuno poteva competere con le mie prestazioni, nemmeno le nuove Aprilia RS tenevano il mio passo, tantomeno i Malaguti Fifty Top o gli scooter Aprilia SR.

Pensai di tenermela per tutta la vita, ma dopo aver compiuto 16 anni cambiai magicamente idea.

1994-1997 - Cagiva Mito 125 Denim

Prima ancora di prendere la patente convinsi i miei genitori a comprarmi il 125. Avrei voluto scegliermi un'Aprilia RS 125, ma usate costavano troppo, allora scelsi la Cagiva Mito, che comunque era la più veloce sul mercato, grazie anche alle sue 7 marce, e di usate se ne trovavano molte.

Mi sarebbe piaciuta l'edizione Eddie Lawson, ma era troppo nuova per trovarla a buon prezzo, allora convinto da mia madre scelsi la versione Denim, una colorazione particolare e molto diversa dal rosso, colore di praticamente tutte le Mito viste fino a quel momento.

Iniziai a frequentare altri appassionati e grazie a loro cominciai ad usare la moto anche fuori città. Infatti qualche domenica si andava a Lecco, poco distante, ma per cominciare andava bene (oltretutto ancora col foglio rosa non potevo fare molto di più).

Presi la patente riuscendo a completare l'esame con la Mito, sfido chiunque a fare l'otto senza buttare giù i birilli dato il poco sterzo di cui era dotata la moto.

A breve anche gli altri compagni di scuola iniziarono a cambiare moto, praticamente tutti scelsero le Honda NSR 125, ben più lente della mia, ma dannatamente più affidabili.

Usai veramente tanto questa moto e non mi feci fermare nemmeno dalle numerose cadute, per fortuna tutte senza conseguenze fisiche. Dopo l'ultima di queste fui costretto a cambiare le carene ed essendo introvabili quelle con colorazione Denim feci diventare la moto una Mito Lucky Explorer.

Andai in moto due estati a Sestri Levante e non potendo percorrere l'autostrada feci solo la strade statali. Ci impiegai ore ed ore perdendomi più volte, ma il senso di soddisfazione una volta arrivato a destinazione, una volta anche sotto l'acqua battente fin da Milano, fu impagabile.

Compiuti 18 anni scelsi l'auto e dovetti vendere la moto, per fortuna però ogni tanto riuscii ad usare la Honda CBX 750 di mio padre, brutta e pesante, ma emozionante di motore, sapevo che un giorno la passione per le 2 ruote avrebbe prevalso su quella per le 4 ruote.

2000-2001 - Kymco People 150

Dopo una parentesi di 3 anni senza moto mi riaffacciai al mondo delle due ruote in un modo che mai mi sarei sognato ora, comprando uno scooter, esattamente il Kymco People. Avendo la patente A optai per la versione 150 cc, così da poter andare in autostrada all'occorrenza, anche se con una velocità di punta di appena 90 km/h.

Presi uno scooter per questione di comodità e soprattutto prezzo, sia per l'acquisto che per la gestione. Comodissimo per girarci in città, ma dopo un paio di tentativi di gite al lago di Como mi accorsi che mi stava veramente stretto, anche perchè continuavo a raschiare il cavalletto centrale ad ogni curva.

Il momento però non era dei più felici e dovetti tenere quel mezzo per più tempo di quello che avrei voluto.

In quegli anni mi capitarono diverse occasioni di auto usate, la più allettante fu una Alfa GTV 3000 cc ad un prezzo stracciato, ma quando ne parlai con un collega motociclista, proprietario di una spaventosa Honda CBR 900, per avere un consiglio lui mi rispose con le seguenti parole: "Nessuna auto per quanto veloce sia ti potrà mai dare l'emozione di guida che ti sa dare una moto".

A posteriori devo proprio ammettere che aveva ragione, fu da quel giorno che cominciai a diventare un motociclista.

2002-2003 - Kawasaki ZZR 600

Appena messo da parte qualche soldo e venduto lo scooter riuscii a comprarmi una delle moto che adoravo negli anni delle medie, la ZZR.

