Elena di Troia, la donna mortale dotata di bellezza straordinaria e di grandissimo fascino donatogli da Afrodite per poter sedurre qualsiasi uomo, è di sicuro descritta nell’Iliade come una figura molto rilevante per la vicenda di Troia. Risulta che proprio la bellezza sia un punto favorevole ma anche sfavorevole: è lei infatti il “casus belli” del sanguinoso conflitto. Infatti, seppur sia rappresentata come donna consapevole della propria bellezza, percepisce lei stessa che la dote è al contempo anche una maledizione. Da noi contemporanei spesso questa donna è vista sotto lo stereotipo di “donna fatale” paragonabile a una creatura malvagia e demoniaca vittima dell’impulso amoroso. Il mito di Elena è stato rivisitato e riscritto in molte epoche e ciascuna rispecchia le tradizioni e i costumi del periodo storico di ambientazione proprio perché il mito non è un ornamento poetico bensì un elemento sostanziale per il funzionamento di una società tradizionale come quella greca in cui il mito non era un dogma ma la memoria collettiva di un popolo. Ovviamente le innumerevoli proposte della figura della donna non risalgono solo al tempo dei lontani miti greci ma ad oggi si ripresentano copiose versioni di rielaborazione del mito anche a volte romanzate.
Sicuramente i richiami alla tematica femminili sono scontati: nel libro “Il silenzio delle ragazze” di Pat Barker (2018), l’autore racconta la guerra dal punto di vista delle donne in cui queste ultime erano schiave perché legate ad uno stile di vita miserabile che le legava agli uomini indissolubilmente senza avere alcuna libertà.
Altro testo molto consigliato è “Elena di Sparta” (2019) in cui l’autrice Loretta Minutilli dà voce alla figura femminile: descrivendo il fatto che nell’antichità le donne fossero poco più che ombre, l’autrice fa conoscere al pubblico la vera intimità di Elena, seguendola nel suo percorso di vita con gli uomini che più l’hanno segnata come Menelao e Paride. Viene messo in luce un ritratto della donna spartana che non è assimilabile a quello mitologico, dove compaiono numerose riflessioni sul confronto tra donne dell’antichità e contemporanee.
Nel testo “Elena e le altre: il lato oscuro della seduzione” (2021), gli autori, Liliana Dell’Osso e Primo Lorenzi, rivisitano il mito di Elena attuando un'indagine sul fascino femminile ed in particolare sul suo lato più oscuro ed inquietante. Gli autori lo fanno da psicopatologi proponendo una vera e propria "autopsia mitologica" volta a cogliere gli snodi critici del percorso mitologico di Elena. Nelle splendide immagini che il mito propone vengono messi in luce quei passaggi, segni ed anche "sintomi" che alludono a possibili ricadute cliniche e che oggi si possono ricondurre ad un particolare assetto di spettro autistico. L'opinione degli autori è che sia proprio questo a dare a Elena quella "eccezionalità" che l'ha resa un'icona dell'incanto e della terribilità che compongono il fascino femminile. Capace di muovere le guerre come di far germinare la poesia; l'incanto come la sciagura. Elena è la Bellezza che si è fatta donna, con un in più di "fascino" che ne fa, a tutti gli effetti, un "eroe" del mondo antico.
Dunque un essere eccezionale che va oltre i limiti dell'umano, verso il nuovo, il diverso ed il "divino". Additando in questo una via di emancipazione e di elevazione all'umanità tutta, ma insieme rivelando i possibili aspetti di deficit e di inadeguatezza che vi si accompagnano e che magari vi sono ineluttabilmente connessi. L'indagine sul fascino è il cuore del lavoro con una particolare attenzione su quelle che possono esserne sia le vie psicogenetiche, sia gli effetti sulle persone su cui il fascino fa presa. Le vicende mitologiche di Elena vengono poi ricercate in due moderne "bellissime", vere e proprie attualizzazioni della regina di Sparta: Hedy Lamarr, attrice e scienziata, "la donna più bella del mondo", e Marilyn Monroe, la "dump blonde", icona del fascino femminile nell'immaginario collettivo. Infine un testo molto interessante è “Elena, le armi e gli eroi” (1998), i cui autori Cecco Marieniello e Roberto Piumini, in cui è narrata la vicenda di Troia e di Elena con illustrazioni per i più piccoli. Dal punto di vista cinematografico, è presente il film epico “Elena di Troia”, diretto da Robert Wise che ripercorre la vicenda della donna.
Elena è un personaggio ambiguo, sfuggente. Nell’ Iliade è fedele all’ amore di Paride, tanto da abbandonare ogni cosa per lui; nell’ Odissea, invece, aiuta Odisseo e gode nel sapere che la fine di Ilio si appresta e che sarà libera di tornare nella sua amata patria. Questo essere doppio, per Freud, è una disintegrazione della realtà, un annullamento dell’ Io. Interessante, infine, è anche il richiamo che è presente nel Faust di Goete, dove nell’atto IV del Mefistofele, opera in quattro atti costituita da un prologo e un epilogo la cui prima rappresentazione è avvenuta al Teatro della Scala il 5 Marzo 1868, Faust incontra Elena, la cui bellezza travolgente viene dolcemente inquadrata in uno scenario mozzafiato. Elena arriva con una barca, cullata dal fiume Peneo, ad un giardino rigoglioso e lussureggiante e, circondata da sirene canta la nefasta notte di Troia. Il celebre scrittore presenta un concetto chiave: “l’eterna femminilità” (Ewig Weibliche), fondamentale nei versi finali, racchiude in sé l’elemento femminile che si muove verso l’alto, ma vuole contemporaneamente rientrare in ambito cristiano, sovrapponendosi alla figura della Vergine Maria.