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Se leggo non solo per dovere professionale?

da Se una notte d'inverno un viaggiatore, di Italo Calvino (1979). Einaudi, Torino. Pag. 240.

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Il nostro archivio è a vostra disposizione, — dice il Direttore generale. — Potrei farle vedere dei manoscritti molto rari, la stesura originale d'opere che sono arrivate al pubblico solo dopo esser passate attraverso il filtro di quattro o cinque commissioni di censura e ogni volta tagliuzzate, modificate, annacquate, e finalmente pubblicate in una versione mutila, edulcorata, irriconoscibile. Per leggere davvero bisogna venire qui, caro signore.

— E lei legge?

— Se leggo non solo per dovere professionale, vuol dire? Sí, direi che ogni libro, ogni documento, ogni corpo di reato di questo archivio io lo leggo due volte, due letture completamente diverse. La prima, in fretta, per sommi capi, per sapere in che armadio devo conservare il microfilm, in che rubrica catalogarlo. Poi, la sera, (io passo le mie sere qui, dopo l'orario d'ufficio: l'ambiente è tranquillo, distensivo, lei vede), mi sdraio su questo divano, inserisco nel microlettore la pellicola d'uno scritto raro, d'un fascicolo segreto, e mi concedo il lusso di centellinarlo per mio esclusivo piacere.

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