Rimase in ballottaggio con la Honda VFR 750 fino all'ultimo, ma la brutta fama del concessionario che trattava quell'usato mi fece optare per la Kawasaki.

Nonostante avesse già quasi 10 anni non li dimostrava, infatti l'estetica della ZZR 600 di quell'anno era praticamente invariata, cambiavano giusto le colorazioni.

Il motore era un portento, mi fu difficile abituarmi al tiro che aveva sopra i 7.000 giri e sicuramente una volta superata quella soglia la velocità cominciava ad essere troppo alta per girare in città, a meno di andare in 1° marcia.

Non ricordo come io e la Paoletta decidemmo di andare in Croazia in moto, probabilmente fu una sua idea. Questo tipo di vacanza ci piacque da subito; anche se abituati a vacanze itineranti con i nostri genitori questa esperienza ci fece vedere il viaggio da una prospettiva differente, dando ancora più importanza alla strada per arrivare a destinazione. Purtroppo però non sapevamo che a causa delle future esigenze lavorative avremmo dovuto aspettare 5 anni prima di fare un'altra vacanza insieme in moto.

2003-2005 - Suzuki SV 650S

Vista la pesantezza nell'uso quotidiano della ZZR e l'esigenza di avere un mezzo adatto anche al traffico cittadino (escludendo assolutamente lo scooter), decisi di spendere i pochi soldi che avevo per acquistare una moto, sempre usata, che fosse bella, recente e affidabile. La scelta si limitò ai due modelli che di prezzo ed estetica in quel periodo mi intrigavano di più, la Yamaha SZR 660 e la Suzuki SV 650 S. La scelta ricadde su quest'ultima soprattutto, perchè aveva quasi 30 cavalli in più, ma anche per la sua fama in quanto ad affidabilità del motore.

Di estetica mi fece impazzire da subito, ne trovai una del 2000 blu metallizzata come quella in foto e una volta provata rimasi colpito dall'erogazione del motore, veramente sfruttabile in strada. Anche la maneggevolezza mi colpì in maniera positiva, infatti rispetto alla ZZR sembrava una bicicletta.

Per comodità nell'uso cittadino montai il bauletto, ma lo tolsi dopo circa un anno, perchè dopo aver conosciuto i ragazzi del sito sv-italia.it cominciai a frequentarli e a partecipare ad eventi organizzati dal forum, alcuni dei quali si svolgevano in pista, ma più che altro mi vergognavo di quel catafalco aggrappato alla moto.

Acquistai tuta in pelle, stivali, guanti e paraschiena (in pista era obbligatorio l'uso di questo tipo di abbigliamento), il casco già l'avevo. Fino ad allora non avevo mai usato protezioni di quel tipo per girare in moto, solamente giacche della Dainese che ne erano sprovviste e ovviamente il casco. (pensare che adesso non potrei fare a meno di giacca tecnica, guanti e stivaletti)

Il battesimo della pista fu ad Adria in occasione del Suzuki Motor Party 2004, nel quale mi distinsi più per il sound del mio nuovo scarico GPR che per i tempi sul giro.

Qualche mese più tardi partecipai al raduno nazionale organizzato da sv-italia.it sul circuito di Magione, nonostante mi divertii moltissimo mi assalì il desiderio di avere più cavalli per tenere il passo di quelli più bravi di me.

2005-Oggi - Suzuki TL 1000S

Quale poteva essere la moto migliore per sostituire l'SV? Scoprii che esisteva una Suzuki con l'estetica molto simile all'SV 650 S, ma 1000 di cilindrata, con quasi 130 cavalli, steli rovesciati ed iniezione. Quindi anche se stavo prendendo in considerazione la Honda VTR 1000 F alla fine decisi di rimanere in casa Suzuki, visto che con l'SV mi trovavo veramente bene e quello che avevo bisogno era solamente più potenza. Per questioni di prezzo dovetti acquistare una moto di 2 anni più vecchia di quella che stavo vendendo.

