SPUNTI LESSICALI


MENS Il termine mens in Virgilio semanticamente coincide con il νόος greco. Ha due accezioni fondamentali: la prima in cui mens è intesa come esplicazione dello spiritus (soffio vitale, forza) per cui tutto è volto ad un disegno divino che era già in principio. La seconda in cui mens è intesa come la più alta capacità dell’uomo, come saper pensare e saper vivere secondo misura civilmente, adeguandosi alla mens divina.


UMBRA La parola umbra ricorre 107 volte in Virgilio. Si possono individuare le seguenti accezioni: di ombra indefinita (Bucoliche II, v. 8 – pecudes umbras et frigora captant), di quella di piante (Eneide X, v. 190 – populeas inter frondes umbramque sororum), come causa di danno all’agricoltura o all’uomo (Georgiche I, v. 121 – umbra nocet), di ombra di monti e delle rocce (Bucoliche I, v. 83 – maiores…cadunt altis de montibus umbrae), di quella di case (Georgiche III, v. 418 – tecto adsuetus coluber succedere et umbrae), di fantasmi, spiriti dei morti (Eneide II, v. 772 – umbra Creusae, indica l’ ombra di Creusa finalmente riconosciuta)


CLAMOR Il termine clamor compare 74 volte. È importante sia per la sua frequenza sia perché questo sostantivo fa parte, come altri in -or, dei nomina actionis, il cui carattere fortemente espressivo viene potenziato da Virgilio in determinati momenti della sua narratio. Clamor è quello dei viri in contrapposizione con altri tipi di suono (Eneide I, v.87 – clamorque virum stridorque rudentum), rispecchia stati d’animo diversi e connotazioni augurali.


IMAGO La parola imago fa registrare 32 occorrenze in Virgilio. È presente una sola volta nelle Bucoliche, nel libro 2 v. 27 si numquam fallit imago (nel significato di specchio, cioè di immagine riflessa dalla superficie del mare); una nelle Georgiche, nel libro 4 v. 50 vocis…offensa resultat imago (nel senso di “eco”, ovvero immagine della voce). Compare 30 volte nell’Eneide con significato di “ritratto” “visione”, “aspetto”. Nel libro 2, v. 773 imago specifica la sovrumana imponenza del fantasma di Creusa (nota maior imago).


SIMULACRUM Il termine simulacrum ricorre 9 volte in Virgilio con significati che hanno un’ampia valenza semantica. In Eneide II, v. 172 e 517 la parola indica statue di divinità, secondo il suo valore più proprio che è ricollegabile al significato di simulo “copiare” “imitare”. In Eneide II, v. 232 riferito al cavallo di legno, ha valore di “parvenza”, “finzione”. In Eneide V, v. 585 e 674, riferito al ludus Troiae, ha accezione di “immagine”, cioè imitazione in movimento di una determinata realtà. In Eneide II, v. 772 simulacrum indica l’immagine ancora indistinta di Creusa che compare esortando Enea a iniziare il suo esilio: infelix simulacrum atque ipsius umbra Creusae.