seunanot13

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Non stacchi l'occhio dal libro da un aeroporto all'altro

da Se una notte d'inverno un viaggiatore, di Italo Calvino (1979). Einaudi, Torino. Pag. 211.

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Volare è il contrario del viaggio: attraversi una discontinuità dello spazio, sparisci nel vuoto, accetti di non essere in nessun luogo per una durata che è anch'essa una specie di vuoto nel tempo; poi riappari, in un luogo e in un momento senza rapporto col dove e col quando in cui eri sparito. Intanto cosa fai? Come occupi quest'assenza tua dal mondo e del mondo da te? Leggi: non stacchi l'occhio dal libro da un aeroporto all'altro, perché al di là della pagina c'è il vuoto, l'anonimato degli scali aerei, dell'utero metallico che ti contiene e ti nutre, della folla passeggera sempre diversa e sempre uguale. Tanto vale tenerti a quest'altra astrazione di percorso, compiuta attraverso l'anonime uniformità dei caratteri tipografici: anche qui è il potere d'evocazione dei nomi a persuaderti che stai sorvolando qualcosa e non il nulla. Ti rendi conto che ci vuole una buona dose d'incoscienza per affidarsi a congegni insicuri, approssimativamente guidati; o forse questo prova una inarrestabile tendenza alla passività, alla regressione, alla dipendenza infantile. (Ma stai riflettendo sul viaggio aereo o sulla lettura?)

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