Questa è la moto con la quale mi trovai meglio in assoluto, non facile da guidare e con un motore che potrei definire "infinito", una vera soddisfazione cavalcarla.

In pista cominciai a sopperire alla mancanza di "talento" nelle curve con l'accelerazione bruciante, ma anche il divertimento in frenata era assicurato, grazie alla precisione dell'avantreno "granitico". Al Suzuki Motor Party del 2005 sulla pista di Misano, quando ancora si girava al contrario, ovviamente mi "mangiai" tutte le SV 650, facile con tutti quei cavalli in più, ma sorprendentemente riuscii a staccare anche le nuove SV 1000 S con una facilità disarmante, nonostante il loro motore fosse derivato da quello del TL1000.

Pensai di tenermi questo gioiellino a vita, ci andai perfino in chiesa al mio matrimonio, dopo averle regalato un radicale upgrade sia funzionale, accorciando i rapporti e montando scarichi aperti in carbonio, sia estetico, riverniciando le carene di nero con strisce oro bordate di rosso, montando il monoposto in vetroresina e porta targa regolabile.

La usai in ogni situazione, ma vista la scomodità alla quale era costretto il passeggero decisi di affiancarle un'altra moto prettamente turistica, dovevo solo scegliere quale.

Purtroppo con gli anni la usai sempre meno, nonostante i soldi spesi per cambiare il mono e l'impianto frenante, ma il sapere di possederla ancora anche se inutilizzata mi rassicura.

2007-2010 - Suzuki V-Strom 650 Traveller

La scelta della moto turistica cadde subito sulla V-Strom 650, soprattutto perchè il motore era lo stesso dell'SV "riempito" ai bassi e più parsimonioso nei consumi.

Fu la prima moto che acquistai nuova, scooter a parte, e scelsi la versione Traveller, che aveva di serie il bauletto 46 litri, paramani e puntale.

Anche sul colore non ebbi dubbi, nera opaca.

Da guidare non era certo divertente, essendo la prima volta che guidavo una moto senza semi manubri ricordo che fu quasi uno shock sentire l'avantreno così scarico.

Per fortuna riuscii ad ovviare al "galleggiamento" dell'anteriore abbassando la piastra del manubrio di qualche centimetro sfilando le forcelle e aumentando il precarico del mono, peccato solo che quest'ultima manovra allontanò ulteriormente i miei piedi da terra (con le gambe corte non era il massimo una volta fermi).

Prima di partire in vacanza aggiunsi: barre paramotore, parabrezza, valigie laterali comprese di attacchi e presa 12V con navigatore satellitare (Vedi foto moto equipaggiata).

Negli anni aggiunsi anche i faretti supplementari, la griglia pararadiatore, il copriserbatoio Bagster con borsa. Cambiai il bauletto posteriore per uno da 52 litri, feci scavare e imbottire con il gel la sella, in modo da arrivare meglio a terra coi piedi, e come tocco estetico sostituii i vetrini delle frecce con quelli trasparenti, trasformando una moto ottima per viaggiare in una moto perfetta per viaggiare (Vedi foto moto equipaggiata).

Il cambio gomme da Bridgestone a Continental la fece migliorare radicalmente a livello di guida, finalmente riuscii a divertirmi in curva senza sentire il peso della moto, grattando le pedaline sull'asfalto ad ogni curva.

Fu fida compagna di ben 4 vacanze estive e di altre avventure, pur senza mai convincermi fino in fondo.

2011-Oggi - BMW F 650 GS 30°Anniversary

La Paoletta aveva preso la patente da ormai un anno, io avrei voluto tornare in sella al TL e avevamo in programma il viaggio a "Capo Ovest", necessitavamo una moto più versatile rispetto al V-Strom, che col suo peso era ingestibile per una donna, quindi iniziò la caccia.

Sulla carta la Kawasaki Versys 650 sembrava la scelta migliore, ma dopo averla provata la scartai (seduta alta da terra e distribuzione dei pesi simile al V-Strom).

