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L'unica cosa da fare è mettersi a correre in lungo e in largo sulla collina

da Se una notte d'inverno un viaggiatore, di Italo Calvino (1979). Einaudi, Torino. Pag. 135.

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Tutte le mattine prima dell'ora dei miei corsi io faccio un'ora di jogging, cioè mi metto la tuta olimpionica ed esco a correre perché sento il bisogno di muovermi, perchè i medici me l'hanno ordinato per combattere l'obesità che mi opprime, e anche per sfogare un po' i nervi. In questo posto durante la giornata se non si va al campus, in biblioteca, o a sentire i corsi dei colleghi o alla caffetteria dell'università non si sa dove andare; quindi l'unica cosa da fare è mettersi a correre in lungo e in largo sulla collina, tra gli aceri e i salici, come fanno molti studenti e anche molti colleghi. Ci incrociamo sui sentieri fruscianti di foglie e qualche volta ci diciamo: "Hi!", qualche volta niente perché dobbiamo risparmiare il fiato. Anche questo è un vantaggio del correre rispetto agli altri sport: ognuno va per conto suo e non ha da rendere conto agli altri.

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