Francesco Borrelli in famiglia
Alfredo Borrelli e i ragazzi dell'IC Via Ceneda-Roma
Lo scorso 9 febbraio, nel teatro dell’istituto comprensivo via Ceneda, gli studenti e le studentesse della scuola secondaria hanno incontrato Alfredo Borrelli, figlio di Francesco, vittima di mafia nel 1982. I ragazzi hanno assistito ad un racconto dal vivo dell’esperienza tragica vissuta dal padre del testimone. Si tratta della storia di un elicotterista, maresciallo dei carabinieri, allora quarantunenne. Siamo nel paese calabrese di Cutro, in provincia di Crotone. La vittima si trovava fuori servizio nella piazza del paese, mentre andava a comprare una rivista di fumetti per il figlio. La giornata, che doveva essere tranquilla, si rivelò invece l’ultima per Francesco Borrelli dato che venne ucciso durante un attentato avvenuto quello stesso giorno. Nella piazza del paese era seduto al tavolo di un bar un boss mafioso, obiettivo dei killer, che invece riesce a nascondersi insieme al maresciallo dei carabinieri dietro alla serranda del bar. Francesco che aveva visto due fucili sbucare da una macchina cercò di far allontanare i civili e di fermare l’auto degli attentatori, finendo per essere colpito ad una gamba, morirà poco dopo in ospedale per dissanguamento. La cosa più sconcertante fu che solo una persona dei presenti lo aiutò mentre era a terra morente. Tante volte la sua famiglia aveva temuto per lui, durante le missioni in elicottero, in quegli anni segnati dall’Anonima sequestri e invece a strapparlo via alla sua famiglia, fu un pomeriggio qualunque, dove avrebbe potuto trovarsi chiunque di noi.
Ancora oggi in quella piazza non c’è alcun monumento o targa che ricordi l’evento. Quando doveva andare al liceo, Alfredo ha preso molte volte l’autobus lì nello stesso punto dove è stato ucciso il padre. Il processo che ne seguì non ebbe alcun risultato perché nessuno osò testimoniare. Qualche anno dopo ci furono degli indagati e si venne a sapere che un figlio e nipote di questi frequentavano la stessa scuola dove insegnava la moglie di Francesco. La donna avrebbe potuto cambiare scuola o classe, ma decise di continuare a lavorare con quei ragazzi, dando prova di grande integrità e coraggio. Alfredo, che all’epoca dei fatti aveva 7 anni, ora ha un figlio di 6 che porta lo stesso nome del nonno e come si usa oggi, ha moltissime foto con lui, mentre al confronto le sue foto ricordo con il padre sono poche.
Ha deciso di diventare testimone di Libera (associazione da anni attiva nella lotta contro le mafie) perché crede che parlare di questi eventi aiuterà a far capire che combattere la mafia sia un dovere di tutti. La storia di Francesco, come molte altre, sono poco conosciute, invece parlarne dà un senso al loro sacrificio, sacrificio di persone comuni non di ‘eroi’.
L’indifferenza può essere molto dannosa nel nostro mondo. Se vediamo qualcosa di ingiusto per strada, o anche molto semplicemente in classe, non rimaniamo impassibili, parliamone, cerchiamo di aiutare le persone che ne hanno bisogno, facciamolo per gli uomini, come Francesco Borrelli, e per l’esempio che ci hanno lasciato.
Parliamone per salvare, non restiamo indifferenti per salvarci. (Studenti 3A secondaria primo grado)
13 febbraio 2024