La descrizione delle fonti orali: alcune raccomandazioni

3. La descrizione delle fonti orali: alcune raccomandazioni

Nei paragrafi e capitoli precedenti, sono state fornite indicazioni per la raccolta, fin dalla fase di produzione, di quelle informazioni che, sono necessarie a garantire l'accesso futuro alle fonti orali, sia rispetto ai termini legali e materiali sia rispetto a quelli della ricerca storica.

In questo paragrafo, invitiamo il lettore a riflettere sulle modalità con le quali le fonti orali cambiano 'destinazione d'uso', passando dalla produzione – e dunque dall'uso specifico utile agli obiettivi e alle funzioni del soggetto che le crea in un determinato momento per propria necessità e che le usa per proprio riferimento, sia esso un ricercatore, un ente o una famiglia interessata a raccogliere le proprie memorie (cfr. par. 0.1 Fonti orali e archivi orali ) - alla conservazione, intesa come gestione di lungo termine utile all'accesso non solo nel presente ma anche nel futuro, per usi diversi da quello originario (usi invero ampi, e non sempre prevedibili).

Il momento della descrizione delle fonti orali è, pertanto, strettamente collegato alla loro conservazione di lungo periodo e al loro accesso da parte di terzi.

La conservazione delle fonti orali finalizzata a garantirne l'accesso futuro può essere compiuta dal soggetto che le ha prodotte o da altri (cfr. i successivi capitoli Conservazione e Cessione e acquisizione di archivi)

In ogni caso sarebbe opportuno seguire alcune raccomandazioni:

a) mantenere, quando possibile, la documentazione relativa alle fonti orali (i.e. schede di rilevazione, schede relative ai singoli documenti e tutti i documenti sonori, fotografici, testuali relativi alla singola rilevazione) collegata al complesso della documentazione del soggetto che ha prodotto le fonti orali, come già segnalato nel paragrafo precedente.

Nel caso di un ricercatore, la documentazione relativa alle fonti orali, per esempio, dovrebbe essere conservata (e quindi inventariata e descritta) insieme a quella della ricerca nell'ambito della quale le fonti orali sono state prodotte; se si tratta di una famiglia o di una persona i cui interessi principali non erano quelli della ricerca ma della memoria personale, sarebbe opportuno conservarle insieme all'archivio della famiglia o della persona che le ha prodotte; se di un ente, la documentazione relativa alle fonti orali dovrebbe essere conservata insieme alla documentazione relativa all'attività che ha motivato e dato luogo alle fonti orali medesime.

Le fonti orali, insomma, fanno parte di 'archivi correnti', 'complessi documentali in uso' ai quali sono strettamente collegate: tale legame andrebbe sempre tenuto vivo, garantendo la rappresentazione del contesto che ne ha motivato la creazione.

b) corredare la documentazione sopra individuata di strumenti di controllo e accesso

In Italia, le fonti orali sono 'tradizionalmente' descritte in termini catalografici (bibliografici) o archivistici.

Si raccomanda pertanto, quando si sceglie lo strumento per descrivere e rendere accessibile la documentazione, di tenere presente sia la tipologia della documentazione stessa (che potrebbe motivare un trattamento piuttosto che un altro) sia le risorse a disposizione del soggetto che conserva.

In particolare, la scelta di dotarsi di un 'catalogo' piuttosto che di un 'inventario' dovrebbe essere ponderata con l'aiuto di professionalità dedicate (archivista, bibliotecario, documentalista) che collaborano o lavorano negli istituti conservatori o nelle Soprintendenze archivistiche e bibliografiche regionali sul territorio di riferimento di chi produce e usa le fonti orali: nelle appendici proponiamo, a scopo informativo, le schede di descrizione promosse dagli istituti centrali del Ministero della Cultura e adottate da diversi soggetti conservatori (cfr. Appendici: Esempi di schede di descrizione adottate da istituti diversi).

Ultimamente, le tradizioni descrittive sono fortunatamente in una fase di condivisione e convergenza dei metodi. In particolare, esse prevedono che la risorsa (nel nostro caso la fonte orale, un oggetto complesso e pluridimensionale) sia descritta sempre e comunque in una rete di relazioni, sia in un contesto di descrizione bibliografica sia di descrizione archivistica.

Archivisti, bibliotecari, documentalisti, operatori degli istituti di conservazione dovrebbero essere in grado di individuare, nel confronto con chi ha prodotto e conosce un determinato insieme di fonti orali, le migliori tecniche e i migliori strumenti per controllare la gestione della documentazione e renderla accessibile (si veda il capitolo Accessibilità e valorizzazione): come si è già sottolineato, a prescindere dalla tradizione descrittiva di riferimento, le informazioni che nel paragrafo precedente si raccomanda di riportare nella scheda di rilevazione sono fondamentali per la creazione di strumenti di descrizione e consultazione efficaci per una più completa restituzione delle informazioni.

La compilazione della scheda in fase di rilevazione, così come l’adozione di vocabolari controllati e l’annotazione di dati relativi agli ‘agenti’, fornirebbe già uno strumento di controllo e di accesso alla documentazione fruibile anche da terzi e utile alla efficace tutela delle fonti orali.

La scheda di rilevazione si propone, quindi, di essere uno strumento efficace, se compilata almeno nei suoi elementi obbligatori, sia per il reperimento della documentazione al momento degli usi legati alle necessità della sua creazione, sia per la trasmissione e fruizione nel futuro. In vista di questo secondo scopo, in particolare, le schede di rilevazione intendono costituire una prima e solida base di partenza per una descrizione delle fonti orali che sia utile alla loro conservazione e accesso: le informazioni in esse fornite potranno costituire un valido punto di partenza per l’inventariazione o la catalogazione.

c) definire ponderatamente la conservazione e i relativi strumenti di controllo e accesso in base alle nuove finalità che si vanno ad attribuite alle fonti orali (non solo riferimento interno ma riferimento e consultazione pubbliche).

Nel caso in cui il soggetto che ha prodotto le fonti orali decida di affidare la conservazione della propria documentazione ad altri (per i soggetti conservatori si veda il capitolo Conservazione), dovrà avere cura di individuare il soggetto che, per missione istituzionale, appare il più idoneo a garantirne un’efficace tutela e valorizzazione. La scelta andrà fatta prendendo in considerazione gli aspetti delle fonti orali che si ritengono maggiormente rilevanti, quali, per esempio, il legame con il territorio di riferimento dei documenti prodotti o di chi li ha prodotti o, ancora, con l’ambito disciplinare in seno alla quale si colloca la ricerca. Anche in questo caso, il confronto con i documentalisti, i bibliotecari e gli archivisti degli istituti conservatori o delle Soprintendenze è fortemente raccomandato.