Nuove Sostanze.
Manifesto della Rivoluzione Informatica
Manifesto della Rivoluzione Informatica
"Il tempo nuovo è una realtà; esiste indipendentemente dal fatto che noi lo accettiamo o lo rifiutiamo. Non è né migliore né peggiore di qualsiasi altro tempo, è semplicemente un dato di fatto ed è in sé indifferente ai valori. Quel che importa non è il 'che cosa' ma unicamente e solo 'il come'". Il come è nostro."
Quest'affermazione di Mies Van Der Rohe, citato nell'articolo Nuove Sostanze. Manifesto della Rivoluzione Informatica, scritto dal professor Antonino Saggio, diventa un punto di partenza per esplorare il ruolo dell'architettura nel contesto dei cambiamenti introdotti dalla Rivoluzione Informatica. Il concetto di “come” viene utilizzato per sviluppare l'idea che la vera sfida per l'architetto contemporaneo non è solo l'adozione passiva di nuove tecnologie, ma la capacità di rispondere con consapevolezza e creatività alle nuove realtà. Alcune delle nuove sostanze che mettono in moto questo fenomeno di rinnovamento sono l’urbanscape, il paesaggio, la comunicazione, l’iper-funzionalità, lo spazio sistema e la rivoluzione informatica. L'informatica non è solo uno strumento, ma una "sostanza" che può rimodellare l'architettura, permette di superare i limiti fisici e mentali dei materiali tradizionali, creando possibilità dinamiche e interattive. Si tratta di una visione dell’architettura come sistema complesso, dove la forma non è più il risultato finale, ma una manifestazione di un insieme di relazioni tra dati, tecnologia, società e ambiente che rendono gli edifici, non più semplicemente statici come all’epoca del mondo industriale, ma che possono cambiare, adattarsi e rispondere a stimoli esterni, ad esempio attraverso sistemi intelligenti che monitorano l'ambiente o modificano le strutture in base alle necessità.
Il Dongdaemun Design Plaza (DDP) è un progetto che ho visitato di recente realizzato a Seoul (Corea del Sud) progettato da Zaha Hadid che può esemplificare molti dei temi esplorati in questo articolo tra cui l'uso delle nuove tecnologie, della progettazione parametrica e di spazi dinamici e interattivi, che rispondono ai cambiamenti sociali e urbani.
L'edificio dimostra come l'uso delle nuove tecnologie, in particolare la progettazione parametrica e la modellazione 3D, possa rivoluzionare l'architettura tradizionale, creando forme complesse e dinamiche impossibili da realizzare con metodi convenzionali. La geometria fluida e organica del DDP è frutto di algoritmi matematici avanzati e simulazioni computazionali, che dimostrano l'integrazione della matematica e dell'informatica come nuove sostanze che trasformano il processo progettuale.
Un altro aspetto fondamentale del DDP è la sua iperfunzionalità. L'edificio non è un semplice contenitore di funzioni statiche, ma un sistema adattivo che può rispondere in tempo reale alle esigenze mutevoli degli utenti, degli eventi e delle condizioni circostanti. Questo approccio progettuale permette di ottimizzare l'uso degli spazi in modo continuo, riflettendo il concetto di architettura dinamica descritto nel manifesto del professor Saggio, dove gli spazi non sono più fissi, ma possono evolversi e adattarsi alle diverse necessità.
Inoltre, è un progetto che si inserisce in una brown area di Seoul, un esempio di rigenerazione urbana che sfrutta la tecnologia per trasformare un'area degradata in un centro culturale e creativo. La progettazione non si limita a rispondere solo a una necessità funzionale, ma agisce come catalizzatore per il cambiamento sociale ed economico, un concetto che si lega strettamente alle riflessioni sulla trasformazione delle città.
Di seguito alcune foto esterne/interne che ho scattato durante la visita del DDP:
Dunque, grazie all’informatica, l’architettura si trasforma così in un sistema interattivo e reattivo.