A dicembre però mi "accorsi" della BMW F 650 GS, orrenda nei colori di serie, ma stupenda con la colorazione speciale 30° Anniversary. Costava più cara delle concorrenti, ma era l'unica moto abbastanza leggera e bassa di sella da essere ben gestita da una donna, allo stesso tempo prometteva bassi consumi e grande capacità di carico. In pratica sarebbe stata adatta alla Paoletta e perfetta per il viaggio in programma.

Riuscii ad accaparrarmi uno degli ultimi modelli di quella serie limitata, ovviamente full optionals in pieno stile BMW, a condizioni di prezzo molto vantaggiose, concretizzando l'acquisto in soli tre giorni da quando l'avevo vista per la prima volta.

Al momento del ritiro fui assalito da molti pensieri, non l'avevo provata in marcia, avevo paura di trovarmi male come sul V-Strom, ma per fortuna tutti i miei dubbi furono spazzati via nel giro di pochi chilometri.

Nella stagione 2011 la usai io, mentre la Paoletta continuò ad impratichirsi sulla sua Kawasaki ER5. La sfruttammo veramente tanto, uscimmo quasi tutti i weekend e anche grazie alla vacanza estiva di tre settimane tra Spagna e Portogallo alla fine della stagione il contachilometri segnava più di 17.000, mica male da febbraio a settembre.

La stagione 2012 non fu così ricca di opportunità per uscire in moto, ma la Paoletta si dimostrò subito a suo agio sulla F 650 GS, me la "prestò" solamente in occasione di un'avventura che decisi di fare in fuoristrada, esperienza snervante da non ripetere, sebbene riuscii a tornare a casa con la moto intatta a differenza di molti.

A maggio del 2012 decisi di tornare a guidare una moto sportiva, visto che ormai la F650GS era diventata la moto della Paoletta, ma inaspettatamente non fu il TL.

2012-2013 - BMW R 1200S

Convinto più che mai a tornare in sella ad una moto sportiva mi accorsi di quanto fosse scomodo il TL e soprattutto di quanti lavori avrei dovuto farci per riutilizzarlo in strada (cambio gomme, batteria, tagliando, revisione e controlli su forcelle e motore).

Vidi per caso un annuncio di un concessionario BMW che vendeva una stupenda R 1200 S nera, con pochi km, gomme nuove, scarico Akrapovic, sospensioni Ohlins, ABS, antifurto, manopole riscaldate nuove e soprattutto manubrio alto (ebbene sì, fisicamente non potevo più permettermi i semi manubri), più tutti i pezzi originali.

Capitai oltretutto nella "Settimana dell'usato BMW", quindi non ebbi a carico nemmeno il passaggio di proprietà oltre a poterla pagare in due anni a tasso zero, non potevo resistere.

Anche questo acquisto si concretizzò in un paio di giorni, d'altronde dopo la BMW HP2 Sport questa era la moto della casa bavarese che preferivo.

La prima uscita con gli amici fu shockante, non abituato al telelever non riuscivo a far curvare la moto come volevo, meno male almeno il tiro del motore e il sound dello scarico erano veramente appaganti, in più anche la posizione di guida decisamente comoda.

Per fortuna con l'utilizzo mi impratichii e le curve non furono più un problema, anzi una volta capito il comportamento della moto diventarono un punto di forza.

Nonostante la linea fosse già bella così sentii il bisogno di personalizzarla. Per prima cosa cambiai il cupolino, optando per uno fumè, poi fu la volta di aggiungere i parateste neri. Feci rifoderare la sella rendendola più comoda e meno scivolosa, cambiai le frecce con altre identiche ma coi vetrini bianchi, comprai la sella monoposto, smontai le pedaline del passeggero e come tocco finale installai due belle griglie sulle prese d'aria anteriori.

Riuscii in sole due stagioni a fare 10.000 km quasi sempre su strade magnifiche, oltre che in pista.

La vendetti ad un amico che alla prima uscita in cui la vide mi promise che se avessi dovuto venderla me l'avrebbe comprata al volo, un uomo di parola. Ormai sapevo che il tempo per andare in moto sarebbe diminuito drasticamente, sarei diventato papà a breve.