Breve profilo biografico dell’autore
Figlio di un pastore protestante, compie studi non regolari e appena può si dedica al lavoro come commesso in alcune case de L’Aja. Decide poi di intraprendere la carriera del padre, incontrando però ostilità e rifiuti. Nel 1879 inizia a disegnare, ma solo nel 1881, la sua passione diviene anche la sua professione. Prende spunto, soprattutto dalle pennellate di artisti famosi di quel tempo. Ridisegna immagini importanti per lui. Dal 1882 Van Gogh userà colori più chiari per dipingere. Nell’inverno del 1886 incontra Paul Gauguin, anche lui pittore, nella città di Pont-Aven. Nel febbraio del 1888, si trasferisce ad Arles, in Provenza, e invita Paul Gauguin a raggiungerlo, ma la convivenza è impossibile data la diversità dei caratteri e delle differenti idee sull’arte. Le incomprensioni sfociano nel tragico episodio del dicembre del 1888, quando dopo una discussione Van Gogh si mutila un orecchio, e dipinge un’opera in seguito a questo avvenimento (“Autoritratto con l’orecchio bendato”). Gauguin lascia Arles, e van Gogh nel
maggio 1889 entra volontariamente in un vecchio convento adibito a ospedale psichiatrico a Saint-Rémy-de-Provence. Lì produce molte opere mentre si sottopone a lunghe terapie riabilitative.
Si suicida il 27 luglio 1890, nel paese di Auvers-sur-Oise, una domenica, dopo essere uscito per dipingere nelle campagne che circondavano il paese come era solito fare. Aveva solo 37 anni. Oggi le sue spoglie riposano accanto a quelle dell’amato fratello Theo proprio lì ad Auvers-Sur-Oise, ultima tappa della sua tormentata esistenza.
Palazzo Bonaparte, sede della mostra
Visitare la mostra di Vincent Van Gogh offre anche la possibilità di ammirare uno dei più bei palazzi della Roma barocca. Palazzo Bonaparte è situato a Piazza Venezia. È aperto al pubblico in occasioni di esposizioni come quella in corso dedicata a Van Gogh. Venne costruito nel 1677 dall’Architetto Giovanni Antonio De Rossi per i Marchesi d’Aste, ma nel 1818 Maria Letitia Ramolino Bonaparte, madre di Napoleone, amante del suo stile architettonico, decide di vivere lì fino alla fine della sua vita. Con la sua posizione centrale, affacciato proprio su Piazza Venezia, il palazzo dona a Letitia la fortuna di osservare tutto l’antico mondo
romano “sotto copertura” grazie al cosiddetto ‘bussolotto’ ovvero il balconcino d’angolo verandato. In ogni stanza troviamo affreschi, dipinti e statue differenti che celano segreti e raccontano la vita di quello stupefacente e misterioso palazzo. Ad esempio, per onorare la famiglia Bonaparte, nell’atrio di trova una copia della statua del ‘Marte pacificatore’ di Antonio Canova, rappresentante proprio Napoleone, invece l’originale si trova alla Apsley House, residenza del duca di Wellington.
Kröller-Müller Museum
Il museo Kröller-Müller a Otterlo è una sorta di seconda casa per Vincent: lì sono custoditi 80 disegni e più di 180 dipinti; si tratta del museo con il maggior numero di sue opere. In esso è raccontata la storia del pittore olandese, tramite opere e testi (lettere).
Vincent van Gogh (1853-1890) è uno degli artisti più celebri del mondo, ma al suo tempo, non era famoso. Non vendette quasi nulla e dovette contare soprattutto sul sostegno finanziario del fratello Theo, proprietario di una nota galleria d’arte a Parigi. Il critico d’arte Henk Bremmer aveva sentito parlare di Vincent e lo considerava un artista in grado di trasmettere le sue emozioni dell’anima e consigliò a Helene Kröller-Müller di acquistare le sue opere. Tra il 1908 e il 1929, con il marito Anton, Helene acquistò tutti i suoi più famosi dipinti e li raccolse nel museo che porta il loro nome. La grande attenzione che hanno avuto i coniugi Kröller-Müller per le opere di Van Gogh ha influito molto sulla sua fama.
La mostra
Tra le opere più importanti presenti nella mostra romana in corso c’è “I mangiatori di patate” (aprile-maggio 1885; olio su tela, 82 x 114 cm; Amsterdam, Van Gogh Museum).
L’opera è nota in due versioni, entrambe risalenti allo stesso periodo. Prima di realizzarla Vincent era dell’idea di seguire le orme del padre e di divenire pastore protestante, ma dopo aver visto che un contadino aveva ben differenti condizioni sociali, perse tutte le speranze nella religione. Capì che i contadini vivevano dei prodotti che coltivavano, e in una lettera a Theo scrisse che, se bisognava dipingere un quadro raffigurante contadini, questo non sarebbe stato perfetto, ma sarebbe stato dignitoso solamente se avesse avuto l’odore di fumo, pancetta e patate lesse.
