TESTO E TRADUZIONE

Testo latino (v.564-588)

Respicio et quae sit me circum copia lustro.

(deseruere omnes defessi, et corpora saltu

ad terram misere aut ignibus aegra dedere),

[Iamque adeo super unus eram, cum limina Vestae (oltre)

servantem et tacitam secreta in sede latentem

Tyndarida aspicio; dant claram incendia lucem

erranti passimque oculos per cuncta ferenti.

illa sibi infestos eversa ob Pergama Teucros

et Danaum poenam et deserti coniugis iras

praemetuens, Troiae et patriae communis Erinys,

abdiderat sese atque aris invisa sedebat.

exarsere ignes animo; subit ira cadentem 2.575

ulcisci patriam et sceleratas sumere poenas.

'scilicet haec Spartam incolumis patriasque Mycenas

aspiciet, partoque ibit regina triumpho?

coniugiumque domumque patris natosque videbit

Iliadum turba et Phrygiis comitata ministris?

occiderit ferro Priamus? Troia arserit igni?

Dardanium totiens sudarit sanguine litus?

non ita. namque etsi nullum memorabile nomen

feminea in poena est, habet haec victoria laudem;

exstinxisse nefas tamen et sumpsisse merentis

laudabor poenas, animumque explesse iuvabit

†ultricis ? famam et cineres satiasse meorum”.

Talia iactabam et furiata mente ferebar,]






Traduzione di Rosa Calzecchi Onesti

Mi volto, cerco le forze che ancora ho con me.

Tutti m’avevan lasciato sfiniti, lanciandosi a terra

o il corpo gettando, disperati, nel fuoco.

[E dunque ero solo, quando nel tempio di Vesta

occultantesi, muta, appiattata in un angolo,

vedo la figlia di Tindaro; chiari gli incendi fan luce

ai miei passi erranti, agli occhi che frugano tutto.

Lei, l’odio dei Teucri temendo, pel crollo di Pergamo,

e le pene dei Danai e l’ira del primo marito,

lei, della patria e di Troia maledizione comune,

s’era nascosta e là presso gli altari oggetto d’odio sedeva.

M’avvampò fuoco nell’animo: una rabbia mi prese

di vendicare la patria cadente, di far scellerata vendetta.

“Sì, questa, incolume, Sparta e la patria Micene

Rivedrà, se n’andrà come regina in trionfo?

La casa, lo sposo riavrà, e i padri, e i suoi figli,

tra una folla d’Iliadi, scortata da schiavi troiani?

E Priamo è morto di spada? E Troia crolla ne fuoco?

S’è tante volte il dardano lido inzuppato di sangue?

Non così. È vero, non è memorabile nome

un assassinio di donna, non è vittoria gloriosa:

d’aver finito un tal mostro, però, d’aver fatta giustizia

mi loderò, godrò d’empire il mio cuore

di fiamma vendicatrice, saziando l’ossa dei miei!”

Questi pensieri agitavo e mi scagliavo con ira]



Traduzione di Luca Canali

Mi volgo ed esamino quanti mi restino intorno.

M’avevano abbandonato tutti, stremati, e lasciati cadere

i corpi in terra di schianto, o gettatili disperati nel fuoco.

Ormai ero solo, quando scorgo la Tindaride

che stava sulla soglia del tempio di Vesta e si occultava

[silenziosa

in un luogo appartato: il bagliore degli incendi m’illumina

mentre mi aggiro e volgo lo sguardo qua e là sul tutto.

Ella, fuggendo l’ostilità dei Teucri per la distruzione

di Pergamo, e temendo le vendette dei Danai e le ire dello

[sposo

abbandonato, comune Erinni di Troia e della patria,

s’era sottratta agli sguardi e sedeva invisa presso le are.

Divamparono fiamme nel cuore; subentra l’ira,

vendicare la patria che cade, punire la scellerata.

“Dunque costei rivedrà incolume Sparta

e la patria Micene? tornerà regina in trionfo,

e rivedrà lo sposo, e la casa, e i padri, e i figli,

circondata da una turba di Iliadi e da servitori frigi?

