Digitalizzazione e conservazione a lungo termine
3. Digitalizzazione e conservazione a lungo termine
Le scelte relative alla digitalizzazione dei documenti sonori possono essere condizionate dal tipo di ricerca e di utilizzo che si prevede di farne, dalla qualità delle registrazioni originali, dalle risorse economiche e dalle attrezzature disponibili. Le indicazioni che diamo qui di seguito sono ispirate ai migliori standard.
Il metodo più sicuro per digitalizzare dei documenti sonori è rivolgersi a centri specializzati di comprovata esperienza, sia pubblici sia privati, che abbiano preparazione teorica e attrezzature adeguate tali da garantire un corretto processo di digitalizzazione che eviti i rischi di un errato o incompleto trasferimento dei dati e di danneggiamento dei supporti originali. Questi centri dovrebbero poter assicurare anche il restauro fisico dei supporti eventualmente danneggiati che spesso è necessario compiere preliminarmente per poter procedere alla digitalizzazione. In Appendice è riportato un elenco di centri specializzati nella digitalizzazione dei documenti sonori.
In ogni caso, sia che venga realizzata da un centro specializzato, sia che sia fatta autonomamente, la digitalizzazione dei documenti sonori dovrebbe avere come riferimento gli standard ormai consolidati, le cui specifiche tecniche sono descritte nei documenti tecnici pubblicati da IASA (IASA TC-04 per supporti audio; IASA TC-06 per supporti video).
In generale le accortezze da adottare riguardano le condizioni di esercizio e taratura degli strumenti di lettura, l’utilizzo di convertitori di buona qualità e il formato digitale di destinazione della copia che si sta producendo. La copia conservativa che si realizza durante la digitalizzazione deve essere la più fedele possibile all’originale e non deve contenere artefatti o modifiche del segnale originale neanche a fini estetici o di miglioramento dell’intellegibilità acustica.
In fase di digitalizzazione è necessario prestare attenzione ai formati digitali di destinazione e alla loro risoluzione. Le registrazioni del parlato dovrebbero essere trattate come le registrazioni musicali, che vengono archiviate in formato non compresso (wav o bwf) con frequenze di campionamento 48 kHz o 96 kHz (sino a 192 kHz) a 24 bit di risoluzione.
Ai fini della conservazione, è opportuno tenere almeno una copia localmente (su supporto ridondato come il NAS) e un’altra in un luogo differente, preferibilmente in un cloud sicuro. Può poi essere utile avere localmente anche una terza copia a più bassa risoluzione (mp3), finalizzata alla consultazione o fruizione, locale o attraverso il web.
Insieme ai documenti sonori digitalizzati vanno conservati i cosiddetti “metadati per la conservazione”, che permettono di valutare i parametri tecnici di una registrazione e attivare le misure appropriate per la gestione della conservazione; essi sono i dati relativi al supporto originale (il suo formato e il suo stato di conservazione), alle apparecchiature di riproduzione necessarie per il supporto originale e ai loro parametri, alla risoluzione digitale, le informazioni sul formato file e tutte le apparecchiature utilizzate, e agli operatori coinvolti nel processo.
Si raccomanda inoltre di conservare, insieme a ciascun documento sonoro digitalizzato, anche le scansioni o le immagini dei supporti e dei contenitori originali per l'identificazione degli stessi, in particolare se su di essi – come spesso accade – sono riportate informazioni relative al contenuto.
È buona prassi digitalizzare e conservare unitariamente, insieme ai documenti sonori, anche i documenti di corredo alle interviste (ad es. il consenso informato all’intervista e l’informativa sul trattamento dei dati personali) e gli altri prodotti intermedi della ricerca (ad es. fotografie, annotazioni, disegni), in modo tale da preservare il “vincolo archivistico”, cioè l’integrità, completezza e unitarietà dell’archivio.
La digitalizzazione mette in sicurezza i dati conservati su supporti a rischio ma non garantisce la conservazione a lungo termine dei documenti, perché non affronta il problema del refresh (copia su nuovi supporti, per prevenire la perdita di informazioni) e della migrazione in nuovi formati (per evitare l’obsolescenza, ossia il rischio che non esistano più i lettori necessari per il vecchio formato). Queste operazioni possono essere assicurate, con continuità e affidabilità, dai centri – istituti, biblioteche, archivi, mediateche, centri di documentazione – vocati alla conservazione delle fonti orali.
È quindi opportuno che i ricercatori indipendenti e i piccoli istituti di ricerca individuino i centri di conservazione a loro più prossimi per vicinanza geografica o affinità tematica, e prendano accordi per il deposito di una copia del proprio archivio di ricerca, comprendente le interviste, i documenti di corredo e gli altri prodotti intermedi.
Si ribadisce infine che, anche dopo la digitalizzazione, è opportuno conservare sempre e comunque i supporti analogici originali (p. es bobine o audiocassette).