Sono inoltre esposte due versioni de “I Girasoli” (1888; olio su tela, 91 x 72 cm; Monaco di Baviera, Neue Pinakothek), una delle quattro create a Parigi e una delle sette dipinte durante il soggiorno ad Arles.” I Girasoli” sono una delle opere più significative di Van Gogh e sono anche il suo simbolo. I girasoli sono uno dei suoi soggetti preferiti anche perché domina il giallo, colore molto amato da Vincent. Come sempre accadeva nelle sue nature morte floreali, i fiori diventano una sorta di “pretesto” per fare ricerche sul colore ma anche per esprimere il proprio stato d’animo.
È in mostra anche la celebre “Notte stellata” (giugno 1889; olio su tela, 73,7 x 92,1 cm; New York, Museum of Modern Art). È una delle prime opere che il pittore realizza nel periodo in cui viene ricoverato per la sua malattia mentale all’ospedale psichiatrico di Saint-Rémy-de-Provence. Quest’immagine rappresenta la veduta notturna del paesino, così come filtrata dall’emotività del momento di Vincent. È rappresentato il luogo in modo molto lontano dalla realtà: un mix di rabbia, paura, felicità e malinconia.
Non si può non accennare poi a “L’autoritratto” dipinto nel settembre 1889 (olio su tela, 64x64, Museo d’Orsay di Parigi). Van Gogh dipinse un grande numero di autoritratti durante la sua carriera artistica e questo è considerato uno dei più affascinanti. Fu realizzato nel manicomio di Saint-Remy-de-Provence, quando il pittore si era appena ristabilito da una lunga crisi durata due mesi. A proposito di questa tela, Van Gogh scrisse al fratello Theo: “Noterai come l’espressione del mio viso sia più calma, sebbene a me pare che lo sguardo sia più instabile di prima”. Proprio riguardo allo sguardo possiamo dire che sembra trasmetta la sicurezza di saper trattenere il fiume di lava che è in lui.
Lungo il percorso colpisce “La camera di Vincent ad Arles”, (1889, olio su tela 57,5X74, Parigi, Museo d’Orsay). La stanza è molto semplice, poco arredata ma abbastanza accogliente e confortevole. Le pareti blu ghiaccio non ispirano accoglienza. C’è un semplice tavolino apparecchiato, due sedie, dei semplici abiti attaccati ad un rudimentale attaccapanni. Inoltre si nota, sulla parete di fondo, una finestra dove sembra filtrare una fioca luce del sole. Quindi si può capire che è una semplice camera come semplice era, dopotutto, il nostro pittore.
In “Terrazza del caffè la sera”, (1889, olio su tela, 81x65,5, Kröller Muller Museum, Olanda) Vincent dimostra di voler da tempo dipingere un notturno e del risultato è parecchio contento. Nella lettera alla sorella scrive proprio di voler continuare a dipingere di notte. Del dipinto gli piace soprattutto il contrasto tra il giallo della palazzina e il blu intenso del cielo scuro della notte. Oggi ci rimangono due esemplari di con questo soggetto: la prima è quella descritta in precedenza, la seconda è uno schizzo che si trova al Dallas Art Museum di Dallas.
“Natura morta con tavolo da disegno, pipa, cipolle e cera” (1888, olio su tela, 54x60, Kroller-Muller Museum, Olanda) è dell’anno precedente quello del suicidio. Van Gogh, dipinge questo quadro, semplice ma dal nome molto lungo. In esso si rispecchia tutta la semplicità del pittore e di quella che era stata la sua vita. Un tavolo logoro, una semplice tavola da disegno, le cipolle che non costavano molto, alla portata di tutti i poveri. Van Gogh non si vergogna e mette in mostra il suo lato povero come faceva all’inizio, però, c’è una differenza: prima lo metteva in mostra come qualcosa di oscuro, adesso come qualcosa di rimediabile e con colori chiari e vividi. Questo quadro sta a simboleggiare il profondo cambiamento di Van Gogh.
“Giardino del manicomio di Saint-Remy” (1889, olio su tela, Kroller-Muller Museum, Olanda) è stato creato a Saint-Remy, durante un lungo, e purtroppo anche ultimo, ricovero in manicomio. Solitamente Van Gogh veniva accompagnato da due inservienti a dipingere nel giardino e così, un giorno di primavera, dipinge questa visione fantastica dello scorcio del cortile fiorito, pieno di colore e di vitalità. Sarà tra gli ultimi dipinti che l’autore farà prima di togliersi la vita. (Livia Latini e Emma Nanni)
28 gennaio 2023