TESTO E TRADUZIONI

Testo latino

Versi 246-247

Tunc etiam fatis aperit Cassandra futuris

ora dei iussu non umquam credita Teucris.


Versi 402-419

Heu nihil invitis fas quemquam fidere divis!

ecce trahebatur passis Priameia virgo

crinibus a templo Cassandra adytisque Minervae

ad caelum tendens ardentia lumina frustra,

lumina, nam teneras arcebant vincula palmas.

non tulit hanc speciem furiata mente Coroebus

et sese medium iniecit periturus in agmen;

consequimur cuncti et densis incurrimus armis.

hic primum ex alto delubri culmine telis

nostrorum obruimur oriturque miserrima caedes

armorum facie et Graiarum errore iubarum.

tum Danai gemitu atque ereptae virginis ira

undique collecti invadunt, acerrimus Aiax

et gemini Atridae Dolopumque exercitus omnis:

adversi rupto ceu quondam turbine venti

confligunt, Zephyrusque Notusque et laetus Eois

Eurus equis; stridunt silvae saevitque tridenti

spumeus atque imo Nereus ciet aequora fundo.

Traduzione Alessandro Fo

Versi 246-247

Anche cassandra, allora, dischiude ai fati futuri

le labbra, per volere di un dio mai credute dai Teucri.

Versi 402-419

Ahi, che nessuno può in nulla fidare, se ha avversi gli dei!

Ecco, le chiome scomposte, era via trascinata la vergine

figlia di Priamo, Cassandra, dai penetrali del tempio

di Minerva, e al cielo tendeva invano gli ardenti

occhi; gli occhi: le tenere palme eran strette in legami.

Non tollerò questa vista Corebo, la mente infuriata,

e si gettò, pronto anche a morire, in mezzo alla schiera;

noi lo seguiamo compatti, e con armi serrate assaltiamo.

Qui innanzitutto, dall'alto tetto del tempio, travolti

siamo dai dardi dei nostri, e ne nasce amarissima strage

per l'aspetto delle armi e l'inganno dei greci cimieri.

Poi, presa noi la fanciulla, i Danai, fra il gemito e l'ira,

d'ogni dove convergono e attaccano, Aiace assai aspro

ed entrambi gli Atridi, e l'esercito intero dei Dolopi:

come talvolta, sfrenatosi un turbine, venti contrari

cozzano, e Zefiro e Noto e, lieto ai cavalli d'Aurora,

Euro; stridono selve e schiumoso Nereo imperversa

col tridente e scuote le acque dal fondo di abissi.

Traduzione Luca Canali

Versi 246-247

Anche allora Cassandra dischiude le labbra ai fati

futuri, per ordine del dio giammai creduta dai teucri.


Versi 402-419

Ahi nulla possiamo sperare con gli dei avversi!

Ecco la vergine priamea Cassandra coi capelli sparsi

veniva trascinata dal tempo e dal sacrario di Minerva,

alzando invano al cielo gli occhi ardenti,

gli occhi, poichè legami serravano le tenere mani.

Non sopportò la vista Corebo, e con lo spirito infuriato

si gettò in mezzo alla schiera a rischio della morte.

Lo seguiamo tutti e ci cacciamo tra le folte armi.

Qui prima dall'alto culmine del tempio

ci sommergono i dardi dei nostri, e nasce una miserevole strage

per l'asetto delle armi e l'errore dei cimieri greci.

Poi i Danai, con rabbia e ira per la vergine ritolta,

si radunano da tutte le parti ed assalgono, l'acerrimo Aiace,

e ambedue gli Atridi, e tutto l'esercito dei Dolopi:

come squarciatosi talvolta il turbine, avversi venti

si scontrano, Zefiro e Noto ed Euro lieto dei cavalli

eoi; stridono le selve e infuria schiumoso Nereo

e sommuove col tridente le acque dai più bassi fondali.

Traduzione proposta dal gruppo


Versi 246-247

Allora anche Cassandra apre al destino

la bocca, mai creduta dai Teucri per volontà divina.


Versi 402-419

Ahimè, nessuno può sperare in nulla, se è contrario il volere divino!

Ecco, era trascinata via la fanciulla figlia di Priamo,

Cassandra, sparsi i capelli, dal tempio e dai penetrali di Minerva,

e alzava al cielo invano gli ardenti occhi,

gli occhi, infatti delle catene trattenevano le tenere palme.

Non sopportò questa vista Corèbo, l’animo irato,

e si slanciò nel mezzo della schiera, destinato a morire;

tutti quanti lo seguiamo e avanziamo con le armi compatte.

Qui dapprima, dall’alto tetto del tempio,

siamo bersagliati dai dardi dei nostri ed è fatta tremenda strage

per l’aspetto delle armi e per l’inganno dei cimieri dei Greci.

Allora i Dànai, fra il dolore e l’ira provocati dal rapimento della fanciulla,

venendo da tutte le parti attaccano, Aiace assai bellicoso,

entrambi gli Atridi e l’esercito dei Dolòpi tutto:

come talora, scoppiata una tempesta, venti contrari

si scontrano, Zefiro, Noto e, lieto agli eoi cavalli,

Euro; nelle selve sibila il vento e infuria col tridente

Nèreo spumoso e agita le acque dall’infimo fondo.