Priamo sarà caduto di spada? Troia incendiata

il lido dardanio avrà tanto tante volte sudato sangue?

No. Sebbene nessun memorabile vanto

sia nel castigo d’una femmina né gloria in tale vittoria,

tuttavia sarò lodato per avere giustamente punito

ed ucciso l’infame, e godrò di avere saziato

l’animo di fama vendicatrice, e appagato le ceneri dei

[miei”.

Questo agitavo nell’animo, trasportato dall’ira,


Traduzione di Alessandro Fo

Volgo lo sguardo e considero quanti mi restino intorno:

tutti, sfiniti, mi avevan lasciato, a terra, in un salto

precipitando il corpo, o gettandolo, affranti, nel fuoco,

[E ormai dunque restavo io solo: alle soglie di Vesta

scorgo, ecco, ferma in silenzio e nascosta in un canto appartato

la Tindaride; sono i bagliori di fiamme a far luce

al mio vagare e portare lo sguardo qua e là su ogni cosa.

Quella, temendo il rancore dei Teucri al crollare di Pergamo,

la punizione dei Danai e le ire del suo abbandonato

sposo, Erinni comune a Troia e alla terra d’origine,

s’era nascosta e sedeva, odiata, accanto alle are.

Arsero fiamme nel cuore; vi entrò l’ira di vendicare,

nel suo cadere, la patria, e di imporre una pena a quell’empia.

“Ah, certo lei vedrà incolume Sparta e la patria Micene?

E, ottenuto un trionfo, lei incederà da regina,

casa e connubio e padri e figli vedrà, accompagnata

da una folla di Iliadi e da servitori di Frigia?.

Priamo sarà caduto di spada? Troia arsa dal fuoco?

E tanto avrà trasudato sangue il lido dardanio?

Non avverrà! E- anche se non v’è alcun memorabile vanto

nel punire una donna, né tale vittoria gloriosa-

gloria avverrà tuttavia dall’avere soppresso un orrore

e imposto a lei meritevoli pene; e piacere a appagarmi

di vendetta e a saziare la fama e dei nostri le ceneri ”.

Questi pensieri agitavo, slanciandomi a mente infuriata].

Traduzione proposta dal gruppo

Mi volgo e cerco quanti ancora mi siano intorno

(mi avevano abbandonato tutti, sfiniti, ed i corpi, in un salto,

avevano gettato a terra o disperati lo avevano dato alle fiamme)

[Dunque ero ormai solo, quando scorgo sulla dimora di Vesta

nascondersi muta e cercando di sfuggire alla vista in un angolo nascosto

la Tindaride; le fiamme lucenti dell’incendio illuminano il mio vagare

e il mio rivolgere gli occhi dovunque su ogni cosa.

Ella, temendo per la caduta di Pergamo l’odio dei Teucri,

la condanna dei Danai e l’ira del marito abbandonato,

Erinni comune alla patria e ad Ilio,

si celava e sedeva accanto alle aree odiata.

Fiamme mi arsero l’animo; subentra l’ira di vendicare la patria in rovina,

far scellerata giustizia contro di lei.

“E dunque si pensi, questa incolume Sparta e la patria Micene

rivedrà e, ottenuto il trionfo, se ne andrà da regina,

vedrà il marito e la casa e parenti e i suoi figli,

accerchiata da una moltitudine di Iliadi e servitori Frigi?

Priamo sarà stato ucciso di spada? Troia arsa dalle fiamme?

La costa dardania tante volte avrà grondato sangue?

Non avverrà! Infatti, sebbene alcun memorabile vanto

ci sia nel punire una donna né tale vittoria sia gloria,

sarò tuttavia lodato per aver distrutto tale empietà per aver fatto meritata giustizia

e godrò di aver placato il mio animo

di aver saziato la fama vendicatrice e le ceneri dei miei

Tali pensieri mi tormentavano e, trasportato dalla mente furiosa,]